Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 16 - 31 agosto 1902

.. 422 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Gl'indirizziamo questa parola nauseati della viltà e •della ipocrisia di qualche giornale e di qualche giornalista che non avrebbe il diritto di levar la voce nelle quistioni morali, ma che ora, in questa occasione, si atteggia a vestale purissima, mentre potrebbe benissimo tro- -var posto più conveniente se passasse il suo tempo in un lupanare. • Maffeo Pantaleoni, ripetiamo, può avere conchiuso un cattivo affare per sé e per gli altri; ma che sorgano a gridargli crucifige dei miserabili che sono nati e cresciuti e ingrassati. negli affart loschi, via l questo é troppo. E giacché siamo in tema di affari crediamo opportuno manifestare il nostro pensiero sulla convenienza degli uomini politici a trattarne. Questo divorzio assoluto tra gli uomini politici e gli affari, che si predica ai quattro venti in questo momento - e da che pulpiti talora viene la predica ! - ci sembra irrealizzabile e non desiderabile, in tesi generale, e sopratutto in Italia. Io un paese, in cui i deputat( non sono pagati; in cui le cosidetle classi dirigenti o sono reazionarie o analfabete o disoneste; in cui la 1·icchezza é scarsae male distribuita, la pretesa di escludere gli uomini politici dagli ajJ'ari ci sembra gesuitica, assurda ed anche pericolosa. Pericolosa per la democrazia in ispecie, perché escluderebbe dalla vita pubblica molli che negli affari potrebbero trovare gli onesti mezzi di sussistenza. Ciò che avviene negli Stati Uniti di America, e che venne rilevato da pubblicisti di grande v/ilore, dovrebbe servire di ammaestramento. Ivi i migliori per intelligenza e per attività, di ordinario si ritraggono dalla polili0a e si danno agli affctri, nei quali accumulano milioni e miliardi. Nel Parlamento e nell'amministrazione si ficcano in grande prevalenza i più scadenti, gli uomini della categoria dei politicians, pei quali la politica è pel' lo appunto un laidissimo ajfare. Non vogliamo cercare altri esempi in altri paesi. Se prova;;sirno, come sarebbe facilissimo, che il Parlamento italiano in quanto ad aj]'ari é molto migliore della sua fama, ed è migliore di quello degli altri paesi - specialmente di quelli della Francia, dell'Inghilterra, degli Sta li Unili ecc. - norf riusciremmo cer1amente a provare che l'ajfm·ismo, nel quale sono maestri alcuni Catoni da strapazzo che sbraitano contro il deputato di Macerata, sia cosa lecita e tollerabile: né lJuesto sarebbe affatto nelle nostre intenzioni. Ma ci pare che sia tempo di distinguere affare da aJfare, e che al deputato possa essere consentilo ogni affarè in cui non ci sia alcun conflitto cogli irrteressi diretti dello Stato, e che nella gestione degli altri affari il deputato debba essere giudicalo alla stregua degli altri uomini, con non minore seve1·ità, ma non creando una specie d'incompatibilità per lui soltanto. Crediamo lecito perciò che un deputato prenda parte diretta ed attiva in affari industriali e bancari ecc., ma non comprendiamo ia dinastia dei Chamberlain che specula quasi sulla continuazione della guerra d'Afr-ica, per la quale forniva largamente i propri prodo1ti. Ed a proposito dei Chan:iberlaio fermiamoci un istante in Inghilterra. Abbiamo letto che lord Roseberry ha deplorato che nel Parlamento kitannico non siano più largamente rappresentati gli uomini di ajfari dallo spirito pratico e dalla prodigiosa attività. Ora noi crediamo infondata 1a notizia, perché non possiamo ammettere che il nobile lord non sappia che tale mancanza è insussistente. jnfatti nel Parlamento britannico furono '3empre numerosi gli uomini che parteciparono agli affari bancari, industriali, ferroviari ecc. ecc. Ci sono gli Chamberlain, ad esempio; e' era sino a pochi giorni or sono lord Dufferin, che fu viceré, delle Indie ed ambasciatore a Roma, e ché stava a capo di una Società che ha fatto un fallimento di circa seicento milioPi di lire per cui i suoi azionisti non avranno che appena il sei per cento del capitale versato I Nel Parlamento inglese abbondano gli uomini di ajJ'ari, ma vi sono mollo meno numerosi che in Italia gh a vvocati .... I quali avi-ocati, senza e,ssere negli affari sono quelli che maggiormente inquinano la nostra vita politica, e sono per lo appunto quelli che, auche essendo oneste persone, m·aggiormente traggono profitto della medaglia di S. Vena11zio e fanno uua concorrenza sleale, anche senza volerlo, agli avvocati non deputati. Perciò se da Montecitorio devono uscire i pochi uomini di aJfari che vi stanno, ad essi dovrebbero essere gli avvoc&ti per i primi ad insegnare la via .... E concludiamo mandando un saluto affettuoso ed una parola d1 ammirazione a Guglielmo Ferrero, che da Torino ha indirizzato due nobilissime e coraggiose lettere a Paolo Valera in difesa dell' ouore di Maffoo Pautaleoni. Noi, lo confessiamo esplicitamente, ci sentiamo umiliali di non averlo precedu~o. -¼ Il Papato e l'Italia. - In questi momenti di vivace lotta religiosa in Francia, di fronte alle aspirazioni dei conservatori italiani d'in teudersela coi cattolici, assume importanza speciale una intervista che un redattorn dell'organo dell'ou. Sonnino ha avuto con Padre Semeria, l'eloqueute predicatore che ha dato alla democrazia cristiana il libro sull'Kredità det secolo. Noi crediamo utile riprodune integralmente la conversazione su questi tre punti speciali: 11parere del papa sulla democrazia cristiana, la possibilità che venga tolto il non expedit (ciò che sperano ardentemente i conservatori), e la couseguente possibilità di un accordo tra il governo italiano e il Vatic11no. Le risposte date da Padre Semerìa, ci sembrano le più assennate e le più rispondenti alla realtà. Eccole: Il Vaticanoe la Democraziacristiana « - E il Valicano vede di buono o di mal occhio questo nuovo movimento f - Non é facile afft::rmare nè l'una, _né l'altra cosa. Certo é che una parte dell'alta prelatura combatte il movimento della democrazia cristiana al contrai·io di Sua Santità che lo tiene in gran conto e ciò, mi risulta di scieuza pl'Opria, ne avversa il più battagliero campione, don Romolo Mur1·i. Ma di ciò non é a farsi gran caso, come non é a farsi gran caso se il Papa ste'sso parve aver talora dei malumori verso di noi; anch'egli ha la ·sua Corte, e tulle le Corti si assomigliano. Egli non tutto sa, non tuLLovede e non tutto può vedere; ma ove sa, ove vede ed ove può vedere, ivi giudica acutamente e comanda cta solo, dando ai fatti e alle disposizioni un'impronta assolutamente personale e sicura. >l Il " nonexpedit ,, cc - Me Ella ha la convinzione che il non expedit rappresenti una volontà assoluta del Pontefice~ - Precisamente: e non dubito che finché vive Leone Xlii, sarà mantenuto in tutta la sua severità e in tutta la sua intransigenza. - E la democrazia cristiana che cosa pensa in proposito f - Essa tende a formare delle coscienze liberamente nuove ...; dopo le cose verranno da sé. - Ciò vuol dire che la democrazia cristiana vedrebbe di buon occhio la partecipazione dei cattolici alle urne 1

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