RIVISTA POPOLARH !>I POLITICA, LE'fTERII H SCIÉNZÈ SOC!All altro giorno, al vero, al solo padrone: ch'egli sappia tutte le sue ricchezze, e ne goda, e le sfrutti; ch'egli conosca tutti i suoi antenati, e li onori, e li émuli. Né si tema che tocchi, che sporchi, che logori: già, contro i vandali consci od inconsapevoli, (e che po-• trebbero essi fare di peggio, del resto, dei conservatori e dei restauratori uf'rciali ?), si potran p1·endere delle cau_tele; poi, mille volte meglio godere una cosa, anche, natpralmentP, a lungo andare, consumandola, ché non custodirla in eterno senza fruirne mai. D'altronde, come con la libertà, e con essa soltanto, si educa il popolo a usarne con senso e a nutrii-ne il rispetto, cosi all'amore ed al culto del bello e del vero non si potrà condurlo, se non sp:1Jancando davanti a lui le porte dei templi e dei santuari, dove se ne raccolgon le immagini e le reliquie. Là, anzi, e là soltanto, le nascenti e crescenti università popolari troverrnno utile seùe e terreno fecondo: una serie di preparati embriologici, una o,·dinala collezione di fossili, uaa gra<luata scala di forme animali, una scelta giudiziosa di cr,tni e di oggetti preistorici, pochi mobili, alcuni quadri, un limitato numero di sculture ben tipiche d'ogni periodo; tutto questo illustralo con brevi, ma chiare, sicure, convinte parole da un competente e non ge-. ]oso amatore della materia, In.stano a dare a qualunque profano intelligente, più idee: più suggestioni, più desiderio di cultura, che dieci trattati e che cento lezioni astratte sull'evoluzione delle specie, sull'origine dell'uomo, sulle ère preistoriche, sulle vicende del gusto e dell'arte, sugli sviluppi e sulle soste della. civiltà. · * • * Ma è appunto tutto questo, lo so bene, che i falsi aristocratici non vogliono, che gl'intellettuali miop: ed egoisti paventano. Uno di costoro era (nè si può cantargli altro requiem, pur deplorando la sciagurata sua fine) Gaetano Negri. Mi sono incontrato per caso, nella triste mattina del 3 Agosto, sotto un vero diluvio, nel suo funerale: non c'erano, cl idtro al feretro, che pochi amici, alcuni personaggi ufficiali, parecchi dei peggiori e più fanatici forcajoli che van ti la consorteria milanese, e basta. Eppure, il Negri era slat() un bellissimo e altissimo ingegno, libero e vario, sottile ed elastico, che molti, ed io fra essi, ammiravano e rispettavano profondamente. Ma, come ben diceva, se non erro, Claudio Treves nel • Tempo », egli non s'era fatto amare se non dai suoi, perchè per essi soli, e per sè, egli aveva voluta la luce della emancipazione spirituale, le gioje del giudizio sfrenato su tutte le cose"del cielo e della terra; per gli altri, pel volgo profano, le tenebre della servitù psicologica, le superstizioni grossolane del crer:lo. Egli fu il pensatore egoista, che non volle chiamare le genti al convito della s ipienza; fu il ricco Epulone, che al povero Lazzaro volle nega te anche le briciole; fu li settario fanatico, degno di tempi felicemente trascorsi per sempre, che per iniquo calcolo di dominio e di sfruttamento volle sistematicamente propinato alle masse il veleno della menzogna, analizzato e denunciato da !µi medesimo ad uso esclusivo dei superuomini. Il popolo, buono e dimentico e generoso, non l'ha ripagato delle violenze brutali eia lui consigliate nell'ora più tragica della Milano odierna, se non col civile e gentile responso delle sue libere schede, il domani stesso del sanguinoso colpo di testa mili· taresco; ma il suo funerale, naturalmente, non fu quello del CavalloUi, al 'luale pure l'ingegno più penetrante e squisito. lo faceva di tanto superiore. « Cyrano de Bergerac,. è una piccola ma succosa rivista mensile, che si pubblica a Roma oramAi da due anni, e che non é nota ancora e festeggiata quanto si merita. Nel fascicolo d'Agostc• GiuseppeSergi. che pur ne discorre nel medesimo senso nella e< Vita Internazionale », dell'amico Moneta vi tratta ancora della vessata questione del Càmpanile di San Marco, manifestandosi anch'egli recisamente contrario alla « copia conforme", vidimata ed autenticata, che vogliono farne. È inutile, egli dice, ricostruire una torre che non ha più scopo, né estetico, né religioso, né pratico; quando una· cosa vecchia· si sfascia, è per far posto a una cosa nuova; é la natura, è la storia, che vogliono questo; ogni opera d'arte, come d'industl'ia, non ha ragione di nascere che nel suo tempo e conforme il suo tempo, da cui deve trarre il suo fine, e col fine il carattere, e col carattere la struttura e la forma. È bene, anzi, che nulla sia eterno, che tutto si rinnovi, si trasformi, si muova; vogliamo noi dunque che la nostra sia sempre la terra dei morti~ Vogliamo noi dunque che il nostro sia sempre il paese delle finzioni e delle scenografie? Chi si vuole ingannare, con questo campanile del mille .... costruito, chissà, nel duemila? Imbalsamiamo noi for.ae i cadaveri dei nostri cari, per serbarli, tÌ·isti e macabre mummie, fra noi, seduti alle nostre mense, presenti alle nostre conversazioni? No, é più bello, é più pio, serbarne la sola, la pura memoria, i sempre vivi e animati e parlanti ritratti, fotografie, stampe, acquerelli, pastelli, tempere, oli. E del povero Campanile, a ricordo e a conforto e a perenne delizia dell'occhio, non ce ne mancano! Facciano invece i Veneziani (propone il Sergi), col loro denaro, col contributo fraterno degli altri italiani, con l'affettuoso concorso di tutti i popoli civili, un nuovo monumento, che sia simbolo fresco e vibrante Ji solidarietà umana: creino una· sede grandiosa all'esposizione permanente del meglio dell'arte attuale di tutti i popoli,a una scuola mondiale di bellezza e di fratellanza, al c0nvergere quotidiano di tutta la luce del genio cosmopolita; diano forma vivente alla nuova idealità di pace e d'amore a cui tutto il mondo <tnela ogni giorno più intensamente; ed avranno nel monumento bovissimo ii simbolo universale dell'anima odierna, come nelle macerie del Campanile caduto la figurazione del circoscritto san timento antico di patria, oramai oltrepassato per sempre. *** Col prossimo ottobre ripiglierà le sue pubblicazioni la Humanité Nouvelle di Parigi; diretta dall'ami- ,co Hamon, con la collaborazione di quanti più nobili ingegni ed alti caratteri professino oggi in politica e in arte, in filt•sofia e in sociologia, le idee più avanzate, più libere, più indipendenti da precoi:icetti
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