Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 18 - 30 settembre 1902

496 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE É SCIENZE SOCIALl quiecenza dell'uomo, ossia della forza domi• nante e dirigente ogni moderna convivenza civile Y r o, innegabilmente. Quando, pertanto, si troverà davanti un tipo nuovo di donna cosciente de' pro]Jrii diritti e doveri, l'uomo pure sarà, malgrado suo, anche a sua insaputa, mutato; sarà migliord.to, perchè egli stesso avrà concorso validamente ad un miglioramento tiella donna il quale in altro modo, non si sarebbe mai ottenuto: miglioramento individuale e sociale, chè essere una sola di queste due cose non può. Chiavari 1902. Avv. FRANCESCO MARIANI. Rivoluzio~e ver ale erivoluzio~e ~ratica (Continua.::ioneVedi n. 16). ln sociologia, in ogni proposizione esalta ed as,oluta vi è sempre una p11rte di errore: è il suo assoluto. Una nozione vera cessa d'esserlo quando la si ,_presenta in un modo esclusivo. La lolla degl' illleressi materiali non spiega punto lutto il cammino della civiltà. Primum oioere, deinde philnsophari. Certamente. Ma accade cl;e i filosofi reagi~cono sugli elementi economici appena li hanno fatti schiudere. E dal!' alba del mondo è cos·1 un'azione e una rea:i;ione costante d' i11flueoze diverse. Tra queste, quelle che derivano dal pensiero e dal sentimento, sono d'un' importanza capitale. Non vi sono più alte, più nobili forze sociali del Diritto, della Scienza, del!' Arte, della Morale. I secoli non hanno conosciuto agilaziolli tra gli uomini che non se ne sieno preoccupati. Sarebbe inconcepibile che un movimento, come quello del socialismo, dalle vaste speranze, si limi_lasse, decapitalo di ogni velleità superiore, a delle cure d'ordine economico, e non si consacrasse punto, esso che vuol rivoluzionare il mondo, e rivoluzionare innanzi tullo le concezioni che conducono questo mondo. Chi pretende modificare i falli deve anzitutto modificare le idee. I nostri alti non sono che la traduzione nei falli del nostro modo di pensare e di sentire, e delle volle, un motivo d'ordine intellelluale o sentimentale ci <lecide ad agire contrariamente al nostro inte1·esse materiale immediato. Ciò che è per gli it:dividui, è pei gruppi e per le società. Non c'è mezzo più praticamente rivoluzionario: - ed io invito, voi, studenti, con la stessa insistenza con la quale inviterei degli operai, a fondare e fortificare le loro opere economiche - di quello che consiste a bullar giù nei cervelli dei contemporanei le concezioni sulle quali la borghesia ha fondato il suo impero, e di chiarire quelle che presiederanno alla costruzione del mondo del domani. Ne volete alcuni esempi 1 Che è, in fondo, questo appassionante problema della proprietà, se non una questione di diritto i All'idea s::adente della proprietà individuale, noi opponiamo quella della propl"Ìelà collelliv11. Il selvaggio che, ai tempi della preistoria, cacciava nella foresta senza padrone, poteva credersi il legittimo propriel11rio della cacciagione che aveva falla, delle pietre che aveva foggiale in armi, dei nemici che avean ridolli in servitù, della caverna o della capanna in cui abitava. Oggi, il minimo godimento n,rn ci è permesso che grazia allo sforzo accumulalo di migliaia di generazioni anteriori, grazie allo sforzo coordinalo di migliaia di generazioni presenti. L'appropriazione, cosi centuplicata da tutti, da allora si trova con· dizionala. Il jus utendi et abutendi si restringe ogni giorno. Si è anziluLl.o messo fuori di questo diritto la personalità umana e fu la fine della schiavitù. Si sono poi dichiarali inalienaLili ed imprescrillibili i beni della nazione. Sempre più si precisa la nozione che certi valori, le ricchezze naturali per esempio, appartengono a lutti; che certe proprietà, come certe grandi officine, mezzi di produzione e di trasporlo, non possono essere abbandonati al capriccio degli individui. La civiltà accresce senza posa il numero e l'importanza dei servizi pubblici, e dinanzi alla loro invadenza necessaria e benefica per tutti, che diventa un diritto che deve il più prezioso della sua essenza e della sup estensione a questa stessa civiltà? La proprietà che sembra la più personale di tulle, la proprietà dell'autore, dell'inventore, non sfugge punto a questa osservazione. Perché se l'inventore ha potuto inv('ntare, é forse in ragione delle facoltà individuali, ma è soprallutlo per il lavoro anteriore del!' umanità nella quale é cresciuto, in seguito alle mille ricerche, ai mille tentativi che fecero i suoi antenati. Chi inventa, é giusto sia ricompensato con un vantaggio, ma sarebbe assurdo eh' egli in perpetuo disponesse della sua invenzione secondo il suo capriccio. Il suo dirillo è gravato da un diritto sociale. La proprietà non avendo altro tondamento che l' utilità generale, questa utilità esigente che le grandi intraprese sieno sfrullate a vantaggio di lulli, - una volta queste nozioni rivoluzionarie entrale nei cervelli, tutto il resto le ><eguirà,e il ministro che consacrerà in formule legislative il trionfo del collellivismo non avrà fatto che registrare una rivoluzione fatta nelle idee giuridiche. E se i diritti reali si trasfonnano, noi vediamo mutarsi in senso analogo i diritti di obbligazione. Il diritto romano proclamava con un rigore assolu lo il rispetto delle convenzioni: pacta sunt servartda. Oggi ancora il nostro dirillo lo esige, ma la società si riserva sempre più di esaminare se la convenzione possa o no essere eseguita senza iniquità. È qui un punto di diritto completamente moderno. Già il codice civile vi si ispira, timidamente: la vendita è risoluta in caso di lesione di più di sette dodicesimi; non si può impegnarsi per dei servizì che per un periodo di tempo etc. Ma è sopratutto in questi ultimi anni che noi vedemmo dedurre tutte le conseguenze dalla legislazione che si chiama 11. Socialismo di Stato », tutte le misure d'intervento che ne derivano circa il contratto del lavoro tra il padrone e l'operaio. Qui, come per la proprietà, si restringe la libertà teorica di alcuni, per assicurare la libertà effettiva del maggior numero: limitazione della giornata del lavoro, fissazione del minimum del salario, assicurazione contro gl'infortuni del lavoro, cassa della -disoccupazione, riposo settimanale, pensioni operaie, che cos'è tutto ciò se non la società che viene a supplire i contratti individuali, affermando il suo diritto all'osservazione dei patti, dando il soccorso della sua forza, 11 condizione di verificare prima se i deboli non siano stati punto sfruttati in un modo inaccettabile per la coscienza collelliva dell'epoca 't Questa coscienza sensibilizzandosi continuamente, verrà un giorno in cui il salariato del secolo XIX lascerl\

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==