454 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI stanza al rialzo dei salari, preteso dai disgraziatissimi lavoratori della terra; e il conflitto che sorge t1·a le domande degli uni e il rifiuto degli altri ha dato l'episodio dolorosissimo di Candela, ripetizione in maggiori proporzioni di quello di Berra. Su chi riversare la responsabilità del sangue dei proletari, nuovamente e copiosamente versato r Non può andare del tutto immune da biasimo il governo che se0 ue l'antica pessima abitudine di fare in-·. terveilire i soldati in queste contese tra lavoratori e lavoratori, tra proprietari e operai. Peggio ancora quando i soldati si fanno intervenire in iscarso numero, in guisa da non incutere un sufficiente timore colla loro presenza. In Inghilterra, dove nessuno vorrà dire che il governo favorisce i sovversivi, questi interventi da oltre cinquant'anni in quà sono scomparsi, e non si hanno più da deplorare i casi analoghi al cosidetto massacro_ di Manchestel'. L'on. Giolitti, poi, si preoccupa troppo di dare affidamento ai conservatori di garantire ad ogni costo la cosiddetta libertà del lavoro; e gli ufficiali alla loro volta sono troppo corrivi ad ordinare il fuoco appena vola qualche sasso innocuo. In Sicilia, durante l'infausto periodo del Dicembre 1893 e Gennaio 1894, quando un centinaio di contadini venne ucciso, si riconobbe che i massacri furono evitati, anche dove le provocazioni della folla furono gravissime, quando le truppe erano comandate da ufficiali longanimi, prudenti e veramente coraggiosi - come, ad esempio, a Castelvetrano. li comando sciagurato di far fuoco su masse inermi, quasi sempre é l'espressione non della malvagità, ma della paura di chi lo dà. Quali buoni risultati dia la prudenza degli ufficiali, si é visto testé in Francia, dove applicandosi la legge contro le Congregazioni religiose si sarebbero presentate centinaia di occasioni di commettere eccidi. Il caso é stato tanto lampante che venne notato ad onore della repubblica dagli stessi socialisti ... E' tutto dire in questo quarto d'ora di •·repubblicofobia turatiana! Quale la parte rappresentata dalla propaganda socialistli in questo sanguinoso episodio svoltosi in Candela~ Se mancassero gli esempi e i precedenti del genere noi diremmo che si deve ad essa. Ma nel Mezzogiorno e in Sicilia, casi analoghi numerosi ci furono, anche sotto i Borboni, e prima ancora che si adoperasse la parola Socialismo. 'Questo dobbiamo dichiarare altamente noi, che non risparmiamo le critiche, talora aspre, ai socialisti. Le speciali condizioni economiche, politiche, intellettuali e morali dei proprietari e dei contadini esistenti nel Mezzogiorno, però, dovrebbero indurre i socialisti alla massima prudenza nell'opera loro, e convincerli che la predicazione della lotta di classe e della ri.voluzione vi crea pericoli terribili di cui, a data ora, potranno rimanere ,·ittime essi stessi. Vm•iazioni sulla triplice. - li viaggio del Re d'Italia a Berlino ha rimesso a nuovo la discussione sulla Triplice alleanza. La stampa russa tace; la francese é divisa: una parte, la meno importante, é di malumore; l'italiana ripete i giudizì antichi. E nell'italiana si distingue li Gi,1rnale del Popolo, il cui direttore Schinetti, acuto ed elegante scrittore ad un tempo, inspirandosi a sano. 1•ositivismo, dissente dal resto dei repubblicani e democratici, ed accostandosi a noi, non vede più nella Triplice quel gran male che ci si vedeva una volta. Il nuovo viaggio reale, ch'era stato pl'eannunziato sin da quando fu deciso quello di Pietroburgo, non poteva recare sorpresa a nessuno, come non poté modificare in alcuna guisa la situazione. Di notevole presentò: l'acco- !l:lienza tedesca più festosa di quello che prevedevasi, e 1I rincrudimento del malumore austriaco, di cui si é fatto interprete villano e brutale l'organo del militarismo imperiale, il Reichsu:eh,.. Noi, che sull'avvenire dei rapporti austro-italiani abbiamo manifestato opinioni af'sai discordi da quelle del resto_ di tutto il giornalismo nostro, - comp1·eso quello monarchico che caldeggia la Tl'iplice -, e che sono state 11ssai apprezzate dalla stampa frllncese (Figaro, Repubblique ecc.,) t1'ovil!mo che nell'episodio attuale tutta la ragione sta dalla parte del Re Vittorio Emanuele III, che commetterebbe un atto umiliante se visitasse il vecchio imperatore di Austria, che pei suoi scrupoli religiosi commette una continuala villania non restituendo nella Cllpitale la visita al capo dello Stato italiauo. Ma vediamo con dolore che tale 111cidente serva meravigliosamente alla nuova politica dinastica italiana, che fu denunziata da noi per i primi, e che adesso viene discussa e riconosciuta dapertutto. Un certo risveglio nell'Ir,.edeniismo guerrafondaio dell'antica maniera crediamo che faccia il giuoco del Quirinale e della Cernagora. Perciò noi non ci stancheremo di mettere in sull'avviso la democrazia italiana sui pericoli gravi cui essa andrà incontro se non muterà indirizzo. Fu innegabilmente un danno la Triplice; ma non é questa una buona ragione per favorire una politica di Corte, che rappresenterebbe un danno maggiore pel paese, per la sua libertà e per le sue condizioni economiche. Non vogliamo lasciar passare questa occasione senza far menzione di uno studio magistrale del nostro Mirabelli (La politica estera in ltatia e l'a,,ticolo 5 dello Statuto), in cui se non possiamo approvare· la interpretazione antica della Triplice, che continua a considerare gravida degli stessi effetti di venti anni or sono - e l'aperto dissidio coll'Austria dovrebbe convincerlo del contrario, - dobbiamo, però, ammirare la larga conoscenza del diritto costituzionale comparalo e la serrata dimostrazione del rapporto intimo tl'a politica estera e spese militari, il ben chiarito significato dell'infausto articolo 5 dello Statuto albertino e la necessità del sufragio universale. I 1•isnltatl di una inchiest_a _pei• lo spop?lamento in F1•àncla. - Il senatore P1ot ha pubblicato un volume della sua inchiesta sulle cause dello spopolamento e sui mezzi di rimediarvi. In esso sono riassunte lo opinioni e i desideri di moltissimi interpellati che sono stati circa 10.000. Le cause del male sono nettamente determinate e dopo tutto non sono molte e complesse. Cos·1pensa pure Alfredo Neymark, il quale le ha enumerate 1·ecentemente con molta chiarezza in una seduta della Società di statistica di Parigi. Il Neymark, osservato che se la popolazione (aumenta in troppo debole proporzione, tuttavia non decresce, stabilisce che in tesi generale, il decresci mento delle nascite é in ragione diretta dello sviluppo della. civiltà e del progresso delle nazioni. · Infatti in Germania le nascite che erano nel 1865, 45 su mille abitanti, nel 1885 erano 36; in Inghilterra negli stessi anni erano rispettivamente 36 e 29; in F1·ancia 26 e 22,5.• Lo spopolamento della Francia é dunque relativamente minore che non quello di altre nazioni. La prima delle cause economiche di questo fatto é il costo eccessivo d'ogni cosa necessaria, o piuttosto l'aumento dei biso&'ni. Il padre di famiglia calcola le spese, le confronta col capitale che ha, e per conseguenza non desidera aumentare il numero dei suoi figli. Un'altra preoccupazione grandissima del modemo cepo di famiglia è quella di dare ai figli una condizione tale ch'essi non abbiano poi a trovarsene malcontenti nella lotta sempre più aspra per la vita. Donde la necessità di non dover dividere i propri beni in un numero eccessivo d'eredi. Questo pensiero appare evidentissimo dalle cifre citate dal Neymarck, sui dati forniti dal Faure, direttore del Registro, sulla ripartizione delle successioni nel 1898. Queste cifre stabiliscono che su 281,333 successioni in linea diretta, dovendosi dividere 3,469 milioni di franchi, 176,819 suceessioni a uno o due fi~li si dividono 926 milioni, e 34,573 successioni a 3 o più figli si dividon0 413 milioni. Importa poi tener conto della diminuzione della rendita dei capitali, la quale ha trascinato con sé la crisi della rendita, che ha per corolla1·io la crisi della dote: - un capitale di 100,000 franchi, che frullava prima 5,000 o 5,500, oggi ne frutta 2750 o 3000. Inoltre, anche le imposte sono cresciute in una proporzione spaventosa come é dimostrato da una statistica sulle nascite e sulla diminuzione del tasso dell'interesse dal 1872 al 1900. Nel 1872 le nascile erano 27.8 ogni mille abitanti; nel 1880. 25,6; nel 1890,22,9; nel 1900, 22,4. Riguardo al tasso dell'inte1·esse, prendendo solamente il corso della rendita cii 3 per cento, si trova che nel 1871 il 3 per cento d5:va in, media il 5145 per cento; nel 1880 il 3,55; nel 1890 il 3,26; nel 1900 11 2,98. Un'alt,·a causa ancora é il grande numero delle donne che impiegate nell'industria, nel commercio, nelle amministrazioni e nelle professioni liberali, dinienticano per le loro occupazioni i dove1·i di mad1·e. Te do1111ein tali condizioni sono in Francia circa 3 milioni e mezzo. Si
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