Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 23 - 15 dicembre 1902

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 627 ghesi 45,8; croati e sloveni 34,0 ec. boemi e moravi 1,8; fìnni 1.5; inglesi 1,2; i.;ozze.i 1,0; scandinavi 0,4. L'anall'abetismo tlegli spagnuoli - lo ricol'J ino bene i ripetitori della famosa frase di Ros ·ini - è molto al di sotto di quelle, degli italiani: 7,9 ! ![anno il diritto e il dovere gli Stati Uniti, che hanno raggiunto un eleYato grado ùi coltura e di benessere, di preoccuparsi di queste centinaia di migliaia di analfabeti e di poveri che ogni anno vanno ad ingrossare spaventevolmente la massa dei lavoratori della grande repubblica? L'hanno certamente. Perciò l'antico Lndge Bill è risorto col di ·egno di legge presentato tlal deputato Shattuc e votato dalla Camer::i. rederale in Washington il 27 maggio 1902. Col disegno di legge Shattuc le categorie dei motivi di esclusione vennero rese più numerose e più rigorose. ~Ia ciò che importa all'Italia fu l'aggiunzione del deputato Underwood secondo la quale non saranno ammesse negli Stati Uniti le persone sopra i 18 anni che non sappiano leggere in inglese o in qualche altra lingua. La Camera dei deputati approvò l'aggiunzione Underwood, nonostant i l'opposizione del Shattuc, che teme di veder naufragare l'intero, progetto che ora sta dinanzi al Se• nato. Lo stesso Shattnc per facili tare l'accettazione propone che all'esame siano sottoposte soltanto le nazionalità che ha_nno dato una proporzione di analfabeti superiore al 10 Oro e che ne siano esentate le altre con proporzioni in!'eriori.Gl'italiani dei nord seguirnbbero la sorte di 11uelli del sud, avendo dato 1'11,8 di analfabeti. Se l'emendamento Underwood pa, ·eni. - e l'ultimo me·saggio di Roosevelt lo ra temere (I) - l'Italia ne riceverà grnn danno percl1è l;t grande corrente del la sua em ig-rnzionfl frenata dal la. crisi economica nella direzione del I'.\ merica latina non si saprà dove dirigerla. Il fatto costituirebbe un grave pericolo m 1teriale ed economico per Italia; la chiusura di questa grande val vola di sicurezza a umtJnterebbe la diso<.;cupazione e il disagio di molte centinaia. di migliaia tli cittadini; tanto più che la diso<:cupazione si riper<.;uote in una misura più forte della proporzionale sul I i ve! lo dei salari. J\Ia se il pericolo materiale s'impone alla nostra attenzione, il danno morale che ne ,·errà al nostro paese è del pari enorme L'on. L. Luzzatti lo ha avvertito ed ha intitolato un'suo articolo nella Stampa 'I.~eL"L·i bili ri-velazioni 1orestiere ,-,ulla uo.,tra ignot·anza. In tale articolo dice che le statistiche dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti sono l'espressione della più c11priigno1·an-:;a, e propone sinanco che gli avanzi del bilancio siano consacrati alla lotta contro l'analfabetismo anzichè agli sgravii. In verità non ci possiamo sottrarre ad un ·cnso tli tristezza leggendo che un uomo del valore del• l'on. Luzzatti abbia avuto bi'ogno llelle t,erribi li r:ivela.doni :f:br<"stiere per apprendere la nostra vergogna, per conoscere la macchia del1 ·analfabetismo che ci disonora! Ma, ad ogni modo, auguriamoci che ora che gli è nota l'esprc sio•,e cupa eletta nostra ignoranza, possa egli unire la sua autorevole voce a quella ùei tanti; e che da tanto tempo gridano e prntestano invano per vederla fugata. Intanto il pericolo della chiusura delle porte cle;.di Stati Uniti ai nostri emigranti i fa sempre piu vicino e più minaccioso; nè c'è da confortarsi colla speranza manifestata dal Prof. Sergi di vedere correre i no,-:tri contatlini alla ricerca dell'i· - - (i) L'Australia e la Colu111bia io:,les~ l,a1100 già a<lollato l'esclusivne <legli immigranti analfabeti. struzione: la speranza ùell'illustre antropologo è tanta che egli nella legge nord-americana scorge una benedizione per gli emigranti e per l'Italia (1). Come può l'ottimo amico nostro illudersi al segno da credere che in poco tempo la massa, che chiameremo emigrabile, possa passare dall' anal• fabetismo all'alfabetismo ? Occorrono anni, pazienza, volontà e quattrini! :.\Ia prima che il miracolo si compia, all'[talia potrà venirne un grande perturbamento che si aggraverebbe pel fatto che lasceeebbero l'ltalia i lavoratori con una certa col• tura e resterebbero i peggiori. Avremmo una selezione regres:::iva. Il pericolo è tanto grave che la Tribuna, all'annunzio della legge, da buon giornale ufficioso, perdette la tramontana, ed espresse la fiducia che l'America non darebbe un esempio contrario alle sue nobili tradizioni di libertà e di ospitalità, sperando in una agitazione che inducesse il Presidente Roosevelt ad apporre il suo veto alla legge come altre volte l'appose Cleveland al Lodge Bilt. Noi crediamo che ogni Stato abbia il dovere e il diritto di provvedere al bene sociale nel miglior modo possibile; riconosciamo, quindi, che dal punto di vista ,tell'utilità intellettuale, morale e materiale propria, la. grande repubblica possa apporre un 1imite alla immigrazione degli analfabeti; ed è tanto più facile che lo apponga in quanto che i lavoratori indigeni o naturalizzati non vedono volentieri l'arrivo di lavoratori unsllille ed a. basso tenore di vita, che Yanno a fare concorrenza nel lavoro e deprimono i salari. Il Powderley, l'antico Presidente dei Cavalieri del lavoro, e che sta a capo dell'Ufficio d'immigrazione, è da un pezzo che preconizza e attua misure restrittive, che colpiscano sopratutto gl'italiani. A lui si deve la denegata concessione gratuita del locale che in State Isla,id serviva all'Ufficio d'immigrazione italiana. L'[talia raccoglierà tra breve il frutto della propria insipienza e non della propria malevolenza: essa ha trascurato la scuola; e sarà punita nei suoi anal fa.peti ! Spe1·iamo che la lezione giovi e die sia iniziata una lotta seria ed eflicace contro l'analfabetismo. LA RIVISTA (t) t.cllera al Gio1•11ale tCltalùi del 2!J ì'sovcinbre. *·*#~'i**#.**--i*******-**· PER LA STORIA Caro Colnjanni, Al l'articolo dell'on. J\Iaiorana: Unità e regionalisnw permettimi che io faccia una nota nello interesse della verità storica, perchè non si confondano le parti rappresentate da Maz1.ini e da Ca- • vour nella preparazione dell'unità d'Italia. Questa noia è necessaria per isfatare una parte della leggenda monarchica, tessuta grossolanamenttJ dagli storiografi aulici attorno ai fattori del nostro risorgimento. Alla mente dello statista piemontese non brillò mai in modo limpido il concetto dell'unità, della nazionalitù italiana. Al di là di un Piemonte dilatato, come seri veva il Mario, di un Piemonte ingrassato, come. con frase più energica scriveva il Ferrari, il Cavour non vedeva che una possibile confederazione di reattoli con il papa a capo del pasticcio. Ern il g1'an disegno fissato nelle sue linee generali dallo statista piemontese di ac-

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