Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 17 - 15 settembre 1902

I ► .RNiSTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE É SCIENZE SOCIALI 4ù9 li ribasso dei prezzi dovrebbe ancora essere facilitato dal ribasso delle tariffe ferroviarie e dei noli marittimi, invece le tariffe attu11li sono fatte in modo che non tengono conto, come diceva !'on. Colajanni, della configurazione geografica dell'Italia, la quale con la sua forma di stivale assai lunga, fa si che le vicende atmosferiche di ur.a regione' non sieno identiche a quelle di un'altra. Si può avverare cosi il caso che mentre la produzione del vino é abbondante nel Settentrione come nel 1900, sia invece deficiente nel Mezzogiorno, e che mentre nel Settentrione si soffre per la sovrabbondanza, nel Mezzogiorno invece si soffre pe1· la scarsezza e per il rialzo grande dei prezzi. Ora é chiaro che se le tariffe dei trasporti lo avessero faciljtato il di più del Settentrione si sarebbe rivers11.lo nel Mezzogiorno, e cosi in virtù del ribasso dei prezzi sarebbe aumentato il consumo. In ciò secondo noi sta la risoluzione della crisi vinicola. Si pensi al co11sumo interno e si procuri da parte dei produttori, dei Comuni e del Governo di facilitai-e il ribasso dei prezzi per aumentare il consumo, rendendo questa bevanda accessibile a tutLe le borse. Dolt. AKTONlO VACIRCA. Sull"a_. Postuma ,, diKarMl arx (Continuazione vedi 11. prticedente) IV. Tutto il 2° Volume è una corroborazione del nostro concetto. La massa del più-valorn prodotto· essendo proporzionale alla quantitù di lavoro impiegato, le industrie nelle quali si verifica un girn più rnpido del capitale producono del pari una maggior somma di plusvalenza, perchè ad unitù eguale di tempo e di capitale mettono in movimento una maggior quantità di lavoro. Quì è esplicitamente ammesso che nella società presente si Ila un diverso potere assorbente ciel pluwalor-e, a seconda della composizione dell'industria e delle condizioni di tempo entro il quale essa funziona per la fabbrica delle merci e pel loro trasferimento al consumatore. Che più tardi venga la · l'orza di concorrenza a perturbare tali risultati e a corregget'e con lo stabilimento della rata media di prnfitto (IIl Voi.) tale divario nei saggi di lucro capitalistico, tutto ciò non affetta la varietà che resta pur sempre concettualmente reale, del saggio del 1jJuslavoro. Di fronte alla produzione, benchè tutti percepiscano ·un identico profitto percentuale, i capitalisti sfruttano il lavoro operaio nella ragione determinata dalla differenza tra il valore della forza-lavoro e il valore della merce prodotta. Questo calcolo può sempre farsi per ogni industria, almeno in natura. Ancora. Il concetto differenziale tra plusvalenza e profitto esprime due posizioni economiche, en. trambe necessarie alla conoscenza della società economica. L'aumento o la diminuzione del profitto non arreca nessun aumento o diminuzione di beni alla società: ·mentre ogni aumento o climinuzione della plusvalenza assoluta arreca una nuova somma di vantaggi alla società. Ciò appunto perchè il profitto è fenomeno di distribuzione e il plusvalore di produzione. Sicché a determinare il valore entrano soltanto gli atti produttivi utili. Ed ecco perchè non tutti i lavori di circolazione aggiungono valore addizionale alle mflrci. (1) E' perciò che Marx. dice che aggiungono valore costi del trasporto, e le opere di conservazione delle' merci (aufbewahrungskosten): ma non aggiungono valore invece i cc puri costi di circolazione • cioè il tempo di compra-vendita, la te~ nuta dei libri di conteggio, il lavoro speso nella produzione della moneta metallica sotto forma di riserva. Ci pare che questo 2° Voi. in tutta la tela del suo sviluppo dovrebbe servire a provare assai bene come della dottrina del valore, e di quella dei prezzi, il Marx si serva simul taneamonte per provare la reciproca coesistenza ed applicazione nella realtù economica presente. Sicchè la dottrina del Valore è molto dippiù che un mero termine di paragone, tratto da una società diversa dall'attuale. v. J-:' in ossequenza alla legge del lavoro-valore che anche sono svolti i prob\emi pratici di cui s'intessono i due volumi del 3° Libr-o. Le economie nell'impiego del capitale costante sono attuate in virtù della intuizione del principio che quanto più vantaggiosa è la proporzione in cui entra il lavoro nella composizione generale del capitale, tanto maggiore sani, l'utile conseguito, perchè il valore del le merci è proporzionale al tempo cli lavoro in esse incorporato. · La legge tendenziale della caduta <lei saggio cli profitto (3" Sez. III voi.) è tutta un'applicazione e uno sviluppo della dottrina del valore, onde Arturo Labriola dice a tal proposito nel suo citato studio critico, che essa serve da laboratorio di esperienza della teorica del valore. Noi qui non potevamo proporci nell'angustia d'un breve articolo un tentativo di critica interna del principio animatore dell'opera marxista. Onde sull' insufficienza dottrinale in cui cade il Marx nello spiegare e svolgere i problemi della ripartizione del reddito in questo 3° Yolume, ci dovremo contentare d'un fugacissimo accenno. È una spiegazione meramente verbale quella che ci ·fornisce il Marx circa il passaggio del profitto singolo al profitto medio, (da p a p'). La trascuranza della forza di concorrenza crea come un (1) Il prof. Loria, nel suo articolo della Nuooa Antologia: L'opera postitma di I(. Marx, cade in un errore. Dice, a proposito di tal passo, che qui il Mdrx, in patente contradizione della sua dottrina, fa derivare il valore di scambio dall'utilità, perché mentre tutto il lavoro di circolazione- concorre alla rimes• sione delle merci ai consumatori, solo quello che accresce utilità alla merce diviene valorifero. Ma in realtà la contradizione in cui cadrebbe qui il Marx non esiste. Marx ha parlato sempre di taooro socialmente utile, e sotto tal riguardo la suddistinzione dei lavori di circolazione in valorifori e non valoriteri è una lo• gica deduzione dei &uoi principii,

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