kIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 607 quel la I iberai e. La tesi teol"ica che la società· futura dovrà, riuscire in un amalgama variopinto di forme produttive, adattate alle particolari esigenze della produzione, riceve così novella conrerma. La sola cosa che può facilmente affermarsi è che la rorma collettivistica del produrre ha una tend_enza indiscutibile a soverchi.a.re la forma dei_ produrre dissociata e indiridualistica. Concepito il socialismo come il movimento sociale che vuol attuare un regime democratico della produzione, in cui il lavoro sia i.I ;;olo titolo el'- retti vo per ottenere una par·te dei prodotti corrispondenui al lavoro prestato, esso giustifica contempornneamente la soluzione liberale e la soluzione collettivistica, per i. vari campi della produzione, cui sono applicabili. AR'l'CJRO LABRIOLA. LAQUESTIONE SARDA La discussione avrnnuta nello scorcio della sessione alla Camera, sui [)l'vvvedimenti pe(. Mezzogiorno, il viaggi.o dell'on. Zanardell i nella Basi-licata ed il recente discorso dell' on. Sonnino rn i han fatto ripensare alla questione sarda, che colla prima si connette. ma le va avanti per gravità e per urgenza. Come ben rilevarono due bt•illanti pubblicisti, che delle cose nostre si occupano con intelletto d'amore, nell'Italia clet Popoto di alcuni mesi fa, per nç,i avviene lo stesso che per la questione d'Oriente, o per uno dei tanti grattacapi che tengono in subbuglio le onorande teste dei diplomatici europei. Si ra un gran vociare, si protesta, si. rampogna, si stimola tutte le volte che un massacro d'Armeni, od una scorreria nella Macedonia, rivelano la necessità di por termine ad una farsa che dura da troppi anni. Poi più nulla. Così per la Sardegna. L'eco doloros,> della miseria. le fantastiche descrizioni di una grassar.ione; di un ricatto, ed il viaggio dei Reali, han potuto per un momento rir.hiamare l'attenzione della stampa e del pubblico sulle deplorevoli condizioni in cui versa. Vi furono anzi al-::uni giornali del Settentrione, che oltre a propugnare la necessità dei rimedi, ebbero la fraterna idea d'aprire delle sottoscrizioni nar.ionali, èl1e però !'ruttarono poco, per venire in aiuto alle stremate popolazioni. Il governo di frontP- ad una manifestazione cosi unanime, e più ancora per gli acerbi rimproveri del Cavallotti, o per la paura che questi colla faconda parola, potesse determinare nell'isola un movimento osti.le alle istituzioni, partorì la famosa !egge del 17 agosto 1897, conosciuta sotto il pomposo titolo di provvedimenti per la Sardegna. Questo, sec0ndo il pensiero dell'on. Dì Rudinì, non do.vevà essere che un primo acconto, al quate avrebbero tenuto dietro altre disposizioni legislative che avrebbero integrato i suoi intendimenti. Si sarebbero completate le opere di bonifica e cli sistemazione idraulica, promossa la diffusione del credito agrario, ridotte le tariffe e facilitati gli scambi, agevolata la ricostituzione dei vigneti c.:01 mutui ai proprietari a scadenza graduale (a questo riguardo, !'on. Guicciardini aveva elaborato un disegno di legge, che non venne pur davanti alla Camera), e tante altre belle cose. Che cosa è rimasto delle bolle iridescenti, che l'on. per Caccamo ci aveva fatto balenare davanti agli occhi1 La canwnatura durò ancora ;,otto il ministero .Pelloux, il lJuale volendo esserci grato per le resto~e act:oglienze ratte ai sovrani, promise che a molte cose avrebbe provveduto. Ma passata la festa gabbato lo santo. E ia Sardegna attende ancora il saldo dell'enorme debito che l'egoista Itali.a ha accumulato <la secoli verso di lei. Mal_gr~do l'oppo_sto_'pare_rdel ~uzzatti, io credo propno ti caso d1 fare 1 con t1 Ml dare e dell'avere fra il Nord ed il Sud. Nessuno vorrà disconoscere che l'Alta Italia, oltre che avvantaggiarsi della politica industriale instaurata dal , governo, è stata notevolmente favorita sotto varii aspetti, mentre il Mezzogiorno ha dovuto sostenere una 11arte di on·eri superiore alla propria potenzialita, ed ha goduto di una minor somma di benefizi. Delle regioni meridionali ed insu1ttri, la Sardegna è certamente quella che maggiormente s'è ri~entita di, tal p<1litica iniqua. Essa che fin dal giorno in cui, in forza del trattato cl'Otrecht, passò alla corona sabauda, anelava a sollevarsi dallo stato d'inferiorità in cui giacque, continuò ad intristire nell'isolamento il più abbietto, a consumarsi lenta men te nella mi.seria. · Indarno riaprì il cuore alla speranza all'introduzione del regime costituzionale; ai rappresentanti sardi che rimostrnvano e chiedevano qualche provvedimento, fu risposto evasi va~ente: non •si ebb~ vergogna di truffarci a riguardo dei decimi sulla fondiaria, cav~llando con interpretazioni arbitrarie, pur di. spillare dai contribuenti una somma maggiòre di quella stabilita p•·r legge; e'd i ministri, malgrado tuonasse dalla tribuna la poderosa voce di Giorgio Asproni, persistettero nel sistema, che perdura ancor oggi, di mandare neJJ l'isola il rifiuto dei funzionari. Nè miglior trattamento ebbe sotto il governo na.zionale. Riunite le sparse membra dopo tanto sforzo di secoli, gli t occhi dei sardi si volsero là, dove s'impernia e si svolge la vita della nazione, come lo stanco naufrago nell'orror delle tenebre, tra l'imperversar · de la tempesta, ad un faro di luce che illumina e rinfranca. Ministri e parlamento fecero orecchie• ·da mercanti ai nostri richiami, allegando strettezze finanziarie che per gli altri non esistevano, e regalandoci per di più l'epiteto di queruli. f; veramente meritato µn tal titolo? Se con esso :;i vuole alludere all'assiduità delle rimostranze e delle proteste, vi potrebbe essere qualcosa di vero, ma se si risale alla legittimità delle domande, alla ragionevolezza delle querimonie, i sardi no non lo meritano, atfè. Esaminiamo un po' le partite. Premetto che l'azione dello Stato, come i · farmaci ed i ricostituenti son più necessarii agli infermi ed ai deboli che non ai sani ed ai. pletorici, deve esplicarsi più intensamente in quelle regioni meno progredite economicamente ed intellettualmente, e che di per sè• stesse non s{trebbero capaci di sviluppare le energie e le attività funzionali. Questo dico per rispondere a moltissimi, e non ultimo il compilatore della legge succitata, il quale per giustificare l'incuria del ministero, afferma nella relazione accompagnatoria che l'isola è passiva per lo Stato, volendo con ciò sostenere che dove non vi è margine di guadagno, la nazione non ha crbbligo d'intervenire. Strano e brutale criterio di goverdo che 11.ssicura il benessere agli or;;anismi robusti ehe si sono ingrassati a detrimento degli altri, e condanna questi a morire d'esaurimento e d'inedia. Se lo spazio, di cui abuso già al:ibastanza, me lo consentisse, potrei confutare vittoriosamente un'asserzione così erronea. Ma ammesso che ciò fosse, è. forse colpa dei slrdi se essi non producono quanto potrebbero se si trovàssero in condizioni , ..
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