Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 16 - 31 agosto 1902

442 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCI~Ll Per certi socialisti ciò parrà una chime1·a. Ve ne sono di r1uelli che si rifiutano di ammellel'C che vi sia alt1·0 di diverso da considerare del movimento economico. È a11che questa una vedut.a corta ed erronea, a mio modo di vedere. Perché se io concepisco il fatLore economico come d'un' estrema im(Jortanza,io non posso considerarlo come l'unico. La concezione matel'iahslica della storia vuole che ci si preoccupi sopraLluLlo delle realtà, ma tra queste realtà, non ve ne sono soltanto di ordine materiale, ma a11d1e d' 01·dinc intellettuale e sentimentale. Invero, gli avve11imcnti soc:ali sono di una co10ples- ,;ilà tale che ci é letleral111ente impossibile di scorgerne. è di distinguel'lle tulle le cause; il sociologo più paziente, il più erudito, il più coscienzioso 11011po,trà mai discernere e valutare che u11cel'lo numero di queste cause, ed è estrcmame11tc probabile che queste cause. che anà scoperte e 11umel'8te dopo un lavol'O ammirevole,. non saranno che un'infima parte accanto a quelle che non aHà nemmeno supposte. (Contihua) JULES DESTHÉE. Deputato al Parlamenlo Belga. / / RIVISTADELLERIVISTE C. ,\tl('(,nclair: la psicologiadegli scioperi. - La prima fo1·ma degli scioperi ha polulo essere fJUella dcli' uomo d1e per la prima volta. gettò il suo piccone, una sera di disperazione. ,ii piedi cli una roccia eh' egli inva110 ccr- ("av11di rompere.Quell'uomo si mise in isciopero, a 110111c della forza troppo minima che inca1·nava cont1·0 l'immensa sproporzione delle forze naturali. Ma l'uom.o, allora, 11011poteva de11unciarc il conlratto e dire alla naturn: l.u 11011mi paghi ahhaslanza: e ;;i ostinò, e trionfò. Oggi la cosa é differente; l'uomo può getLnre il piccone e 1·ifìuta1·e lo sforzo. Due gravi mod,1i,:azioni sono avvenute nei termini del rapporto che opp1·ime il lavorai.ore: la prima é che il patro11ato non é• immortale, la ,:econda é che il patronato ncn può riuscire a condurre il lavoratore, per 1nancania di denaro, all11sottomissione o alla morte pe1·miseria. L'uomo dell' og:,ti non getta il piccone, ma lo posa, e lra tJUeste due ge~ti vi é un grande numero cli secoli, molte tristezze, molti mnlil'i e molti ge11i che sono comparsi sulla terra. Di1111nzi al!a muraglia di granito l'uomo poteva gellare il piccone e, senza vergogna, pianger<' : dinanzi la muraglia del patronat.0 può posa1·e il piccone e parlare, perché la muraglia é molto più friabile. li patronato finge di non volerlo comprendere, ma sa bene che il tempo é pnssato, che delle volontà altruiste hanno trovato il mezzo d1 colpire alle fondamenta e di scoprire delle fessure nel suo basaltico orgoglio, mentre che la roccia naturale non suppone nemmeno un puntale d'acciaio che la possa forare. Tutta la risoluzione psicologica del patronato é stata nel confondere 1~ sua istituzione con quella delle cose naturali, e di reclamare per sé il beneficio delle leggi immutabili. Si resta c<>nfusi dalla ricchezza degli argomenti che ha foggiato a questo scopo. Il cristianésimo travestito da Roma é stato per lui per dei sec<>li di un gr11nde appoggio. Durante lo scoppio rivoluzionario il patronato ha trovato il modo di compiere il voltafaccia più stupefacente poggiando l'antica teoria delle rassegnazioni su nuove basi, adattandola· al libero pensiero, impad1·onendosi del dogma nuovo dell'altruismo per farne al lavo1·ato1·e una specie di obbli~o d'onore, rimpiazzando cos·1 quello della fede e della penitenza lerrestre. Uno dei punti di vista sociali pur interessante é certo di sluc!iare nell'opera post-rivoluziona,·ia 'JUesto cambiamento di scena, combinato con un'abili'tà inlinita. Dire ai lavoratori: " Voi non siete più disgraziati e sfruttali pei c!ecreti del cielo promettente il benessere nel paradiso futuro; ma voi sarete cos·1compi~centi, cos·1 fraterni, cos·1 altruisti, cos·1 repubblicani pe1· sacrificarvi anzitutto a 11ostro vantaggio », è stata in verità una mistilicazione colossale. Tutto ciò regalando al msrinaio, al minatore, 11! tessitore, estenulti e nella miseria, dei giuocaLLoli come il fucile della guardia nazionale, il bollettino di voto. il tiLoio di cilladino. L'idea geniale fu di persuadere i la- \·oratori che essi per buona volontà, per devozione al prestigio nazionale, per spirito di fratellanza, continuavano a dare la stessa somma di lavoro cl,e i tiranni esigevano da essi per egoismo e per soddisfare le loro voluttà. La psicologia degli sciope1·i è esattamente quella di ,·iascuno scioperante: e la pl'Ogressione dall' isti11to al ragionamento e dal 1·agionarnento ali' idea generale appare evidente ed identica in tutte le occasioni. Dagli scioperi di Montceau-le:;;-Mines agli scioperi recc11ti, l'al'- f'ermazione del diriLlo allo sciopero s'è mantenuta, ma la fisonomia del fatto é cambiata profondam, nte. Lo sciopero di Montceau resterà come il tipo dello sdope1·0 e1·oico, fatto per enlusiasma1·1: i poeti e i ro~ manzieri lirici. Lo sciopero che :ermin è colle fucilate d1 Fourmies é una seconda fase, quella del ragionamento, collettivo nato dall'istinto individuale. Là il popolo ebbe coscienza di sé stesso, e se 111fo1·za b:·utale interten11e, 11011fu che per una brutale decisione della borghesiai dopo che gli operai ehbe1·0 affermati i loro diritti. !lfontceau fu una rissa, Fourmies fu un diritto pre,o a fucilate, la legalità naturale assassinata dalla legalità scritta. Carmaux, ove .laurés fu cos·1 ammirevole. fu l'esempio d'una Lerza fase: 'JUella in cui l'istinto dello sciop~ro mdividuale diventato collcllivo e ra~ionato, aeqmsta la fo1·za di un principio con'lui.;lato. Con la cosci_enza di questo principio l'ope1·aio acquista una diplomaz_rn sufficiente per evitare il disordine e per non prestare 11fianco tilla 1·ep1·essione dell' ordinP. Lo sciopero di Ma1·sig_lia è stato il modello di questa ter1.a rase, perché ha 1·agg1unto l'orrline assoluto, pur riunendo lui ti I motivi di disordi11e e di confliLlo sanguinoso. Il sindaco ~ocialisla Flaissiè1·cs fu ammirabile in quelt' ambient J elettrizzalo ove oli re la du1·cz1.a strao1·dinal'Ìa dei capitalisti v'erano gli operai stranieri, soprntlutlo fJUelli di Genova rivale, venuti per prol_ungare la crisi, per farsi ingaggiare. a v_deprezzo. per rovrnare le spe1·a11ze dei lranccs, e 111util1z1,are J., resistenza e il sac1·ifìcio. Lo sciop,'rO é orrnai conforme ali' idea che il socialismo se 11'é tatto. Esso diventa una sprc:ic di formalità colleltiva, una diplomazia lungamente elaborata e passante al periodo d'azio11e, non pc1· spinta ~•un . gruppo di 1·ibelli, ma per òecisione d1 una v olo11tà d1r('ll1va esaminante le ca1·te delle regioni industriaii, prendl'11te alto della calliva volo11là d,·i Lo1·ghesi, dispo11e11tedi u11fonc!o di rise1·va, e punendo il palro11ato co11la 111essnin isciopero quasi matematica di certe regioni in certe ore. 111 luogo di punire il patronato sul posto _e.indiv,dualinc11lc, il socialismo sarà presto nella co11d1z10nc d1 produn·c una pe1·turbazione veramente $iusta e inlelligcnl<', determinando degli sciùpe1·i simuJLanei di lutta un' industria, e agendo anche per reciprocità di un industria sull'altra e suite materi,1 p1·ime. Questa sarà la forma futura della guerra civile, e la più efficaci>, pe1cl,è sarà quella che to0 lierà al Terzo SLalo il pretesto di ri,·01Te1·e all'agente proC:.•ocatore e al solàato che repr-ime. I .a psicolo0ia de<>liscioperi ha trovato il suo ultimo termine: dallif maledizione del lavoratore vinto é venuta all'affermazione cosciente e potente dei doveri e diritti del lavoratore. Quel che un tempo si cl,iamavano gli scioperi, erano i soprassalti inlerrnit_tenti di u_no_stato d·_animo permanente tra 11produttore e 11beneficiar10; oggi sono lo stato morale d1 una classe che non riconosce più, nemmeno in seno alla pace e con tariffe sufficienti, la necessità della classe che le ha consentite, e che s"incammina ogni giorno più verso l'autonomia della produzione e della consumazione riunite, e alla soppressione degli intermediari. (Reoue Socialiste - Luglio). • Pr11 J. Eclmond Vetley. - l' imposta globale delle rendita e la proprietà fondiaria. - Le formule ha11110 da noi una pote11Za magica. La1,ciate lalvolla a caso, prendono a poco a poco consistenza e diritlo di cittadinanza, e liniscono talo1·a con l'impo1·si come una specie di dogma. Clii ha fatto questa mctamo1·fosi? Una fata che si chiama pubblica opinione. E dii è che fo1·ma la pubblica OJ.>inionenella democrazia ? In gran parte lo spirito di pa1'l1lo e gl'interess1 elettorali, che hanno sulla l'ormaz·one delle idee una mflucnza -~pcsso decisiva. Cosi. é avvenuto per l'imposta globale sulla rendita. Teorica11,ente, se si potesse co;;oscere esattamente la rendila di ciascun co11tribue11te, senza in,1uisizioni e senza vessazioni, un'imp,Jsta generale stabilita sulla rendila di ciascuno realizzerebbe l'ideale, e rimpiazzerebbe

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