Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 1 - 15 gennaio 1903

RIVIST·APOPOLARE DI POLITICA LETTEREESCIENZE SOCIALI Dire..ttore: D.r NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce Jn Roma il 15-e il 30 d'ogni mese I T A ~ I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nlllllero separato Oent. 30 . ~ Amministrazione : Via Campo Marzio N. 43. ROMA «:- AnrioIX. N. 1 Abbona.lllento postale Roma, 15 Gennaio f 903 , SO~ARIOa Noi: Gli avvenimenti e gli uomm1: (La denunzia del trattato di commerèio coll'Austria-Ungheria. L'Ausgleich - I resultati del trattato de! 1901 coll'Austria-Ungheria. La sorte del vino - Dobbiamo venire alla guerra di tariffe coll'Austria? - Gl'interessi di Bari e del Mezzogiorno nel trattato di commercio coll'Austria-Ungheria - Avvisaglie elettorali: Unione di popolari e lotte tra i socialisti - ·Ancora del sindaco repubblicfoo di Bologna. - Giuseppe Saredo). - On. Dott. Napoleone, ()olajanni: Unità politica e giustizia tributaria. - Prof. Luigi Nina: Osservazioni intorno ai progetti di sgravio. - Jacopo Tiva1•oni: Le abitazioni popolari - Paolo Orano: Problemi sociali in Parlamento (Conciliazione e .Arbitrato). - Carlo Russo: Gustavo Modena. - Ettore Botti: La donna delinquente a Napoli (Profili psicologici: L'amore). - A. Vacirca: Rassegna agricola economica. - Rivistadelle Riviste: Nell'India affamata (Revue des 'Deux :Mondes). - Gli Stati Uniti e il Socialismo (Musée Social) La fede antimperialista (North .American Review). - E' inevitabile l'arbitrato governativo_ negli scioperi? (Political Science Quaterly). - La navigazione nel Mediterraneo (Européen). - La scienza politica e il denaro (Revue des ·Revues). - L'ideale sociale della Nuova Zelanda (Mouvement socialiste). - Recen~ioni - Illustrazioninel testo. ' Si pregano gli abbonati che ancora non si sono messi in !1importo del loro regola con l'Amministrazione ad inviare dare al nostro Direttore Oo. Dott. N AFOLEONE OOLAJ ANNI NAPOLI GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI ~ La denunzia del trattato di commercio coli' Austria-Ungheria. L' Ausgleicb. - Negli ultimi giorni di dicembre e nei primi di gennaio il telegrafo annunziò, e la stampa commentò e commenta, due avvenimenti importantissimi, dei quali uno sembra va diffi-" cile, l'altro era preveduto e ritenuto quasi certo da coloro che avevano seguito fatti e discussioni col medesimo in relazione. Sembrava improbabile, se non impossibile, la conclusione dell'Ausgleich, della convenzione cioè, per la quale non solo le due parti dell'Impero trattano alla pari sul contributo che ciascuna di esse deve dare pel mante. nimento dello Stato, ma trattano anche alla pari sui principi che l'Impero deve seguire nella conclusjone dei trattati di commercio èogli altri Stati. Questa seconda parte, che c'interessa da vicino, si spiega pensando al conflitto d'interessi che c'è tra l'Un- ~heria agricola e l'Austria industriale: conflitto che si rassomiglia moltissimo a quello tra il Mezzogiorno e il Settentrione d'Italia. Quali siano le basi dell'Ausgleich conchiuso tra i due primi ministri - Koerber per l'Austria e Szell per l'Ungheria -, ancora non si sa. Si sa che l'accordo per un momento fu ritenuto impossibile, e che in conseguenza i due ministri presentarono le dimissioni. L' lmper11tore Francesco Giuseppe non le accettò, e pare che si debba al sucf intervento personale la riuscita improvvisa delle trattative. L'Ausgleich, però, deve ancora superare gli scogli, nei quali potrà infrangersi nei due parlamenti di Vienna e di Buda-Pest; e senza la ratifica del medesimo l'Impero Austro-Ungarico non potrà concludere alcun trattato commerciale coll'Italia, nè con altri Stati. La denunzia del trattato di .commercio coli' Italia da I parte dell'Austria-Ungheria, invece, era ritenuta sicura é solo l'on. Prinetti poté illudersi per qualche momento su tale avvenim~nto. ' ' L'Ungheria ufficiale e non ufficiale, la Dalmazia ed altri paesi dell'Impero avevano levato alti sima la voce - che si era fatta sentire anche in Parlamento per mezzo della relazione Marchet - contro la famosa clausola di favore pel vino, che l'Austria- Ungheria ci aveva riconcesso nel 1891. La denunzia prevista e temuta, perciò, riguarda specialmente la produzione del vino, ch'è uno dei rami dall'agricoltura che soffre maggiormente in Italia. l risultati del tx>attato d~l 1901 coll'AustriaU ngheri,a - La sorte del vino. - Prime. del trattato del 1892 le importazioni Austro-Ungariche in ltalia superavano considerevolmente quelle italiane nell'Impero. La bilancia commerciale, che i dottrinari mettono in ridicolo con soverchia leggerezza, ci era sfavorevole. Col trattalo del 1892 e coll'applicazione della clausola di favore pel vino si ristabilì un certo e~uilibrio; ma dal

RIVISTA POPOLANE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 1897 in poi, a misura che an,dò diminuendo la nostra, esportazione quella austro-ungarica in casa nostra diventò ognora più notevole. Si avv,erta, intanto, che la clausola di favore c'era nel trattato del 1887, ma siccome la sua applicazione era facoltativa per l'Italia, fu merito del ministero Di-Rudinì. se nel 1892, dopo averne ottenuta la rinno:. vazione, fu messa in vigore con grande ristoro d_ellanostra produzione enologica. • La Tribuna, quindi, che, con evidente partigianeria, nega quasi ogni benefizio alla rinnovazione del trattato e all'applicazione della clausola, va contro ad una verità 1ampante . . Il benefizio delle provincie meridionali che si ripercuoteva immediatamente in pro dei viticoìtori delle Toscana .e del Piemonte può misurarsi dal fatto che all'indomani della cessazione dei nostri buoni rapporti commerciali colla Francia, e mentre era acutissima la crisi del vino, ci venne aperto un mercato dove, nonostante gli ostacoli tecnici ehe ci frappose il go~erno austroUngarico, mandammo sino !id un milione e ti·eceritomila ettolitri di vino. Ma tutto questo riguarda il passato più remoto; quello più prossimo ci dice che nonostante che la clausola di favore pel vino sia tuttavia in vigore, e lo sarà ancora per un anno, la nostra esportazione di vino in AustriaUngheria é andata rapidamente diminuendo. Si avverta pure che la diminuizione pel porto di Fiume è stata più forte che pel ,porto di Trieste, perché il primo fornisce l'Ungheria, il secondo gli altri paesi dell'Impero. Perché si possa valutare al giusto il fenomeno riproduciamo integralmente le cifre di tale esportazione nell'ultimo quinquennio: 1897 1898 1899 1900 190 I Totale Ett. 2,339,164. 2,462,854. 2,386,964. 1,826,537. 1,283,493. Austria i . Ungheriq,. 1,303,371. ,282,981. 1,239,480. 860,960. 547,785. Negìi ultimi undici mesi del '190Z l'esportazione verso l'Austria-Ungheria è stata di 446,056 ettolitri. Si dis-,e pel 1900 che la diminnizione si doveva allo scarso raccolto dello stesso arino; ma si dimenticò ~he la maggiore ripercussione del secondo fatto sul primo doveva avvgrarsi nell' anno successivo. Se quella poi fosse stata la causa vera nel 1901 colla ven- _demmia triste, cioè col raccolto copiosissimo, si avrebbe dovuto .ritornare alle cifre del 1899; ma niente! Inoltre, chi guarda alla esportazione totale si accorge che la diminuizione in massima parte viene rappresentata da quella verso l'Austria-Ungheria. La causa vera ed esclusiva è diversa; risiede ~ella ricostituzione dei vigneti ungheresi e dalmati coi vitigni americani. Nell' Austria-Ungheria, quindi: avviene né più nè ineno à.i ciò che è avvenuto in Francia. Perciò, con o senza la cl'ausola di favore, come fu dimostrato nel libro; PeL duzio sul grano per la economia nazionale, si può prevedere prossimo il momento in cui l'esportazione di vino italiano si ridurrà ai minimi termini. A nulla, aè esempio, valsero i buoni rapporti commerciali ristabiliti colla Francia nel 1898-99, e fallirono miseramen~e le rosee speranze che aveva fatto concepire l'on. Luzzatti: ci fu un momento anzi, in cui fu forte il timore che i vini francesi invadessero l'Italia; e si doYette correre rapidamente alla difesa I ...... Dobbian10 venire alla guerra· di tariffe coli' Austria? - Le guerre economiche a colpi di tariffe si ·rassomigliano a quelle che si combattono a colpi di cannoni: fanno m•ale ai vincitori ed ai vinti. ' Spesso nel curare le proprie ammaccature i combattenti non hann<:>altro conforto se non quello di pensare che ancne l'avversario ne ha avute. In queste guerre non si tratta, adunque, che di vedere se il danno dell'uno sia superiore o inferiore al danno dell'altro. Nella guerra di tariffe colla vicina repubblica, in seguito alla denunzia del trattato ,di commer_cio del 1881, la Francin certamente ebbe a soffrire non poco; ma le sofferenze dell:Italia, che prese l'iniziativa della denunzia, furono maggiori; - e furono tali senza alcun compenso nel Mezzogiorno, mentre nel Settentrione i benefizi dell'industria servirono· a rimarginare le ferite dell' agricoltura. ' Quali sarebbero per l'Italia le conseguenze della guerra doganale coll'Austria Ungheria? Le previsioni uon sono difficili, purché si guardi alla natura e alle proporzioni degli scambi. E _noi, in quistione di tanta_ importanza vogliamo offrire ai nostri lettori gli elementi, per giudicare serenamente. Li darem.o riportàndo le cifre totali di alcune nostre esportazioni e quellè per la sola Austria Ungheria .. E ciò pel solo 1901, avvertendo che r:spetto agli anni precedenti vi sono le solite oscillazioni, che non si allontanano di molto da quelle di tale anno. 1901 Tartaro, e feccia di vino. Erbe., fiori, foglie, ecc. Cantipa greggia ec. » pettinata Frutte secche Quintali » :. lt .Prodotti vegetali Pesci freschi Olio di oliva Essenze di aranci Frutta fresche Agrumi » Chilogram. Quintali Esportaz.rPer l'Austr. totale Ungher. 115,115 14,271 32,377 12,269 384,318 22,849 22,138 5,212 394,079 129,608 703,444 239,513 23,365 13,669 424,334 31 {706 499,634 69,21 O 586,841 178,201 2,444,324 671,741 Le nostre parole sarebbero assolutamente superflue per dimostrare l'importanza di queste nostre esportazioni, che avvengono prevalentemente nell'Austria. Ungheria, e che non sono di prodotti di nostro monopolio naturale, in guisa che l'Austria-Ungheria, qualunque fossero le vicende, sarebbe sempre costretta a ricercarceli - come sarebbe., ad esempio, il caso dello zolfo, di cui perciò non ci siamo occupati. Aggiungiamo, inoltre, che oltre di tali prodotti, tutti agricoli - meno i pesci, che hanno scarsa importa~za come ivalore, ma che assicurano l'esistenza di poveri pescatori dell'Adriatico - è notevole l'esportazione dei seguenii: tessuti e manufatti di seta, cordami, filati' di canapa, bozzoli (circa la metà dell'esportazione totale), mobili, carta bianca (circa il quinto), pelli, caldaie e macchine, marmo ed alabastro lavorato, caolino ec., cementi ec., mattoni, tegoli ec., (circa 9[10), terte cotte, vetri, castagne e patate, (circa 1t5), riso (114 circa), farine e semolino (1110 circ?), semi non oleosi, panelle di noce ec., antmali bovini e ovini, carne fresca, 'pesci preparati, formaggi (1110), uova di pollame, corallo lavorato, concimi ( 8110 circa), cappelli (116 circa) ec. È evidente, dunque, che le rappresaglie austro-ungariche ci nuocerebbero abbastanza se dichiarassimo la guerra doganale. Quale sarebbe il conforto nostro, cioè il danno, che potremmo arrecare alla nostra alleata politica ed avversaria economica ~ , Non riporteremo una lunga lista dei prodotti austroungarici importati in Italia _perché non occorre, ma ci fermeremo su alcuni. .. • I '

RiVJSTA PU?ùLARE Di POL111CA., LETI'EllE E SClENZb S(J_ClA.LJ 3 Era notevole l'importazione dello zucchero (Quintali 259,745 sopra un toLale di 755,825 nel 1897); ma· tende a diminuire forlemenle in ragione dello sviluppo della nostra industria localt: si riduce a quintali 80 899 nel 1901. _L'Austria ci fornisce prevalentemente di birra (30.761 ettolitri sopra un totale di 56,285 nel 1901); ma il valore cornplessh·o del prodotto è piccolo, e quindi il danno che procureremmo alla nostrli rivale sarebbe minimo. )J L'Au~tria-Ungheria ci forn_isce quasi la· metà della paf' sta d1 legno che consumiamo (QuinLali 126,164 so'prc1un totale di 26],970 nel 1901); ma il suo rincariµiento nuocere~be tanto a noi quanto• ad essa. Potremmo colpirla nel!~ mercerie, nei cartoni, nella ghisa in paui. e in alcum altri prodoLti del ferro, di cui pott·0mmo fornirci aJtrove; ma il danno Hostro sarebbe sempre non piccolo; poiché è be~e avvertire che quando un prodotto elle si riLira da uno SI.alo limitrofo si deve andare a cercarlo allrove bisogna sempre tener copto, per 1~ meno, delle maggiori spese di trasporto. Perciò gli scambi sono sempre più notevoli tra Stati limitrofi o molto vicini. Vi sono due voci, però, che sono per lo appunto quelle che fanno traboccare 'la bilancia commerciale in favore dell'Austria-Ungheria: i cavalli e i t· leg~ame da costru- . zione, che nel 1901 rappresentarono circa 70 milioni di lire, cioè più di un terzo della totale importazione austroungarica in [talia. Se potessimo colpire la nostra avversaria in questi due prbdptti s·i potrebbe dire che avrèmmo il· coltello pe'r il manico. Ma .... L'importazione del legname da costruzione é aumentata rapidamente in Italia; e dobbiamo rallegrarcene, perché è segno d~ aumentato lavoro e di aumentata pro- $perità. Da questo quadro si ,potrà vedèrne il movimento e conoscere quali Stati ce loforniscono prevalentemente. Importazione Dall'Augtria Dall'America Anni totale in tonnellate Ungheria Settentrionale 1897 497,303 398,679 76,767 1898 485.948 382,626 • 79,353 1899 566,351 460,324 78,648 1900 , 604,647 • 478,557 94,258 1_901 633,055 498,258 98,188 E ·chiaro: l'Austria-Ungheria e l'America Settentrionale ci forniscono da sole tutto il legname che ritiriamo dall'estero; e la prima ce ne dà all'incirca i cinque sesti. Non è evidente che l'inasprimento ,del dazio sul legname andrebbe in grandissima parte a carico del lavoro e del consumo· nazionale? Se dovessimo richiedere una maggiore quantità all'Agierica, e per la maggiore distanza e per la maggiore domanda - daLo anche che da oltre !'.Atlantico ci potessero venire tutte le varietà di legname, che ci occorrono - il rincarimento del prodotto sarebbe forte. Proteggeremmo con ciò la nostra silvicoltura f Di protezione essa ha bisogno; ma non di protezione· doganale,. come erroneamente sostiene il Marchese Cappelli. Si ricordi, inoltre, che la protezione non darebbe i suoi risul"tati che dopo diecine di anni: i boschi non s'improvvisano nè in un anno, né in due,'nè in cinque!• Lo stesso si dica pei cavalli. Su 40.913 ritirati dall'estero nel 1901, l'Austria-Ungheria ce ne dette ·per 35,3:Tu: più di sette ottavi del total_e. Noi quindì potremmo colpirla con un dazio più forte colpendo noi stessi. Però crediamo <?he dopo alcuni anni l'allevamento delle razze equine in ltalia potrebbe rifiorire. Tutto sommato, adunque, una guerra di1 tariffe coll'Austria-Ungheria più che a questa nuocerebbe a n~i, perèhè l'Italia verso il vicino impero si trova in una specie di dipendenza economica, identica a quella. nella quale si trova la Svizzera rispetto a ooi, come acutamente rilevò il Fontana Russo . • Gl' interessi di Bari e del Me:Lzogiorno nel trattato di com111~rcio coll' Austria-Uno-heria, - Gl'i11teressi dell'.agricoltura meridionlile da alc~ni anni in quà sono stali discuss_i con amoi;e, con competenza e con l?devolissima perseveranza nella città di Bari. Ivi si ebbe nel 1900 la bella relazione dei Professori Ber~olioi e Graziadei sui desiderata della provincia di Bari_ nella rinnovazione dei. trattati di commercio cogli. ~t_at1,centrali (Germania, Austria-Unghel'ia e Svizzera); ivi e è una fiorente associazione che si occupa con grande atti -.,ità degli interessi meridionali; ivi; infine, il · De-Tullio, Pl'esidente della Camera di Commercio, si è fatto apostolo instancabile della uifesa •del commercio e de!l'a?ric?ltura meridionale oltre che di quella della provrncia d1 Bari. , Tutto ciò merita lode, ammirazione ed incoraggiamento: a_?e~severare in uua via ch'è la più diritta per condurre al r1l1or1menLodelle condizioni economiche dell'Italia del Sud· " ed è quella stessa via che hanno battuto e battono· co~ fortuna i settentrionali. Tutto questo imporrebbe rispetto verso le egregie persone che stanno a capo del movimento economico della provincia di Bari; dovrebbe anche imporne uno maggior·e ai settentrionali,• pei quali, o_ltr~ le ragioni morali, dovrebbero valere quelle materiali, del proprio tornaconto. · ·È innegabile, infatti, che per le industrie del Settent~ione, il migliore, quasi l'unico mercato, è il Mezzo.- g1orpo d'Italia. Lo riconobbe esplicitamente un equanime conservatore ch'è pure un grande industriale del Settentrione: !'on. Rubini. Egli, facendo l'esposizione finanziaria il 2 decembre 1900, opportunamente diss~: • Un'annata agra- « ria cattiva nel Mezzogiorno si riverbera sul moto in- « dustriale delle provincie· del Nord. » E l'annata sarà cattiva, non solo se vien meno la quantiià dei raccolti, ma anche, e forse di più, se i prezzi saranno bassi e ci sarà crisi. · Per tali !])otivi noi crediamo che l'esame delle proposte e dei desiderata della provincia di Bari debba essere fatta con molta calma e con molta :simpatia -· quanta ne merita una provincia che ha dato. da venti a~ni esempi di energia e d'intrapren.denza rarissima ~n tutta Italia ed anche all'estero. Perciò abbiamo provato ram_marico leggendo un articolo della Stampa di Torino dal quale traspare l'antica altezzos~tà settentrionale per il Mezzogiorno, ch'è poco fraterna e poco utile al Settentrione ed al Mezzogiorno. La conclusione fondamentale cui p;rviene l'autorevole giornale di Torino è perfettamento identica alla nost1·a: bisogna evitare la guerra doganale coll'Austria-Ungheria. Ma per arrivarci La Stampa commette· parecchi errori, qu.alcuno dei qùali a danno della propria tesi, errori che ci crediamo in dovere di rilevare. Ce n'è uno materiale, ad esempio, che se fosse stato schivato avrebbe dato forza maggiore alla propria argomentazione: si attribuisce nel 1901 alla provincia di Bari una esportazione di vino per l' Ai.Istria-Ungheria superiore in quantità e valore alla realtà: ettolitri 496, 823 per L. 12,500,066 circa. Ora la relazione del De-Tullio sul Movimento commerciale della provincia di Bari pel biennio 1900-901 porta la qua~tità a quintali 198,81Òe il valore a L". 4,57~1630 -:- meno della metà. La correzione rinvigorisce l'argomentazione della Stampa e nostra ; e cioè che per meno di 5 milioni 'di lire non bisogna compromettere un movimento commerciale ,complessivo di circa 350 milioni all'anno. • .

.. 4 f(/ VL":ìTA l'UiJiJL.\ /{[<,' DI euLrI'ICA, LETTE UH I!,' SCJJ{NZH SOCJALJ C' é poi nelr articolo del giornale di Torino, colla solita esagerazione dC'i fa-nati~i del liberismo, la lirata contro la vrcchia agricoltura, che « non sa « trasformarsi e che non vuole 11.ori1e; <'he vorrebb1\ « sacrifbali i tre 111ilinrdi di mo,·imento- commerciale per « il vantaggio di pochi p1'opr;etari assenlei$ti .... » Qui le <·orr('zio11i dovrebbero es,e1·e pa1·eccbie, e vi r·i11unziamo limitandoci a rammentai e allo scrittore· che la p1oduzio11c di Yino, di agrumi, di olio, di mandorle, ecr•. ecc. non é di sgricoltu,·a 1Jeechia · e degna di uo'!li11i e di assenteisti immeritevoli di riguardo; e non sarebbe m:ile,· infine•, r,:immentare che 11ei famosi tre miliardi l'&- grico'tu1·a é i suoi prodotti ci entra no per qualche poco .... E tor,1iamo alJa provi1icia di Bai~. I suoi i,,teressi collimano in gran parte con quelli del M<->zzogiorno specialmente pel vino, per- !"olio, pel' le mandorle ed allre frulle, secche e fresche ecc. MI l'egregio signor be Tullio non può e 11011 dcYa diinentica:--e che un solo prodotto del Mezzogiorno pc1· la sua espurt11zio1Je in. Austria Unght ria rappresenta un valore quasi doppio di LfUello del vino della provincia di Bari ivi esportato. Gli agrumi, infatti, per il 1901 valgono circa 7 miÙoni e mezzo di lire. Ora non è !.!;iusto che al bene di uria sola provineia venga sacrific: lo quello di molte altre. E con questa aggrnvantP: che l'esportazio11t; del v1no é in continua •diminuzione per cause indipendenti dai tr~ltati commerciali; l'espo1·tllzi0ne degli agrumi, invece, é in continuo aumento, è p{)trebbe essere rovinata del tutto dalla guerra commerciale. · Infine: la crisi che attraversano gli agrumi é più grave di i1uella che al tr11ve1·sa il vino, come si può rilevare da una speciale pubblicazione dd Ministero di agricoltura e commercio, da un articolo notevolissimo dell'on. Di S. Giuliano nf'l Giornale d'Italia e dal Congresso recentissimo tenutosi in Palermo 0dc1gli Mgrumeri del Mezzogiorno. Ma, del resto, non occorre uscire dalla provincia di Bar-i per provarn che il vino deve essere tenuto in grande considerazione; ma che ad es-:o. non bisogna sl3crificare gli alt.r: prodotti. Infatti la esportazione del vino ~alla provincia di Bari, nonostante la clausola di favore anco1·a in vigor(', dal · 1900 al 1901 discese da quintali 297:323 a quintali 198,810; e ciò prova che la rinnovazione della clausola, a misura che aumenterà la produzione dei vigneti ricostituiti, perderà sempre più d'importanza. Ci sono invece ·altri prodotti agricoli della stessa provincia che da una guerra di tariffe verrebbero gravemente danneggiati. li De Tullio ne esamina tre in particolar modo: il vino, l'olio e le mandorle. Del vino abbiamo visto le sorti; per gli altri due l'espo1·tazione in gran par·te dipende dalla produzione annuale; ma ad ogni modo la loro importanza è tale che vale il doppio di quella del vino: il valore delle mandorle e~portate nell'Austria Ungheria nel l 901 fu di L. 7,194,200 e quello dell'olio di L. 1,453,500. Si deve inoìtre aggiungere che i porti - non il mercato, perché in gran parte il prodotto va 10 Germania e in Russia - dell'Austria Ungheria assorbono più della metà della esportazione totale delle mandorle che in detto anno fu di L. 13,718,000. Ed ora riassumiamo il sin qui detto : . 1.° ·u vino rappresenta negli scambi coll'Austria Ungheria un interesse rilevante; ma non assolutamente preponderante net momento attuale; 2.0 La esportazione del vino diminuisce rapidamente nonostante la clausola di favore; 3.0 Il' vino non rappresenta il solo p_rodotlo. agricolo del Mezzogiorno éhe viene esportato m considerevole ciuantità nell'Austria ~n_gheri~: i 1~ milioni e mezzo di vino vengono JJar, gg1at1 quasi dall importo dei soli acrrumi; , 0 4.0 Pe1· la stcs:;a sola p1·0, incia di B:n-i ~1 sono prodotti la P.ui import,1-111zcs1upera _quella del. vino; 5.0 Infine, pe1· colpirn l'Am,tr-ia U11gher1!1 1t1 una guerra di ta1iffe, donernmo almeno da11npgg1are in ugual misura noi stes,.,1. · ~- .\ vvisaglie elet.to1.•.,li: Unione tli popolari e lolte t,•a sodalisti. - Le elezion{ di V11rese e di Cremona si prestano alle più piccanti osse1·\'azio11i, e ci procurano non piecola soddisfazione. • A Varese, do 1 ,e repubblicani e socialisLi hanno molli punii di contatto, non distrutti <lalla intransigenza dei p, imi o dalla burbanzosa astiosità dei secondi, nella votazione di bnllottaggio i repubblicani, che a\·evano Yotalo per Piccinell'i, come un· sol uor110, con una ammirevole disciplina, sono andai i l'llle ur11e t d I anno assicu1·at0 il trionfo del sociali,la Prof. Bossi. contro. il clerico-modeder·ato avv. Bizzozzero. Epilogo <lella lot la: una dimostrazione spontanea, calorosa C' meritc1ta all' i11lemeralo tx deputato Arcona ti, repubblicano di car:altere adamantino, cl1e ha saputo , ssit.:urarsi l'affrtto di tutte le classi soL·iali e il rispetto di lulti i partiti politici. Assai diverso lo spelt.acolo di Cremona. lvi, contro il Sacchi, 1'hc si era dimesso con lod~volé correi tezza po~:- tica i11 seguilo al risultato delle elezioni ammiì.iistrativf', p1·esentavasi il Prof. Romeo f oldi, socialista i11transigentP, rivoluzionario-pacifico come dev'essere qualunque seguace del l'on. Ferri. (Il quale, sia dello tra parentesi, a Ravenna si é degnato di dichiarare che egli non ha • · rnai ;vituperato Mazzini .... Figuriamoei il Lri-pudio, cui :;i saranno pa.zzamente abbandonate le ossa del grande genovese 'che 1·iposano a Slaglieno ! !) I repubblicani 11anno aiutato il Soldi, forse perché lusingati dal rivo1uzionarisrr.o vel'bale del candidato. Ma i socialisti turatiani ..... in grande maggioranza, banno 4 Yptato ... per Sacchi. Il caso é nuovo, e provà a luce meridiana la sincerità della pace idillica concl~iusa ad Imola tra i riformi::,lirivoluzionari e i ri,·oluzionari-riforrnisti .... Prova ancora )a gra:,de disciplina del blocco, del quadrato socialista .• Anche se lutti i socialisti di Cremona avessero votato per Soldi, data la benevola neutralità dei moderati, sarebbe riuscilo il Sacchi. Questi, però, deve avere sentito non piccolo piacere del contr·ibuto appo1 latogli dai socialisti, che seguono !'on. Bissolati; i quali non si sono mostrati ingrnti e lo hanno ricompensato delle lodi e delle carezze, che ha loro prndigato in tante occasioni. Noi non esitiamo a dichiarare che siamo heti del successo del Sacchi, perché siamo co11vinti che se la tend_enza rappresentata dal Soldi. prevalesse tra i socialisti riuscirebbe alla liquidazione dei capi, ma procurerebbe dolori non pochi al paese. Siamo nel dovere, però. di protestare contro cel'te apologie smaccate che si vanno facendo _deli'opera e del gruppo del Sacchi; e ·ci ha arrecato non pi~cola sorpresa il fatto che. un bravo giurista come l'av. Camillo Cavagnari abbia potuto scrivere un'articolo sulla dottrina politica delt'on. Sacchi, in cui della medesima si par!a come di una dottrina organica, con un contenuto proprio che fa distinguere il suo ~ruppo dalla Sinisjra Storica. In verità ancora non siamo riusciti a comprendere , . quale sia questo contenuto specifico del radicalismo _italiano. Potrebbe, e dovrebbe essere, ricondotta la differenza tr:a il radicalismo e la Sinistra al metbdo, quale • . 4

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE ~ SCIENZE SOCIAU 5 fù altra volta da noi esposto; a quel rneLoiio ch'era l'idbale • di CavallotLi, che mira va a manLenere la compagine del1' Est-rema Sinistra. .. Ma l'ostilità del Sacchi verao i r~pubblicani, che pur sono stati precipui fattori dell'attuale o:-ganisrno politico ital:ano, infirma tale contenuto, conforidendo sempre più il radicalism1 colla Sinistra Storica. E in ultimo avvntiamo che il Cavagna'ri, che vagheggia una monrirchia sociale, che non sa ben distinguere dal cesarismo, rende un catcivo servizio all'on. Sacchi tronndo un riscontro tra l'apostolato suo e quello iniziato dal Mommsen, e che dovrebbe riuscire ali' Unione dei partiti popolari in Germania. Il parag_one espone al ridicolo il deputato per Cr~mona, della cui serietà noi invece siamo pienamente e sinceramente convinti. Ancora del Sindaco repubblicano di Rologna. - Un. telegramma inviato dall'a-vv. Golinelli, nominato Sinrfaco di Bologna, al Re h oc-~asior1e del Cap0 d'anno ha sus :il-ato le più viva~i polemiche e le più maligne osserva:doni nel!, s_tampa e nei circoli repubblicani. I monarchici si so,10 fregate le mani escla!nando: ecco un altro, che appena arri!Ja ad essere qur;tlchecosa passa il fosso! Poi, qua11do hanno appreso che nonostante l'omagg;o reso al Capo dtllo Stato, il Golinelli rimaneva repubblicano e godeva ancora· le simpatie dei correligionari locali, i gior:iali monar0hici pietosamente ne hanno as::;unto le difese contro le accuse d·egli intransigenti settari della pregiudiziale, come essi li chiamano. Gl'intransigenti e~. sarebbero i nostri amici dell'Italia del Popolo. Noi, non poche volte, abbiamo manif0stato il nostro dissenso dagli amici di Milano; ed anche questa volta non possiamo ap,:irovare qualche frase sconveniente all'indir:zzo del Golinelli, molto 111eno pos~iamo assentire alla loro motivazione della consigliata ast,rnsione di repubblicani dalle carkhe pubbliche, cioè la mtJ.ncanza di allenamento alle mede3ime - mancanza che può far girar la lesta. Francamente, questa motin:1Zionc non possiamo mandarla giù; ripensandoci siamo sicuri che la ripudieranno gli scrittori del!' Italia del Popolo. Però,è doveroso osservare che se rag~oni politiche locali, che- noi comprendiamo e rispettiamo,. consigliarono in questo momento un telegramma al Re, non era necessario formularlo come fu formulato. Se fosse vero che il Re è l'interprete della missione e del pensiero italiano noi non esiteremmo a riconoscerlo altamente. Ma la verità. e alqu_anto diver3a; ed è prudente non insistervi. Ad ogni modo la difesa che del Golinelli han110 assunto paracchi repubblicani di Bologna, tra i quali il Dott. Zamboni, ci rende certi cl_1eil Sindaco di Bologna non ha saltato il fosso. li salto rimane un pio desiderio dei monarchici. · (~iuseppe. Saredo. È sceso nella tomba alla fine 'tlell'anno scorso trl-l il rimpianto dei molti e la gioia sfrenata e ributlante di pochi. Noi che criticammo l'opera sua di grande inquis.itore sulle cose dì Napoli nella parte criticabile, mentre era vivo e potente, ora che è s~omparsò non abbiamo bisogno di modificare di una linea il nostro giudizio. L'ultima fase della vita del Saredo rim11rrà come modello di energia ed abnegazione in prò di una causa che egli aveva sposato ·con ardore giovanile, e dalla quale non poteva sperélre nè onori uè tesori: la causa del risa• • namento mora}µ, di Nap9li. Potevano venirgliene, e gliene vennero, amarezze ineffabili, che aggravarono le cons~- guenle delle fatiche materiali - assolutamente sproporzionate all'età sua - che gli accorciarono la vita. , Di fronte, a dunque, alla nobiltà delle intenzioni ed alla grandez1,a dei sacrifizi ai quali P-gli' andò incontro, coscienternent•:!, rolla sicurezza più volte serenamente manifestata al Nitti, al Lucci e a tanti altri di non dovere raccogliée nulla che potesse allietargli l'animo, Napoli lavoratrice e buona - la maggioranza grandissima a.ella città - o l'f talia, tutta che sa tenere nel dovuto conto la questione ~orale, gli devono imperitura riconoscenza. Ciò che ci fu di contestabile, d'inesatto, ed anche di piccino, nelle sue inchie3te, si sgretola e scompare; ma rimarrà, almeno ce lo auguriamo, la grande spinta data coll'opera sua al ·rinnovamento morale di Napoli, che ha non roco contribuito a r:chiamare l'attenzione dei pubblici potP,ri sul problema m ·ridionale. NOI. Uniptàoliteicgaiustitzriaibutari L'intervista accordata dall'on. di Rudinì al corrispondente parigino della Tribuna, mi fece dubitare alquanto se non dovessi modificare il titolo di questo articolo, leggermente nella forma e profondétmente nella sostanza. Infatti fui tentato · di sostituire una o aJla e, e dire unità politica o giustizia tributaria. La modificazione apparentemente incalcolabile, in vece avrebbe indicato che i due· termini in Italia non sono conciliabili, e che bisogna scegliere tra l'urtità politica e la giustizia tributaria, sacrificando l'una all'altra. Questo dilemma doloroso a me pare che venga fuori spontaneo dalla chiusa della cennata inter- · vista; nella quale, a proposito della proposta Sonnino _di ridurre di 19 milioni l'imposta fondiaria alle provincie meridionali, alla Sicilia o alla Sardegna, è detto: « On regime fiscale diverso fra « le proYincie meridionali e le altre del Regno « avrebbe il danno gravissimo di ledere il prin- « cipio stesso dell'unità della patria. « Ciò non vuol dire, però, che non sarebbe utile << e giusto che avvenisse una perequazione delle " imposte, dalla quale forse le provincie meridio- « nali potrebbero essere avva_ntaggiate. > E' chiaro che per l'on. Di Rudinì alla legge speciale non bisogna pensare, perchè s<).rebbe leso il principio stesso dell'unità della patrici. E non ci si dovrebbe pensare n·emmeno ·se· ingiustizia vi fosse nella distribuzione del carico tributario regionale. Ora questa ingiustizia. esiste e flagrante, enorme. L'ammette in modo dubitativo l'on .. Di Rudinì, e se non si è espresso in forma più recisa, ciò si (l) Questo articolo fu c,)muuicato al Pungolo di Napoli prima di essere pubblicato nella Rivista. Dei commenti provocati e su quelli che seguirono ad un articolo del Senatore Villa1·i ed al cliscorso dell'on. De Viti De Marco ritornerò in un altro numero. N. C. t

.• . • 6 RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCJA.LJ > deve al riserbo che s'impone a chi, co'me l' on. Di Rutlinì, occupa una elevata posizione politica L'ingiustizia nella distrib1:1zione regionale del carico tributario la dimostrai, mettendola in rapporto colla liistr:ibuzione della ricchezza e con gli · elemep.ti di cui potevo allora disporre, sin dal 1892, colla interpellanza svolta il 22 ~ebbraio sulla formazione del nuovo Catasto - e allora i Merid:i.onali dormivano come ghiri e mi lasciarono solo alle prese coi valorosi rappresentanti delle provincie settentrionali. Dopo il 1892 si, ostinarono molti e per molto tempo a negare ch·e la sperequazione_ esistesse a danno del Mezzogiorno e delle due isole; anzi ammettevano una sperequazione, ma a .danno deile provincie Settèntrionaii: sicchè fu lecito ai rappresentanti del Nord sino al Di- 1 cembre del 1896 di fare i conti del dare e dell' avere senza che l' on L. Luzzatti levasse la sua . . voce autorevole eù.· eloquente a· protestare contro coloro che tali conti presentavano con insistenza dal 1863 in poi, e che ebbero u,n acconto col conguaglio pr_ovvisorio del 1864; una promessa del saldo colla legge_ 1 ° Marzo 1886; ed un impegno più preciso, che condusse 'rapidamente a saldare i pretesi creditori Settentr· onali colla legge infausta del 21 Gennaio 1897, e su cui ritornerò. Adesso le cose so'no mutate. Io non vengo più . ,. considerato come . un parricida se insisto nelle •vecchie mie màlinconie; sono piuttosto messo da parte e_sorpassato nel vocio a difesa del Mezzogiorno,. da molti che mai studiarono il problema e non ne enunciarono, nemmeno timidamente, i termini, quando il farlo procurava dileggi, _calunnie e impopolarità. Come e perchè sia avvenuto il mutamento nel giudizio sulla distribuzione del carico tributario; quanto Yi abbiano contribuito a produrre il mutamento la pubblicazione di F. S. Nitti e ìa modesta, ma per~istente opera mia, che si rjassun.se nel minaccioso discorso mio dell' 11 dicembr8 1901, non occorre ricordare in questo momento. Giova di più prendere atto solenne della ripetuta dichiarazione fatta nella relazione ministeriale, che precede il disegno sugli sgravii sulla riconosciuta teiste condiiione del MezzogiorQ.o e sulla necessit~ di alleviarne i.I cal'ico tributario, Tale documento ufficiale assume importanza perch.è contiene una siffatta dichiarazione; ed è una manifestazione veramente e beHamente unitaria, perchè porta le · firme ai un President8 del 0onsiglio e di un mi- . ' nistro delle finanze nati nel Settentrione. Ora se . l'ingiustizia ,tributaria a· danno del Mezzogiorno . è riconosciuta da tutti, non è evidente- clrn occorrono provvedimenti speciali per e1'minarla ? ell'avere arditamente proposti tali provvedimenti sta il merito dell' on. Sonnino. Negarlo è atto di malafede o di meschinità intellettuale. Si può discutere se la proposta delF onorevole per Rocca San Casciano raggiunga lo scopo o se altra più ~datta e più efficace vi si potrebbe sostituire; 'ma bisogna attenersi al metodo consigliato dei provvedim~mti speciali; metodo, cui implicitamente fa omaggio la cennata relaiione sugli sgravii, ·che mostra tutta la 'buona intenzione di seguirlo, senza riuscirvi. E su questo si deve fissar Lene l'attenzione : è consigliabile, è desidera bile una riforma tributaria, uno sgravio a beneficio di tutti i contribuenti italiani; ma questo provvedimento, perchè generale, lascerebbe intatta, immuta:ta, la sperequazione a danno del Mezzogiorno e delle isole. E q_uelli proposti dal ministero Zanardelli qualcuno afferma anche che aggraverebbero l'ingiustizia arrecando un maggiore benefizio àl Settentrione 1 Se così fosse si dovrebbe. esclamare: qhe la via delFinferno è davvero lastricata di buone intenzioni l Data questa situazione dolorosa, se per uscirne si dovesse proprio ledere il principio dell' unità della patria, come sostiene l'on. Di Rudi'nì, si vorrebbe da ogni buon positivista venirne a deÙe conclusioni gravi. Indubbiamente: le collettività umane. in certi momenti· agiscono sotto l'impero di sentimenti mo- . rali altissimi e colla guida di idealità altruistiche ; ma se queste idealità_ oltre i sacrifizi transitori impongono una sofferenza permanente -- psicologicament.e aggravata dallo spettacolo delle minori sofferenze o dei maggiori godimenti altrui - si può essere sicuri elle la materia, il sen: -timento egoistico, il bisogno e il diritto al benes - ~ sere prendono il sopravvento. L'unità della patria italiana perciò, correrebbe un grave pericolo, .e rion remoto, se le provincie meridionali e le due isole si convincessero che ~ssa le condannerebbe all'ingiustizia tributaria. Se avessi questa cony(nzione no:p esiterei a manifestarla e concluderei, colla mia usata franchezza che rasentd }_abrutalità, contro l'unità. Si è ipocrib, si è bugiardi o si è .imbecilli se si affer·ma che una collettività u•nana vuole e può sacrificare duraturamente il proprio benessere alle idealità nqbilissime col benes-sere altrui. Nell'unità si cercarono soddisfazioni morali e materiali per tutti, elle non si possono separare. Ecco la verità. Per parte mia ritengo, però, altrettanto vero, che l'unità politica può coesistere c~lla giwstizia tributaria e che, contro l'asserto ilell'on. Di Rudinì, la coesistenza dei. due .termini non può essere consolidata se non con provvedimenti speciali a favore delle parti elle hanno subìto delle ingi u stir,ie. La con vi'nzione mia non cercher:ò suffragare con esempi forniti dalla storia degli altri paesi - e non ne mançherebbero - ma con quelli, che somministra il nostro. . Infatti quando si credette che le provincie. lombardo-venete e le motlenesi fossero ingiustamente gravate, si Vfnne alla riduzione del loro contingente dt imposta fondiaria Fu questo un precedente di regime fiscale diverso, perfettamente identico a qùello propo·sto dall'on·. Sonnino ; e non ne fu leso in guisa alcuna il principio dell'unità delta patria. l,'{ellç1l,egge del 1 marzo· 1886. sulla ..

RIV/Sf'A POPOLAll.lI DI POL111CA, LETTERE 8 SCIBNZE SOCIAU 7 f )Jerequazione fol}-diaria - legge che còntinuerò ·a chiamare l'Abba Garima della finanza italiana - sotto le apparenze di cp.rattere generale, si ammise un provvedimento di natura speciale, che falsò il principio teorico della legge e rivelò gli. intendimenti reconditi e generici dei suoi promotori - l'accelerameato. I Si risponde: tutte Je provincie del Regno potevano chiedere l'acceleraraento, che avrebbe quindi un'impronta di provvedimento generale. Ma si dimentica a.ella enorme differenza nelle condizioni economiche e intellettuali tra le provincie delle varie regioni; quelle del Sud, anche quando si convincevano della convenienza di domandarlo - e la dimostrazione di tale convenienza nelle provincie di Girgenti e di Caltanisetta fu fatta da un Direttore _compartimentale del Catasto, il Pallia, nel mio giornale l'Isola, e fu poscia da me riprodotta nel Consiglio provinciale di Caltanissetta; ma sempre invano -: non lo chiesero e per la irntrasformare, peggiorandolo· orribilmente, un buon disegno di legge presentato dagli on.. Sonnino e Boselli sotto il ministero Crispi, e che Ìece assistere la Camera ai funamboleschi esercizi dell'on. Di Broglio, ch'era stato relatore favorevole al progetto Sonnino che voleva procedere alle sole operazioni geometriche del catasto, e fu relatore favorevole, a pochi mesi di distanza, del progetto Luzzatti, che accelerò a benefizio del Settentrione. • L'ingiustizi_a enorme ')i quel progetto che trion-· fò è evidente. Si accordò subito l'aliquota del1'8,80010 alle provincie del Settentrione, la cui agricoltura, se non del tutto proi:;pera, si trova in discrete condizioni; si lascia l'aliquota dal 15 al 21 010 a quella del Mezzogiorno, la cui agricoltura è in istato di fallimento I E non è male si sappia, per· far comprendere che io non esagero ponendo una marcata differenza sulle condizioni delle due zone, che un autorevolissimo deputato In Francia. I...a doccia fredda di (Jombes. (Neue Gluhlichter di Vienna). possibilità di anticipare le spese, e perchè non ne comprendevano l'importanza. Ciononostante il principi.o dell'unità della patria non fu leso; e non fu leso nonostante che l'aceeleramento fosse entrato, come un vero cavallo di Troia, nella legge suddetta in ba~e ad allegazioni false: si ritennero come servibili le vecèhie mappe catastali del lombardo-veneto ch'erano inservibili. E niuno meglio dell'on. Di Rudinì sa che èrano inservibili, poichè egli stesso mi confidò - autorizzandomi a pubblicarlo. e a dirlo• - che tali le aveva giudicato • con autorità competente, il mili:mese Borgomanero, il cui giudizio collimava a capello con quello di un altro lombardo, il Pozzo, e con quello del piemontese ing. Gart>arino - il più eminente catastologo d'Iutlia. Se ci potessero essere dubbi sulla natura di provvedimento speciale nell'acceleramento ammesso della legge del 1 ° marzo 1886, non ve ne possono essere di sorta alcuna sulla legge 21 gen- _nai.o 1897, che assicurò immedìatamente l'aliquota dell'8,80 0{0 alle provincie acèelerate; legge d'ingiustizia c11.ési deve all'on. Di Rudini e all'on. Luzzatti - è bene ripeterlo - che riuscirono a del Settentrione, pochi giorni or sono, innanzi al prof. F. S. Ferraris, garentivami che le novecentomila lire all'anno che si sar:ebbero- diminuite. in forza della malaugurata legge 21 gennaio 1897, nella provincia di Padova, rappresentano un generoso regalo, che lo ~tato farà alla medesima 11 • Or bene, on. Di Rudinì: se un provvedimento speciale che aggrava una ingiustizia a danno del Mezzogiorno non ha recato offesa al principio dell'Unità della patria - perchè mai dovrebbe rfoscire tanto pernicioso un altro prbvvedimento che correggerebbe il primo 1 ·Si pùò facilmente· obbiettare, e si osservò già, che la proposta Sonnino sia insufficiente, inade.:.· guata. Ebbene: se ne es~ogiti un'altra migliore. Ma ponendo la questione nei termini da voi adoperati, temo che a lungo a andare si stabilirebbe un antinomia tra l'unità e la gius'tizia tributaria: E voi, unitario sincero, ma troppo idealista - per non dire: fanatico o bigotto dell'unità, per la quale vi ritengo capace di ripetere i sarr,ifizi antichi e di esporvi ai gravi pericoli di altra volta - persistendo nei vecchi criteri che confonùono , l'unità politica coll'uniformità legislativa e col- *

8 RIVISTA POPOLAR~ l>J POLIT!CA, LllTTERB .I SCIENZE SOCIALI l'accentramento, ar.çecherete un colpo grave, e - quod Decis avertat ! - forse irreparabile alla causa cb.e difendete ! · DOT'l'. NAPOLEONE COLAJANNI. Deputato al Parlamento. w.~ - - ·················-····· ·- ... . ~ Osservazioni ntornoaiprogettid sgravio ,Da quanto ho esposto nel numero precedente credo si possa dedurre che una previsione approssimativamente esatta sugli effetti finanziari dello sgraviq del sale come è proposto dal Governo, debba formularsi nei seguenti termini: L'erario perderà nel primo anno 26 milioni e mezzo; conservandosi al livello attu~le i prezzi del sale raffinato e di quello macinato, subirà una notevole depressione il consumo di queste due qualità superiori, onde alla perdita del primo anno andrà aggiungendosi negli anni succes ivi qualche altro centinaio di migliaia di lire. La diminuzione dunque delle entrate aumenterà col decorrer degli anni, finchè il minore utile provocato dalla contrazione del consumo di sale superiore non venga contro bilanciato da un maggiore utile provocato dall'aumento del consumo di sale comune. ~e queste due forze agiranno con una potenzialità perfettamente uguale si neutralizzeranno e la perdita erariale rimarrà ferma a 26 milioni e mezzo; ma se non si compenseranno allora questa perdita crescerà o diminuirà col .prevaler della -prima o della seconda. Ma perchè si determini questa prevalenza occorrerà una serie non breve di anni; e p~rchè 'abbia l'effetto- che il Governo si aspetta, ossia di limitare la perdita a 22 milioni, dovrà passare un bel po' d'acqua sotto i ponti. Vedemmo poco fa come siano stati necessari più che dieci anni perchè si realizzasse un maggior utile di quattro milioni, e non vi è ragione alcuna che ci autorizzi a previsioni più rosee; onde trattandosi di una diminuzione di entrate che immediatamente si ripercuote sul bilancio, mi pare . corretto di assegnare per alcuni anni 26 milioni e mezzo, avuto riguardo agli effetti che inevitabilmente sanno prodotti dall'eccessiva distanza tra i prezzi d~l sale comune e di quello superiore. ' Fissato così il punto di partenza, si affacciano due questioni: è un provvedimento di sana politica questo sgravio del sal~1 è opportuno nel pre- · sente momento 1 • U Alla prima domanda ho già risposto nel mio articolo apparso nella Riforma Sociale del 15 no-·1 vembre 1902 e nulla ho da modificare di quanto\ allora ho detto. La riduzione del prezzo di ven-l dita del sale è un atto di sana politica, che si, sottrae a tutte le grette e meschine critiche messe fuori per combatterlo. Il sistema adottato da molti, di respinger la riforma di questa gabella con la osservazione che il vantaggio reale dei singoli consumatori è una quota indifferente, è poco serio . , -. per non <lire altro -: ben altre osservazioni debbono 4ui avere importanza {iecisiva. Il prezzo del sale ra1>presenta ancora più di venti volte il valore della merce sul libero mercato e di fronte" · ad esso ogni provvedimento tendente ad alleviarlo non va solo giudicato in rapporto al vantaggio che è destinato ad arrecare ai contribuenti, ma bensì in rapporto alla intima natura della gabella, cui si riferisce. E questa del sale è la più enorme che esista, tantochè un provvedimento che sia diretto a togliere dal nostro sistema tl'ibutario tale iniquità va preso per buono, pyrchè consentito dal bilancio, anche quando sia per portar poco sollievo all'economia dei privati. Nessun dubbio adunque che si debba plaudire allo sgravio del sale. Ma poichè ho già posto avanti la condizione che esso sia consentito dal bilancio, è già aperta -la via per rispondere alla ·econda domanda. È opportuno nel presente momento? Si è detto e ripetuto che esso è un colossale errore finanziario; ma a me pare che qui si corra troppo.'Percllè o nell'attribuirgli questa qualifica si ha riguardo ai canoni fondamentali della finanza ' ed allora nulla di più erroneo che una qualifica siffatta; ovvero la qualifica di errore finanziario è determinata dalla considerazione della situazione finanziaria presente ed allora bisogna distinguer~. Non esito punto a riconoscere che alla stregua di essa e con i problemi. più urgenti che sono alle porte (primo fra tutti quello meridionale) non sia upportuno impegnare il bilancio durante una non breve serie di anni per la cospicua somma di 26 milioni e meizo, ano· scopo di attuare uno sgravio che con molto minor sacrificio finanziario potrebbe dare _pressochè gli stessi vantaggi ai. consumatori. E una semplicissima questione di calcolo economico sulla quale più sotto mi tratterrò, dopo che avrò dimostrato la inopportunità di impegnare oggi il bilancio per una somma tanto rilevante. A conti fatti, su quali risorse si può far sicuro assegnamento 1 Prendendo pure per buona la costituzione del fondo per gli sgravi quale ci è presentata dal Ministero, certo è che essa non può · dare in perpetuo sicura garanzia di rispondere a tutte le esigenze finanziarie degli. sgravi ideati, e ciò per effetto degli stessi elementi costitutivi. Per prender quello che più· faèilmente risalta agli occhi, ossia l'ammontare dell'av((,nzo netto del conto consuntivo 1901-1902, è troppo chiaro che esso ha una imp_ortanza puramente passegge-. . ra: che ci rappresenti 32 milioni e mezzo e comI pensi largamente per un anno l'erario della diminuzione degli utili ·ulla vendita del sale, significa forse che possa adempiere a questo ufficio in tutti gli anni che sarà necessario? Potrà esser nei voti di tutti, ma non certo ser- · vir di base per una previsione finanziaria. N.on occor_re che io mi richiami agli antichi consuntivi per dimostrar le gravi oscillazioni tra t-ssi ve- •

•· /liVISTA PòPOf.,All,lt J)J POLITICA.,Lll1TJ!.R1l • SC18NZB SOCIAL1 9 rificatesi; bast~ prendere il-quinquennio del 1895-96 al 1899-900,che segna un periodo dei più normali, der veder come le entrate ·effettive e ferroviarie accertate differiscono tra loro di - 18,6 milioni, - 4,3, + 25,2, + 37,7. Se questo ha un significato, ci deve •ammonire che su basi meno instabili deve poggiare una previsione di questo genere, se non vogliamo a breve scadenza ricadere nel disav.anzo a cui per due sole vie è dato ai riparare: nuovi debiti o nuove imposte.' _ · Dunque non gli avan'zi dei bilanci consuntivi, ma quelli derivanti dall'incremento spontaneo delle pubbliche entrate possono darci la misura approssimativa della disponibilità futura del nostro bilancio. A parte che esso ad altre riforme deve sopperire, sarà intanto sufficiente a compen~ sare la perdita di 26 milioni e mezzo causata dallo sgravio del sale 1 prop.ta onde sopperire ai tanti· altri prov vedimen · ti, che una gran parte del Regno da gran tempo ha reclamati. Ma se si deve concludere per la inaccettabilità del progetto ministeriale, non per questo si deve concludere- per il rigetto di qualsiasi altra pro4 • ,. posta di ridurre il prezzo del sale. • ' Ad esso si deve sempre procedere, onde tutta la questione si riduce a studiarè un disegno di ri:- forma più economico, cne mentre soddisfi alle esigenze dei consumatori più meritevo1i ·di maggiore riguardo, non domandi alla pubblica finanza sacrifizi eccessivi. , È informato a questi concetti quello da me esposto nella Riforma Sociale del novembre 1902 e che si può per sommi capi così riassumere. , Si concede la riduzione del 50 0[0 ~l sale necessario al consumo dei comuni rurali ed alle fa. L'incremento medio pei vari periodi, in cui esso può esser con una certa esattezza calcolato, non toccò mai la cifra di 26 milioni. Nel Sud-Africa. miglie dei contadini,braccianti e piccoli proprietari di fondi rustici i q"uali non paghino più di 5 lire d'imposta principale ed abbiano stabile dimora nei rispettivi territori. . Il senatore Perazzi presentando la relazione sui consuntivi 1883-Ì886 lo valutava nella somma di 16 •> 17 milioni, e successivamente véniva calcolato in 10 o 12 milioni dagli on. Grimaldi e Cadolini. Con opportuni calcoli si determina la quantità di sale sufficiente ad un · consumo medio, si fissano i criteri per deter- • minar·e la natura del co:.. mune rurale, le norme sotto cui la vendita del sale va (atta, ed i rimedi preventivi e repressivi cpntro le frodi e gli abusi. Pel periodo 1895-96 al 1899-900 fu valutato a milioni 22 e r:pez.zo, ma io credo che si sia al di sopra del vero e che si debba star paghi di 18 milioni e mezzo (1). • J .. a coucluslone tiella pace nel' Sud-Africa. Mentre con ciò il sacrifizio dell'erario non ~arebbe per più di 8 mil-ioDunque la cifra déll'incremento non è tale da bilanciare quella delle perdite derivanti dallo sgravio del sale: e per gli altri sgravi, proposti o da proporsi,· quali fonti di reddito possono venir designate, le quali diano un gettito sicuro e continuo~ e coi· presenti progetti viene forse messa in tacere la questione meridionale, alla cui soluzione si sarebbe invece dovuto provyedere anzi tutto 1 Da quel poco che ho detto risulta dimostrato che nel momento presente è 'inopportuno di impiegar 26 milioni e mezzo nella riforma della ga, bella del sale; anche se sia certo che in tutti i bilanci futuri tale somma resti sempre disponibile, non sarebbe oculato di 1mpegnarla tutta in questo solo scopo, essendo invece necessario di averla t (1) A 22 milioni e mezzo lo valuta il Ministro del tesoro, on. Di Broglio; nella « esposizione finanziaria » del 20 dicembre 1902, e credo che anche gli on. Maggiorino Ferraris e Rubini facessero lo stesso due anni or sono. Se non fossi cert,> di allontanarmi troppo dall'argomento, tenterei qui di dimostrare che è piu esatta la cifra di 18, 5 milioni. ( Whare Jacob di Stuttgart). ni, la riforma sarebbe veramente sentz'ta: infatti non sarebbe estesa a tutto il Regno .con la sicurezza di vederla passare inos- . servata per 18, 5 milioni di abitanti; ma si applicherebbe a quei soli lavoratori che veramente la sentono. pe11chène hanno bisogno, e la sentono più efficacemente, inquantochè il ,sale verrebbe a costar loro metà ael prezzo attuale, mentre con un provv_edimento generale guadagnerebbero 15 centesimi su 40, il che· è quanto dire che pagherebbero il sale 30 centesimi perchè la cifra 25 non è ésattamente frazionabile. _ .. Poichè non mi è qui possibile di tornare su quanto ho detto nel mio citato articolo, presup_- .pongo note e non contestate le conclusioni a cui son giunto, e mi limito a mettere in m::iggioreevidenza la eco.nomicità della riforma. J .. Si potrebbe credere che essa avesse una appli- . cazione. limitata perchè si riferisce ai comuni rurali, ma po~tiè cifre bastano a dimostrare in modo inoppugnabile. che essa si estende ad -una grandissima parte dei Comuni del Regno.

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