RIVISTA POPOLA.RE DI POLITICA., LETTERE B SCIENZE SOCIA~ 517 · quelli dellli giurisprudenza francese perché si collegan_o ad uomini come Saint-Simon, Cambacérés, Barras, d' Eligny; meno importanti sono i casi che presen_ta la giurisprudenza italiana: il caso Gioberti, del conte Caid Nissim Samana, del generale Lamarmora. L'A. sa ravvivare in poche ma dense pagine questi antichi processi che, all'interesse storico, aggiungono un altro incontestabile interesse: il giuridico. Peraltro la quistione dei diritti dello Stato sulle carte comprese nella successione del .pubblico funzionario é assai scarsamente studiata nella dottrina. Prima della pubblicazione del recente volume del Dr. Luigi Ferrara mancava nel modo più assoluto una trattazione speciale sull'argomento; e non si trova alcun accenno in proposito nei proceduristi e negli scrittori di diritto pub1:,licoin genere. La: dottrina francese é concorde nell'ammettere che ·i suggelli possono apporsi d'ufficio sulle carte d'un individuo il quale abbia esercitato delle funzioni per conto dello stato, anche quando egli non si trovava più nel!' esercizio delle sue funzioni. Più scarsa e talvolta meno esplicita é la dottrina italiana sul!' argomento, mentre in Germania il diritto dello Stato d'intervenire nella successione dei pubblici funzionari per assicurar le carte ufficiali o d'interesse nazionale, sembra una cosa tanto ovvia e tanto naturale ai giuristi tedeschi da non richiedere una menzione speciale. Ma che s'intende per pubblico depositario? Un antico diplomatico, ritiratosi a vita privata, già da tempo anteriore alla sua morte può qualificarsi pubblico depositario, ai sensi dell'art. 849 cod. pr. civ.~ La risposta negativa non parve dubitabile a uno dei più illustri proceduristi nostri, al prof. Ludovico Mortara; ma l'egregio. dottor Ferrara osserva assai acutamente che la qualifica di depositario pubblico, per la natura stessa delle cose e per effetto di semplice logica, risulta senz'altro possibile in chiunque abbia esercitato una pubblica fun. zione, durante un certo tempo della sua vita, e si é trovato quindi in condizione di aver presso di sé carte o altri oggetti appartenenti allo Stato. Il Governo dunque ha indiscutibilmente il diritto di far opporre i suggelli al domicilio del funzionario defunlo, e d"intervenire a sorvegliare le operazioni d'inventario sia pe1· tutelare i suoi diritti sia per un. alto scopo d'interesse pubblico , ma non può nè deve paralizzare e distruggere i diritti' altrui. La seconda parte del volume tralla della quistione nel diritto privato, considerando il caso in cui l'ex-funzionario abbia affidato ad uno o p'ù amici il compilo di scegliere fra le p1·oprie carte gli scritti da pubblicare e di curare tutto il lavoro preparatorio della .pubblicazione La libertà di tale disposizione, osserva l'A., si estende fin dove non incontra ostacoli nella legge o nel diritto dei terzi. Dopo la trattazione generica della questione cosi per il diritto privalo, l'A, riporta integralmente la sentenza resa nella causa per le carte Crispi dal Tribunale di Napoli (e redatta dal giu<l1ceGiannattasio), cui l'A. tributa molte lodi per la serenità con cui vien decisa la quistione di diritto pubblico; ma osserva assennatamente che non é giuridicamente corretto l'ammeltere, com'es• sa fa, conlcmporaneamenle in una stessa persona, nel Damiani, una duplice rappreseplanza in base di due mandati i quali. per necessità di cose, sono nella più completa e più incontestabile opposizione d'interessi. Concludendo, il volume del giovane valoroso giurista - d<>dicatoopp·orlunamenle a Ludovico Mortara - é un bel saggio di dissertazione sobria, perspicua e ragionala sul caso Crispi e le carle dei pubblici funzionari nel diritto comparato, nella storia giudiziale e nella dottrina, e si distingue fra le molte monografie che si pubblicano quotidiana!Ilente per la solidità della ricerca, lo acume dell'osservazione e sopra lutto per la lucidezza dell'espressione. EUGENIO MELE. LA LOTTAANTICLERICALE IN FRANCIA (Continuazione - Vedi N•. precedente) Sembra che Roma abbia invitato i frati a star tranquilli; i vescovi non hanno troppo protestalo; l'abate Gayraud il deputato brettone, non chiedeva di meglio che di calmare i contadini. Si è molto notato che Marco Sangnier, il direttore del Sillon ( organo della demagogia clericale) è· doventato tutto ad un lratto taciturno; si era potuto credere, leggendo i suoi primi articoli, ch'esso volesse tenta1•e di agitare la questione sociale (1) ma ha cessato i:;ubilodi mettere il campo a rumore. Allorquando il governo ha preteso che l'agitazione di Breltagna fos<,e un complotto realista, esso tentava d'ingannare il pubblico; la verità era che si trattava di un mnt,ùnento laico nel quale i preti erano trascinali. Roma ha paura di una politica interna anticlericale, essa domanda ~opratlulto el governo francese di non cei:;sare di essere il protettore della Chiesa in Oriente e, infalli, esso :;;imostra sempre più zelante per gl'interessi della Chiesa. Roma si ricorda che Ferry, dopo avere espulso i Gesuiti, conferiva con il superiore della missione del Madagascar e che la conquista di quest'isola è stata fatta tanto pet· l'interesse delle compagnie delle miniet·e d'oro quanto a grande profitto della missione cattolica. La scuola di medicina di Beyroulh, che appartiene ad una università diretta dai Gesuiti, é sovven• zionata dalla Francia. Niente cambia nelle nostre çolonie di Oriente; ed é appunto quello che vuole Roma. I frati sono stati spinti alla resistenza da dei giornalisti che hanno bisogno di avvenimenti sensazionali (come Drumont), e da alcuni comitati parigini che cercano di darsi dell'importanza nel mondo aristocratico. Ma le vere cause della resistenza sono puramente locali. Da una parte bisogna tener conto dell'ambizione di alcuni avvocati che vogliono farsi un nome difendendo i frati e vogliono sfruttare la siluazioné; dall'altra parte gli antichi realisti e bonapartisti che hanno cessai.o d'attendere una restaurazione, doventata sempre più improbabile, sono felici di mettersi alla tesla della gente del loro villaggio; se hanno perduto il potere ufficiale essi esercitano un potere ufficioso col quale l'autorità repubblicana é obbligala di fa1·e i conti. Essi ridiventano delle autorità sociali. . • • Il govemo aveva sperato che i moderali (il partito Ribot, Meline) si compromettessero gravemente nella resistenza ai suoi decreti. Non si può comprendere la polilica seguit'l. òa Combes, se non si ammette questa ipotesi. Si era rimproverato troppo spesso rruesto (I) Avrò occasioi:ie di tornare su questa questione molto grave e molto male conosciuta, io mostrerò, allora, l'organizzazione con la quale il clero si sforza di s<tloarela Chiesct alle spese del capitalismo: questa organizzazione si fa sentira dappertutto.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==