Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 22 - 30 novembre 1902

• • RIVISTA. POPOLAB.E DI POLITICA, LETJ'ERE E SCIENZE SOC1All 609 riserbo delle dichiar~zioni •fatte, ed il 'soverchio ottimismo manifestllto· a riguardo delle nostre eondizioni, poco o punto ci affidano dei propositi e dell'opera di lui. Colpa non sua se non arrischiò delle promesse ; che può fare un gregario senza l'autorizzazione del capo! Non'contenta di. avere assorbito a danno di Sassari, una parte della circoscrizione territoriale, tutti gli uffici pubblici, superiori, che il governo se fosse stato più imparziale, seguendo l'esempio délla Francia in Corsica, avrebbe dovuto ripartire equamente tr'a entra;nbe, cerca di metter bastoni tra le ruote alla questione dell'approdo a Terranova. Tempo fa, il consiglio comunale, per completare il la vorìo iniziato sulle colonne del1' Unione Sar.da dall'avv. Mulas Mameli, e dietro proposta di lui e dell'ing. Sanna Randa,ccio, consenziente l'on. Baccaredda, il quale aveva aderito all'agitazione, insieme ag1i on. Merello, Parpaglia e Ponsiglioni; votò un ordine del giorno tendente ad ottenere la conservaziòne dell'approdo a Golfo Aranci. In tal modo l'azione discorde, contradditboria ed egoistica della rappresentanza sarda, dà nuon giuoco al potere centrale per continuare nella politica 'del trasandare e dei favoritismi. Ma l'on. Zanardelli, che ha sentito il dovere di vi- , ,, Una prova di ciò abbiamo av.uto nella discussiora sui ritocchi alla legge del 17 agostq 1897. I vippresentanti di Cagliari che erano stati preavvisati degli inte.ndimenti del ministero, avevano • elaborato un piano vasto ·di bonifiche e sistemazioni idrauliche, e poterono veder accolte le loro proposte; quelli di Sassari, al contrario, tenuti al buio di .tutto, si trovarono impreparati e sentirono sbattersi sul muso un duro diniego. Anche il mio povero paese, dovette accucciarsi silenzioso, . sitare la Basilicata, perchè non è stato punto dal rimorso dell'abbandono e della disaffezione addimostrataci continuamente, perchè non viene a constatare de visu le nostre sofferenze, i n'ostri travagli i O se potesse varcare il mare collo sguardo, e scorgere le immense distese brulle e sei vaggie, i fiumi non rattenuti da' alcun freno, portar la desolazione e lo sterminio nei campi ubertosi, le popolazioni in preda alla fame all'indomani del raccolto, spento ogni segno di vita .e di benessere; o anch'egli se non ha il cuor di madgno si sen- ·tirebbe tocco, e neN'a'nimo indurito dalla ragion cli Stato, penetrerebbe •certo un lampo di sdegno, un raggio di commiserazione. , Perfugas (Sassari), A~TùNJO MARRAS. l La mancanza di spazio, benchè il'numero sia di fittissimi caratteri, ci co'Stringe a rimandare articoli già annunziati. Autori e lettori ci scusino . • , LE NOSTRE COLONIE A TUNISI Non intendiamo oggi occuparci dell'importanzii e della composizione della colonia italiana in Tunisi, cui consacreremo un apposito articolo; ma vo_gliamo rilevare qualche avvenimento d'indole politica, che, naturalmente si può e si deve ripercuotere sul suo sviluppo e sulla sua vita economica. In Tunisi la fatalità ha éreato uno stato di' cose delicatissimo, che può d/re luogo facilm)nte a gravi inconvenienti ed a serie complicazioni diplomatiche. La Francia inv~ntando i krumiri volle impadronirsi colla violenza di Tunis~ traendo profitto di alcuni errori commessi da Benedetto Cairoli e sugger;iti da capitalisti che avevano fretta di sfrµttere un paese naturalmente ric:co. La Francia volle fare di Tunisi una sua colonia, mascherando la cosa con quella ipocrita istituzione che si chiama protettorato; ma gli mancavar.o i coloni per popolarla: la natalità in Francia è cosi bassa che non consente l'emigrazione, ed il benessere raggiunto è tale che manca l'aculeo della miseria per indurre i francesi ad andare al ,di là del mare in cerca di lavoro e di pane. Diverse sono le condizioni dell'Italia: vi è alta la natalità e vi è scarso l'aumento del capitale, che può_procurare stabile occupazione. D'onde la necessità di una forte emigrazione. .' e rimangiarsi fra sè stesso l'ira di una ingiusta ripartizione. Quest'amministrazione comunale, avendo a cuore la; salute dei cittadini, ogni anno decimati dalla malaria (l'anno sc<;>rsosu 65 decessi, 33 furono determinati da malaria) fin dalla comparsa del diseg::10di legge del 1897, fece premure al deputato del collegio, on. Pala, perchè fra le opere di sistemazione idraulica venisse compreso il bacino di Perfugas. All'uopo l'on. Pala presentava un'ordine del giorno di raccomandazione, d'accordo coll'on. Carboni Boj che , perorava la correzione del Rio di Mogoro. Per allora non se ne fece nulla, e noi ci cullavamo nella speranza di vedere esauditi i nostri desi- _deri, quando si sarebbero completati i pr-ovvedimenii,, ciò che si · riteneva prossimo. Passarono cinque anni; il ministero riman<Jggiò la legge, ma nonostante le nuove sollecitazioni e le esortazioni delle rappresentanze comunale e politica, nell'elenco di nuove opere non fu incluso il nostro bacino, sebbene vi figurasse il Rio di M.ogoro. Così a noi non rimane che continuare a mar·cire fra i miasmi, micidiali, finchè la pietosa misericordia dei legislatori ci venga in aiuto, e dopoché la generazione novella,· sarà al pari della vecchia esaurita e distrutta dalle febbri. No, ·non sognavamo i tristi giorni' presenti, allorché, ripresa Roma, fu costituita la,grande famiglia italiana, e non in que~to modo si dovevan ricam- • biare i~nostri sacrifizi. Chiusi nel dolore che dura da secoli} noi preferimmo soffrire in silepzio, senza scendere a manifestazioni di piazza, col cuore spezzato per tanta ingratitudine, per tanta cattiveria. E mentre per !'altre, regioni sovelle, specie per le nordiche, son l'iserbati i baci ed i sorrisi, e ad ogni fe~ta dell'arte e del lavoro accorrono volenterosi i ministri ed i sottosegretari, la Sardegna ha troppo di, rado avuto l'onoré di una visita~ dagli alti titolati del potere esecutivo. ·C'è stato, è vero, in ottobre l'on. Balenzano, corso -come il Napoleone del Manzoni dai valichi del Sempione a Cagliari, ad inaugurarvi il congresso degli ingegneri, ed a predicarvi la necessità di risolvere il problema idraulico; mat oltreché il· suo viaggio· non può ragguagliarsi per importanza a C'è una regione nostra nella quale tali condizioni sono piuttosto nccentuate, e che si trova a due passi dalla Tunisia: la Sicilia. Dopo il 188"1, perciò, l' occupazione francese stimolò l'emigraziònè nostra verso quella plaga dell'Africa settentrionale,, che pa~e una coatinuazione dell'Italia; cosi gl'italiani che a 11'epoca della invenzione dei krumiri erano 15.000 in Turisia crebbero gradatamente e si dice che sia'no circa 100.000 al· i:$iornod'oggi, e in grandissima parte siciliani. La protenone francese , che doveva .escludere gl' iLaliani, invece li sestuplicò. Cosi doveva essere: 'colla pr,ote::ione francese' furono · ristabiliti l'orqine e la calma nella Re_ggenza e vi affluì copioso il capitale, che vi mancava. • quello del president~ del consiglio, il' prudente , Ma il capitale poteva fruttare senza le braccia f Non era da pensare al l~voro indigeuo, poiché la densità . \ I

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