RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTEREESCIENZE SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce 10 Roma il r5 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 6; semestre lire 3,50 - ES.TERO: anno lire 8; semestre lire 4,50. Un nul'llero separato Oent. SO ~> Amministrazione : Via Campo Marzio N. 43. ROMA <~ AnnoVIII. - N. 17 Abbonal'llento postale Roma,15Settembre1902 8O~1\<:CARIOa Noi: 611 avvenimentie gli uomini: (Il Congresso d'Imola. - Ii viaggio di Zanardelli in Basilicata. lllusioni attuali e delusioni prossime. - Degenerazione politica e morale. A proposito della elezione di Bari. - Lo sciopero di Firenze e l'eccidio di Candela. - Variazioni sulla triplice. - I risultati di un'inchiesta per lo spopolamento in Franc-ia. - P: Rudolf Virchow, con r-itratto). - Arturo Labriola: Dopo il Congresso d' Imola. - Garzl_a Cassola: Il Congresso d'Imola. - Carlo H usso: Le div:rse tendenzt; nel partito socialista (La tendenza repubblicana) - Sef)P: A Potsdam. - On. Dott. Napoleone ColaJanul: Ventà al Nord; menzogna al Sud. - Dott. A. Vaclrca: Rassegna Agricola Economica (La crisi vinicola). - Enrico J.e~ne: Sul la postuma di Karl Marx - 1,o Zotico: Le spese che si fanno senza autorizzazione del Parlamento. - X. Y.: Le nostre colonie (Pel commercio coll'.Argentina). - Prof. l\1ario Pilo: Stelloncini letterari. - Rivistadelle Riviste: I premi della marina mercantile in Inghilterra (Eco/tomista rl' Italia). - Le comunicazioni in Germania (L' Eco/lomisla di Firenze) - La radice economica dell'imperialismo (Co11/em.porary Reuiew). La conferenza coloniale (Qnaterly Review). - I pericoli economici dell'Inghilterra· (Colltemporary 'R,_eview). - R1censioni. - lllustra?:ionlel testo. Quelli abbonati che malgrado le replicate sollecitazioni fatte in questi ultimi mesi non si sonQancora messi in regola con l'Amministrazione, sono pregati vivamente di. rimettere SUBITO l'importo del loro da1·e inviando cartolina-vaglia al nostro Direttore On. Dott. Napoleone Colajanni CASTROCIOVANNI GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI Il Congresso d'Imola - La sua importanza viene data dal numero dei convenut:, dalla vivacità e, sino ad un certo punto, _dalla sim:erità delle discus~ioni,. dallo interesse con cui lo ha seguilo la stampa d1 ogm partito. Dovremmo aggiungere che il punto più imporlanle avrebbe dovuto essere quello relativo al contenuto della discussione; ma questo fu diminuito ed attenuato dalle parli coçten1enti, che ebber_o guasi una cerl~ paura di manife,tare rntero ed esplicito 11propr·10 pensiero, e che perciò si fecero delle rec\proche c,,nci:ssioni. e talora in forma tale da prestarsi al molleggio. E come non sorridere alla specie di bisticci, annunziati anche negli ordini del giorno, tra riforme e rivuiuzione 1 I rivoluzionari ci tenevano a farsi conoscere - e uon ce n'era bisogno per taluni! - per gente pacifica; e i riformisti alla loro volta focero sapere che la rivoluzione, a scadenza remotissima, stava in cillla ai loro pensieri ..... Se i cosiddetti rivoluzionari... copel"llicani aves~ero respinto in blocco l'utilità delle riform_e1 attraver_so alle contraddizioni verbali si sarebbe stabilita una d1fTerenziazione sostanziale con coloro che le preconizzano e le invocano. Ma nos!'.ignor·i ! Anche i rivoluzion&ri coll'ag~etlivo vogliono le riforme; sperano, anzi, ollene~le più facilmente ... disp1·ezzandole e lenendo un ~ltel{g_1amento de gradassi, se~za pen_sare che 11 loro r1volu1.10narismo é così conoscrnto e discreditato da non mettere paura nemmeno al più cretino poliziotto del regno di Italia. Se la propaganda rivoluzionaria preoccupa la gente che ha la Lesta sulle spalle e gli uomini di governo che hanuo 11 compito e l'interesse del mantenimento dell'ordine pubbhco, ciò avviene perché le loro vane parole cascano come scintille su .di un_a .r:naLeria infiammabile, e possono produrre !ncend1 _piu o meno pericolosi, contro le st_esse rnlenz10111 dei lo~o autori. I quali in generale -..-o_ghonocon~ervare la p~ncia pei fichi, e qualche brutto giorno potranno trovarsi avviluppati in un movimento, che procurerà loro la terzana per paura, e forse qualche peggiore sorpr_esa. N0n si maligna osservando che i rivoluzionari... copernicani sono costretti a far credere che le riforme si otterrebbero più presto e meglio col loro specifico, per non perdere del tutto la clientela. Senza le riforme prossime, che dovrebbero alleviare le sofferenze del prescn te, non troverebbe presa la prospettiva del collettivismo finale tra uno o due secoli .•. Dove si ac:cetta con maggiore sincerità il metodo r·ivoluzionario é dove meno si capisc~ che cosa sia il collettivismo: nel Mezzogiorno. lvi l'analfabetismo e la logica semplicista induce le masse a pensare che la rivoluzione deve intendersi nel sen~o antico della parola: come una levata di scudi immediata, che deve portare un mutamento materiale nelle conditioni economiche. ! contadini pugliesi e di Basilicata, perciò, restano intontiti quando si cerra di fai· loro intendere che la rivoluzione non é... la rivoluzione, e che il collettivismo ha da venire da sé per lenta evoluzione. Per loro il collettivismo é qualche cosa di facile e di spicciativo: prendere le terre ai propri~! ari attuali e dividel"le, quotizzarle tra i proletari. D'onde la disonestà o la foliia della propaganda rivoluzionaria e collettivista nel Mezzogiorno,per non dire in tutta Italia. Queste consideraziom ed alt~e non poche che si potrebbero fare, lasciano intendere che i pacifici rivoluzionari e i bellicosi rifoi·m1sli alla Ferri, dovevano trovarsi a mal partilo al Congres(;o d'Imola, qualora v\ fossero convenuti rappresentanti che si fossero valsi soltanto del buon senso (1). (1) Nella c,,itica sociale <lei i. settembre, Turati e Ga.I'zia Cassola si sono divertiti un mondo a mettere in evidenza le stridenti contraddizioni tra i capi della fazione rivoluzionaria.
450 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIALI .La loro sonora sconfiUa, quindi, era prevedibile e del tutto meritala. Il guascone, del resto, non ne resterà addolorato: egli desiderava 11 successo oratorio. E questo l'ha avuto, e non poteva mancargli. Su di un miglior terreno si trovava la corrente riformista o turatiana, che trionfò completamente. Del suo trionfo siamo lieti, e lo saremmo aticora di riù - anzi ci confonderemmo colla medesima - se 11 suo · capo smettesse dalla acredine si~tematica, dai travasi -di Lile elegantemente manipolati, cont1·0 la .repubblica e i repubblicani. E di più l'avremmo 11mmu-ata se non fosse in essa l'artifizio continuo a mascherare la propria tendenza bernsteiniana - anzi l'inti1na essenza sua be1·11steiniana -, che venne soltanto affermata esplicitamente da uno dei suoi più vigorosi alfi.lrt in una polemica sporca e disonesta col nostro direttore. Che il turatismo si distingua dal socialismo colleuivista classico in questo, risulta da lutti i discorsi e da tutti gli scriUi dei suoi adt'pti - meno gl'ingenui, che non sanno cosa sia il collettivismo. Per Tui-·ati come per Bernslei11 il· collettivismo è la mèta-fiualo lontaua; ma è il movimento, cioè le riforme, che sopl'atuuo interessa. Repubblica e collettivismo, infatti, per Filippo Tul'ati s·ono in uno sfondo cosi distante che appena appena si int 1·avedono. Ora perché tanto studio nel negare che ci siano due tendenze nel socialismo italiano r Questa e maucanza di since!'Ìtà riprovevole. Nè si diminuisce od oscura il fatto fondamentale affermando - ciò ch'è verissimo, e venne da noi rilevato sin dal primo momento in cui si parlò delle due tendeuze - che a determinarle o 11 dai-le i conto1·ni contribuiscono rnoltiss,mo la di versitil dei ,temperamenti, i ranco,·i e le gelo~ie personali. Questi elemeuli hanno agito in tutti gli scismi e iu tutte le secessioni; ma uon pe,· quest,i scismi e s1::cessio11i hanno cessato di essere cosa rea le. Un'altra osservazi()ne. li turatismo -• che sa,·ebbe la stessa cosa del merlinismo - se le antipatie pe1·sonali nou tenessero lontani l'uno dall'altro Turati e Mci-11110 - vorrebbe dare ad intendere che esso si allit:ne al sociHlismo marxista rigo1·osamente, in quanto riconosce per capisaldi: la prop1·1età col!t,ttiva e la lotta di classe, capisaldi pu,·e dei ferriani; d'onde l'u11ità nella varietà del partito socialista italiano ... - Ma avviene per la lolla di classe turaliana qualche cosa di più d1 quello che è avvenuto per la proprietà colll'Ltiva. Si può riconoscere la interezza di questo clesideratum perché non è cosa presente, ma assai remota; si mutila il principio della tolta di classe, perché è cosa attuale .. E lo si mutilo 1·iconoscendo che la bor·ghesia non costituisce un unico blocco che dev'essere combattuto nello stesso modo e colla stessa intenaitù. li riformismo del resto non avrebbe consiste11za e serietà se non ammettesse una lotta di classe a scartamento ridotto. . Da I ulto ciò dovrebbe s"aturire, e scaturisce, la giustificazione dell'cf.Dinismo e del pnpol,arismo. E Tu1·ati lo ricouosce e mostra le sue simpatie pe1 borghesi radicali; le antipatie e i rancori personali lo &ospingono a detestare i repubblicani. Questi sono borghesi - almeno devono essere tali secondo la classificazione socialista - ma hanno il torto di essere repubblicani. E <lire che il çollettivis,no, per ,·onfessione dello stesso Turali, non potrà germogliare che su terreno repubblicano..... . Arrestiamoci che n'è tempo, poiché il Congresso di Imola ci potrebbe trascinare a molte altre considerazioni, che faremo in altre occasioni. Stil Conp;resso rilorueremo forse noi stessi, e ne diranno oggi e nel prossimo numLro altri scrittori che rispecchiano autorevolmente le due correnti àntagonistiche. <O li ,·iaggio di Zanardelli in Uasilieata. Illusioni attuali e delusioni prossime. - Ment1·e va in macchina la Rivista, Giuseppe Zanard,elli parla in Napoli e si apparecchia a partire per la Basilicata. C'è molta aspellazione per questo discorso perché da I medesimo s1 potrà apprendere quale programma il ministero intenda svolgere sulla quistione meridionale. Noi dopo averìo lello lo esa1nineremo serenamente! e senza alcuna prevenzione. Tt·at tanto anlic·piamo alcune conside,·azioni sul viaggio in Basilicata che d1fficilmen Le, a nostro ayvis?, potranno esser e corrette a viaggio compiuto Al v1Bgg10dell'on. Zanardelli nella forte ed intelligente regione)ucana si attribuis~e una importanza che non può avere in alcun modo e che non può misurarsi affatto dalle intenzioni, che noi non troviamo difficoltà a riconoscere eccellenti, superlative, nell'on. P1·es1dente del Consiglio. Che le cond1z1011i economiche dt:lla Basilicata siano trist, è tuori dubbio; non c1·ediamo, però che siano peg· giori di quelle dello Calabrie o della provincia di L, cce. È la sola regione dor,e_sia diminuita ~a popote;:.ione dal 1881 al 1901, s1 dice. E vero; ma 11 fatto dev essere apprezzato meglio. La diminui:ione della popolazione, se fosse dovuta ad aumento di mortalità o a minorata natalità, rappresenterebbe un sintom() grave di degenerazione biologica, spec111lme11te se pre_valease il pruno f1tttore - J'au111ento della mortalità. E stata invece l'effolto della copiosissima emigrazione, che può essere guardata si11istrame11te dai prop1·ietari foud1ari, ch'é sicurameute uu'indizio di malessere, ma ch'è un rimedio automatico contro la cousa che la genera: essa rarefà le b.-11ccia,e pe, c.ò dirni11uisce la concorrenza del lavoro, e rialza I salari; nella regione imetta nuovi capitali, accumulati a forza di sacritizi inauditi nelle lontaue Americhe. Hirnane la tl'iste condizione dei proprietari fondiari; e in parte questi meritano la loro sorte presente. Non s0110 stati essi a volere la politica fastosa't Non sono stati essi i fanatici sostenitori riel prese11te regime d1 unità mastodontica - tl'a i quali con profondo rammarico vediamo ancora che si trovano uom111idel valo1·e di Giustiuo Fortunato e di F. S. Nilt1 '? Ebbene: subiscano le conseguenze dei loro fallii Diciamo che in parte spetta a loro la responsabilità della triste condizione economica; ma parte maggiore di sicu1·0 spelta ad avvenimeuti che si soLlraggouo all'azione degli italiani lutti - g•ivernanli e governali - e che sono stati esposti lucidamente dall'ou. l:kauca e soprattutto spella alla co11co1-renza dei prodolli agricoli stranieri e alla diminuita ricluesla dei nostri. S1 divide la responsabilità tra governa,,ti e governati i11 quanto alla leggerezza colla quale i proprieta,·i di Basilicata - e di tutto il l\lezzogiorno e dalla Sicili11, agg1u11gia1110noi - si a!TretLa.-0110 a censire o a compra1·e I beni dernauiali e dell'Asse eccle51astico, creando un 11ss,·nle1srno vampirico, che ha succhiato il sangue capitalistico - non abbo1,dante mai veli! - di quelle regioui. E sentiamo il dovern di aggiungere pure che la rovina deda prop1·ietà foudia:·ia fu aggravala ed accelerala dal soccorso fatale cui si ricorse del Credito fondiario. I Cllpitali che se ne olleunero, anche quando realmente investiti nella terra - e spesso non lo furono - non potevano produrre effetti utili per la semplice ragione che 111terra non dava tanto da pagare gl'interes,,i e la quota annua di ammorL,zzazione. D'o11de la in;;o!·,enza dei propriela1·i e la esprop1·iaz1onc e l'i111ba1·azzo dellb Banche che si sono trovate p1·npriela1·ie ... per- forza. Co,ne la visit~ dell'on. Za11arclclli poL,·à riuscire a migliorare la condiz1011e econo111ica della Ba,,ilicata f Per risponde1·e a questa domanda vediamo ciò che si ritiene utile pe1· la 1·isurrezione della Lucania. ' Ecco tutto uu prog,·a,nma di provvedimenti che legaiamo nel Roma di Nap ili, e ch'è dovuto ad uno studioso che cono-;ce la regione natia, Emid<lio Loscalzo, che noi riproduciamo integralmente anche in ciò che c'è d inaccettabile. ' « Le popolazioni lucane, dice Loscalzo, non potranno risorgere s1::nz11che prima ~i rivolga il pensiero benefico alle loro terre: queste d.;:vono es-;ere sgravqte dall'enorme, disuguale pe.so foudiario chegra vita su di esse, uon solo affrettando e p1·omovendo le operazioni di pe1·equazione fondiaria, simultaneamente nell'intera provinci11, ma riducendo l'aliquota in proporzione delle somme maggiori pagate e dèl loro attuale impoverimento. Devono essere alleggerite dall'enorme peso ipotecari~, _prolungando le scadenze almeno ad altri 60 aum, d1mrnuendo l'aggio al 2 °10 , e la quota di ammortamento al mezzo per cento ». « Facilitare la smobilizzazione del debito ipotecario, non costituito da contralto di prestito fondiario, agevolando i debitori verso lo Stato e le Banche, a fare pagamenti mimmi rateali, divisi per 50 anni almeno, pa- ~ando il capitale ed una quota d'interessi non composti Ciel 2 °10 • Mettere in circolazione un capitale non derisorio pe1' credilo agrario, e con i privilegi dovuti i11maniera che possa tornare eminentemente proficuo al proprietario e colono nella lavorazione e miglioramento degli
J?JV!STA.POPOLARE_ 1)/ POLITICA, LEN'ERE E SCIENZE SOCIALI 451 stabili, sviscerandolo da ogni ragione fiscale con ordi- Rentenguter "'Crmanici, avendo di mira l'aumento di namenlo semplice senza che la buroc1·azia regolamenta- p1·oduzio11e e:f il miglioramento economico; il che pore ne renda frustraneo il beneficio. Promuovere co11op- trebbesi ottenere col sistema della cooperazione ed asporlune agevolazioni il passaggio ~1'8duale e sperirnen- sociazioq,e libera del lavoro e della produzione, abbantale d11lla coltura esten~iva alla rnlensiva, fornendo i donando il vieto sistema delle quotizzazioni. Anzi comconcim: chimici e gli attrezzi agrari a prezzi modici e prendere in questa orbita benefica le sbagliate vecchie rateali, dimi11uendo il prezzo d1 transito sullo ferrovie, quolizza:r.ioni, organizzandole secondo il lodevole eone facendone depositi;per ogni maggiore centro agricolo, ..:etto del compianto on. A. Rinaldi. A questo utile tenspecie nei luoghi rdov'è facile il trasporlo a mezzo di Lalivo possono essere sufficienti i residui dei demani civie carreggiabili. Avocare allo Stato la mani fatturazione t lvici, le foreste;inalienabili dello Stàto, le proprietà,espro-_ lludolf Vlrehow. dei concimi chimici, perché potessero darsi a prezzi ridotti e minimi, ed assicurare l'esattezza proporzionale e la loro purità. Vietare le imposizioni municipali e provinciali che suonino aggravil alla terra e peso alle industrie armenlizie, il cui allevamento è ridotto tanto tenue. Impartire col metodo di scuole agrarie pratiche, al popolo l'istruzione per migliorare la coltura delle terre e la loro produzione. « Iniziare una colonnizzazione interna sul tipo dei priate delle Banche, e quante altre privale proprietà trovansi in impossibilità di coltivazione ». In <lueslo vasto programma di provvedimenti, a parte quakhe punto assai discutibile, noi dobbiamo lodare ~opratlullo due cose: non si domandano nuove fer~ov1_e; e.. in omaggio al compianto deputato Rinaldi non s1 ch1e• de la quotizzazione delle terre pubbliche, con tanta leggerezza richiesta da alcuni demo~ratici di Sicilia. Ma l'on. Zanardelli potrà contribuire coll'opera sua a lf
452 RIVISTA POPOLARif bi POLIÌ'ICA, LÈTTERE B SCIÉNZÉ SOCiA.lJ realizzare la centesima parte dei desiderati, che si ritengono indispensabili per la risurreiione della regione lucana f Non lo potrà! Perché eRli potesse soddisfare ai bisogni della 811silicata occorrerehbe1·0: prima, una legislazione speci11le pe1· la regione·; secondo, denaro, denaro e denaro. Ora il regime unitario non consente la prima, e la politica generale seguita dallo Stato cd appro-vata dai deputati della regione - ad eccezione del Fortunato, da alcuni anni in qua - non permette che s'impieghino in Basilicata tulle quelle somme che 11011 ci sono nelle Casse dello Staio; non permette quella diminuzione della pressione tributaria ch'è la conditio sine qua non per iniziare il miglioramento del Mezzogiorno. Il viaggio del Presidente del Consiglio in Basilicata, quindi, a parte l'atto lodevole di voler conoscere de vistt i mali deJl11 nobile regione, non solo lascerà il tempo che avrà trovato, ma avrà servito anche a peggio1·11re le condizioni finanziarie della provincia e dei comuni, che, magari ricorrendo a prestiti usurai, spagnolescamente si abbandoneranno a festeggiamenti indecenti ed antidemocratici, e riacutizzeranno le. disillusioni e il malcontento. Un risultato parlamentare potrà forse averlo: sanzionerà la pace tra !'on. Lacava e il Gabinetto, preparando un portafoglio al prim0. Ma l'avvenimento lieto per un individuo non muterù di un elle la situazio11e della regione lucana..... · Per tutte queste considerazioni noi crediamo che abbiano torto i Calabresi e i Pugliesi che vorrebbero prolungala la visita dell'on. Zanardelli nelle loro regioni; noi comprende~emmo il loro b1·oncio !!-olonel caso in cui fosse dimostrato che l'illustre cittadino di Brescia possedesse la virtù di fare miracoli. .. Degenerazione politica e mora'le. A 1>ropo,-lto della elezione di Ha1.•i. - Se noi avessimo la pretesa di dirigere una fabbrica a vapore di coscienze; se fossimo giovani facili agli entusiasmi e agli scoramenti, come i nostri amici della Pl'opaganda di Napoli, dovremmo disperare dello avvenire politico e morale del Mezzogiorno, di fronte al risultato della elezione. di Ilari del giorno 7 .settembre. Ma guardiamo serenamente ai fatti, colla convinzione profonda che l'opera di molti secoli non si conegge né m un anno, né in dieci; e continuiamo imperturbati per la nostra strada, se!lza curarci d~i giudizi che di noi portano gli amici o i nemici. A Bari venne eletto un avvocato De Tullio, che non conosciamo e che non è in causa. Non ci arrecano ·né sorpresa né dolore i' duemila voti .circa, che si raccolsero sul suo nome: al povero e bravo De Nicolò che da conservatore sentì il dovere di combattere C,·ispi e di associarsi all'Estrema sinistra nella lotta dell'ostru- ::ionismo, è stato sostituito un altro conservatore, che si atteggia a z11nardelliano, e che ci auguriamo voglia rassomigliare al primo nella difesa delle magre libertà sta1utarie, se un giorno correranno altri pericoli. Nulla di più naturale e di più corretto di una tale sostituzione. Lo scandalo nella elezione di Bari è stato rappresentato dagli ottocento voti raccolti da Enrico Ferri. Siamo sicuri che gl'illusi e i ciarlatani - con voce più grossa gli ultimi dei primi - grideranno che quei voti sono ottocento coscienze guadagnate ijl socialismo; e ciò grideranno contro la evidenza, come lo gridarono quando Barbato - la cui personl\ e la cui posizione nel Mezzogiorno, intendiamoci bene, uon vogliamo affatto paragonare con quella di Ferri - venne eletto a Corato contro Giovanni Bovio. Invece è notissimo che in quelli ottocento voti il contributo dei socialisti è scarso: è maggiore quello degli avversa1·i dell'amministrazione locale, dei sostenitori delle candidature rientrale Petrone e Capruzzi, degli amici del generale Pelloux ed anche dei pochi repubblicani, - ahi! qual razza di repubblicani ... - che vivono in Bari. Il fa-tto che si siano uniti sul nome di Ferri elementi così disparati costituisce da solo una desolante, una enorme mostruosità morale e politica. Se si fosse trattato di combattere una battaglia in difesa della libertà insidiata si sarebbe compresa e si sarebbe imposta l'unione dei cosiddetti partiti o,ffini, come si comprese e s'impose nelle elezioni del 1900 contro Pelloux. Ma oggi la libertà non corre pericoli straordinari; v'è un ministero che ha avuto ripetuti v9ti di fiducia - compresi quelli del Ferri - da quasi tutta l'Estrema; stanno nel laido, nello sporco amalgama i nemici di ogni libe1là e coloro clre dovrebbero essel'lle i difensori ..... Dunque 1 Della condotta di Enrico Ferri non ci occupiamo e non ci preoccupiamo. Egli di Lutto è capijce. Non si Ctuse conservai ore per ottenere I?. cattedra? No11 combatté il socialismo marxi,ta nel 1883, pur co111'essa11do di non a,·er letto i lib1·i di Man: che <-ir,'.11dieci anni dopo i' :-Sulla, quindi, di più logico clte egli intransigente,. egli nemic,o dell'a}lìnism-i e del popolarismo, raccolga e cerchi i voli dei socialisti, dei repubblicani ... e dei reaziona1·i. Ed egli è capace di sostenere che precisamente il conl1·ibuto dei reazionari lo /:(Ìustdiclri e lo mantenga sul terreno dell'avversione all'aj}ìnisnio e al popota,·ismo; ... e che conl!·additto1·io con sè stesso lo si sarebbe potuto considera,·e soltanto nel caso in cui gli ottocento voli fossero venuti da socialisti, da 1·epubblicani e da radicali. I voti reazionari hanno agito da dissolvente dell'affinità ed hanno, quindi, eliminata la conlraddizione ..... ( I J Del resto non abbiamo bisogno di biasimare noi la condotta coutraddiLLoria dell'on. Ferri in questa occa~ sione; il biasimo severo gliel'hanno inflitto i s-uoi compagni nella prima seduta del Congresso d'Imola. Le nostre staffilate invece vanno 11ll'indirizzo di quelli ottocento votanti pe1· la loro (juahtà di meridionali. In quanto alla loro qualità politica, lasciando eh~ Il Giornale d'Italia tiri le orecchie ai suoi amici, 1101c1 sentiamo nel dovere di rirnlgere u11a . speciale e dura parola a quelli che si dicono repubblicani, e fan capo_ 111 giornale li popolo. I r.cpubblicani che volano per Enrico Ferri, eggi come oggi, ci tanno l'effetto, nella miglio1·e delle ipotesi, di suicidi inetti, che danno spettacolo nauseante di viltà. Non si può, no:1 si deve votare dai 1·epubblicani per chi da tempo è stato e continua ad essere il più implacabile avversario della 1·epul,blica; per· chi nelle Romagne ha riaperto colla sua stolta propa• ganda antimazz1nia11a l'era infausta degli assassini politici. E quale sia stata l'opera sua nelle Romagne lo ha dtillo nel C,)llgresso d'Imola, Gaetano Zizardini, un socialista dei più autentici e dei più antichi, che ~-er ragioni di partito avrebl,e potuto sorgere per difend_ere il Fe1·ri, e che n'è stato invece l'accusatore ... Il g1ud1z10 del forte romagnolo, perciò, suona come una scudisciata sul volto del Popolo che a Bari si atteggia a repubblicano I , Gli ottocento voli dati ad Enrico Ferri da meridionali ci addolorano, perché dimostrano che ci sono nel Mezzogiorno ·individui - poco c'imporla se socialisti, rea- - zionari o repubblicani - che meritano di essere considerati come degenerati o appartenenti ad una razza inferiore. E tali devono essere ritenuti quanti ringraziano chi li schiaffeggia; quanti dànno testimonianze di affello non a chi dice loM la verità dura, ma educatrice d 1·isanatrice, ma a chi ripetutamente e sistematicamente li calunnia, ed anche di recente - dopo la negatagli solidarietà di tutta l'Estr·ema Sinistra - fatto audace dall'incoscienza e dal senilismo delle masse lavoratrici e dei socialisti meridionali, della calunnia si è vantato come di un titolo di onore. Questa condotta non è da uomini liberi, ma da schiav.i, da cani, che leccano la mano del padrone che li bastona. E per,og"i non diciamo di più perché ci manca lo sp11zio,1·iserbandoci di ritornare sull'argomento per rettificare le inesattezze di socialisti meridionali che, contro l'evidenza, giustificano se non ammirano l'on. FerrL L'insistenza nostra non è inopportuna, pe1·ché 1101 abbiamo la sicurezza che l'indecente spettacolo di Bari sarà ripetuto in molli altri collegi del Mezzogiorno. E noi continueremo a combattere - benché conv111l1 che (I) Investito <la più parli, l"ou. Ferri nel Congresso d'Imola <lette uu saggio della sua burlesc&. intransigenza, affermando • che nel Mezzogiorno con condizioni ecouomiche semi-feudali • occorre prima formare ,una borghesia radicale, e che sol" dopo • di questa potrà venire il socialismo ». Ora i nostri lettori ricorderanno che quando noi criticammo il partito socialista cbe riconosceva la necessità di uu altro partilo - radicale o repubblicano - nel Mezzogiorno, ed attribuimmo, all'on. Ferri un articolo dell'.loanti I in cui tale necPssità veniva esplicitamente ricono• sciut&, l'on. deputato per Ravenna protestò e il sig. · Bonomi ne rivendicò a sè la paternità. Oggi si vede che noi fummo profeti, Ritorperemo un'altra volta su questo tasto.
IUVISTA. POPOLAilE DI POLITICA: LE_TTER'JJE SCIENZE SOCIALJ 453 non riusciremo a modificare l'ambiente - a soddisfazione della nostra coscienza, e nella speranza che nell'avvenire la nost1·a campagna incontri migliore fel'- tuna. Per ora sappiamo di andare contro corrente, nelle masse popolari; ma noi, pur rammaricandoci del risullato immediato, continueremo a fare quello che ci sembra essere il nostro dovere (1). ., 1,o sciopero di Firenze e l'ccddio di Candela. - E' stato il_quarto tentativo di sciope1·0 generale miseramen_te fallito con grave danno dei la voralori e con n~rn piccola apprensione del pubblico. Di chi la colpa d1 averlo tentato e senza nemmeno esse,·ci stata, questa volta, la giusta causa che lo determinasse. . Le responsabili là Yengono palleggiate: i socialisti dir1gent1 dicono che lo vollero gli operai contro il conL' Alfabeto francese anticlericale - ~on dimenticate mal, o glol'anello, ebe l"inscgnamento lntegraleclelralfaheto comincia con c111es(a cllmo• sfrazlone ,uulelerlcale: Ahhés, ecdez (Abati, cedete). (Rire di ParigiJ, sigiio esplicito di coloro che li guidano; ma a Firenze, dove le cose devono essere meglio conosciute, dalle vittime si giudica diversamerit~. E_ ciò ;;i. argomenta dalle g1·ida e dalle proteste degh sc1opera11L1cont1·0 ~ebastiano del Buono, segretario della Camera del lavoro, .. (1) Montre correggiamo le bozze di stampa, uell' 1loanti ! del D settembre leggiamo una corrispondenza da Bari che non dobbiamo lasciar passare inosservata. Quel corrispondente, che per rispetto a noi stessi ed ai nostri lettori ci rifiutiamo da qualificare, abusando iudegnamente della crassa ignoranza dei propri correligionari os,; falsare ciò che uon si può falsificare in guisa alcuna: la semplice cronaca dei fatti. Ora la cronaca nuda e semplice dei fatti dice che non fu la Majia, e che non furono le .\1essatùw travestite da vestali, che insorsero contro Enrico Feni calunniante atrocemente tutto il ?\Iezzogiorno; ma fu futta la Can1er,,, uon esclusa I' Esfrema slulstr11. Gn solo clcl'"'"'o, uno solo, si levo a difesa del guascone rivoluzionario; e certamente quel deputato non sonii le parvle pronunziate dal rappresentante rii Ravenna. che ha avuto il merito di sollevare contro di sè ... i socialisti di Ravenna. che venne accusato a voce alta di avere consigliato lo sciope~·o generale prima, e di averne dopo stabilita la c~ssaz1one se~za ~or_isultare ~li scioperanti. L'indignaz10ne d1 questi ultimi fu tale m un certo momento che il Del Buono dovette ecclissarsi da una porticina segreta, dopo una riunione al Municipio, senza farsi vedere dagli ope1·ai, che aspettavano nella piazza. - Se le cose stessero diversamente si dovrebbe dedurne che i lavoratori della gentile Firenze, dall'amarezza della presentita sconfitta ebbero perturbata la mente e divennero iniquamente calunniatori. Se realmente il Del Buono avesse sconsigliato l'insano tentativo di sciopero generale, la ribellione, o me~lio l'indisciplinata cecità dei lavoratori, insegnerebbe che questi sono in uno stàto di animo peri~oloso, che ha bisogno di energici sedativi mo1·ali. E quelli materiali fortunatamente non occorsero, perché a Firenze piu che a Torino gli operai si sono mostrati degni della libertà, di cui usarono a danno proprio. Abbiamo detto che mancava la giusta causa allo sciopero; e ciò viene unanimemente riconosciuto. Non si può ragionevolmente condannare il direttore dell'opifizio del Pignone chti mancando il lavoro licenziò alcuni operai, pur promettendo di riprenderli, appena lo avrebbe potuto senza perdita. La pretesa di costringere un 111dustriale ad occupare i lavoratori quando gli manca In Inghilterra )lor!i lmpet·ator (\\Thare Jacob di Stuttgart) il lavoro è assurda, ed è da deplo1·are che l'abortita mani festaiione di solidarietà degli operai delle altre industrie abbia avuto occasione cosi irragionevole. Queste esplosioni dei lavoratori' delle industrie fanno il paio cogli scioperi agricoli del Mezzogiorno; dove non solo non c'è Lauto da pagare più alti salari, ma nemmeno da pagare le imposte. Cos't è avvenuto che nel periodo della più alle~ra ubbriacalura sui brillanti risultati ottenuti dalle Legne Socialiste a vantaggio dei contadini, quelli di Nardò e di altri paesi della provincia di Lecce si sono riputati fortunali di trovar lavoro col salario ..... di oenticinque centesimi al giorno; salari irrisori fiaccamente messi in dubbio da una lettera dell'on. Personò alla Tl'ibuna. Siamo ai salari dell'India e della Ru;sia;' e piu alti, disgraziatamente, non è possibile in molti punti del Mezzogiorno di accordarne l Alle Lt·istissime coudizioni della proprietà fondiaria, di cui è pa1·ola oggi stesso in questa medesima rubrica a proposito della gita dell' on. Zanardelli nel Mezzogiorno, più clie alla coc.:iutaggine e alla malvagità dei proprietari, si deve nel maggior numero dei casi la loro resi-
454 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI stanza al rialzo dei salari, preteso dai disgraziatissimi lavoratori della terra; e il conflitto che sorge t1·a le domande degli uni e il rifiuto degli altri ha dato l'episodio dolorosissimo di Candela, ripetizione in maggiori proporzioni di quello di Berra. Su chi riversare la responsabilità del sangue dei proletari, nuovamente e copiosamente versato r Non può andare del tutto immune da biasimo il governo che se0 ue l'antica pessima abitudine di fare in-·. terveilire i soldati in queste contese tra lavoratori e lavoratori, tra proprietari e operai. Peggio ancora quando i soldati si fanno intervenire in iscarso numero, in guisa da non incutere un sufficiente timore colla loro presenza. In Inghilterra, dove nessuno vorrà dire che il governo favorisce i sovversivi, questi interventi da oltre cinquant'anni in quà sono scomparsi, e non si hanno più da deplorare i casi analoghi al cosidetto massacro_ di Manchestel'. L'on. Giolitti, poi, si preoccupa troppo di dare affidamento ai conservatori di garantire ad ogni costo la cosiddetta libertà del lavoro; e gli ufficiali alla loro volta sono troppo corrivi ad ordinare il fuoco appena vola qualche sasso innocuo. In Sicilia, durante l'infausto periodo del Dicembre 1893 e Gennaio 1894, quando un centinaio di contadini venne ucciso, si riconobbe che i massacri furono evitati, anche dove le provocazioni della folla furono gravissime, quando le truppe erano comandate da ufficiali longanimi, prudenti e veramente coraggiosi - come, ad esempio, a Castelvetrano. li comando sciagurato di far fuoco su masse inermi, quasi sempre é l'espressione non della malvagità, ma della paura di chi lo dà. Quali buoni risultati dia la prudenza degli ufficiali, si é visto testé in Francia, dove applicandosi la legge contro le Congregazioni religiose si sarebbero presentate centinaia di occasioni di commettere eccidi. Il caso é stato tanto lampante che venne notato ad onore della repubblica dagli stessi socialisti ... E' tutto dire in questo quarto d'ora di •·repubblicofobia turatiana! Quale la parte rappresentata dalla propaganda socialistli in questo sanguinoso episodio svoltosi in Candela~ Se mancassero gli esempi e i precedenti del genere noi diremmo che si deve ad essa. Ma nel Mezzogiorno e in Sicilia, casi analoghi numerosi ci furono, anche sotto i Borboni, e prima ancora che si adoperasse la parola Socialismo. 'Questo dobbiamo dichiarare altamente noi, che non risparmiamo le critiche, talora aspre, ai socialisti. Le speciali condizioni economiche, politiche, intellettuali e morali dei proprietari e dei contadini esistenti nel Mezzogiorno, però, dovrebbero indurre i socialisti alla massima prudenza nell'opera loro, e convincerli che la predicazione della lotta di classe e della ri.voluzione vi crea pericoli terribili di cui, a data ora, potranno rimanere ,·ittime essi stessi. Vm•iazioni sulla triplice. - li viaggio del Re d'Italia a Berlino ha rimesso a nuovo la discussione sulla Triplice alleanza. La stampa russa tace; la francese é divisa: una parte, la meno importante, é di malumore; l'italiana ripete i giudizì antichi. E nell'italiana si distingue li Gi,1rnale del Popolo, il cui direttore Schinetti, acuto ed elegante scrittore ad un tempo, inspirandosi a sano. 1•ositivismo, dissente dal resto dei repubblicani e democratici, ed accostandosi a noi, non vede più nella Triplice quel gran male che ci si vedeva una volta. Il nuovo viaggio reale, ch'era stato pl'eannunziato sin da quando fu deciso quello di Pietroburgo, non poteva recare sorpresa a nessuno, come non poté modificare in alcuna guisa la situazione. Di notevole presentò: l'acco- !l:lienza tedesca più festosa di quello che prevedevasi, e 1I rincrudimento del malumore austriaco, di cui si é fatto interprete villano e brutale l'organo del militarismo imperiale, il Reichsu:eh,.. Noi, che sull'avvenire dei rapporti austro-italiani abbiamo manifestato opinioni af'sai discordi da quelle del resto_ di tutto il giornalismo nostro, - comp1·eso quello monarchico che caldeggia la Tl'iplice -, e che sono state 11ssai apprezzate dalla stampa frllncese (Figaro, Repubblique ecc.,) t1'ovil!mo che nell'episodio attuale tutta la ragione sta dalla parte del Re Vittorio Emanuele III, che commetterebbe un atto umiliante se visitasse il vecchio imperatore di Austria, che pei suoi scrupoli religiosi commette una continuala villania non restituendo nella Cllpitale la visita al capo dello Stato italiauo. Ma vediamo con dolore che tale 111cidente serva meravigliosamente alla nuova politica dinastica italiana, che fu denunziata da noi per i primi, e che adesso viene discussa e riconosciuta dapertutto. Un certo risveglio nell'Ir,.edeniismo guerrafondaio dell'antica maniera crediamo che faccia il giuoco del Quirinale e della Cernagora. Perciò noi non ci stancheremo di mettere in sull'avviso la democrazia italiana sui pericoli gravi cui essa andrà incontro se non muterà indirizzo. Fu innegabilmente un danno la Triplice; ma non é questa una buona ragione per favorire una politica di Corte, che rappresenterebbe un danno maggiore pel paese, per la sua libertà e per le sue condizioni economiche. Non vogliamo lasciar passare questa occasione senza far menzione di uno studio magistrale del nostro Mirabelli (La politica estera in ltatia e l'a,,ticolo 5 dello Statuto), in cui se non possiamo approvare· la interpretazione antica della Triplice, che continua a considerare gravida degli stessi effetti di venti anni or sono - e l'aperto dissidio coll'Austria dovrebbe convincerlo del contrario, - dobbiamo, però, ammirare la larga conoscenza del diritto costituzionale comparalo e la serrata dimostrazione del rapporto intimo tl'a politica estera e spese militari, il ben chiarito significato dell'infausto articolo 5 dello Statuto albertino e la necessità del sufragio universale. I 1•isnltatl di una inchiest_a _pei• lo spop?lamento in F1•àncla. - Il senatore P1ot ha pubblicato un volume della sua inchiesta sulle cause dello spopolamento e sui mezzi di rimediarvi. In esso sono riassunte lo opinioni e i desideri di moltissimi interpellati che sono stati circa 10.000. Le cause del male sono nettamente determinate e dopo tutto non sono molte e complesse. Cos·1pensa pure Alfredo Neymark, il quale le ha enumerate 1·ecentemente con molta chiarezza in una seduta della Società di statistica di Parigi. Il Neymark, osservato che se la popolazione (aumenta in troppo debole proporzione, tuttavia non decresce, stabilisce che in tesi generale, il decresci mento delle nascite é in ragione diretta dello sviluppo della. civiltà e del progresso delle nazioni. · Infatti in Germania le nascite che erano nel 1865, 45 su mille abitanti, nel 1885 erano 36; in Inghilterra negli stessi anni erano rispettivamente 36 e 29; in F1·ancia 26 e 22,5.• Lo spopolamento della Francia é dunque relativamente minore che non quello di altre nazioni. La prima delle cause economiche di questo fatto é il costo eccessivo d'ogni cosa necessaria, o piuttosto l'aumento dei biso&'ni. Il padre di famiglia calcola le spese, le confronta col capitale che ha, e per conseguenza non desidera aumentare il numero dei suoi figli. Un'altra preoccupazione grandissima del modemo cepo di famiglia è quella di dare ai figli una condizione tale ch'essi non abbiano poi a trovarsene malcontenti nella lotta sempre più aspra per la vita. Donde la necessità di non dover dividere i propri beni in un numero eccessivo d'eredi. Questo pensiero appare evidentissimo dalle cifre citate dal Neymarck, sui dati forniti dal Faure, direttore del Registro, sulla ripartizione delle successioni nel 1898. Queste cifre stabiliscono che su 281,333 successioni in linea diretta, dovendosi dividere 3,469 milioni di franchi, 176,819 suceessioni a uno o due fi~li si dividono 926 milioni, e 34,573 successioni a 3 o più figli si dividon0 413 milioni. Importa poi tener conto della diminuzione della rendita dei capitali, la quale ha trascinato con sé la crisi della rendita, che ha per corolla1·io la crisi della dote: - un capitale di 100,000 franchi, che frullava prima 5,000 o 5,500, oggi ne frutta 2750 o 3000. Inoltre, anche le imposte sono cresciute in una proporzione spaventosa come é dimostrato da una statistica sulle nascite e sulla diminuzione del tasso dell'interesse dal 1872 al 1900. Nel 1872 le nascile erano 27.8 ogni mille abitanti; nel 1880. 25,6; nel 1890,22,9; nel 1900, 22,4. Riguardo al tasso dell'inte1·esse, prendendo solamente il corso della rendita cii 3 per cento, si trova che nel 1871 il 3 per cento d5:va in, media il 5145 per cento; nel 1880 il 3,55; nel 1890 il 3,26; nel 1900 11 2,98. Un'alt,·a causa ancora é il grande numero delle donne che impiegate nell'industria, nel commercio, nelle amministrazioni e nelle professioni liberali, dinienticano per le loro occupazioni i dove1·i di mad1·e. Te do1111ein tali condizioni sono in Francia circa 3 milioni e mezzo. Si
i?iVÌSTA POPOLAkÉ bl POL!TlCA. lETTERÉ E SCIENZE SOClAtt 455 aggiungano a queste 3,861,599 celibi, 1,808,838 famiglie senza figli, 300,800 divorziali, vedove e vedovi senza figli, e si giunge alla cifra veramente allarmante di circa 1 milione di ciLtadini senza figli. Come ,·onclusione il Neymarck, si scaglia contro chi afferma che· le famiglie numerose debbano essere meno felici che le allre. Secondo lui l'uomo che lavora lrova nella famiglia anche lo stimolo più nobile per migliorare le condizioni dei suoi e sviluppare il suo lavoro quolidiano, e spesso succede che un figlio s'innalzi mollo per la sua intelligenza e per la sua attività, e renda prospera una famiglia numerosa, la cui vita é passata fra la lolla e la fatica. ... Mllita1•ismo e clei•icalismo In F1•ancla. - La irrisoria condanna ad un giorno di arresto del Colonai servizi del militarismo, la segue Jean Jaurès in un 1nagistralc articolo ( Pour la paix) nella Petite 1·epublique del 5 settembre. Egli, inneggiando alla propaganda pacifica, rammenta opportunamente che il discorso inspirato alla revanr:he pronunziato poco tempo fa del minislro della guerra della Repubblica, generale André, mentre non affretta la liberazione dell'Alsazia-Lorena, fa lutto il comodo del militari$mo tedesco, che dello spettro della reoanche si serve per aument11re gli armamenti e le spese militari; fatto che si svolge in Germania e che si ripercuote in Francia in modo analogo affreLtando la rovina finanziaria della repubblica. li parere che abbiamo manifeslalo il primo giorno sulle lolle contro le Congregazioni, intanto, é perfettamente conforme a quello che esprime il nostro illustre e caro G. Sorel, che ci ha mandato sull'argomento un interessante articolo, che daremo nel prossimo numero. Lo Czar e Leone Tolstoi - Non è che un'ombra eppure mi fa paura. nello di Saint Remy che rifiutò di prestare l'opera sua richiesta dalle autorità civili nella esecuzione della legge suJle Congregationi, e il tenore delle testimonianze di altri ufficiali superiori hanno una gravità eccezionale. In Francia e altrove ne sono allarmati. L'irrisoria sentenza viene considerata come il trionfo del Nazionalismo e l'apologia della violenza militaresca. Noi ne siamo addolorati, ma non sorpresi. La repubblica ha voluto allevare nel suo seno il serpe maledetto del militarismo, e perché sorprendersi se l'aspide morsica e avvelena'? Il militarismo in questa occasione ha buttalo giu la maschera ed ha messo a nudo la sospellata piena solidarietà sua col clericalismo. Sapranno e potranno combattere entrambi i repubblicani'? Noi ce lo auguriamo; e ci auguriamo, però, che per combatterli si scelgano armi migliori e più moderne, che non siano quelle adoperate testé contro il secondo, e che hanno finito col consolidarlo. La via buona da seguire per combattere il militarismo (Fischietto di Torino). Hudolf Vircho-w. - Non vogliamo descriverne la vita, enumerarne le opere, mostrarne la grandezza; non vogliamo tessere un funebre elogio. Chi può ignorare tutta la geniale attività del celebre discepolo di Iohannes Muller '? Poiché Rudolf Virchow fu veramente un genio, che la sua luce non irradiò solamente nel Gabinetto di Patologia, nel triste rosso. edifizio della Luisenstrasse, ma in ogni branca della umana attività. E così colui che indagava le trasformazioni prodotte dai processi patologici nel corpo umano, si occupava di igiene, di arte, di archeolog1a, di politica. Nella politica portò lutto il coraggio, tutta la lealtà di u11 uomo che fin da giovanetto era vissulo con la morte innanzi all'occhio indagatore, ed ebbe un degno avversario nel Principe di Bismarck. Per la igiene sociale fel!e tanlo, che molte città della Germania a lui debbono più di una infezione sparita. Chi scrive ricorda ancora una ultima lezione del Grande.
.\56 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE ~OCIAll Una strana lezione, tenuta nel grande Circo Barnum, sotto una tenda, innanzi ad un pubblico di cinquemila persone. I most_ri del C\rc~ Bern'!m av_eva1:10fallo una grande impressione sull ammo. dei ber-lmes1_:n:olle pole• miche si erano accese, molte mesattezze s1 ripetevano. Fu allora che alcune illustri persone pregarono il Virchow di tenere una lezione. In un bel pomeriggio il bianco maestro sali sulla cal~edra improvvisata parlò, chiaro, lento, dei mostri innanzi a lui bellamente allineati: parlò della natura, senza cordoglio, senza amarezza, guistificandola, scusandola; parlò delle altre mostruosità morali e sociali, incitando il popolo a correggerle come la medicina avrebbe potuto correggere quelli di Barnum; pariò della vita « che deve esser bene vissuta» dopo che bene è data. E quando venne la yolta di esaminare i mostricciattoli, mostro una delicatezza commovente nel toccare, nell'additare, nello spiegare. A un tratto, esaminando una piccola bimba con tre arti, si fermò: - Ha la febbre - disse. E la lezione si arrestò. - Rudolf Virchow, usci dalla grande tenda, portando ,•ia, tra le braccia il piccolo mostro dalle tre gambe, quieto, solenne, nel tramonto profumato del maggio. Non é morto solo l'autore della patologia cellulare, é morto un uomo uno scien;;iato un democratico vero. Largo, o politicanti e demagoghi! P. NOI. DOPOIL CONGRESSDO'IMOLA Il partito socialista italiano ha prese\ allegramente una voltata decisiva. Se si tratterrà dal percorrerla tutta, il merito sarà piuttosto di coloro che presero l'iniziativa del movimento, anzichè della massa. Ora come ora prevale il senso della monarchica adorazione degli uomini. Altro che tendenze I Il congresso d'Imola è per i.ae in due fatti: nella scrosciante ovazion~ largita al Berenini, quando sì presentò alla tribuna, non già per fare le pro-· prie difese, ma per attaccare sdegnosamente il Ferri, che s'era permesso intercalare il suo caso nella lunga esemplificazione del moto degenerativo del partito; nella feroce intolleranza onlle la prevalente massa degli adunati dette prova a danno di coloro che dissentivano dal Turati. Il partito socialista italiano, pensavo fra di me, potrà fare di gran passi ancora e magari traere in sua mano mezza Italia, ma che sia più capace di contribuire alla restaurazione morale del nostro paese, sembra in verità alquanto dubbio. Gli organi socialisti, grossi e piccini, hanno già spesa, a proposito di questo congresso, tutta la lira del loro entusiasmo sulla riconfermata unità del partito, sulla vitalità di cui esso dà segno, sul trionfo illuminato e sagace del più comune buon senso. Anzi nella espressione di questo loro entusiasmo trovano il consenso pieno e illimitato della stampa monarchica e ministeriale. Quel che io diceva da vari mesi si conferma ormai come un fatto innegabile; l'opinione pubblica, schiettamente e intelligentemente conservatrice, non considera più come un pericolo per gl'interessi della causa dell'ordine lo sviluppo del partito socialista, al cui incremento è disposto a collaborare.• Onde se i ministri della •borghesia» consentono ai rappresentanti del • proletariato » ribassi ferroviari, che facilitino agli elementi moderati del partito di sconfiggere a morte i loro avversari della parte estrenu (1); la stampa borghese è pronta a cantare il quotidiano panegirico dell'ingegno, dell'abilità, del buon senso etc. del « compagno • Turati e dei suoi innumerevoli adoratori. Questo fatto è degno della più alta considerazione. Perchè delle due l'una: o la borghesia, mn.- gra volpe scaltrita dai lunghi digiuni, ha inopinatamente perduta la bussola e s'è messa ad aiutare i propri seppellitori; o i dirigenti del partito del proletariato non sanno più il loro fnestiere. Certo tutto questo battaglione di tendenze, di correnti e d'indirizzi dice una cosa sola, che c'è qualcuno che o non conosce il suo mestiere, o lo conosce tanto bene che riesce ad ingannare molti altri. • •• Al congresso d'Imola furono dette cose molto gravi. Lasciamo da parte gl'irnbecilli, che, con molta prosopopea di positivismo, vennero a fare dei giuochi di parole sul socialismo « che è riformista perchè rivoluzionario e rivoluzionario perchè riformista », e accantoniamo quegli altri molto più positivisti che nella critica al Ferri vedono il collegio da occupare e i vantaggi da conseguire. Si guardi al capo. Il Turati va in fretta. Cominciò questa sua evoluzione a destra, proponendo alleanze momentanee con le mule rognose del vecchio liberalismo; progredì diventando il più furioso e sistematico sostenitore del ministero Giolitti-Zanardelli; accennò poi vagamente a possibilità d'intesa con le istituzioni vigenti, ed al congresso d'Imola disse apertamente che la monarchia può esser d'aiuto al proletariato nella sua lotta (risurn teneatis) contro la borghesia. Ma c'è di meglio. Al congresso d'Imola il Turati s'era fatto precedere da una specie di manifesto, che era poi tutto un numero della Critica Sociale, distribuito con in~olita larghezza, gratuitamente ai congressisti. E' lecito supporre che il 'l'urati pensasse condensato in quelle pagine il meglio del suo pensiero, diremo così, politico, per quanto gli scritti di maggiore interesse non vi fossero sottoscritti dal Turati stesso. Agli onori dell'articolo di fondo era stato elevato un'abile recensione delle mie idee ·teoriche sul movimento sociale, che doveva assai praticamente servire a preparare l'onesto linciaggio dell'umile sottoscritto, se egli non avesse saputo sventare l'infantile giochetto. C'era poi un secondo articolo a firma D. S. ove si stampa va, senza troppe cerimonie, che era tem- (1) Tali ribaMi ferroviari consentirono agli emiliani e ai roma• gnoli d'invadere ad ora fissa il congresso e gettare nella bilancia del socialismo il peso risolutivo dei loro cluecento ooti, antifer• riani, autireprrbblicani, riformisti e contadineschi. Oh, l'avversione di Carlo Marx per « l'idiozia dei campi! ~ - Le grandi città vo• tarono coi rivoluzionari.
Y' RIVISTA POPOLAR!t DI POLITICA, tEtTERÉ È SCIENZJfSOCIALJ 457 po, per il proletariato socialista, di convertirsi alla monarchia. Vi si diceva che il « proletariato ... in ossequio alle norme del regime rappresentativo, rispetta le istituzioni vigenti •; si aggiungeva che « l' attuale forma di regime rappresentativo, per quanto ibrida e difettosa, gli consente bastevoli libertà ,. ; e si concludeva che • sempre che dunque la monarchia costituzionale serbi fede al patto di libertà, essa potrà essere tollerabile come un meno male e compatibile per qualche altro tempo ancora con la civiltà della nazione e con le esigenze del movimento proletario •. Ponete, accanto a ciò, l'insistenza sulla necesmeccanismo qualificato automatico e lento dell'evoluzione sociale. Non è dunque a meravigliare che in un paese ove manchi l'esempio cor1·ettore della tradizione storica, il marxismo, inteso volgarmente, fornisca l'alibi teorico al bisogno di quieto vivere, da cui sono intimamente pervasi gli uomini nati sia pure in mezzo ad agi relativi. La difficoltà della spiegazione comincia quando si arriva alle masse. Ma anche questa sparisce pensando a due cose. La prima è che il grosso del partito socialista italiano è fornito dai campagnuoli e dai piccoli centri cittadini; la se- sità delle « riforme ,. definite· come mezzoper attenuare le ingiustizie sociali, l'irrisione ai mezzi rivoluzionari, l'espressa accentuazione del carattere legalitario del partito (legalitario, un partito che vuol sovvertire e negare tutta la costituzione legale esistente !), la pratica ministerialistica e tante altre diavolerie impregnate di spirito conservatore, e poinegate che il partito socialista italiano sia diventato una cosa sui generis nel cor• po del socialismo internazionale, oppure un quissimile italiano del fabiaA Berlino conda è che esso è il prodotto in gran parte del• l'attività propagandistica di quattro o cinque socialisti, teoricamente convinti della bontà dei fini socialistici. nismo inglese. *-* * Da questo stato di fatto derivano piùconseguenzej ma due son notevoli. Ora ciò che interessa in tutto questo non è la evoluzione personale dei capi. In Italia non ci sono tradizioni storiche di pensiero o di partito socialista. I capi pensano in conformità' dello spirito socialista per quel tanto della dottrina socialista che possano avere acquistata sui libri. E come DOPO l,,l PARTE~Z.4. DEL RE Ad un partito in gran parte campagnuolo non si convengono gli accesi colori del socialismo cittadino, naturalmente radicale e rivoluzionario. Alla mente del contadino non si affacciano che problemi contingenti ed iÌn• mediati. In tutte le parti del mondo esso mostrasi intimamente contrario alle enormi generalizzazioni del socialismo • !n Italia, invece, i contadini hanno formato, fin dalla prima ora, il grosso del Partito Socialista . Ciò teneva a varie cagioni, ma ad una sovrattutto, chè a parlar loro dei loro interessi ed a muoverli per· difenderli, non ci furono che socialisti e clericali, onde i contadini diventa- - Cosa dla,,olo saranno tutti questi segni f - .llaestiì, sono le lmpro11te lasciate dal mlnlatro t•rtueUI nella diplomazia europea I vengono quasi tutti o addirittura tutti dalla borghesia, essi hanno assimilato del pensiero marxista quel tanto che sembra giustificare le placide attese e le ragioni della persistenza del presente (1). Onde il conservatore incosciente, blaterando d'un collettivismo predicato assai lontano, condanna risolutamente, in nome dello stesso marxismo, ogni tentativo di bruschi trapassi, ed ogni intervento dell'affrettatrice volontà umana nel (1) Il carattere antitetico e dialettico della dottrina marxista giustifica pienamente la formazione d'un partito coTUJeroatore all'interno della stessa eresia rivoluzionaria. E ciò sta accadendo , in Italia. (Uomo di Pietra di Milano) no socialisti e clericali, con la stessa indifferenza con la quale sarebbero diventati radicali e borbonici, se radicali e borbonici si fossero OCCU· pati della loro sorte, come si vide accadere in· Brettagna e nella Vandea (1). Su questa massa, disposta per indole all'ossequio, il propagandista del socialismo esercita la stessa influenza del prete cattolico. Non ostante tutte le declamazioni fatte a questo proposito, è assoluta- .JJ, (1) N~Ile Romagne_e. negli Ahbruzzi passano per repubblicani perché 1 repubblicam s1 occupano dei fatti loro. Ma in realtà il contadino non saràmai nè repubblicano, nè socialista, nè clericale;
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