Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 17 - 15 settembre 1902

470 RIVISTA POPOLAR!! Dl J>OL!11CA,LETTERE E SCIENZE SOCJA.Lt hiatus che rende inesplicabile il passaggio empirico del profitto individuale alla rata media sociale. E il procedimento di spiegazione dei l'eno-. meni della redistribuzione, ali' infuol'i del l'esame della Rendita, che costituisce il completamento e il perfezionamento classico della teoria ricard iana, è inficiato dal!' istesso errore di trascuranza.- Non si sa per quale processo misterioso il profitto generale si redistribuisca nel profitto industriale e commerciale; per quale !"orza economica dal profitto si reseca l'interesse, che presso l\farx. diviene un reddito spurio,,che alligna solo in certe speciali condizioni di equilibrio. Qual' è la forza automatica che opera tutte queste scissioni del reddito generale? E dove essa ha radice? Invano si cercherebbe la soddisfacente risposta in Marx. La dot~rina del valore-lavoro qui rivela tutto il suo car,tttere idealistico : essa non può dare la spiegazione reale di tal i passaggi, perchè non sono realistici gli elementi virtuali eh'. essa originariamente contiene. vr. Ma come si può parlare di carattere idealistico nella teoria del valore di Marx., quando egli prova che tutte le divergenze dei singoli•· v1lori si eliminano e coincidono nella lor somma col valore colletti•:o i Se il valore complessivo delle merci è di 100, non importa che ogni valore i.;nitario ecceda per difetto o per er:cesso l'indice 1, purchè le oscillazioni si compensi.no, e la somma. delle merci singole dia il risultato di 100. La teoria del valore del Mat·x. è dunque i·ealista, ma dal punto di vista sociale. Ora è da osservare che tale appunto À il concetto di Marx.. Ma è però da obbiettare, che in tal caso la teoria del lavoro-valore diviene una finzione. Che cosa infatti può :1ignifh.:are nelle realt,ì. il valore collettivo, totale, riferito alla società? Evidentemente l'esi)t·essione astratta del lavoro contenuto nel patrimonio della società. E allora il ragionamento in termini di rnlore si risolve in un ragionamento in termini di lavoro. Le equazioni di scambio, le estrinsecazioni cioè <lei fenomeno valore, sono soppresse dal ragionamento. Ma allora dire che i prezzi dànno per risultato il valore collettivo, significa dire 'che le ore di lavoro incorporate nelle merci dànno per risultato il lavoro incorporato nella totalità delle merci. Una tautotologia ! Ed è evidente. Che può :1ignificare il valore 1•iferito alla società? È forse la società un essere sensien te che si ponga in rapporto di valutazione con le sue merci? E poi non ci insegna l'istesso Marx che il valore per affermarsi ha bisogno di <lue poli contrari, del termine relativo e dell'equivalente 1 Dunque per la esplicazione del valore occorre un rapporto di almeno due termini. E il valore collettivo, sfornito di tali attributi, non può che essere un fraintendimento della nozione di lavoro. (1). (1) Qualcuno potrebbe anche osservare che Marx ha parlato dei due poli del valore nella form,a del valore. Ma è ovvio che non Ma salterà <1ualcuno fuori ad osservarmi: « Ma, appunto I Lavoro è eguale a valore, secondo Marx!» L'osservazione è grossolana. lt lavoro è la sostanza del valore, ma appunto verciò non è il valore. E se no, perchè arrovellarsi intorno alla costruzione d'un::i. teorica del lavoro-valore, quando aHemmo potuto r.1gionare i problemi economici col solo sussidio della nozione di lavoro ? Una spiegazione vi è dunque pel modo di presentarsi realistico di q nella teoria del valore, che noi abbiamo quì dichiarato intrinsecamente idealistica secondo l'istesso spirito del sistema. E la spiegazione si trova nel fatto che Mar·x. equivoca l'eguaglianza del valore col lavoro, con la loro identità. A. vea ragioni da vendere il Grazìadei quando scovriva il modo d'indagare il profitto fuori dei termini del valore. Diavolo! Non avea di versa men te fatto il Marx ....... VII. 'E la teoria del valore marx.ista mostra così la sua inapplicabilità reale. È solo scambiando l'equazione del lavoro-valore, con le identità di questi due termini, cioè a dire abbandonando il valore di scambio pel valore <l'uso, l'economia di scambio con le considerazioni sociologiche della ricchezza concreta, ciie Marx. ha potuto serbarsi apparentemente fedele nel II e nel III Voi. ai principii del valore posati nel [ Volume. E a questo passaggio meramente ideale del valore al lavoro lo ~1a ~ondotto la concezione obbiettiva del valore. Al Marx, come a tutti i seguaci della teorica oggetti va del valore, possono elevarsi una quantità di obbiezioni e di difficolt,L Nell'avei- debellate queste difficol t&. è il gran merito dell'Economia politica dell'indirizzo edonistico. Essa arriva, a sua volta, all'ec.:onomia obbiettiva (come ultima istanza) intesa come una meccanica di forze in equilibrio, le quali variano non già pe1· rapporti di causalità, ma per quelle ragioni dinamiche per cui in meccanica razionale ogni variazione d'una forza importa la variazione ' simultanea e rorrelativa delle altre organicamente dipendenti. I problemi ultimi del valore restano così rivoluzionati. Da che cosa è misurato, o determinato il valore ? Dal costo 1 No : perchè anche gli elementi del costo hanno valore, e quindi la soluzione è tautologica. Equivale a dire che il valore è det':!rminato dal valore. E _se Marx, col Ricardo, volatilizza gli elementi del costo nel lavoro egli non sfugge alla obbiezione, ma introduce un procedimento astratto che ci allontana dippiù dalla realtà concreta del valore. E !"astrazione sua è tanto più rriticabile in quanto la valutazione rapportuale dei termini di scambio è riferita alle cose e non agli uomini che v'è sostanza che non abbia forma, come ogoi torma presuppone la sostao,a. E d'altronde l'istesso Marx oell' esaminare la sostanza del valore, nel l. paragrafo del I libro non può ragionare senza l"ipotesi di due termini, di due merci, che sole possono svelare il quid di comune : il lavoro.

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