Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 22 - 30 novembre 1902

.. . 606 RIVISTA POPOL·ARE DI POLlTICA, LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI taggiosa, di carattere veramen,te universale, che non si può in• nessun modo predicare d'un regime dissociato, per quanto liberale si possa immaginarlo. Se però fosse. possibile che gli uomini. si regolassero, nei !ero scambi e~onomici, secondo l'unica misura dell'interesse illuminato, e l'orga- 'nizzazione politica si limitasse- a prestare quel minimo d'assistenza, che si traduce nel 'far rispettare le norme elementari dell'equo, verrebbe presto a costituirsi uno stato di relativo. equilibrio della domanda e deU' offerta, che, in pieno regime a prop'rietà privata, eli.minerebbe tutti i disastrosi effetti delle crisi, senza che fosse necessario ricorrere al rimedio eroico della ,produzione collettiva. La quale, fra l' altro, clifficilm~nte potrebbe sempre ev!tare l' inconveniente di dettare come regola comune della· produzione una regola fallace. provocando cosi un male infinitamente più esteso• di quello che vi sarebbe. quando l'iniziativa e la conseguente re- ,-;ponsabilità del movimento economico toccasse al singolo 'individuo, anzichè all'organizzazione pubblica dello Stato. III. Se non che la I ibera concorrenza è la teoria, mentre il fatto è rappresentato dalla sua antitesi. Ovunque noi giriamo lo sguardo, c'imbattiamo in una serie d'ostacoli alla libertà, detern'!foati sia dalla• consuetudine e sia dall'opera del pvtere. rtaggiungere uno stato di vera libertà economica non si può, senza distruggere tutti questi ostacoli. Ora gli ostacoli che si oppongono a'.1lalibera concorrenza ·ono di due generi: soggettivi e oggettivi, i primi sopprimibili con il modificarsi dei rnpporti sussistenti fra gli uommt, 1 secondi con il moùifi:carsi clei rapporti giuridici sussistenti fna l'uomo e le cose. • Appaltengono al primo genere di ostacc,li ,,uelli risultanti direttamente dalla esplicita volontà degli uomini. I vincoli doganali, il militarismo, il costante intervento dello Stato nei rapporti sociali appartengono a questa specie di ostacoli. •Ora, evidentemente, come l'uomo li creò, l'uomo può distruggerli Non appena un movimento rlell' opinione pub- • hlica lo voglia e gl'interes;:i particolarmente ;;alniguarclati con quelle istituzioni vengano a. in• , debol irsi. e;;si possono essere t'aci I mente rimossi, qua i llilO iclu. dall'uno all'altro gi.orno. I pro- ~res<;i della democrazia accelerano que::;to momento. Eil in effetti. gl'interess~ rappresentati dal protezionismo e dal rnilitarismo pmo interessi di r·islr-etti gruppi detta società, ben si saldamente organizzati e disciplinati. Bastarlunqueche gl'interessi riel maggiore numero riescano a farsi valere perchè quelle istituzioni tramontino. Bastiat credeva aver stabilito un confronto Cra gli sviluppi succ'essiv'i del suffragio popolare e quelli della libertà rommerciale. In realtà• l'esperienza poste- • riore ha dimostrato elle questo panallelismo, non sussisteva; ma,• pare a ,ne, •che il pensiero del Basti<}t conservi la sua giustezza quando si voglia intenderlo in quest~ senso, che il prevalere degli interessi consapc!voti ed illuminati del mag• · gior numero deve necessariamente condnrre alla demolizione dei sistemi protezionistici. Onde tutti . i progress.i della democrazia sono progressi dello spirito di libertà. Ma gl'i,nteressi del maggior numero sono appunto gl'interessi della _clas<;e lavoratrice. E' lecito pertanto indurre che l' affermarsi della democrazia operaia debba energicamente rea~ire contro tutti i sistemi vincolistici ed interventori (1). 'E c'è 0da andare più in hì; dè addirittura da ammettere che il successivo attenuarsi della funzione repressiYa statale, come corrisponderebbe, per l'indole. stessa dello Stato, allo sparire degli interessi dei gruppi particolari, sarebbe sempre più favorevole alla costituzione di rappqrti sociali eminentemente liberali e quindi dominati da un'assoluta spontaneità. Ma gli 05tacoli naturali che si oppongono alla libera concorrenza, non sono rimovibili per volontà degli uomini. Quando' la natura ha posto un bene o una cosa determinata nella condizione di non poter esser riprodotta è impossibile che la libera concorrenza agisca su di essa. Allora il proprietario del bene monopolistico. ·è in condizione cli alienare o di fitta.re la cosa posseduta ad un prez,10 che ha per unico limite la capacità contributiva dell'altro contraente e l'intensità del suo bisogno. In un certo senso. tu'tta la terra coltivabile si trova in queste condizioni, e rispetto alla sua limitatezza,l'ill imitatezza teorica del o sviluppo del la popolazione realizza una legge di rendita, che è in diretta antitesi con la legge industriale dell'interesse, in quanto che mentre quest'ultima si svolg.e nel senso cli addurre la costante. riduz•ione della rimunerazione capitalistica, la prima si sCorza verso la costante elevazione della rimunerazione fondiaria (2). In generale poi in tutti i casi in cui è possibile un trust vittorioso, ci troviamo innanzi ad un fenomeno di monopolio, nel, caso del quale non è possibile, se non in condizioni estremamente diCficili, e quasi sempre arbitrarie, creare le condizioni della 1ibera concorrenza. Dicasi lo stesso cli quel le particolari imprese monoµolistiche che sono i servigi pubblici, appaltati o gestiti direttamente dall'ente collettivo. Ora poichè s'è ammesso che solo il regime della .libera conc9rrenza produce un massimo di benessere collettivo, e nei casi esposti una tale condizione non può crearsi; ne viene legittimamente che è sperimentabile un procedirnento per cui non potendosi creare la condizione cli libertà, si distrugga qnello di monopolio, come si può fa.re ricorrendo alla gestione, amministrazione o produzione del bene o servizio in parola, dirnttamente da parte della collettività e dei suoi organi pubblici. Onde in tutti i casi in cui il monopolio naturale si verifica (tel're, 111iniere, servizi pubblici·. imprese capaci cli coalizzarsi, che son poi tutte le imprese che soddisfano ai bisogni più nniver- . sali dell'u111anità) la soluzione collettivistica ri produce i v;tnta:,!'gi di quella liberale, poichè soµprime il cliritt > di prelevare un tributo non riferibile al lavoro, ma anzi al mero possesso giuridico rii un vantaggio naturale. In tale ca~o si vede meccanicamente adempiersi il combaciamento dei fini tra le due soluzioni: quella collettivistica e (IJ E' opinione troppo generalmente diffusa fra i socialisti che i progressi della ltigislazione operaia e dell' intervenzionismo stataJe siano nelle vie del socialism". Codesto è gravissimo errore. Il burocratismo e l'invadenz~ statale sono manifestazioni eminent,.mente autoritarie ed antidemocratiche. Se mai esse fossero nelle vie del socialismo bisognerebbe conclud~re che nessun regime sociale fu più vicino parente del socialismo ,lei regime feudale, d•l quale invece, noi ci allontaniamo sempre più. Il socialismo è movimento <li 8ponlan.ea e clcmocraticci oriranizzaziorie dei rapporti sociali. Il cosiddelto interocn~ioni8mo stata/lJ è l'antitesi naturale <lei socialismo. Tutto questo è verità volgare per i socialisti dei paesi pii, evoluti, ma rappresenta ancora eresia per i socialisti italiani, che riescono spesso a scambiare p0 r p;randi novità sociali le pili. rancide ripelizioni d'una esperienza tramontala da secoli. (2) Il fatto che. negli ultimi anni siasi manifestato un processo di decadenza delle rendile fondiarie non prova nulla contro la mia tesi. Quella che è stata definita per crisi agraria è il risultato di una serie di momenti pertw,batori del processo economico, come l'eccessivo lìs~lismo, l'al'!'etratPzza delle colture, il militarismo, il protezionismo, etc.

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