Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 23 - 15 dicembre 1902

636 RIVISTA POPOL.4.RE DJ POLJTICA, .lETTERE E SCIENZE SOCJALJ stafu di e se. i migliori con1pagni nostri dov1·ebhero esulare da Tol'ino o rifiut>1re ht lol'o opera. artint al partito se il partito stesso non li aiutasse qua.udo ciò é possibile. Ora non é punto vero c!1e nell'Associazione si dia la p,·eferenza ai socialisti io qualunque caso, perché invece si fanno dei concorsi continuam0n te aperti tanto ai compagni che ai non compagni, ma si p1·e!'e1·iscono a parità di condizioni i compag ii, specie se di quelli perseguitati e boicottati dalla bo,·ghesia. · . Ed ecco perché, forzatamente i compagni dell'As- ;;ociazione Generale degli Operai. f'ormuln.ndo il loro p1·ogramma per le ultime elezioni; hann,) incluso un e 1n1ma nel quale si !'a raccomandazione al Consiglio di aver presenti, nella scelta del pc1·sonale, quei compagni che si trovano perseg11itati per le loro opinioni politiche. E poiché questo è st-:tto enunciato e pubblicato a suo tempo, i soci dell'Associazione l ;enerale, se in maggioranza fossero stati di opiniore avversa avevano agio di mostrarlo col loro voto. Ma invece i cosidetti progressisti preferirono astenersi d:dla lotta, anche per la sola minoranza, onde evitare di mettere in luce la loro debolezza! E se la ma~gioranza dell'Associazione è socialista, se gli utili delle aziende che ne difendono crescono per virtù dell'Amministra;:ione socialista 0. per il concors_o e_ la. propaganda dei_ comp~gni, pe1·chè p>11·ted1 tait u tilt dovrebbero r1fìuta!'s1 ad aw tar·e Jirettamen te lo svolgersi del pen:;iero socialista, le i;,titudoni cui il partito ha c\a.to l'opera sua, sopratut Lo se, come è il caso nostro, si tratta sempre del vantaggio della classe operaiaf Si potra discutere sulla opportunita di uno scio1_.Jerocome quello dei gasisti, non certo sulla giustifica delle loro domande. E dichiarata una lotta, non è dove1·oso per tutta la classe operaia di aiutare i • co1npagni che combattono pei loro dihtti? Si riinprovera alla nostra Associazione ed all'AlleA.nza, 1 rapporti di eoni.pagnismo e t1.1.tegfJ_iamento trn consiglieri e Direttore. tra questi e subalterni. :\ p::1rte il fatto che questi rapporti n0h sono quali ;;i dice. e che anzi si lamenta da taluno non esservi Jnllicjente afvatamento tra direttore e personale, bis0gnerebbe dimostrare che questi rapporti .<licameratismo, questa soppressione della gerarchia hanno un influenza deleteria sul buon andamento delle ,tziende, ma invece queste non sono mai andate cosi bene, e sono in progresso rapido e crescente. Dai risultati materiali. e morali della nuova amministra- :t.ione giudichi il signor G. L..... (1) e tragga le sue ,:onclusioni. Non arzigogoli sull'intervento dei partiti politici nelle asso.!1azioni economiche quando egli sa perfettamente che 11011la intolleranza, ma l;i. ineluttabile !'orza.delle cose ha costretto i soda.listi ad assumersi totalmente il peso dell'Ammi11istrazione dell'Associazinne Generale e cieli' Alleanza, se si è voluto realmente immettere in esse 11n soffio di modernità. 1,: non ci venga a <lira che « alla politica della so• lidA.rietà e dell'unione,. aderiscono ugualmente repubblicani, socialisti e democratici cristiani ! I de111ocratici cristiani li abbiamn visti a Genova .. ed i 1·epubblicani... a Torino ... dove li ai.Jbiamo vistH E faccio punto, perché la risposta e lunga; ma se il signor G. L. vorra replicare a base di fatti, avrà più soddisfazione cli quel che si attende. DoNATv BACHI. ( I) Al,bianlo soppresso qui alcuue par~le che potevano urlare l~ suscettibilità del Sig. G. L., le quali, del resto, non servivano a rinforzare di una linea le difese cl,e fa il Sig. Bachi del parlito socialista nelle organizzazioni economiche lol'inesi. N. d. R. La mancanza di spazio,benchè anche questo numero sia di fi,ttissi,ni ca1·atteri, ci costringe rt rimandare articoli già annunziali. Autori e lettori ci scus,:no ancora una volta. PERIL MOLISE (Continua::ionr• Vedi N. 20). Tutto questo ha imposto ai governanti nostri, alle !lO$tl'e classi.dirigenti di seguire, data l'odierna costituzione economica, le linee più rigide cli vrolr.zionismo con l'evidente intendimento d' impe - dire, nei -limiti ciel possibile, l'importazione di produzioni che, nella lotta con le indigene, avessero a riportar vittoria. \fai si è voluto tener conto di ciù che la pratica ne insegna, che cioè, pur assicurnndo il dazio protcttol'e alla produiione indigena un prezzo di coliocamento artificialmente elevato a danno esclusivo dei consumatori, es,:enclo esso l'attore del perdura1·e della coltura estensiva. dispensa i proclutt•Jri dal com,iiere opern cli perfezionamento, e di !)iù facilita l'aumento dello . squilibrio economico esistente tra le varie regioni del Pae~e, in quanto >t. causa sua prnclucesi concorrenza sui mer~ati più deboli per mancanza cli capitali clte concorrano come mezzo rii produzione e che son trnttenuti nelle casse-Corti o investiti in cartelle del debito pubblico dalla timi.dità eccessiva dei po,;sidenti. Poichè l'assenza del capitale è il tasto doloroso: scuole agrnrie, cattedre ambulanti, con i loro saggi insegnamenti di uso di macchine e di concimi cllimici, che valgano a restituire alla terra e anticiparle la- somma di elementi fertili sottratti o da sottrarsi nel proces,;o produttivo annuale, lasceranno disgraziatamente il tempo elle trovano se non accorre validamente in loro ausilio la vera leva che all'a<>ricoltura rlà i I mezzo per non lasciar operara soltanto i fattori natu1·ali, modificati esclusi va mente dal lavoro delle braccia. Ed il credito agrario, che oggi pare sia negl'intendimenti del Banco di Napoli. mai arrecher:ì. buoni frutti se il piecolo proprietario, cui è concesso, non ne userà con discernimento e se - quel che più preme - inf1uenze estranee non gl'impediranno di utilizzarlo in senso cont1·ario ai crited del l'istituzione. La forza vera del1' agricoltura avvenire s;u•;'t nel!' unione delle nobili virtù del lavoratore vivente come uom,) e non come bruto, che sentirù finalmente la grandezza. della sua missione di lavorn, che non è e non può essere se non ragionevole esercizio delle attitudini proprie intese alla conquista dell'ideale - la forza vera, ripeto, dell'agricoltura avvenire sarà nell'unione delle nobili virtù del lavor:i.tore con i cloni d1 cui fu cortese natura e non nell'assopimento d'indolenza che fa pagare ogni debito contratto con la debolezza organica. E pertanto occorre lottare contro il malessere non cfrcoscritto ad una sola classe, ma risentito da tutte indistintamente; occorre difendere la nostra forma economica indigena, la piccola proprietà, su cui non può essere stampato il marchio della maledizione in quanto essa impedisca ogni progresso economico ed etico. Oggi, è vero, il piccolo proprietario non può sottoporre il suolo ad un genere di coltura veramente razionale: deve arare sarchiare seminare mietere da solo: se è debole deve eseguire lavori i quali hanno bisogno di forza, se è ignorante deve compiere anche le opere che richiedono istruzione ed acume. Non può perciò dare che la sua personale direzione scarsa di stndì: e quindi per Iui ogni progresso meccanico, ogni nuova invenzione, la crescente civiltà, insomma) è un danno, perchè non può giovarsene non usufruenrlo del credito agrario, e perchè, giovandosene, viene a cadere sotto gli artigli rapaci dell'usura. La sua miseria profonda intima lo costringe a fare il bracciante .

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