Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 18 - 30 settembre 1902

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 489 dipenrle ancora, come .ogni ramo dell' industria, dalle condizioni fatte ai lavoratori. Il mio non è un paradoss_o. Ho avuto occasione di studiare, -nello stesso Ufficio della Marina e nel grande palazzo di Lutzow Ufer la marina i:nercantile tedesca, ed alla stregua di cifre e di fatti, ho potuto constatare che la condizione economica e morale fatta ai lavoratori del mare dallo Stato, dalle Compagnie, della pubblica e privata Assistenza è stata una delle principali cause, che hanno prodotto il rapido sviluppo di quella marina. La nave, oggi, è il più raffinato strumento di propaganda non solo per i prodotti, ma per la influenza e per il prestigio. Accomuni dunque il paese nel suo affetto; nella sua cura la nave da guerra e la commerciale, le quali, rispetto alla prosperità nazionale, non hanno S':opi diversi e cammini separati. Se così è, bisogna, o mio illustre amico, provvedere: bisogna che i lavoratori del mare abbiano, innanzi tutto, l'occhio rasserenato dal securo domani; abbiano una famiglia sulla quale non si libri, perenne angoscia, lo spettro di una improvvisa miseria; abbiano infine tutta quella assistenza, che la moderna civiltà impone - e sempre nello interesse della patria economia. Bisogna, insomma, che il marinaro nostro· rafforzi sempre la coscienza della sua missione nazionale, e non finisca come l'equipaggio della Speranza, anzi, per passare dal teatro alla vita, come l'equipaggio di quella nave, che, di pieno giorno, carica di sale, affondò in silenzio, nelle acque sarde - mentre una folla briaca. correva per le vie delle ital iche contrade chiedendo il ritiro delle truppe dal!' Africa. Il ricordo è amaro. Erano i primi giorni del Marzo 1896: Adua pesava tragicamente sul cuore nostro, ed i nomi dei valorosi, che erano bellamente caduti, correvano sulle labbra <:litutti. Chi pensò, allora, chi nominò allora, quegli altri eroi della piccola nave, affondata in silenzio, di giorno, nelle acque della Sardegna 1 Eppure, anche essi erano caduti, per un ideale forse più epico del militare: il loro umile e sterile grido non era giunto a noi e s'era perduto tra le onde ingorde, che dei naufraghi sanno però raccogliere e conservare gli ultimi lamenti, per venirli a ripetere, quando, nelle notti cli bufera, battono furiose sulla spiaggia, a noi, buoni e bravi cittadini, che dormiamo o godiamo al coverto ed al caldo. I G. PARATORE ~ Gli abbonati che invieranno all' A ,nministrazione clella Rivista Popolare l'importo dell'abbonamento scaduto e lire una e cinquanta, riceveranno.franco cli porto, il volwne Per l'economia nazionale e pel dazio sul grano, dell'on. Dott. Napoleone Colajanni. LA LOTTAANTICLERICALE 1N FRANCIA (1) La lettura dei giornali francesi è tale <la dare un'idea molto falsa di ciò che accade attualmente in Francia, a proposito dell'applicazione della legge sulle associazioni. La Petite Republique clie è diventata un organo ufficioso (è talvolta molto docilmente ufficioso), fa credere ad una lotta terribile che sarebbe impegnata tra i rappresentanti dello spirito moderno e quelli del passato. Jaurès parla, con la sua foga abituale, d'una disfatta prossima dell'oscurantismo dericale. Nel campo opposto la Libre Parole esagera, nello stesso modo, ciò che accade. Questi due giornali sono abituati a travestire la verità, e i loro lettori accettano, senza commuoversi, le affermazioni più false; sembra che, per conservare la loro clientela certi organi della stampa abbiamo bisogno di dir tutto alla rovescia. Quanto a Jaurès bisogna tener conto del suo temperamento che gl'impedisce di vedere che i suoi amici non compiano sempre delle opere provvidenziali, come egli si figura. Per comprendere bene quel che accade, bisogna rimontare alla discussione della legge sulle associazioni. Da molto tempo si parlava di fare una legge a questo proposito; ma il regime della tolleranza era quello che conveniva meglio ai liberali. Esaminiamo quale era la situazione legale dei conventi; le leggi rivoluzional'ie non sono state mai abrogate riguardo a loro; tutte le congregazioni religiose sono dunque delittuose quando non sieno state autorizzate; ma il Codice del 1810 non avendo punto preveduto pene speciali per questo genere di delitti, gli· ordini religiosi godono di fatto la più grande libertà. · Bisogna frattanto ricordarsi che Napoleone I ha sempre consid_erate le leggi rivoluzionarie come a sua disposizione; come ha redatto dalle liste di emigrati nel 1807, egli ha impiegato, durante il suo conflitto con Pio VII, delle misure arbitrarie fondate sulla legge del 19 fruttidoro anno V che permetteva di deportare senza gi udizio i preti che turbavano l'ordine pubblico. Nel 1804 egli fece un decreto legge, fondato evidentemente sulla tradizione rivoluzionaria, che ordinava a parecchie congregazioni di sciogliersi; ai loro membri era intimato di ritornare nelle loro diocesi per vivervi conformemente alle leggi e sotto la giurisdizione episcopale; il pubblico ministero era incaricato di processare i delinquenti « anche in via straordinaria , , sia dinanzi ai tri- (i) Nei Tcmps Nouoeaux - l'organo di Jadn Grave e degli anarchici francesi - Cbarles Albert sostiene lo stesso nostro punto di vista. E nello stesso numero del 26 Settembre Jean Grave melanconicamente osserva che i Tribunali militari ben allre pene ~evere avrebbero inflitto se iI rifiuto di obbedienza non Josse venuto da un coloooello cattolico - Di Saint Remy - ma da solrl~ti che ooo avessero voluto scaricare i loro fucili oui la rnratori in sciopero I N. d. R.

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