Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 23 - 15 dicembre 1902

ÌlÌVIST.A. POPOLARE DI POLITICA, LETTERE I! SCIENZE SOCJALJ 1HH'sban.;at'c ii iunario, a lavornrc alla giornata, assoldato sin dal <li l_H'Cce<lente,in località spesso 110n vicine alla sua abitazione, dal sorgere al calare del sole, per un ,salario che sale da una tira ad una tira e mezzo! A tutto ciò, come non fosse nulla, s'aggiunge l'insulto, lo scherno fraterno: Io dissero il vandeano, lo sciavano d' Italia : il ti~o t•uro di niegazione ad ogni sentimento èi progresso, come se ad un popolo che •;ersi in non pl'ospera situazione econornica, e quindi etica e politica, sia dato potei' discutere sdentemente <li regime as ·oluto o di governo liberale, di morale rattolica o di morale razionalistica! Esso nna. sol cosa intende ed è che, il non volr.rgli dare - o rnstitnire,. per dirla come la nì detta - i mezzi che ne garentissel'o l'esistenza e ne facilitassel'o ia dignità del vivere, è immorale, sommamente immorale, e quindi è restio a lasciarsi tl'ascinat·e su chine precipitose in fondo alle quali fosse il benesse,·e altrui e non il prop1•io !... Nè ci conviene attendere l'opera di un governo illuminato che renda a noi, poveri sfruttati. quello che per incuria o per nequizia ne fu tolto: essa potrebb'essern un'iniezione cli morfina che attut.is~e il dolore e non ne guarisse dal male: ocrorre rar da noi. perchè vis unita j'orttOi', da noi lavoratori Jel braccio e della mente, percl1è tfalla unione no tra disinteressata verrà fuori il benes- ~ere delja patria com 11nr, il benes~ere della 'l'crrn amatisr-:ima in cui la sorte volle rnrlessimo la Iuce puri ·c,ima del nostro sole .. \.Ilo spirito di associazione ed a quello d'iniziatirn che li fece andare per il mondo devono la potenzialitit loro gl'Inglesi, gli industriali per eccellenza: come all'iniziativa gagliarda dei singoli cittadini dovettero la florida loro ricchezza le repubbliche ital lane del .\'ledio e,,o, mentre l'impero spagnuolo, cui non mancava mai l'amoro~o bacio del sole. deve il suo crollo al la triste Yita di parassitismo che menò per quasi due secoli: all'iniziativa individuale dernno in gran parte i settentrionali della penisola la attuale loro rigogliosità industriale -e manifatturiera. Anche noi del Molise dobbiamo dovere all'iniziati Ya nostra, benchè tardi, il benessere economico comune, derivante più che da altro della unione di tutte le forr.e per lo scopo che è aspirazione generale. Certo il momento in Italia non è bello: anzi è assai più grave di quanto a prima vista potesse sembrare. Da un lato si ha un movimento sempre più intenso per miglioramenti immediati alle condizioni economiche dei lavoratori, i quali, parlo un po· pei meridionali, allo stato odierno della loro coscienza, ben poco in tendono dei diflicili problemi in discussione. e seguono, per innato e logico desiderio di benessere, uomini non sempre peudenti nella tattica di lotta. Dall'altro v'è la forma cruda della struttura economica capitalistica, rispecchiata nello Stato, fiscale a danno di tutti ma special mente ·dei picc:oli proprietari agricoli, posti -- come suona il detto comune - tra il martello e l'incudine, vessati dalle tasse, minacciati da sterilimento, scioperi e rin vilio di prezzì, necessitati a stringersi ancor loro in leghe di resistenza a danno dei lavoratori. E così è che, dolorosamente, senza che alcuno se ne avveda, si fa il gioco dell'atta banca, dei o-rossi finanzieri i qual i non chiedono di meglio 0che di pescare nel torbido. Così è 'che, dolorosamente, si agisce in maniera incomposta, senza compiere nessuna seria preparazione ad un avvenire migliore, ad una evoluzione, in enso pro~ressista, della costituzione econo111i.camo,·al,• B politica. Cosi è che, clolorosamentc, si ottiene ·oltanto di acuil'e gli odi là dove sarebbe urgente 11 na parola di pai.;e, e di .cl1:Jstarl i l,i. dove ancora non sono. D'altronde l'evoluzione agricola corre con il ritardo di una fase in confronto alla evoluzione 1 delle industrie manifatturiere. lnl'atti il feudalismo delle campagne, manil'e!;tantesi met·cè I'esercizio del latil'ondo da parte dei signorotti del la nobiltà e del clero, fu contemporaneo al momento in cui la campana dell'ar,·iu.go nel Comune convocava a consiglio i liberi e coscienti cittadini e si andavano costituendo la corpora-::ioni delle a,•ti.' . 11ccessivamente poi, quando il movimento largamente accentratore prevalse nell'industrie disti'uggendo gradatamente lutti i microrganismi autonomi, il latil'ondo si pezzò nella piccola proprietù. Ciò in Italia almeno: per cui abbiamo altra ragione di di livello tra le regioni più indu;;trialistiche e quelle più agricole nella produzione. Occorre quindi far si che l'evoluzione di questa u1tima forma economica raggiunga la rase. evolutiva dell'industrialismo, evitando stadi interrnedì elle potrebbero es,:ere più che mai sottrattori di encrµ-ie, più che mai causai i di malessere, occorre che il campo dei sensi altamente umani di solictarietà, di educazione. di coltura, sia pronto aricevere il germe fecondo di rigenerazione: o tutto ciò con la cooperazione, con il concorso del piccolo capitale alla produzione, con !"emancipazione - per quanto è possibile - del lavoratore dal rapitale mediante il capitale stesso. li deputato Turati, non molto tenero per quella che chiamò la sil'ena cooperativistica, in altri tempi non esitò a rilevare ('he il lavoratore divenuto intraprenditor<~ e capitalista, per quanto cosciente de' suoi doveri di solidarietà, vien intorpidito in quella lotta da cui deve attendere il brnessere futuro: ma per me ritengo che assolutamente s'impontl il bisogno di aiutare i deboli a metterli in i~tato di poter meglio resistere nelle lotte (]uotidiane, preparando così il terreno alla vita. fecon<la dell'avvenire. Perchè i tempi si evolvono, le idee camminano, !'energie s'addrizr.ano a sempre più determinati scopi, e tutto tende a ricondurre l'uomo alle ve1·e e legittime sue funzioni sociali, e se il cooperativismo agrario lti produzione vale a salvare la piccola propriefà da un accentramento nocivo in quanto apporterebbe la forma acuta del contratto a salario come rapporto economico tra lavoratore e capitalista, e quindi maggior stridore d'interessi, maggior acuimento di lotta; vale d'altro canto a fornire i mezzi come combattere e vince1·e con istrumenti moderni di produzione ~a grande battaglia quotidiana di concorrenza sui mercati; vale ad apportare un risultato che non p-uò non riuscire più perfetto dall'opera e dal pensiero di tutti i consociati; vale a seguire costante men te le orme del progresso; vale infine ad .inspirare fiducia nel credito. P.d è quindi terreno eminentemente favorevole per lo sviluppo intellettuale economico ed.etico, specie perchè, attraverso la solidarietà degl'interessi, crea e rafforza quella solidarietà morale che è la preparazione più efficace per quell'altra forma di solidarietà, la sociale, cui tende con immensi sforzi l'umanità tutt'intera. .\. VV. LUIGI MANFRIWI. IIIIIIIIIUlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllìllllllllllllllllll!lllllllllllllllllllllllllllll Vedere avvisi Nell'ultùna paqin,a rlelfn.~cicolo

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