Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 22 - 30 novembre 1902

i I .. I 604 RIVISTA POPOLA.NE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI tere speciale che la storia e la sociologia spiegano ad esuberanza, limitato in certi luoghi a certi bassifondi del plesso sociale, sfruttati in alcuni tempi ed in alcuni luoghi dai miserabili dei quali il 'mondo è pieno, una definizione, una formula piena e sonante su di un grande e multiforme paese che presenta più che gli altri d'Italia fenomeni alti cl.i eroismo civile, di privata e di pubblica moralità, un paese che non può avere un carattere solo sia di natura che di vita umana, ' poichè r'itiene in sè ed agita gli elementi più vari e persino estremi psicologici e fisici. Lo scientificismo letterario, fatturato di teoriche sempliciste, ha proseguito la fortupa miseranda della leggenda. Non bastava una Sicilia mafiosa: s'è parl~to e discusso e schematizzato di una Sicilia infer:iore, del sud, qualche cosa tra l'arresto di sviluppo e la barbarie, tra la degenerazione e l'esclusione dal processo riabilitativo. In certi momenti il ritorno sulla leggerezza imperdonabile•di tàle sudicismo dottrinario, dinanzi a quanto di superbamente moaerno la Sicilia delle tre città principali, delle potenti industrie. vinicole di Marsala, dell'attività intellettuale e della radiosa ebrezza di rigenerazione sociale, m'ha destato impeti insostenibili di pena. Ed è stata la parte più singolare e viva della mia impressione generale. Mi sono insistentemente domandato che cosà'. diavolo mai i nuovi censori e fossoyeurs della grande !sola volessero da lei, dal. suo progresso, dalla sua gente feconda e smaniosa di trasformar~i e di migliorare. Città modernissime, porti solidi, industr\~ all'altezza dei tempi, università fiorenti, f;tampa libera e valente, zelante sino al fervore pel' gli interessi locali, ferrovie in cammino versd l'accrescimento e una schiera di apostoli della scienza e della riforma umana, uomini energici e sapienti, anime erudite ed ardenti. , Che cosa voleyano dunque costoro dalla Sicilia1 E che cosa hanno detto d,ella Sicilia con tutto il loro formulismo scientifico gli odierni inferiosisti e sudisti, che aggivnga o alteri quanto si sapeva per l'opera universalmente nota e severamente verificata di Napoleone Colajanni, del Turiello, del Damiani, del Sonnino, del BÒnfadini, del Franchetti 1 Era necessario piantar là degli aforismi 'nudi e crudi,, degli el}unciati diagnostici addirittura feroci per far sapere, in fondo, che' i fenomeni demopsichici della Sicilia sono i più visibili e i più caratteristici d'Italia, per il fatto che la storia della Sicilia è 11lille volte più varia, dai tiranni di Siracusa ai Fasci di ieri, di tutte le altre storie regionali messe insieme? C'era bisogno di picchiar tanto sul ~hiodo dei siciliani differenti e lontani psichicamente dagli altri italiani? O che con quelle palme e quello zolfo e quei grappoli e quel grano e quel tumulto di sangue preistorico e storico e quella lotta eterna combattuta contro tutte le stirpi del Mediterraneo e con i più grandi navigatori del nord, la Sicilia umana poteva essere come la Valle d'Aosta, la suscettibilità morale gell'uomo dagli occhi neri e il braccio magro e nervoso simil~ a quella di alcune bionde e flaccide stirpi del nord? Così si è protratta la puerilità di una tautologia inutile. E, intanto, questi molti scrittori• di sociologia e di demopsicologia llanpo tralasciato di dire una delle cose più &emplici e chiare di questo mon'lo. àlla quale, sarebbero pervenuti ' se, in cambio d'essere trascmati dal verbalismo di unc:1t.eorica,avessero meditato con serenità, maturando le conclusioni e derivandole senza sforzo. Hanno dimenticato che l'elemento siciliano è ì il più profondo ed il più vero di quanti compongano la sintesi etno-psichica dell'italianità. Italianq vuol dire soprattutto ardente e soprattutto geniale, cioè essenzialmente iniziatore, Dalla genesi della lingua nostra al fr.emito della epopea garibaldina, al .primo sussulto nazionale che fu sicilih.no, ditemi voi se questo sia negabile. La Sicilia ha italianizzato l'ellenismo, e l'anima ellena della Sicilia ha un fondo italiano che bisogna es• sere sciocchi ed ignoranti per non comprendere. Frontiera della popolazione iililica contro l'insidia e spesso l'impe.to dell'Oriente, la storia vi ha collocato la legione più gagliarda.' Porsi, sia pur dialetticamente, ,contro la Sìcilia è far la campagna di un antitalianismo contro l'Italia. Poichè, in realtà - e sarebbe meschina la reticenza in opposizione ai demolitori spicci abbastanza nel dir quanto volevano dire' - l'Italia che ha parlato male della Sicilia era piuttosto Uit paese risultato dall'opera economicamente 'buona di rlominii stranieti e, insieme, poi plasmatosi sopra altri e nuovi stranieri modelli. Era una Itali.a pochissimo italiana, la. meno italiana, appunto perchè la prima ad uscir fuori dalla tragica condanna di un. passato dal quale è meraviglia se si cominci adesso ad uscir fuori. . , · L'Italia è un paese del sud: se .vi è una Italia del nord la si può essa dire Italia? Un paese •è tutto insieme, a malgrado di distàcchi e differen• ziamenti, un sistema di energie che ruota attorno ad un perno comune che è stato la romanità prima e il papato poi e la nazione centralizzata in seguito. Questa Sicilia inferiore, che scriveva in italiano prima dei fiorentini ti faceva il ve.spro in un breve volger d'ore, era inf'eriore allora 1 Ma la intendono la storia, della Sicilia ì misosiciliani,, i. sooiologisti del nord e sud? Io non lo voglio sapere- e dichiaro di non occuparmi mai più di loro per Pavv.enire. Mi sono persuaso sin nel fondo dell'anima che, se non si pro- • va d'amare e d'ammirare svisceratamente quella terra maliarda, che è tutta un prodigio, le cose che se ne dicono non po~sono essere sincere e, tanto meno, inspirate dall'idea di renderle un patriottico servigio. · • In quanto a me io c{edo che la ,prima opera di amore e di zelo verso a Sicilia lo studioso debba produrla proponendosi il difficile lavoro di analizzare la psicologia del siciliano che non è davvero dà confondersi, e tanto meno da unificarsi con una psicologia del nieridionale e dell'italiano del sud,• che io non ho mai capito dove di-avolo stia di casa. Le differenze, che la tecnica psicologica deve rendere, sono molte. Il siciliano, il sardo e il calabrese si mettono in un mucchio e vi si pianta sopra la cannuccia tra<lizionale, che segna il pericolo, col suo bravo brigante in cima dipinto a forti colori in un cartellino. Ma la melanconia inerte del sardo sta tutta da sè, purtroppo tutta e sempre ed in qualche parte irrimediabilmento da sè. In quanto all'anima calabrese, forse essa contiene un elemento fisso ~i forza se.mplice e selvaggia e di misticismo della fierezza che le è intieramente • proprio, e si smorza e svanisce nella Calabria che fronteggia dinanzi a Messina la costa siciliana: E nel calabrese è innegabile, accanto a questa fierezza suscitatrice di profondi sentimenti poetici, una poesia boscai'uola che costituisce una base eccellente per una lirica d'arte itali~n11 - anche l'ostentazione della fierezza medesima. Quello che del siciliano è inconfondibile con il carattere di altri popoli italiani, consiste nella pluralità degli spiniti. Il siciliano è il politropos omerico. Natura ricca, varia, pieghevole, non l'ha compresa o_non l'ha studiata c'hi la 'considera va,. -

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