Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 18 - 30 settembre 1902

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 4è7 ai nostri discendenti la medesima impressione di dolo - roso sLupore che ci fa oggi la schiavilù. Sempre più il diritto dei deboli s1 organizzerà. Quello della donna, quello del fanciullo sono ancora appena sbocciali. Quello dell'operaio sarà potentemente trasformalo dall'azione sindacale. Qua.nto è inleressante, per un giurista intelligente, di parlare con degli operai che si occupano di azione sindacale, e di scoprire nei loro spiriti dei concetti sulle coalizioni, sugli scioperi, sui diriLti dei sindacati, etc., che sembrano mostruosi agli economisti ed ai magistrati borghesi! Ma Lutto ciò é da precisare, da coordinare, da giustificare. Quanto lavoro, quanto buon lavoro rivoluzionario per voi, o giovani! Quanto lavoro pure in tutte le questioni che riflettono la giustizia repressiva I Abbandono della vecchia teoria del diritto di punire, la società non pensante che a emendare, con dolcezza e con bontà, i colpevoli, difendendosi contro gli incorreggibili, e prevenendo il delitto con una rifusione generale delle leggi sulla mendicità, sul vagabondaggio, sulla beneficenza, sull'infanzia abbandonata! Voi che vi consac1·ate al Diritto, pensale che la gran• dezza della vostr!l missione sociale é che sempre, in modo· variabile, una difesa, una sentenza ollrepassino le cause che le occasiouano. Anche nella vostra attività giudiziaria voi potete essere rivoluzionari. Il presidente Magnaud non lo é forse quanto q•ialunque altro famoso deputato? Infine un diriLlo nuovo, di cui le grandi linee s'indicano appena, e di cui i nostri antenati non potevano mai prevedere l'importanza e l'interesse, chiama i vostri studi: il diritto internazionale, destinato a doventare il grande regolatore degli sforzi combinati dei popoli. Ciò che io vi dico - ~roppo sommariamente - del Diritto bisognerà ripetervelo per la Scienza. Chi contesterà ch'essa pure non sia una del!~ grandi forl.e sociali e ch'essa pure non sia rivoluzionaria? Chi negherà che gli scienziati, a cui noi dobbiamo il vapore e l'elettricità, non abbiamo rivoluzionato il mondo? Domani altre invenzioni: la navigazione aerea, l'immagazzinamento della luce solare, l'utilizzazione delle maree, il trasporto della for:i:a a distanza, forse queste, e molto probabilmente altre scoperte alle quali nessuno pensa, verranno a farci un avvenire mai supposto. E malgrado delle perturbazioni passeggere - perché l'intrecciarsi delle influenze è tale che nessuno potrebbe dire le conseguenze d'una nuova scoperta, e tra quP.ste conseguenze ve ne possono esser·e di quelle momentaneamente funeste, - tutte queste scoperte finiscono, in conclusione, o ad accrescere le ricchezze del!'umanità o a diminuirne il lavoro. Ma non si tratta u!licamente della scienia considerala nelle sue applicazioni pratiche ed industriali. La scienza pure ha anche la sua parte nella preparazione dei secoli che si avvicinano. Essa diminuisce l'ignoranza e il• mistero, ed è l'ignoranza la sorgente prima delle miserie umaue, ecl é sul mistero che si sono potute fondare !e gerarchie più oppressive e le più pesanti tirannie. Ci si -dirà che questa scienza non é punlo invariabile, ch'essa dà successivamente delle spiegazioni conlraddiltorie dei fenomeni, che la verità d'oggi non sarà più quella del domani. È certo, ma se essa si perfeziona non è questa una ragione per stimarla meno. Al eontrario, le suè variazioni c'insegnano delle virtù eminentemente sociali: la modestia per le nostre convinzioni e la tolleranza per quelle degli altri. Se l'umanità l'avesse compreso meglio, essa non anebbe seminato la sua strada di tanti cadaveri I Voi mi domandate ciò che polete fare in questa dizione? Seguire la vostra strada anzitutto, studiare e scoprire più luce, e sopratutto, da oggi, mostrarla agli altri uomini. Perché, non la dimenticate mai, voi, i giovani intellettuali - rer impiegare una parola un poco abusala, ma sempre espressiva - voi siete dei privileg" ati, e voi potete, voi dovete profittare dei favori della fortuna per aiutare i vostri fratelli nella loro emancipazione intelkttuale. I mezzi? Sono multipli: la stampa, le riviste, i circoli di studio, le biblioteche (1), l'exte.nsion universitaria, le Uuher,;ilà popolari, il Libero Pensiero, tutti i tentativi di volgarizzazione e di emancipazione di cui la classe operaia ha tanto bisogno. Voi vedete con gioia elevarsi nell'ordine politico e nell'ordine economico la classe operaia; ma come giustificherà essa, come conserverà essa la sua potenza, se sarà ignorante e, nell'ordine intellettuale, serva di· alcuni dirigent{? Per la sua azione di classe, e per la sua missione nelle assemblee del Comune e dello Stato, è indispensabile ch'essa abbia degli uomini di un'intelligenza aperta e debitamente formata, e l'organizzazione capitalistica attuale non é tale da dare molti di questi uomÌni. So bene che gli operai si formano da sé stessi, e questi autodidattici numerosi non sono uno dei punti meno commoventi della forza operaia; ma fossero cento volt.e più numerosi, essi non sarel,bero abbastanza pei molti comp'tti che dovranno assumere. Bisogna che l'operaio legga; che legga, tutti i giorni, un giornale, parecchi se' é possibile; che legga delle riviste; che legga dei libri. Queste letture, voi pote le scegliergliele, facilitargliele, spiegargliele. Voi dovete aiutare fraternamente la sua ascensione intellettuale, non per farne un adepto di una opinione politiea determinata, o un elettore di un partito politico, ma per aiutarlo a doventare un uomo libero. L'importanza dell'Arte non è, secondo me, minore di quella della Scienza e del Diritto. È di tutle le forze sociali, una delle più attive e delle più indelinibili. Essa tocca ciò che noi abbiamo di migliore in noi: l'entusiasmo e l'ammirazione. Essa eccita i più meravigliosi slanci della natura umana. Dappertutto ove delle società esistono, essa si afferma imperibile, fascin'.ltrice e sovrana. L'arte di un tempo ne da la misura. E chi oserebbe credere che questa organizzazione socialista dell'avvenire non avrà punto la sua espressione estetica f (1) Queste idee sono, lo so, talora controverse tra noi. Vi sono di quelli a cui l'indipendenza canzonatoria degli artisti urta. Vi sono di quelli che, personalmente, insensibili agli incanti delle opere d'arte, non ne comprendono il bisogno per gli altri. Vi. sono di quelli che considerano l'arte come il frivoio abbandono delle persone oziose o come l'accessorio di un lusso ch'essi odiano. E certi atteggiamenti ostentati di villani rifatti, certe affettazioni di aristocrazia di poeti chiusi nella loro torre di avorio, forniscono dei facili argomenti. Ma questi sono dei piccoli argomenti. Altri dicono : gli operai sono troppo lontani dall'arte. Come volete voi che un disgraziato, oppresso da un lavoro eccessivo, senza cullura preparatoria, possa apprezzare la serenità di un tempio greco, il colore di un Rembrandt, o la passione di un vVagner? Ciò é pur troppo vero. Ma non é così che si deve por!'e la questione. Tutti gli operai (1) .lules Destr,,e: Bibliotheques ouoriéres. Un opuscolo a dieci centesimi. Presso il giornale Le Peiiple di Bruxelles. (1) .lules Destrée: Art et socialisme. Un opuscolo a dieci centesimi. Presso il giornale Le Peuple di Bruxellea.

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