26 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LEITERÈ É SCIENZE SOCiALJ' \ .. lito un servizio speciale a uso della ricca clientela foistiera che viene a svernare nella Costa Azzurra. Per Corsica è stata una Compagnia inglese che, gi~ imiantata, ha raddoppiato il numero dei suoi piroscafi, ri- !lS'>a~doi prezzi pei viaggiatori e per le merci. Nel Mediterraneo orientale si ha lo stesso movimento i tr:asformazione nella nazionalità delle bandiere. A parre dal 15 settembre una compagnia inglese, The Prince ine, ha creato un _servizio bimensile tra Marsiglia, la iria, la Grecia e l'isola di Cipro, toccando Beyrout, 'ripoli, Lattaquié, Alessandretta etc. Essa ha per fine di >gliere alle Messageries maritimes il trasporto degli e1igranti della Siria, facendo ìn pari• tempo il comr11erio d'importazione e d'esp•Jrtazione. Una delle cause dell'attuale supremazia anglo-austrian-tedesca nel Mediterraneo è la sostituzione incessan- :! ch'essa fa della marina a vapore a quella a vela. A ausa degli arrivi fre1ruenti e regolari dei piroscafi raidi, le Compagnie di cui noi parliamo ispirano ai com1ercianti una fiducia che ·li fa passar sopra alla piccola ifferenza di prezzo. Inoltre queste Compagnie costrueno dei bastimenti di forte tonnellaggio sui quali met-' )no delle speciali macchine, ottengono un lavoro di ianutezione con.siderevole con un personale relati varnnte minore. (Européer.). V le'Jne Tolstoi: La scienzapoliticae il .1denaro. - Tutti ono d'accordo nel dire che la moneta non è che un !lezzo di scambio. Con la moneta noi scambiamo i notri prodotti', e la moneta che abbiamo rappre;;ed.ta il 1ostro lavoro. È giusto; ma soltanto quando nelle soietà dove. avviene questo scambio non intervenga la iolenza· d'un uomo riguardo ad UQ. altro. , La moneta rappresenta il lavoro, ma di chi°? Nella 1ostra società la moneta non è che rar11mente il segno lei lavoro di quello che la possiede, ma quasi sempre a'ppresenta il lavoro.di altri, rappresenta, in sostanza, 'obbligo del lavoro imposto ad altri con la forza. La moneta,. nel senso più esatto e nello stesso tempo 1 più semplice, è un segno convenzionale che dà il di-· itto, o piuttosto la possibilità, di profittare del lavoro legli altri. Nel suo se!lso ideale la moneta non do- 'rebbe dare questo diritto, o• la possibilità di esercitarlo, :he alla condizione di rappresentare realmente il lavoro, i la moneta: potrebbe avere questa funzione in una so- :ietà dove non esistesse la violenza. Ma quando n·e1ta :ocietà esiste la violen·za, vale a dire v'è la possibilità li profittare del lavoro altrui senza spendere il proprio, :iò si ottiene appunto a mezzo della moneta. Quando il re d'Egitto esigeva il lavoro dei suoi schiavi, 1uesti gli davano tutto: il lavoro passato e presente, m~ 10n potevano dargli il lavoro futuro. Grazie Jua circoazione della moneta e al credito, è stato possibile con a m~neta impegnare il lavoro futuro. La schiavitù im- · )e;sonale rimpiazza la schiavitù personale. Il proprieta- ·io di schiavi aveva il diritto di fare lavorare Pietro, }iovanni, Vittorio, e il proprietario della moneta ha il iiritto di sottomettere al lavoro tutte le persone ano- !lime che hanno bisogno della moneta. La monE:ta è la ,tessa cosa della schiavitù; il suo fine e le sue conse- ,.uenze sono le stesse. Il suo 'fine è di liberare dalla , egge naturale della vita che è il lavoro personale per a soddisfazione dei propri bisogni. Le conseguenze sono, pel proprietario: l'invenzione di bisogqi sempre nuovi, ~he non si possono mai soddisfare; e per gli schiavi: 'umiliazione dell'uomo e il suo precipitare nel grado mimale. La mo~eta è una forma nuova e Lerribile della ,chiavitù eh~, come l'antica forma della schiavitù personale, deprava lo ii.Chiavo e il padrone; ma essa è anche peggio perché libera lo schiavo e il propr~etario dai loro rapporti personali, dai lol'·o rapporti umani. (Reoue des Reou~s - I gennaio). ~-· • M. Beer: L'idealesocialedellaNuovaZelanda. - La corrente rivoluzionaria che partendo dalla Germania si è estesa verso 11 ,1830 sul mondo civilizzato, ha lasciate poche tracce in Inghil~erra. Il conservatorismo di questo pop~lo; le sue antiche tradizioni, la gelosia con la quale gué;rda i suoi inLeressi, ebbero per risultato di respingere le onde eivoluzionarie. Non fu cosi della Nuova Zelanda che adattò l'ideale formale della riforma sociale e vi mise un contenuto conforme alle proprie condizioni. l riformatori si occuparono subito della riforma agraria, pel'ché il vero male di cui soffriva il paese era la grande prop~ictà: su 13 mjlioni di sterline di mercanzie esportate nel 1900, gli oggetti fabbricati non rappl'esentano clie 55,000 sterline. Sin dall'origine le terre nella Nuova Zelanda erano state considerate come proprietà della Corona, ossia del governo della colonia; ma poi è1uesto trovandosi in difficoltà finanziarie, i terreni furono alienati a prezzi derisori,· a profitto di grandi Compagnie e di grandi speculatori. Nel 1891 - quando cominciarono le riforme - 1600 individui possedevano 18 milioni di acri;, 11 individui possedevano delle proprietà fondi~rie del valore· di 100 mi- )ioni di marchi, e 107 possedevano terre del va'lore di 140 milioni di marchi. • La Nuova Zelanda si è proposta due opere legisla tive: upa legislazione agraria ea una legislazione prote~- trice del lavoro. Il principio nuovatore che doveva ispirare la prima è stato gravemente violato: . la proprietà privata è predominante; non è sLata stabilita che una eguaglianza passeggera~ un vero lavoro delle Danaidi. Nella legislazione protettrice del lavoro, il principio nuovo si è, al contrario, mantenuto in tutto il suo vigore. D'onde viene questa differenza~ Se noi lo comprendiamo bene, la natura speciale di questo paese ci_appa- • rirà più nettamente che in tutta la letteratura che gli è stata consacrata. La colonia si occupa anzitutto dell'allevamento del montone, poi dell'.agricoltura. Il paese non ha nè industrie ne' centri operai, e non si può quindi parlare nella · Nuova Zelanda d'un proleLariato i'ndustriale propriamente detto: si tratta di una popolazione agricola, di una democrazia agricola nascente. Il principio fu violato nella legislazione agraria, perché si urtò nella viva ·opposizione dei propr1etari fondiari. Al contrario nella legi~lazione protettrice del lavoro il principio· restò intatto, perché non incontrò r.essuno ostacolo; e non poteva in- ·c.ontrarne perché la classe .dei capitalisti industriali non vi esiste. Si fecero delle leggi sul vuoto. T,,le l'ideale ~he ci offre Ja Nuova Zelanda. (Mouvement socialiste). ~ECENSIONI ?9,· A. Avancini: La gaia vita. È un bello e moralissimo romanzo, molto adatto ai giovinetti, ai quali l'ingegno sereno e nobile del professore Avancini dedica più volentieri che non agli adulti i suoi frutti migliori. Questo romanzo, .scritto per incarico del compianto senatore Gaetano Negri, è stato of- • . ' " ,.
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