RIVISTA POPOLARE DI POLI11CA, LBITERB B SCIENZE SOCIAU 529 corso di sommossa. Ma io denunzio ancora il pericolo delle pure verbalità, ed io richiamo la meditazione dei vostri spiriti verso· delle soluzioni pratiche. Se no: dob-· biamo affrontare le scosse delle ore della teinpesta, oc· corre ch'es~è non ci prendano alla sprovv:sta. Nùi ab1,iamo .altro da fare che ispirarci con dei ricordi, che a 1·estaurare i metodi 'del 1789 o del 1830 ! Noi si11monelsecolo XX, nel 1902, e una sommossa, per riuscire, dEve essere del suo tempo. Infine, ciò che mi pare essere essenziale - e ciò mi riconduce alle considerazioni generali, troppo abbreviate, che prel'edono - è che noi siamo convintissimi che una distruzione dell'ordine presente non può esser legittima, non può essere utile che quando i materiali d'una ricostruzione sieno preparati. Una catastrofe, qualunque sia la sua estensione, non ha un valore creatore; ai fianchi della montagna del Peleo ove morirono 30.000 uomrn1, la vita indomabile rinasce in mezzo alle rovine e s'ordina secondo le stesse leg ,i. Se voi volete cambiare il mondo, o con la calma evoluzione, rispettosa delle forme, o. con la rivoluzione violenta, dedicatevi dunqu.i, in ordine principale a cambiare gli ,;;piritie le anime: tale è il vero bisogno pratico. Tale sia la nostra missione. E, andate, qualunque sia l'11mbiMte in cui il vost.ro destino, umile o splendido, vi condurrà, qualunque forma speciale prenda la vostr·a att'.vità, andate con modestia, col sentimento del poco che voi siete nell'immenso giuoèo di forze; ma con fermezza, con la convinzione tenace che nessun buon volere è sterile; andate senia timore e senza speranza di ricompensa, e, secondo le belle parole di Sait-Just « se::iz'allro testimone che il vostro cuore i.. JULES DESTRÉE. Deputato al Parlamento Belga. I.' ESPOSIZIONE D'ARTEDECORATIVMAODERNA A TORINO ·'1'· l,o stile fut.1.11·0 )f. I.' al'chit.«•Uut•a * Il mobilio * Gli accessori. Dunque, torno ora da Torino: naturalmente, sono stato all'Esposizione parecchi giorni, tutte le ore, dall'apertura alla chiusura E per parecchi altri giorni appresso il mie, cervello e i miei nervi ne rimasero tanto ossessionati, che non vedevo più, né per le strade, né in casa, nè sognavo la notte, se non forme inconsuete e strane cli architetture e di mobili e di oggetti domestici, se non inusitate armonie dicolori, se non singolari e bizzarre combinazioni di forme e di linee. E, sì, che nulla, o quasi, sostanzialmente, mi riusciva nuovo, di quanto ora vedevo a Torino: nei negozi e neli'e officine d'oggetti d'arte applicata, un po' dappertutto, e più e prima anc(>ra nelle riviste speciali francesi e inglesi, belghe e tedesche, io avevo già conosciuto fin dalla fine del secolo scorso, quasi tutto ciò che ora e qui mi impressionava cosi vivamente; ma, si sa, altro è vedere molte cose nuove separate e staccate, e quasi sperdute in mezzo alla vecchia e convenuta banalità soverchiante, altro è viverci in mezzo eaclusivamente più giorni, e quasi saturarsene lo spirito, e quasi sentirsi cosi trasportati d'un tratto nel futuro, nel solo e puro avvenire, nell'incanto della libeNzione totale .dalla tradizione, nel sogno avverato di ciò che sarà, forse, ma che per 0ra non è, fuori di quì, se non up. ap.eli to indefinito e impreciso a un rinnova'llento di tutta la vita domestica. In sostanza, la mia impressione complessiva.,è di grato sbalordimento. Grato, perché io sono un caldo e istintivo amatore del nuovo nel beHo, come· nel bene, come nel vero, come nell'ideale; e qui tròvo un impeto fervido di ricerche, un tumulto operoso di tentativi, una gara entusiastic,1 di creazione, che mi sferza e mi rinfresca lo spirito cqme una gra1~ doccia fortilìcan te e purificatrice: sbalordimento, poi, perché questo moto, qu_esto impeto simultaneo d_i tutti, o quasi, i popoli civili contemporanei versò l'affermazione e la formulazione stilistica dell'età nostra, è ancora scomposto e incoordinato, pieno d'incertezza e di contraddizioni, misto d'audacie, anzi di temerità forsennate, e di timidezze e di mezze viltà, direi quasi, e d'affermazioni spavalde o ciarlatanesche, e di tacite confessioni di prove mancate e di mal celati plagi alle vecchie forme. · E l'ordinamento stesso della mostra riflette a meraviglia lo spirito collettivo degli espositori: l'immensa area degli edifizi non è che un immane ·1aberinto, dove il visitatore più e;;perto accurato e sistematico si smarrisce e si co11fonde, e ritorna suj propri passi ed esce senza aver visto qualche sezione importante. come il più grJllo dei novit..i e dei provinciali. Perché non numerare tutte le salè, per-. chè non apporre cartelli con indica-doni precise a tutti gli oggetti od almeno a tutti i gruppi, e non far del catalogo, inutile e affaticante guida pei più, un semplice e buon ricordo pel visitatore cui piaccia serbarlo completo r Ma, ripeto, ça oa; e, se non l'ehhe il decimonono, il ventesimo secolo avrà certamente il suo stile proprio, il suo marchio a sè, *** Quale sarà? Non credo si possa dirlo ora, nè in breve, nè con precisione, nè in termini assoluti, e generali. lo credo, ami, che l'Esposizione di Torino dimostri chiaramente una cosa sola: che il nuovo slile si esplicherà per selezione e per concentrazione, da tutto questo viluppo confuso di prove in gran parte c:!otiche e cieche; e che quindi la sua natura intima e necessaria risulterà sopratutto dalle necessità pratiche ed imperiose della vita attuale e avvenire, e dai mezzi che la scienza offre e offrirà, sempre più dcclii, per soddisfarle; e che tutto ciò che stona con quelle necessità e con questi mezzi. dovrà fatR.lmente essere eliminato. Guardate l'architettura, qui; guardate gl-i edifici stessi dell'Esposizione. Clie è questo? Sarnnno -così. le costrnzioni dell'avvenire? lo non credo. essuna delle nostre esigenze pratiche, nessuno dei nostri gusti estetici, tende al massiccio, al pesante, all'op• primente, al farraginoso delle for,ne tozze, dei contrafforti il logici, degli ornamenti e delle ,policromie spettacolose di cui qui si è fatto sf'op-g,o: nei casotti dell'entrata principale, nena rotqnda d'onore, nelle fontane che la precedono, .nelle facciate e .nei fianchi delle gallerie, specialmente italiane, c'è del cinese e dell'indiano, dell'egizio e <lei babilonese, del peruviano e del turco, di tutto, insomma, :fuorchè dell'europeo d'oggi e di domani, cioè del nervpso 1 /
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