Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 18 - 30 settembre 1902

flIVISTA POPOLARB DI POLIT1CA, LETI'ERE B SCIENZE SOCIAU 487 della disciplina sembra tenero, per ottenere l'unità, ammaestrato dall'esperienza, non vedrebbe male un poco di reazione. Ma non dispera ùel socialismo « Alcuni dei nostri contemporanei, egli con- « chiude, si lamentano che il nostro tempo man• « chi di eroi; essi son là. Basta aprire gli occhi « per vetlerli. Nulla fu mai più puro della gloria « degli operai Proudhon, Bebel, De Paepe, An- « seele, Malon. Se la società futura si annunzia • con tali uomini, possiamo avere fiducia. Non ci « spaventiamo oltre misura delle teorie troppo • vaghe, delle affermazioni troppo rapide. Questi « difetti sono necessariamente legati ad ogni spe- • culazione sull'avvenire. Creazioni dello spirito, • è inevitabile ch'esse siano astratte e parzialmen- • te false•. E, frenando il desiderio di riprodurre molti brani dei Saggi dell' Halevy, non so privarmi del piacere di far conoscere ai lettori, che egli apprezza in maniera singolare e giustissima la mentalità dei lavoratori che per mezzo delle Univer'sità popolari entrano nella corrente intellettuale. Egli trova in loro sicurezza di pensiero e tiducia nelle proprie forze. L'auspicato accoppiamento del lavoro fisico e del lavoro mentale in questi lavoratori lo vede sanamente realizzato. « L'ideale di Rousseau, di Tol- « stoi, di Ruskin si realizza così per via indiretta. " I riccl1i non divengono dei lavoratori; ma i la- • voratori apprendono a riflettere, e il loro sforzo « val meglio che una promessa: è il principio di « una umanità superiore ». Per i lavoratori del mare Al Senat<n·e Picarlll Il teatro .internazionale ha avuto, l'anno scorso, - se gli applausi dei diversi pubblici, le numerose traduzioni e le paure delle censur➔ austriaca e russa sono giusti sintomi •- il suo capolavoro nel dramma del Signor Heyermann, dal titolo " La Speranza :». La Speranza è il nome di una vecchia nave che geme, senza speranza, in un piccolo porto olandese, e sulla quale, ciò non pertanto, prende imbarco un equipaggio, che spera ancora meno. Ed un bel giorno la vecchia nave esce traballan-. do dal porto e non torna più, affondando dolorosamente, senza lotta e senza grido, in una notte di bufera. Il ricordo, onorevole amico, è tornato di questi giorni, sentendo a parlare di una commissione per le nuove Convenzioni Marittime, e sopratutto, leggendo il nome vostro. così caro a tutti coloro che la vostra anima bella e la vostra mente lucirla stimano ed ammirano. Auguriamoci dovvero, che questa pigra Italia ufficiale si occupi della sua Marina Mercantile, con la maggior pubblicità; che a 'questi pigri italiani sia ricordata tutta la gloria marinara di Venezia e di Genova, di Palermo e di Messina, di che sono pieni i patrì archivi ed i volumi rlella Commissione storica bavarese; e che finalmente le navi non scendano più dai cantieri silenziose e ignorate dallo Stato e dalla Nazione, la quale, pure, sans marins c'est camme un oiseau sans ailes, un poisson sans nageoires, un tion sans dents (List) ! Voi lo sapete: il momento non può esser più propizio. Gli inglesi minacciano un ritorno ali' Atto di Cromwel, ed al monoton.o canto danno una inflessione bellicosa: Britannia rules the wawes. Wlw rules the wawes, rules the World; i tedeschi ripetono con superba fiducia il motto, che fu la fortuna anseatica: Nai:igar'e necesse est, vi• vere non necesse; gli Stati Uniti affilano le armi di Morgan; la stessa Francia con voce di falsetto canticchia: « Notre Marine Marchande nous donnera le grand lac. » Mi intratterò altra volta sulla politica della circolazione, sullo sviluppo della stessa marina mercantile, dei porti e delle nuove costruzioni, sugli effetti della legge riguardante l'Emigrazione, giacchè oggi voglio solamente occuparmi dei lavoratori del mare. Lungi da me il pensiero di esaminare i rapporti fra le diverse Compagnie e la gente di mare. Questo è certo però, che ove questi rapporti non fossero equamente regolati, lo Stato per i dritti che gli vengono dalle Convenzioni - anche ammettendo che esse abbiano, siccome concessione, la semplice figura contrattuale, ma dì dritto pubblico - può e deve saperli regolare. Del resto l' on. Ministro delle Poste, d' accordo con qualche Compagnia, pare che intenda riso Ivere già la questione delle pensioni. L'economia degli alti sàlarì, che trova dappertutto ed in ogni ramo industriale la sua pratica gimtificazione, fino ad oggi è del tutto ignota nel campo marinaro, la cui stessa partecipazione al grande albero operaio, non viene peranco riconosciuto. Ora, io non esporrò tutto· ciò che l'Inghiltet·ra fa per i suoi marinari: la terra è troppo classica e la tradizione troppo gloriosa perchè il paragone possa riuscire efficace. Limiterò piuttosto la mia e·,posizione alla Francia e, specialmente, alla Germania, ad un paese cioè che in trenta anni ha saputQ sviluppare epicamente la sua intera economia. Da quattro parti, e in quattro modi possono venire aiuti e miglioramenti ai lavoratori del mare: dallo Stato, dalle Compagnie, dalla iniziativa privata, rlalla libera cooperazione. Lo Stato tedesco compie codesta sua funzione mercè l'opera dei Reichs-marine-Beh6rden e mercè l'assicurazione contro la invalidità, la malattia, la vecchiezza; e le statistiche dell'Impero rivelano che la media delle indennità e pensioni annue ascende a 500,000 M. La maggior parte delle Compagnie, però, hanno pure costituito delle Casse pensioni (Hamburg

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