502 RIVISTA. POPÒLARÉ DI POLITÌC,, LETTERE É ~CIENZE SOCIA.li pace. Nell'insieme, essa ha certamenle contribuilo, da venLicincp1e anni ad ogg\ alla ,;onservazione della pace in Europa. Essa ha prevenuto Lra l'Ausl1·ia, l'Italia, la Germania, aLLriti ed urli che av,·ebbero messa a brani Lulla l'Europa. Essa ha anche, lo dico nellam,mle, contribuilo a preservare il nostro paese dallo spirito di avvenlur11, e dalle funesle tentazioni guerresche, .:ontrapponc11do at:e velleità sciooiniste della nostra nazioni', alle imprudenze aggressive che si sarebbero potute manifesla1·e, una formidabile coalizione difensiva. « Un'Europa divisa sarebbe fatale alla F1·ancia: essa ridestertibbe, colle sue divisioni, coi molteplici prelesti offerti per interventi militari, l'antico spirito di guerra e di dominio che cosi spesso ha drammatizzala ma falsala la nostra storia, e che ha fatto deviare la Rivoluzione. lo preferisco, anche per noi, e per noi sopra tulto, un Triplice Alleanza sempre più penetrata dello spirito di pace e puramente difensivo, la preferisco ad un Europa divisa e slegala, in baria perciò di tutte le vicende e di tulle le avventure. « Per esempio: se accadesse che a cagion di Trieste o delle lolle per l'influenza in Albania, l'Italia e l'Austria si guastassero; se per questo confl,Lto la Triplice alleanza andasse in frantumi: nessuno può dire in quali avvenlure sarebbero precipiLate le nazioni, e con quali teutazioni cerli pretesi uomi1,i di Stato farebbe1·0 perder la Lesta al nostro popolo. Nessuno può del pari sapere con qual contraccolpo le &mbizioni russe, improvvisamente ricondolte dall'Asia verso l'Europa, infrangereb· bero la pace e l'equilibrio del mondo». L'Italia da qualche anno, e specialmente, pare, da qualche mese, si é ravvicinala alla Francia . .E: questo uno degli avvenimenti più felici che si potessero immaginare. Ed é infinitamente meglio per l'Europa, per l'Italia e pel' la Fl'ancia, che l'Italia si sia avvicinata a noi senza romperla colla Triplice alleanza. Prima di tutto nessuno tra noi può prendere abbaglio sul senso di questo ravvicinamento: esso non incoraggia alcuna.speranza temeraria, non suggerisce alcuna illusioue. E un sistema di buoni rappo1·ti, di cordiali ed amichevoli relazioni quello ora inaugurato, senza che niuno possa intravvedervi nel fondo un rimanegp;iamento lerriloriale d'Europa. Se l'llalia venisse con noi dopo averla rotta con altri se formasse cou noi come un'alleanza di pretese, que• sL'alleanza non larderebbe forse a diventare offensiva ed aggressiva; e sarebbe un disastro per la civiltà, per la democrazia eul'opea che ha bisogno dell11pace. Allorquando invece l'Italia, membro della Triplice, entra in amicizia con la Francia, quali che si siano i termini dd contralto segreto, ha perduto il suo sottofondo di ostilità e di diffidenza verso di noi. Ciò significa che essa non é più un sistema rigido e chiuso, che può aprirsi ad uno spirito più largo, a un pensiero veramente europeo, e che l'Europa, già organizzala dalla Triplice alleanza da un lato, dall'alleanza franco-russa daM'allro, può costituirsi a poco a poco in un sistema definitivo che escluderà qualunque pretesto o probabilità di guerra. La Trip\ire no11é una cosa a sé stante. Essa non é un che assoluto: é buona o cattiva secondo lo spirito che la anima: e questo spirito essa lo riceve dai popoli e dai governi, e non già dalle formule dei trattali. La durala prolungantesi del Ministero Zanardelli ha dato alla Triplice, checché ne possa dire il brindisi di Berlino, un sif!:nificalo più pacifico e più cordiale in rapporto alla Francia. Ed ora é assai più a~evole intravvedere una sistemazione pacifica e amIChevole delle questioni europee, un'era d1 pace certa e sincera, preludio necessario al disarmo. Quando non fosse che 11uesto risultato della duplice azione parallela del Ministero Zanardelli e del Ministero \Valdeck-Rousseau, questo basterebbe a giustificare, dal punto di oista socialista, la condotta dei socialisti al di qua e al di là delle Alpi. Noi non arriveremo a raggiungere il disarmo che con uno sviluppo costante della democrazia e del socialismo. Questo intento non potrà essere rai,;giunto che a condizione di fiaccare ogni giorno più i pregiudizii sciovinisti e le passioni nazionali,,te. Ecco perché io ho parlato senza violenza e senza anatemi della Triplice alleanza. Ecco il seg, eto dei miei sforzi e il fondo del mio « antipalrioltismo ». (Petite Republique - 18 Settembre). Alchas: Dopola Conferenzacoloniale. - La Colonial Conferencc é slata una ~rave disillusione per i partigiani dell'imperialismo militante. A meno che la conferenza promuova la istituzione di un servizio postale inter-imperiele, le sole conseguenze decisive delle sue deliberazioni dovranno essere di carattere negativo. Il rifiulo del Ca11adà e dell'Australia di partecipare in alcun modo al tentativo di fondare una Krier;soerein diminuisce sensibilmente le aspettative a cui c1 siamo abbandonali a p1·oposilo delle Colouie. L'azione delle Colonie ha faLto ricadere la Gran Bretagna nella convinziùne che, per tutti ~li scopi immediati della politica pratica, le Colonie s1 aspelleranno di esser difese dall'Inghilterra, mentre questa, per la sua diresa, non potrà contare che sulle forze proprie. Non vi é da farsi alcuna illusione, a proposito della Unione doganele. Il vero scopo della Conferenza era la responsabilità comune, e la comune organizzazione difensiva. Per questo -scopo le Colonie non fanno nulla. Con ordinamenti definiti ed equi, il Canadà, contribuirebbe forse con quatlro milioni di sterline all'anno per la marina, l'Australia con tre milioni, il Sud Africa con un milione, e la Nuova Zelanda con meno di un milione. Il Dominio ed il Commomwealth manterrebbero ciascuno un corpo d'armata, reclutato ed organizzato nel modo che il governo Federale indicherebbe, volta per volta, per il servizio all'estero con le forze che la madre patria sarà pronta a mettere in campo in una emergenza interessante lutto l'impero. Ma questo piano fu respinto con orrore tanto da Sir Wilfr1d Laurier che da Sir Edmumd Barlon. li risultalo é c.he, per ogni sviluppo regolare e continuo, gli inglesi dell'Impero, che occupano il quarto posto per numero tra i grandi popoli dirigenti, ed una posizione anche inferiore per l'aumento della loro popolazione, scelgono di restare una razza speziata, di fronte ad avversari tenuti assieme da necessità naturali. Non ci curiamo nemmeno di indirizzare la nostra emigrazione nelle nosll'e colonie. Da vVaterloo ad oggi, più di dorlici milioni di pel'sone hanno lascialo l'Inghilterra. I tre quarti di esse, probabilmente, si sono stabiliti negli Stati Unili. Se essi avessero popolali i territori che sono sotto la bandiera in~Iese, la popolazione bianca delle Colonie sarebbe ora d1 trenta milioni, e non di dieci, e la posizione dell'impero sarebbe stata assicurala per sempre. La popolazione bianca delle Colonie cresce cosi brutamente che occorrerà un altro secolo pl'ima che l'Inghilterra abbia trenta milioni di coloni bianchi. Non vi é alcun dubbio che l'anglo sassone, dovunque egli viva, è divenuto il meno servile di tutte le razze maggiori. L'impe1·0 Britannico consiste di solo cinquanta milioni di inglesi, e questi hanno rifiutato, nella Cotonial Conference, di far parte di una qualsiasi forma di organizzazione per la protezione comune. In un delirio di ditirambi sono trallate le Colonie come se fossero potenze di prima classe in popolazione e ricche·t.za, ma esse in realtà non sono pari che a conlee di prima classe. Hanno una popolazione totale non superiore a quella del Lancashire e del Gorkshir 1 presi assieme, ma aumentano molto più lentamenle del e due contee, e contribuiscono molto meno del Yorkshire o del Lancashire, presi a parte, sia in denaro che in uomini, al mantenimento dell'Impero nel suo insieme. Tutte le preoccupazioni per la difesa dell'Impero sono e~ualmente vaghe ed il'1·eali nella mente del primo mimstro australiano, e di quello del Canadà. Si:- vVilfrid Laur·ier ci ammonisce calorosamente di non lasciarci attrarre nel vortice del militarismo. Sir Edmondo Barlon resiste, per principio e per istinto, ad ogni tentativo di tradurre il semplice sentimento dell'imperialismo ar.che nella più mite forma di contralto. Egli non crede che l'Australia sia vitalmente interessata nelle misure per la difesa imperiale. Cos\ tra la madre patria e le Colonie esiste una indecisione fondamentale negli scopi pratici. La Federazione Imperiale nel suo stadio presente non può signifìc.are che una organizzazione per la difesa dell'impero. Ma in questa direzione non può farsi nulla. Mettiamo alla prova le più care illusioni, per quanto ingrato sia il compilo. Le Colonie han fede nell'aiuto per sentimento, ma non per un comune interesse di difesa imperiale. Le forze militari e navali di alleati, interamente estranei fra loro, come l'Austria e la Germania, ad esempio, son più strettamente associale e coordinale che re risorse della madre patria e delle Co-
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