Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 22 - 30 novembre 1902

. . RIVISTA 'POPOLkRE DI POLITICA. LETTERE B SCIENZE SOCIALI • 605 gabonda e oscillante tra alti e ,bassi di . energia. Ho già accennato alla' straordinaria duplicità maestosa del siciliano, l'isolano di fuoco e quello di ghiaccio che io penso d.erivare dal saracino e dal normanno, o almeno -- poichè è anche una funzione di presenza, com.e nella chipiica, che fa i popoli - l'esperienza, il contatto con stirpi ,estreme, col vero nord e col vero sud. Ogni italiano, il quale affermi il dovere di conoscere il proprio paese, può citare gli esempi gi attività fenomenale e di tepac1a esempl;we che, nella sfera intellettuale, la Sicilia ha saputo offrire al mondo. È un luogo comune ed una comune superstizione quella dèlla impulsività siciliana. Parole, parole, soltanto parole e male applicate. r, un altro luogo. comune q,uello dei siciliani orgogliosi di loro medesi,mi sino al punto di falsare e di nascondere. agli occhi del mondo i loro malanni sociali. Parole e menzogne anche queste. V'è in Sicilia chi insegna ai conterr,tnei tutto quello che essi ignorano del 1oro paese, bollando a fuoco le miserabili .cooper::J,zioni del male, ancora cos.ì attive e temibili, smentendo a viso aperto sulla stampa più eletta del continente e su quella siciliana, gli orgogli entusiastici de' siciliani, i quali non intendono la funzione del pubblicismo e della scìenza e non hanno imparato il supremo· coraggio benefico della verità asso! uta. Io - che cosa volete 1 - sono ammirato della Sicilia e sono certo del sue avvenire. E a chl parli di mafia e a chi insista, con lo sciocco pes-· simismo dei miopi e degli inutili, rH·orderò quale fremito salga dalla nuova generazione isolana alla percezione più elevata della· vita italiana; ricorderò come ciò che colpisce e vince lo studioso della vita in Sicilia è l'impetuoso desiderio ardente di migliorare e di elevars,i, il bisogno acuto d'ordine e d'armonia, di moralità e· di lavoro. La mafia! O credete, dunque, che ci siano mali i .quali resistano ad una politica innova,ta, ad una legislazione sociale predominante, alla esemplificazione severa e profonda delle necessità umane, ad un elevamento delle condizioni dei 'lavoratori? Credete che in un paese, ove tutti sanno essere venuto il momento di non dar più soltanto il fiore dei propri prodotti, ma di esigere da chi tanto prese, e dove l'o'rganizzazione dei buoni e dei volenti ingigantisce a vista d'occhio, i vecchi mali re:,istano ancora molto? · , Io, invece, ho fede in un reale avvenire di bene e pensando alla Sicilia veggo una luminosa vittoria del lavoro e della vita prossima, st_upenda, albeggiante. Roma PAOLO 0RANO. DACLOLLETTIVISMO ALLLAIBERT A' ECONOMICA (Sulconcettodi " socializzaziondeelprocessoecooomico ,,) ,so che il collettivismo ha fra le sue mire - cercare di :raggiunger:ei in modo meno dispendioso e più spontaneo la stessa finalità. Lo studio e l'applicazione principale dei partiti deve consistere nel cercç1re il mezzo meno dispen,dioso per raggiunge- , re gli scopi propostisi. • , • Ebbene, noi abbiamo veduto che il giuoco teo- . rico ed ipot~tit:o della libera concorrenza, piena e • completa, adduce, rispettando le forme tradizionaji del possesso economico, alle' istesse conseguenze. d'un. regime unitario della produzione. Mentre infatti la libera concqrrenza e le coalizioni operaie tendono a ridurre al ntinimo.'la rimunera7.ione del mero possesso capitalistico, esse operano ad elevare gradualmente i valori del lavoro. ·n risultato convergente e tendenziale(l) di questo dop- , pio moyimento è dunque precisamentequel1_b che si propone di raggiungere l'instituzione d'un regime produttivo unitario ed associato, elirn,inare tutte · le rimunerazioni non dipendenti dal lavoro, fisico o intellettuale, effettivamente prestato nella pro..: duzione. Certo per spiegare minutamen~e questa convergenza, volontaria o involqntaria, di fini, converrebbe più a lungo indugiarsi. _Mi limito quì ' ad accennare un punto solo. Parrebbe che per quanto si attiene all'interesse del capitale fosse differenza fra i due regimi, perchè in Ùn regime collettivistico si avrebbe eliµiinazione totale dell'interesse, ed in un regime a proprietà priv:i.ta, sia pure quando fosse pienamente operante la legge della libera concorrenza, no. Ma codesta éonclusione è erronea. La forma della rimunerazione dello sforzo del risparmiqsarebbe diversa, ma la rimunerazione stessa resterebbe, anzi avrebbe l'istesso ammontare che in un regime a: propriet.t privata. Infatti noi abbiamo ammesso che dal prodotto del lavoro del singolo la~oratore vada detralta·una parte (risparmio) per · il reintegrq e lo svilUPP,Odei mezzi di produlione .(capitale). Codesta quotà reimpiegata nella.produzione deve dare un prodotto maggiore di prima, come conseguenza dell'ipotetico sviluppo dei mezzi di produzione, dovuto al risparmio. Quindi nel secondo momento noi abbiamo una rimunerazione del lavoro·.eguale a quèlla di prima (salario) più una particella differenziale (interesse). La diffe- • renza fra i due regimi consisterebbe in ciò ·che il capitalista e l'operaio sarebbero, in collettivismo fusi nella stessa persona; ma l' istessa cosa noi vediamo avvenire nelle società cooperative, nelle quali' pure distinguiamo abbastanza bene la dop- , pia funzione c)J.ecompie il lavoratore, come ope- 'raio e come produttore di risparmio (capitalista). Ma il collettivismo non è tutto qui. Esso intende sottoporre la produzione sociale al controllo della • società. In questo caso esso avparisce come il mezzo d' un fine di convenienza sociale : evitare i disastrosi effetti della produzione sregolata, i quali si riducono al fenomeno delle crisi, secondo i vari aspetti che· queste assumono. Ma mentre teoricamente non può revocarsi in dubbio che l'interesse individuale del produttore- (Continuazione - Vedi N. 21,) Ma se il collettivismo si fosse considerato come mezzo, allora sarebbe sorto il dubbio se altri mezzi non esistessero, i quali, almeno teoricacamente, potessero addurre al realizza.mento dello stesso fine. La realizzazione del collettivismo, inteso come complesso esteriore è'istituF uman~, indipendentemente dal fine che si pro~one, implica una così radicale sovversione dei rapporti umani tradizionali, che è proprio il caso di domandarsi &enon connnga ~ proponendo il fine stes, • non sia miglior gi ud,ice dei limiti da conferire· alla produzione, ,misurata secondo le• condizioni • del mercato, deve ricofioscersi che .il raggiungimento d'uno stato di re1ativo controllo della produzione, per opera di. tutti i singoli produttòri, è impedito dagli ostacoli cht · si frappongono alla libera concorrenza; onde, teoricamente, il regime collettivistico, appare capace d'una influenza van- (I) Badisi che per legge tencleMiale si ha da intendere una legge la quale si verificherebbe se non fosse contrastata. Quando si parla di « tendenze » è presup!losta l'esisteqza attuale e prospettiva di un ostacolo, '

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