RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALI A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nu:rn.ero separato Oent. 30 ~> Amministrazione : Via Campo Marzio N. 43. ROMA <-<> AnnoVIII. N. 16 Abbona:rn.ento postale Roma3, 1 Agosto1902 S01".1:~ARI01 Noi: 611 avvenimentie gli uomini: (All'indomani di una rivoluzione? La politica anticlericale della Francia. - Per Maffeo Pantaleoni. - Il Papato e l'Italia - Lo Zollwerein imperiale brittanico. - Il movimento agrario nella Gallizia). - La Rivista: Per una aberrazione intellettuale e morale. - On. Dott. Napoleone Colajanul: La delinquenza della Sicilia (Giornale di Sicilia e Ora di Palermo). - Carlo n osso: Le diverse tendenze nel partito socialista (Il metodo rivoluzionario dell'on. Ferri). - Giovanni novio: La lotta religiosa in Francia (Giornale d'Italia). - Garzla Cassola: Rivoluzionarismo verbale dei socialisti (Critica Sociale). - Enrico Leone: Sulla postuma di Karl Marx. - Jules Desti•ee: Rivoluzionarismo verbale e rivoluzione pr,1tica. - Rivista delle Riviste: La psicologia degli scioperi ('f(evue Socialiste). - L'imposta globale della rendita e la proprietà fondiaria (Revue d'Economie politìque). - La difesa contro gli scioperi (L'Economista d'Italia). - Gli se ioperi ed il benessere ·pubblico (North .American 'R._c-view). - Sociologia della guerra (La Lectura). - La legislazione delle fabbriche considerata rispetto ai salari degli operai protetti da essa (]011mal of tbe Royal Statistica! Society). - I sospetti _e le incertezze nel!'Africa del Sud (Tbe \'Qrtb .A111ericanReuiew). - Il culto della mente femminile (Wes t111inster Reuiew). - Recensioni. - Illustrazioninel testo. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI ' All'Indomani di una rivoluzione·, La politicaanticlericaledellaFrancia. -- In Francia è cessata la resistenza alla applicazione della legge che soUopone alla sorveglianza dello Stato 1\nsegnamento delle Congregazioni e tra gli episodi. clie potevano assumere allarmanti proporzioni c'è stato quello del rifiuto di obbedienza del colonnello di Saint Remy e di qualche allro minore ufficiale. La resistenza si manlenne più viva nella Breltagna dove i principi, che generarono la Vandea sono ancora vivi. Cer·tamente non occorreva oggi l'opera di Hoche; ma comprenderebbe le misure del ministero i;ll'indomani di una rivoluzione, ha risposto sofisticamente che dura ancora il periodo rivoluziou-ario aperto dalla Costituente! In fondo siamo ancora all'indomani dell'agosto I 792.... Ora un periodo che dura centodieci anni; e che ancora non ha raggiunto il fine che si era proposto, è bello e condannato; ed è condannata sopratuUo la violenza che tale periodo caralle1·iaò. Alla logica bislacca del Jaurès, che fa tanto torto al suo abituale acume, noi vorremmo opporl'e le osservazioni che fece Albe1·to Mario a difesa del metodo evonon si può negare c.hc una certa preoccupazione si fosse destala tra i repubblicani a conferma sempre più che la coercizione non è l'arma migliore per comballPrc il clericalismo. Noi che la riproviamo quando viene adoperata a danno nostro, non possiamo adoperare una misura diversa vedendola adoperata a danno degli avversari nostri. t::::~:===:=f 11 coloro 9 cui è scaduto l'abbo- lii lutivo, e precisamente nello esaminare l'opera e gli efft'lti poco duraturi della grande rivoluziçme. Noi, ad ogni modo, siamo lieti nel vede1·c che i dubbi manifestati sin da I primo giorno siano divisi anche da un organo autorevole del socialismo francese, quale è Le Mouvement socialiste. lvi ("15agosto) Raoul Briquet condanna esplicitamenle la politica anticlericale del ministero Combe:'. ch'è sempre politica giacobina. li giacobinismo non portò mai fortuna! ~ namento a volerlo subito rin- g ff· novare mandandone l'impor- ~ U to all'on. N. Colajanni, in CA- _3 lii STROGIOVANNI sino a tutto Né è il caso di discutere del dii-itlo astrallo di fare applicare la legge, che noi non avremmo votato, né del I 4 ~i /\W ~~,:;~;;;;;~;;;;;~;;;;=;;· =.xxo:, ,.;, ~fs°r;;;,,;;>:X;:;;;·oo;;;;;.r";,;,,J:;;;,;{,:;;;dk;;;';;.:wc.;=~-~i;i:o<;;:;,;;;~,;;x~¾"';;;;,:;;;,'.=,;;;"';;;;·~;;;-;;;,,~~ ~v-- carallere della lotta, di cui si occupa da per suo il nostro Bovio; ma di quella alta oppn1·tunità politica, che rinvigorisce le istituzioni tenendo sempre presenti le contingenze del momento. Che i repubblicani ed anche qu~lche eminente socialista clie ci ha comunicato il suo pensiero, non siano contenti deila energia del Combes si può argomentarlo dalla debolezza delle 1·agioni addotte per giustificar-la dai più vigorosi dialettici, quali, ad esempio, Jean Jaurès. Egli, rispondendo nella Petite Republique al Goblet che • Per ì\'laiYeo Pantalconi. - Un mese fa difendendo la logica e la coerenza scientifica di Maffeo Pantaleoni non credevamo di dovei• prendere la parola in difesa del suo onore; proviamo, perciò, un dolore profond•.> oggi sr:1·ivendo di lui per mandargli una parola di vivo affetto e per dirgli che noi possiamo essere convinti di qualche errore commesso, ma che non dubitiamo della sua rettitudine e della sua correttezza nello esercizio del mandato politico.
.. 422 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Gl'indirizziamo questa parola nauseati della viltà e •della ipocrisia di qualche giornale e di qualche giornalista che non avrebbe il diritto di levar la voce nelle quistioni morali, ma che ora, in questa occasione, si atteggia a vestale purissima, mentre potrebbe benissimo tro- -var posto più conveniente se passasse il suo tempo in un lupanare. • Maffeo Pantaleoni, ripetiamo, può avere conchiuso un cattivo affare per sé e per gli altri; ma che sorgano a gridargli crucifige dei miserabili che sono nati e cresciuti e ingrassati. negli affart loschi, via l questo é troppo. E giacché siamo in tema di affari crediamo opportuno manifestare il nostro pensiero sulla convenienza degli uomini politici a trattarne. Questo divorzio assoluto tra gli uomini politici e gli affari, che si predica ai quattro venti in questo momento - e da che pulpiti talora viene la predica ! - ci sembra irrealizzabile e non desiderabile, in tesi generale, e sopratutto in Italia. Io un paese, in cui i deputat( non sono pagati; in cui le cosidetle classi dirigenti o sono reazionarie o analfabete o disoneste; in cui la 1·icchezza é scarsae male distribuita, la pretesa di escludere gli uomini politici dagli ajJ'ari ci sembra gesuitica, assurda ed anche pericolosa. Pericolosa per la democrazia in ispecie, perché escluderebbe dalla vita pubblica molli che negli affari potrebbero trovare gli onesti mezzi di sussistenza. Ciò che avviene negli Stati Uniti di America, e che venne rilevato da pubblicisti di grande v/ilore, dovrebbe servire di ammaestramento. Ivi i migliori per intelligenza e per attività, di ordinario si ritraggono dalla polili0a e si danno agli affctri, nei quali accumulano milioni e miliardi. Nel Parlamento e nell'amministrazione si ficcano in grande prevalenza i più scadenti, gli uomini della categoria dei politicians, pei quali la politica è pel' lo appunto un laidissimo ajfare. Non vogliamo cercare altri esempi in altri paesi. Se prova;;sirno, come sarebbe facilissimo, che il Parlamento italiano in quanto ad aj]'ari é molto migliore della sua fama, ed è migliore di quello degli altri paesi - specialmente di quelli della Francia, dell'Inghilterra, degli Sta li Unili ecc. - norf riusciremmo cer1amente a provare che l'ajfm·ismo, nel quale sono maestri alcuni Catoni da strapazzo che sbraitano contro il deputato di Macerata, sia cosa lecita e tollerabile: né lJuesto sarebbe affatto nelle nostre intenzioni. Ma ci pare che sia tempo di distinguere affare da aJfare, e che al deputato possa essere consentilo ogni affarè in cui non ci sia alcun conflitto cogli irrteressi diretti dello Stato, e che nella gestione degli altri affari il deputato debba essere giudicalo alla stregua degli altri uomini, con non minore seve1·ità, ma non creando una specie d'incompatibilità per lui soltanto. Crediamo lecito perciò che un deputato prenda parte diretta ed attiva in affari industriali e bancari ecc., ma non comprendiamo ia dinastia dei Chamberlain che specula quasi sulla continuazione della guerra d'Afr-ica, per la quale forniva largamente i propri prodo1ti. Ed a proposito dei Chan:iberlaio fermiamoci un istante in Inghilterra. Abbiamo letto che lord Roseberry ha deplorato che nel Parlamento kitannico non siano più largamente rappresentati gli uomini di ajfari dallo spirito pratico e dalla prodigiosa attività. Ora noi crediamo infondata 1a notizia, perché non possiamo ammettere che il nobile lord non sappia che tale mancanza è insussistente. jnfatti nel Parlamento britannico furono '3empre numerosi gli uomini che parteciparono agli affari bancari, industriali, ferroviari ecc. ecc. Ci sono gli Chamberlain, ad esempio; e' era sino a pochi giorni or sono lord Dufferin, che fu viceré, delle Indie ed ambasciatore a Roma, e ché stava a capo di una Società che ha fatto un fallimento di circa seicento milioPi di lire per cui i suoi azionisti non avranno che appena il sei per cento del capitale versato I Nel Parlamento inglese abbondano gli uomini di ajJ'ari, ma vi sono mollo meno numerosi che in Italia gh a vvocati .... I quali avi-ocati, senza e,ssere negli affari sono quelli che maggiormente inquinano la nostra vita politica, e sono per lo appunto quelli che, auche essendo oneste persone, m·aggiormente traggono profitto della medaglia di S. Vena11zio e fanno uua concorrenza sleale, anche senza volerlo, agli avvocati non deputati. Perciò se da Montecitorio devono uscire i pochi uomini di aJfari che vi stanno, ad essi dovrebbero essere gli avvoc&ti per i primi ad insegnare la via .... E concludiamo mandando un saluto affettuoso ed una parola d1 ammirazione a Guglielmo Ferrero, che da Torino ha indirizzato due nobilissime e coraggiose lettere a Paolo Valera in difesa dell' ouore di Maffoo Pautaleoni. Noi, lo confessiamo esplicitamente, ci sentiamo umiliali di non averlo precedu~o. -¼ Il Papato e l'Italia. - In questi momenti di vivace lotta religiosa in Francia, di fronte alle aspirazioni dei conservatori italiani d'in teudersela coi cattolici, assume importanza speciale una intervista che un redattorn dell'organo dell'ou. Sonnino ha avuto con Padre Semeria, l'eloqueute predicatore che ha dato alla democrazia cristiana il libro sull'Kredità det secolo. Noi crediamo utile riprodune integralmente la conversazione su questi tre punti speciali: 11parere del papa sulla democrazia cristiana, la possibilità che venga tolto il non expedit (ciò che sperano ardentemente i conservatori), e la couseguente possibilità di un accordo tra il governo italiano e il Vatic11no. Le risposte date da Padre Semerìa, ci sembrano le più assennate e le più rispondenti alla realtà. Eccole: Il Vaticanoe la Democraziacristiana « - E il Valicano vede di buono o di mal occhio questo nuovo movimento f - Non é facile afft::rmare nè l'una, _né l'altra cosa. Certo é che una parte dell'alta prelatura combatte il movimento della democrazia cristiana al contrai·io di Sua Santità che lo tiene in gran conto e ciò, mi risulta di scieuza pl'Opria, ne avversa il più battagliero campione, don Romolo Mur1·i. Ma di ciò non é a farsi gran caso, come non é a farsi gran caso se il Papa ste'sso parve aver talora dei malumori verso di noi; anch'egli ha la ·sua Corte, e tulle le Corti si assomigliano. Egli non tutto sa, non tuLLovede e non tutto può vedere; ma ove sa, ove vede ed ove può vedere, ivi giudica acutamente e comanda cta solo, dando ai fatti e alle disposizioni un'impronta assolutamente personale e sicura. >l Il " nonexpedit ,, cc - Me Ella ha la convinzione che il non expedit rappresenti una volontà assoluta del Pontefice~ - Precisamente: e non dubito che finché vive Leone Xlii, sarà mantenuto in tutta la sua severità e in tutta la sua intransigenza. - E la democrazia cristiana che cosa pensa in proposito f - Essa tende a formare delle coscienze liberamente nuove ...; dopo le cose verranno da sé. - Ciò vuol dire che la democrazia cristiana vedrebbe di buon occhio la partecipazione dei cattolici alle urne 1
RIVISTA POPOLARE DI POL!TICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 423 - In falto é così. Del resto non solamente i democratici cristiani la pensano in tal modo: anche alcuni capi gesuiti sono favorevolissimi all'intervento. In Gerrnania poi lutti i catLolici e tutto il clero, o quasi, sono per· l'abolizione del 1u•n e.r:pedit. E noi speriamo. - Crede Ella poi, che tolto il r·eto, vi sa1·ebbe se non un'assoluta disctplina, una grande concordia nel partilo t - Lo credo perchè in tulti noi é incorrullibile la fede f' cieca l'obbedienzi.. » La questioneromana « - Crede Ella possibile un accordo, più o meno Ioni.ano, con l'Italia f - Non lo credo possibile perché assoiutamenle non gioverebbe al prestigio del Papato. Gli unici lieti sarern• 1110noi italiani; ma gli stranieri, cioè tutto l'immenso orLe catlolico, temerebbe che il Papato si italianizzasse t.roppo, che si for111asse quasi una Chiesa italiana, come se ne foi·mò una anglicana nel R.. gno Unito, che fa da Ré e ha nulla di quella u11ive1·salità da cui la cattolica lrae il suo più sup1wbo p1·estig:o. AvverTebLe - an~h'io credo - come quando il Papa, rifugiatosi nd Avignone, l,o Zolh•e1.--eio im1>eriale b1.•itaooico, La conferenza dei primi ministri delle colonie inglesi a regime rappresentativo - Australia, Canadà, Nuova Zelanda ccc. - col rappresentante più schietto dell'imperialismo inglese, Chamberlain, ha condotto a risultati che qualche tempo fa sembravano improbabili, benché sempre assai inferiori a quelli d~siderati dal figlio di Caino. I l'isullati di tale eonferenza .- preparata_ ad Highsbury (presso Birmingham), il soggiorno prediletto di Chamberlain, più che al Colonial oj/ice, - non sono ancora ben conosciuti, sono anzi avvolti in una certa atmosfera di mistero per nulla rassicurante. Si sa so 11.anlo che il Canadà, per bocca del suo primo ministro Sir Vilfredo Laurier, ha accordata una riduzione del 30 010 ai prodotti britannici sui prodotti similari degli altri Stati. O1·a si spera dagli imperialisti che il Parlamento canadese sanzioni la concessione del suo rappresentante, e c-he le altre colonie imitino il Canndà accordando concessioni analJghe. Che cosa in co11t1·accambio pot1·à ac• corda1·e l'lnghilter1·a aIle colonie, che a suo riguardo 11Ltenuerel,bel'O il propr-io pr·otezionismo ~ Lo si ignora L'incoronazione, Il Ile. Edoardo VII. Il Ile E,loardo VII. fin'r col divenl111·c una specie di cnppellnno del R gno di Francia. - Ma la vc ..a q11e8tinne romana, cioè le l.empor11lità della Santa Sede, sono a•!cell.ate o combattute dalla democrazia cristiana ? - Nè acceLLale, nè comLatLule; in fondo in fondo però noi siamo italiani, quindi piullosto antile111poralisti. Ma non è cos·, degli st1·anie1·i, pei quali non è in giuflcO la patri11. Fale invece che domani il Papa andasse in Francia, o nella Spagna, o in Germania; e ai Francesi, agli Spagnuoli o ai Tedeschi chiedesse un solo lembo· delle l01·0 lerre: oh! li vedreste allora divenÌI' feroci antitemporalisti ! - E voi t Chissà che noi allor1t non divenissimo ... viceversa. Ad ogni modo in Italia, oggi, il temporalismo può dirsi che non sia più un vero dogma della Chiesa. » Sin qu't la corrispondenza da Genova. Noi abbiamo il dovere di aggiungere elle l'ù1teroi~ta col Padre Serneria è ;;Latn sme11lit11; 11111 noi dubitiamo della sincerità delln smentita stessa, per ovvii moli vi, e lasciamo tale e 4ua. le la parte cha abbiamo riprodotta. ( Uomo cli pietra di ì\Iilano). ment1·e sc1·iviamo; ma pa1·e impossibile che un uomo come Sir· L11urier, in cui non parla nemmeno 1'01·- goglio della ,·azza anglo-sassone, perché egli è di origine f1·ancese, abbia promesso un bcnefìzio cos't notevole ai pr·odoLLi inglesi senza ottenere alcun compenso a vantaggio di quelli del Canadà. · - Il miste1·0 di cui è circondata la Conferenza impe1·iale nasconde forse la promessa da parte di Chamberlain di fare adottare dal Parlamento inglese un dazio qualsiasi sui prodotti degli altri paesi, che non colpirebbe i prodotti analoghi delle Colonie? Questo sarebbe il corrispettivo giusto della concessione di Sir Laurier; senza il quale le Colonie sentirebbero il danno della concorrenza industriale inglese senza ottenere alcun vantaggio ai propri prodotti agricoli che in Inghilterra non avrebbero alcun trattamento di favore, e dovrebbero competere con quelli degli Stati Uniti, dell'Argentina, della Germania, della Russia ecc. ecc. Se le colonie av,·anno il compenso sul terreno doganale noi avremo un vero Zolfoerein - Unione doganale - con un rilol'no puro e semplice al protezionismo; ritorno n cui c'è stato un accenno col mite da1.io d'impo,·tazione
4-24 /UV!STA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE B SCIENZE SOCIJ.1.1 sul grano e sulla farina e con quello di esportazione del carbone. Se il compenso le colonie non l'otterranno, o lo avranno in altro terreno, noi avremo un Zollverein incompleto, unilaterale e che in certa guisa costituirebbe un privilegio per la metropoli a s<·apito delle colonie, rassomigliante nell'indole, se non nella misu1·a, a quello di cui godeva la Spagna. In questo caso si può essere sicuri che non durerà a lungo. In ogni modo questo regime di unilaterale Unione doganale sa1·ehbe una grande concessione allo spirito del p1·otezio11ismo. L'lngÌiillc1Ta conl'esserel.JL,eche nelle prop,·ie coloni<?, cui la lrg-ano tanti interessi e tanti sentimenti, non puù lot.lare corit,·o i prodotti delle altre nazioni e vi ha bi- ~og110di _,-peciali t'avo1·i, di una speciale p1·ote1.ione.Ciò sl'aterP.bbe completamente quella leggenda che ha fai 10 dell"lnghiltena una specie di cavaliere senza paurn, se non seni.a macchia, del libero scambio. Queste notizie dovranno riuscÌl'e ostiche agli ideologi italiani, i •ruali si può essere sicuri che 111astiche1•an110amaro, ma continueranaio a p1·edicare allinchè l'li11lia spalanchi le sue po1·le anche qua11dol'lnghilte,-ra le fa ·chiudere agli altri nel p1·op1·iointeresse. « Pe,·iscu110 le industrie e l'ag,·icoltura d'llali11, ma si salvi il p1·incipio del libero ·scambio ». Ec,~o il p1·ogr1rn1m11dei nost1·i econo1nisti ol'lodossi .. Il 111,n,l;nento ag1•arlo thilla Galli:r.la. - Gli storici, che si sono occupati della vita dei popoli ficcando lo sguardo al di lù della superficie, rileva1·ono che se la iniqua spa1·tizione della Polonia nel secolo XV fil fu possibile e se fallirono le due grandi rivoluzioni polacche del '1830 e del 1862 ciò si dP.ve in g1·an pa1·te, e alla dif'cttosa costituzione politica antica che semb,·ava falla npposta per indebolire lo Sta lo t:: all'antagonismo tra la aristocrazia e i lavoratori della terra ch'erano mantenuti oncora nella misera condizione servile dopo il 1789 anche dai nobili e dai grandi proprietar-i che pur dettero prove di eroismo e di abnegazione patriottica nella lolla contro i ru;;si -e i tedeschi oppressori. Dell'antico regno di Polonia la Gallizia fu la parte assegnata all'Austria, in cui meglio furono rispettali l'antico senlirr.ento nazionale, la lingua, la religione e l'ordir,amento economico sociale; perciò in Gallizia si atlul'1 g,·adatamente l'ardore 1·ivoluzionario politico pel blando trattamento che per le sue mire parLicolari il governo ,ti Vienn11 le accordò. Ma la conservazione del primitivo regime feudale invece vi dette i frutti che non aveva mancato di dare altrove; la lotta tra i lavoratori e i grandi proprietari della terra vi divenne aspra, e nel i84(l, quando dappertutto in Europa si avevano esplosioni politiche o nar.ion11li, in Gallizia riusci ad un molo sociale degenerato presto in una vera Jacquerie. La reazione che in Europa dopo il 1849 fu essenzialmente politica, in Gallizia ebbe forma prevalentemente sociale ed economica. Vi rimase immutato l'antico ordinamento feudale e i lavoratori della terra G_ontinua1·ono a soffrire la più squallida miseria. E,·a da attendersi un al tra grande Jacquerir; ma i !empi più civili, la sicurezza di rimane1·e schiacciali dalle orde militari agli ordini dell'aristocrazia e la propaganLLa socialista hanno indotto i contadini a più mili e più savi consigli; sicché, essi, pur abbandonandosi alla violenza in qualche punto, p1·omossa da associazioni !\ da propagandisti, che hanno molta rassomiglianza con con quelli di casa nostra, hanno iniziato un movimento che può divenil'e formidabile percbè è legittimo e legale. Per intendere bene questo movimento agricolo, cui preludiò la ele;done di deputali socialisti .vigorosi come il Darzinsk~·, noi crediamo opportuno far conosce1·0 le condizioni presenli dei contadini rilevandole dalla Ne11P Fl'eie p,.esse ch'è un autorevole giornale liberale, ma che non ha alcun che da vedere col partito socialist11, essendo nelle mani della grassa borghesia giudaica. Il giornale di Vienna adunqur scrive: « .È nella Gal1izia orienta le che i sala1·ì rappresentano la parte più piccola delle spese generali di un azienda ag,·icola. li coslo della mano d'opel'a per etla1·e di ter,·a coltivata Pdi Gl a 63 fìo1·ini (un fìo1·ino vale lire due) nella Bassa Aust1·i:i: di 20,7 a 24.9 nella Gallizia occidentale; di 18,6 a 18,'II in quella ol'ientale. « Un' i11chiesta ulrìciale sopra 291~ comuni tipici ha auorizz.alo il professore Oleskow a calcola,·e che· già nel 1tl82 il Ci5,6(0i 10 delle quote di tèr1·11avevano un 1·eddilo catastale infcl'io1·e a dieci fiorini, e ne concludeva che a r,ausa delle condizioni della piccola proprietà la maggior parte dei contadini della Gallizia, t1·e milioni di abitanti n cifr11 tonda, non ril1·aevano quasi alcun reddito dalla ter1·a. (< 11 fr::iziona1nento della terra d'allo1·a in poi è aumen. alo. Il salario medio di un contadino ...:. salario pagato nteramente in denaro - vi va1·ia da L. 0,52 a L. 1,10 in estate a L. 0,40 e 80 in inverno. Tali sono le medie slal.Jilite da I( leczynski. « L'inchiesla ufriciale del 1893 le ha confermale. I salari delle donnr, e dei fanciulli sono inferiori di un terzo o della m,)là; e spesso la concorrenza li fa diminuire! « La popolazione rulena non mangia mai sino a sf11m111'sie; il p1·ofessore Oleskow su questo proposito dicP: « I ricchi soli possono mangiare del pane durante lutto « l'anno; i poveri non lo assaggiano nel periodo r,he « precede il raccolto. Durante tale periodo di j'nme re- « golal'e i ruteni si alimentano di radici, di erbe, di fun- " ghi ecc., che p1·ovocano frequenti avvelenamenli ... » « Questa aliment11zione insufficiente produce una spaventevole morlalitù. Cosi mentre in Austria nel decennio 1890-900 !a 'mortalità non ha sorpassalo il 2G,(l per '1000, essa si è elevala a 3\37 nella Gallizia orientale . d a 10 in alcuni dislrelli. « Nell'opera La miseri,, della Gallizia espre,5sa.in r:iji·e il sig. Szezepanowski dice che in ogni anno muoiono n Gallizia 00,000 persone per fame, e il professore Oleskow pretende che si é più vicini al vel'o portando tale cifra a 100,000! » Sin qui lu Neue Freic p,.esse, le cui notizie ci npp1·endono che la miseria è grande anche tra i piccoli pro• prietari. Tali condizioni spiegano le Jacqueries antiche e gli sciopMi mode1·ni; spiegano 11ltresi perchè dalla Polonia sia numerosa l'emigrazione che negli Stati Unili va a tenere mala Mmpagnia nella miseria e nell'analfabetismo a quella italiana! Notizie recentissime ci apprendono che lo sciopero dei contadini si è este,o a 500 comuni e che vi partecipano 200,000 individui. In qualche punto le autoritil hanno messo a disposizone dei proprietari i detenuti per farla da /crumiri. Noi auguriamo la vitlori11 a quei lavoratori della terra, la cui causa tanto si rassomiglia a quella dei contadini italiani. NOI Pm• abbonwrsi rilla, " RIVISTA POPOLARE ,, 1nandcwe ccwtollnct-vlt(Jlia all'On. Dr. NAPOL. 00.LAJANNI. :Ronia.
RtVtSTA POPÒlARE Dt POLtTTèA, LETTERE E SCIENZE SOCtAll 425 Peurnaberrazione intellettuale emorale Appern1 fu noto il verdello di Bologna la Rivista se ne occupò onestamente e sob1·iamente: l'on. Colaianoi, alla sua volt11,nel Secolo, a correggere infalli giudizi e ad inco1·are i corregionali nella lolla contro il delitto e lo spfrito della mafia, che offusca il buon nome dell'isola, pubblicò un articolu, che raccolse l'approvaiione degli italiani tulli-'compresi quelli di Sicilia. Ma il verdetto da una parte suscitò un'agitazione inqualificabile nella forma e la costituzione di un Comitato prn-Pali~::olo: dall'altra l'articolo del nostro direttore ebbe una risposta dit·P.lta ed una indiretta nell'Ora e nel Giornate di Sicilia di Palermo : perciò egli si senn nel dovere di mettere le cose a posto con due articoli pubblicati'.nei àue accennati giornali e che furono parzia_lmente riprodotti dai più importanti giornali del continente. Molti dei nostri lellori in seguito alla monca ripubb_licazione fattasene ci hanno immediatamente manifestato il desiderio di leggerli integralmente. Noi perciò li diamo tali quali vennero pubblicati a Palermo dove produssero una enorme iq:ipressione ; li diamo anche per convince1•e i nost1•i amici del Settentrione che il nostro direttore se spesso scrive parole amare, che feriscono i sentimenti degli italiani del nord, non esita un istante a scriverle amarissime verso la propria regione nat'ta. Egli intende la missione di-pubblicista e di uomo politico in un modo alquanto. diverso di parecchi altri, coll'unica dir<'tliva cioè del rispetto illimilato della verit1ì, ~h'è la sola che possa giovare ::ll'ltalia e possa rendere migliori gl'italiani. ► · A r1uanto abbiamo scritto nel numero precedente della Rioista, intanto, sentiamo il bisogno di aggiungere poche altre considerazioni sul verdetto di Bologna e sull'agitazione che n'è venuta. Gli amici del Palizzolo appena venuta la condanna, non potendo manifestare i loro sentimenti cogli archi di trionfo preparati pel caso della sua assoluzione, li resero noti con accenti irati e costituendo un Comitato: Pro Palizzolo per promuovere uììa sconveniente i>gila• zione intesa a tentare una pressione sulla Corte di Cassazione, che deve decidere sul ricorso dei condannati : agitazione che, secondo alcuni giornali, ebbe quasi un incoraggiamento diretto dal Prefetto della Provinèia di Palermo. Il Comitato : Pro Pali::zoto dopo poco tempo si tramutò in Comitato : Pro Sicilia, giustificando la Lrasforrna7,ione coi comnienti della stampa settentrionale al verdetto di Bologna, nei quali si volle scorgere una diffamazione alla Sicilia ed un offesa ai sentimenti dei Siciliani. Noi dichiariamo esplicitamente che avremmo compreso, pur non approvandolo, un Comitato Prn Pali::- ::o/1J colla missione, sempre nobile, di dimostrarne l'innocenza e di provare che l'ex-deputato per Palazzo Reale è villima di un grave errore giudiziario. Ma i I promotori di un tal Comitato compresero che le adesioni e il successo sarebbero stati be11scarsi ; perciò lo l"trasformarono in Comitato Pro Sicilia con un carattere I spiccatamente regionale e col compito di difendere il buon nome della Sioilia. I Approveremmo toto corde questa trasformazione se le I cause che la determinarono fossero reali. Ciò che a noi non sembra. Non discutiamo il significato del vei·dello ; questo potrà pure esse1·e erroneo, ma i giurati non intesero in alcun modo di colpire la Sicilia. A Bologna si trovarono di fronte siciliani contro siciliani, Notarbartolo contro Palizzolo ; Marchesano contro Maggio. La condanna se dava torto ad un gruppo di siciliani, dava ra• gione in pari tempo ad un altro gruppo di siciliani. Dove il movente regionale o l'intenzione di offendere la Sicilia? Però affermasi che con molla prohabilità i giu- · rati intesero in Palizzolo e Fontana condannare la mafia. Vennero i commenti della stampa settentrionale. Li abbiamo letti, e in quasi tutti abbiamo visto una g1·ande soddisfazio11e 1ilorale perché videro nel giudizio di Bo1ogna la condanna, non della Sicilia, ma della sua mafia. Ora è logico, è prudente, è decoroso confondere la causa della mafia colla causa della Sicilia f A noi questa sembra la maggiore aberrazione morale e intellel.- uale che ci potevano dare un gruppo di cittadini del- 'isola-, tra i ,1uali ce ne sono di eminenti e moltissimi n buona fede. · In un caso solo comprenderemmo la connessione t;·a i vari fatti che condussero alla costituzione del Pro Sicilia: nel caso in cui fosse dimostrato che la mafia sia una invenzione calunniosa della stampa settentrionale .... Ma il voler negare la esistenza dello spirito della mafia, denunziata i settentrionaldl aglistessiSicilianida circa quarant'anni n qua, ci. sembra addirittura una follia negli uni, unn manovra disonestissima negli altri. E quesli altri sono coloro che per giovare al Palizzolo hanno crealo in mala fede la malaugurata confusione tra 111 causa della Sicilia e la causa della mafie, : confusione per quanto disonesta altrettanto accorta, perché mercé sua in tutta l'isola si raccolgono firme in una petizione che si fa credere agli ingenui debba suonare difesa dell'onore della Sicilia. Sono firme truffate ! Un ultima considerazione sul carattere regionale che si vuol dare all'agitazione. Il comm. Biagio La Manna, presidente della dcputazio- ~';; provinciale, in una lettera aperta ad un sig. K. <li Milano, dopo alcune osservazioni giustissime sulla pietìt che deve ispirare ed ha ispirato il Palizzolo - di Fonlana, meno male, non si parla - in coloro che lo credono innocente, formula nettamente la questiono regionale e conclude : « Il Siciliano, spunti in esso il greco, l'arabo, od il « 1101•manno, ha I istinto della ribellione, e, come disse « Arcoleo, della propaganda alle ribellioni: adoratore « della forza simboleggiala dai giganti della sua mii.o• « lo<>ia,ha il culto pella giustizia. « Ei fu offeso nel concetto, magari falso, della pro- « pria forza; nel sentimento innato e generoso drlla « giustizia. o: Noi ci ribelliamo a queste infami leggende della « nost1·a inferiorita etnica, noi ci ribelliamo a que><Lo « iniquo trattamento, per cui ci strappano ai nostri « giudici naturali. e ci mandano innanzi a giudici che « hanno bisogno dell'interprete per comprende1·e la no- « stra lingua che non ha parola che non sia nala pel « gent.it sermone, della gran madre latina, e quel che 1' « peggio, ci mandano fuori con processi indi::iarii fo11- « dati su fantastici rapporti imbastiti dalle Questure del- « l'isola; che ci mostrano come una razza di barbari, di "' beduini, di malfattori, di gente nata e cresciuta nelle « grigie fetali zone della delinquenza. « Abbiamo voluto protestare con tutte le nostre forze <' contro questo delitto politico, che ci divide, che ci se- « para moralmente dal nord d'Italia, e rompe e fiacca « quell'unita per cui le zolle delle nostre terre, le bJI.- « late delle ·nostre vie sono bagnate del sangue dei « martiri ». • Ora tutta questa eloquenza, che noi avremmo ammirato in ogni altra occasione, ha un gravissimo difello che la sfata: è tardiva. E' da anni ed anni che viene imprudentemente e stupidamente affermata l'infel'io,.ilà ·
42G RlV!STA POPOLARE D! POU1'lCA, LETTERE E SCIEN7.li soct~ll etnica della Sicilia, della Sardegna e del Mezzogiorno: ma nessuno, se siamo bene informali, degli attuali paladini della Sicilia si è fallo vivo: nessuno, dopo il 1862, anno in cui ci fJ un insUt·re1.ione cavalleresca cont1·0 le slolle parole del gl•nèrale Govone, ha pensalo a coslituire un Comitato per la difesa dell'ono1·e di 'luelle regioni! Nemmeno quando il Guascone del socialismo italiano calunniava atrocemente tutto il Mezzogio1·no.... E pe1· venti anni ci1·ca chi nega,·a in nomo dell'-1 logica e dei falti la inferiorità eb1ira dell'1sula, e ne difendeva gl'inL,.-rcssi, venne lascialo solo o denunzialo come un ne1nico dell'unila della patria ... Che co,;a si può, che cosa si deve pensa1·e, quindi, di questa tardi,·a riscossa regionale 1 Diremo che pe1· lo meno é inlempest i ,,a, pcrchè crea u11 equi ,·oco deplorcvolissin10 a danno di coloro, che, co111c il Ln Manna, crediamo in buona fede, ed :i dnnno c,I a disdoro dell'isola stessa. Ecco i due arlicoli: • • • Lrt llioisla. LA DELINQUI~N.ZA D'1:LJ,A NIClLIA Appena fu noto il verdello di Bologna, alcuni gior1rnli dell'Alla llalia, che poco conosco110 l'isola nosl1·a, sc1·issero clte la mafia era slala colpila 11 mo,·te. 11giudi1.io mi parve e1-roneo, e nel Sec·,l•1, clte accol,c semp1·c p1·emurosamenle tulle le dife,;e della Sicilia e tlel Mezzogiorno, pubblicai un articolo sullo Spirito della majirt, nel quale, ribadendo ciò che ho se111p1·esostenuto nei lihri e sulla Hioista pllpolare intorno alla enorme responsal.,ililà del governo italiano sulle condizioni della cri111inalilil 11ostrs, rivolgevo un caldissimo appello ai buoni di tulle le classi sociali affinchè si coopel'assero elTkacemenle per risanare l'aml1ienle morale dell'isola. Il mio appello era assolutamente ol.,biellivo. Il processo Palizzolo sul quale ho manlenulo sempre un doveroso contegno di risel'va, dal quale 11011inlc11do dipal'lirmi adesso, non serviva-che come punto di l'a:·- 1.enza: credevo di a,·ere rivolto un appello one.-;lo che 11vrebhe dovuto essere bene acco!to dai miei coi-regio· nali. Invece, con mia g1·ande sol'presa, esso mi procu1·ò una dii-ella risposta in un giornale dell"Isola; ed una che, se non mi nomina, mi riguarda somJH'<', pe1·cltè 1101,a i dolorosi dali di fallo sui quali è fondalo il mio 11nlico giudizio sulla delinquenza dell'isola nostra. Aliudo all'arlicolo dell'amico pro f. Pitrè pubblica lo nel n. 21H del Gi,Jrnale di Sù-it:a. Non nello interesse mio, ma in quello supremo della verità e della Sicilia, mi è sembralo necessal'io l'itornare qui stesso sullo ar·gomenlo per ricondu1·1·e sopra un migliore terreno i. difensori del nos'.ro buon nome, che non può mai essere custodito bene quando si nega ciò ch'è evidente come la luce dtil sole. Il giornale, che direttamente mi ha preso a pa1'le, ha scritto: "Considerando le principali categorie di reali, « risulta che la Sicilia w,n presenta nè la media più « alta di omicidi e lesioni personali, nè quella di ful'li e " di falsità in moneta ed in atti I>> Il corsivo il punlo ammirativo non sono miei, ma dell'articolista, che afferma pure, essere la delinquenza, saÌvo che per l'omicidio, in aumento in tulle le regioni d'llalia e non nella sol11 Sicilia. Il p1·of. Piln~, alla sun volta, dopo avere ricorJato l'azione delete1·ia del governo italiano - cho fu da me lrallala con bl)ltoni di fuoco in: La delinquen~a detta S[,·ilia \1885), Gli ac•oenimenti di Sicilia (189\.J. Nel Regno detl11 nw.fia (1900) - conclude che: "il contributo di crimini, che dà il l)0str,> « paese non dWèri~ce dal cor.t1·ibulo dei principali cen- « tri della penisola ~- . 1 due giudizi si equivalgono. e sono del lutto conlradrlelli d11i falli: e, siccome contro di me si è invorala l'a,·ilmdica, i lellori del Giomale di Sicilia 111i perdo- ~ nc1·an110 se dall'ultimo volume della Statistica penaLP (anno 1899) traggo le seguenti cifre che mi danno ragione nei minimi ddlagli. Ecco la media annua prr 100.000 ab. pel triennio· 1897-99: Totale dei reati. Media del regno: 26Hl. Caltanisella, Catania, Girger.li, Messina. Siracusa stanno al disopr11 della media, Palermo e T1·apani al disollo rispP.lt.iv,unenle con 22(;\. e 240{.. In tutte le 30 provincie ,.Jc•ll'Alta Italia (Piemonte, Liguria, Lomba1·dia, F.inilia, Homa_gna), solo Il0logna supera la media del regno. Violeri~e e oltraygi all'rrnto,·it,i. Media del, regno: 51,11. Catania, Gi1·genli, Mes~ina, Pale1·mo, Trapani supera110 la media. U~lle 30 provincie dell'Alta llalia solo Po1·to Maui·izio e Venezia la superano . Falsità ;,i mnnete, alti pubblid ecc. Media del I egno : a!'l,5!i. Calta11isella, Cslania, Messina. Palermo superano la media. Delle 30 provincie dell'Alta llalia la superano nove: Torino, Po1·lo Maurizio, Mantova Milano,.Venezia. Ve1·ona, Bologna, Forlì, Parma. Delitti o·,ntro il buon co.slume e l'ordine detto fcw1i9lie. Media del regno: 23,87. 111Sicilia la supc1·ano tulle le p1·ovincie; nell'Alta Italia nessuna. Lr•sioni pr'l'Sonali volontflrir. Media del regno: 280,8G. In Sicilia la superano tutte, 1110110 Palenno, che si ritiene al disollo con 208,M; ncll'Alln Italia nessuna. Furti <Jll(t/i/icati ecc. Media del Regno: 417,52. In Sicilia la superano fatte, meno Trapani clte sta al disotto con !t05,·Vt. :\'ell'Alta Italia tre soltanto la superano: Porto Mau,·izio, Fe1-rara e B1·escia; o vi sono provincie - Cl)mo, Pavia, Vicl.'n,.a - che non arrivano a 200, e che sono, perciò, nelle miglio1·i condizioni, che si l'Ìsco11· tr·ano in Lolla Europa. /ll(pine, e.,lorsioni ,. ricatti. Media del Hegno: 10,81. In Sieilia la su1,era110.t11tle le provincie, talvolta in p1·opo1·- zioni altissime. Dne sole, 'J'ol'ino e f.'01·1'1,la supc1·ano e di poco nell'Alta Italia, rispcttivame11Le con 11,:H e 14,98. 'f'ruJ{<'.frodi ccc. ecc. Media del Ht>gno: 75,6~. Tutf,, le provinric della Sicilia la superano; notevohnenle Catania, Palermo e Siracusa co11 115,4\J; JO!t,41: !:JH,21. Sei p1·ovi11cie soltanto sop1·a trenta la supera1·0110 nell'Alla ltalin: Torino, Genova, Porlo Mnuri1.io, Milano, Vene1.i:i, Bologna; notcvolmenlc, Milano, 1'01-to Maurizio e Venezia con '124,70; 9H.29; !lo,fl!,. Omicidi 01J/ontari di O[Jni specie. Media del Regno: 12,01. Tristissimo, insupc1·alo il p1·imalo assoluto della Sicilia. In una sola p1·ovincia, Siracusa, si resta di poco sollo la media con 9.3i. Le cifre eloquenti delle altre sono le seguenti in 01·dine decresce11lc: Girgcn1i lt0,48; Trapani 35,9:i; Palermo 3\lli;_ Callanissella :-11,73;Catania 2i{29; Messina 16,7lt. Nell'Alta Italia, invece, una sola, Forlì, supera di pochissimo la media con 13,20, menll'e in molte altre - Bergamo, C1·emona, Pavia, Treviso, Vicenza, Piacenza, Reg~io Emilia - non si arriva a 2; cioè: si avvicinano alle cifre minime dei paesi più civili d'Europa. In lullo il Hegno una sola provincia, Sassar·i, si avvicina a Girgenli con 38.li7. r essun'alt1·a tra le peggiori del Mez1.0giorno - neppu1·e Nupoli -- uguagliano Trapani, Palermo, Callanissella.
.. RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 427 Queste cifre 110n hanno bisog110 di comme11li e proYa110che disgraziatamente il pl'imalo della delinque111.a complcssi,•amenle speUi alla Sicilia, diclro la quale viene la Sardegna, che la supera nei 1·eali conl1·0 la proprietà; vengono dopo le allre regioni del Mezzogiorno, ad a g1·andissirna distanza in ultimo quelle del S~ltenlrione. Significanlissimo il primalo 11ssoluto nell'omicidio - il massimo reato e caratteristico della ma.fìa - delle qnaUro provincie occidentali dell'isola: nrlle quali lo spirito della majia non si rivela soltanto qucu1tiiraica11w11tc 11111 anche colle circostanze, che accompagnano gli omicidi che vi si commellono. li linguaggio dei testimoni nel processo Palizzolo, da quello dell'on. marchese Di Rudin'i a quello dell'ultimo interrogalo, rivela che la Fe1·1·i, che osò asserire che nel Mezzogiorno ci erano o,:r,.-;i d onestà e nel seUentrione oasi di criminalità, risposi che "iò era falsiS&imo, e deplol'ai che i i-ocialisti meridionali in nome di una solidarietà settaria lo abbiano applaudilo. Ma non posso associarmi a chi, in nome di un malinteso patrioLLismo regionale, afferma che la Sicilia si trova allo stesso livello del settentrione in quanto a rlelinquenza. Ciò sarebbe contrario alla vel'ilà, ci trarrebbe in inganno, ci addormenle1·ebbe di fronle al più grave pc1·icolo sociale. La delin,1uenz 1 d_ell'isola nosL1·a, nel suo insieme, con particolarità per l'omicidio, è più grave di quella dello stesso Meziogiorno, dove é altissima per quelle slesse cause economiche e politiche che agirono per diAidenza verso le autorità, se non la paura che incuL.ono i dclinriuonti, è dive11uta istintiva e si ma11ifosla anche co11lro le i11tcn1.io1iidi coloLa potenza deH'oro. molti secoli in Sicilia e che furono acuite dall'azione di· riuel goveruo italiano, che avrebbe dovuto esse1·e un goveruo educalo•·~ e 1·iparatore. ro che 11e sono seduti. Questi e molti p05a Itri episodi e p11rlicolarilà dei maggio1·i reati COl!Ll'Ole pC'l'.-,OllCch, e si perpet1·a110 nelle surldetto qua t~1·0pn:ivi11cic, e che sono J,e11 uoli ai lelto1·i della ct'o11aca dei nostri giorn~li. caraUcriz;.ano 1~ esistc11za dello spirito della rnalìa. A mio avviso si re11de un caUivo servizio al propr·io paese 11asco11dendo o allenuando la reallà: se e·sa è brulLa, bisogna guardarla in faccia, denunziarla e comhaLLerla con succe s!'o i;e non ricono- ~cendone l'esistenza. E co11cludo. H i<!onosciamo IJ condizione nostra quale è l·ealrn•inl<', sem.a llllenuazioni o sew.a falso patrio Lii smo Faremo opera davve1·0palriollica volgendo le 11oslre forze tulle qua11le alla lrasfor111a1.ionedcll'ambie11te eco11omico.1•oliLico e i11lcllelluale clte genera quello 111orale Per raggiungere tale suprc1110i11te11lo è i11di$pCnsauile l'opera a~sociala del governo, dei citladi11i cito aman1 il pa,!se uatio e che deside1·ano assicu.-ati il prog1·esso sociale, e la sicu1·ezza delle persone e della pro prietà. Perciò, sin dal ·J883 in questo stesso giornale, pubblicai una serie di articoli sulla delinquenza della Il clomeslieo cli Jliskr Jlori:-a.n. il miliarclaro (ai Capi cli Sta(() 1·he 1tltcn,/ono in anticwncra): A Mister Morgan dispiace, ma oggi iJ il natalizio del s110 capnolino e non puci ricevere nessuno. Dott !\'. Cola.ianni. (Dal Giornale di Sicilia). Sicilia, senza alcuna p1·eoccupazione politica o personale. Ciò che scris~i allora lto potulo l'ÌpeLere diverse volle dopo; non ho da modificarne un sol rigo di fronte alle contingenze presenti. Nasco'n<lere e attenua1·e la verità non è semplicemente dannoso al proprio paese: ma ci rende ridicoli di f1·on\e a quelli, cui noi vorremmo apparire rniglio1·i di riuello che siamo. Non siamo soli a leggere le statistiche ufficiali, e quando noi tentiamo di conLor~ede o di spiegarle artificiosamente gli allt·i sorridono; ciò fa· ce11do perdiamo di autorità, e 11011 sialllo più creduli quando so:;Leniamo il vero e il giusto. A Lombro,o, che affermava che l'omicidio aumeuta in Calabria, risposi sdegnosamente che ciò e1·a falso; a (lnstiue Bliitter di Berlino). Egregio Riccio, . .. Non pe1· vaghezza di polemica, ma nell'inleresse della ,·c1·ilà e della regione, che ho se111pre difeso - anche 'lua11do molti, se non lutti, degli attuali paladini della buo11a reputazione della Sicilia dormi va110 della g1·ossa - vi rnando la presente per rispondere al vost1·0 articolo, pubblicato nel 11umero del 14-15 agosto dell'Ora. Cc1·cherò di essere chiarn, se non breve, sottopone11dovi le seguenti osservazioni : J. Bi,,ogna essere vissuti lungo lempo in Sicilia - e voi, se uon isbaglio ci slale da un paio di anni circa - per comprendere il mio accenno ai sorrisi compia-
428 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI cenLi delle signore della haute per gli aLLi di bravura non lodevoli, li mio accenno non é• suscettibile di dimostrazione statistica; potrebbe avere conforto con qualche aneddoto. Ma a parte la sconvenienza della esemplificazione, questa pot1·ebbe costarmi troppo cara. Non t!·overeste di vostro gusto, ne son certo, che mi venisse appioppato qualche anno di ca1·cere per la denunzia di qualche episodio, che pur essendo vero, verrebbe condannalo come diffamatorio. 2. Nella discussione sul posto che occupa la nostra isola nella scala della delinquenza italiana il contrasto non é tra Napoli e Palermo, tra il Mezzogioruo e la Sicilia, ma tra quest'ultima e il seLLenLrione d' ILalia. 'fra la Sicilia e il Mezwgiorno invece c' é grande rassomigliama di· fcnomenolQgia sociale, pel' la gl'an• dissirna rassomiglianza dei fattori che l'hanno geue1·ata, e .che d'I. me venne illustrala in Lutti gli scritti e in tutti i discorsi da venti anni in qua (1). Senza ricordare tutte la precedenti controversie tra Nord e Sud, che a voi son note, e che potrebbero servire a circosc1·ivere e designare i termini della comparazione, basta gua1·- dare all'ub'icazioue di Bologna, contro il cui oramai famoso verdello si reagisce tra noi, in modo che mi sembra assai deplo1·evole, pe1· giustificare il confronto come l'ho posto io. Non giova quindi nel dibaLLiLo ricordare che il Lazio, le Calabrie, la Campania ecc, tengano buona, o meglio cattivissima compagnia alla Sicilia nella· delinquenza totale; che diverse provincie ci battono nelle lesioni; altre quindici nei fut·ti, ecc., » poiché quasi tutte queste provincie appartengono .al Meaogiomo. Non si può e non si deve fare entrare nel paragone il Lazio perché: a) comprende una sola provincia, b) in questa provincia pa1·Le rilevantissima viene rappresentala da una sola grande città, Roma, ch'è anche la capitale del Regno. Ora è risaputo che le grandi città presentano una delinquenza maggiore del resto delle p1·ovincie - mi é nota l'eccezione di Napoli e questa eccezione forse dovrà ripetersi a Palermo -; e che le capitali quasi dappe1·tullo dànno il maximum. 3. La delinquenza di un paese non può essere mai misurala dalle cifre che nella Statistica penale del Regno d'Italia e delle alLr<?nazioni, ma vengono date dalla categoria: totale dei reati. In questa categoria si comprendono moltissimi reati, anzi i più numerosi, convenzionali, che non fanno parte di quello che· Garofalo chiama il delitto naturale e che offendono il sentimento di pietà o di probità. Tali reali convenzionali, quasi Lutti compresi nelle contravveuzioni, e di recente creazione, aumentano a misura che cresce la complessità dei rapporti sociali, a misura che crescono e l'intervento dello Stato nel regolarli e la civiltà di un popolo. Può crescere il totale dei l'eati e diminuire la delinquenza vera di un paese. Un esempio servirà a · dimostrare l'evidenza del fenomeno che a prima vista sembra paradossale. In Inghilterra in un trentennio sono diminuiti considerevolmente i più gravi reati conLl'O le persone e conll'O le proprietà; ma é aumentato enormemente il totale dei reati. L'aumento viene dato quasi esclusivamente dai reati di recente creazione: contravvenzioni alle leggi scolastiche, ubbriachezza, reati contro le ferrovie, i telegrafi ecc., ecc. Non ha quindi alcuna importanza il fallo su cui insiste L'O,.a suita superio1·ità del totale d,1i reati di alcune regioni nel paragone colla Sicilia. Questo to- (1) 8i legga ad esempio ciò che ho scritto in: La delinqitenzci clellct Sicilia sin <lai 1885 ed ho ripetuto in: Gli ao1Jenimenti in Sicitùt (1894) e nel Regno cletlct .\fajlci (1900) a pa~. 17 e. 19. tate, ad esempio, appari1·ebbe assai più in alto se in ◄ Italia ci fossero di fallo sanzioni penali per l'inadempimento della osservanza della legge sull'istruzione obbligatoria come ci sono in Inghilterra. E in questo caso l'aumento nel totale dei reati avrebbe un significalo veramente civile. 4. Assegnai il p1·imato della delinquenza comples~iV<l alla Sicilia. Tale primato si può negal'e se pe1· delinquenza complessiva s'inle11de la cifra compresa nella slaLisLica penale italia11a nella categoria: Totale dei ◄ ,·eaii, del cui sig11ificalo mi sono occupaLo precedcnte111ente. Io invece intesi accennare allo insieme dei reali contro le persone e contro la proprietà. < )ra dalle statistiche recenti e dalle più antiche - e chi ne avesse vagh,izza potrà riscontrai· le ultime in : Delinquen::;adella Sicilia (188_5-) risulta che sono altissime le cifre per l'una e per l'altra grande catego1·ia di reati tra noi, specialmente di fronte a Lutto il Settentrione d'Italia. li fatto è notevole e smentisce una delle asserzioni o pretese leggi delta scuola penale positiva, che per bocca del Feni, vuole tl'ovare una inve1·sione tra i reati con~ lro la proprieLit e (1uelti contro le persone;· inversione smentita dalle statistiche italiane, francesi, inglesi ecc., e che se fosse vera dovrebbe servi1·e a rifermare la inlluenza del fattore fisico, su cui ha tanto insistilo la stessa scuola positiva (1). Affel'lnai poi il primato assoluto della Sicilia 11ell'omicidio, e colle cifre da me riportale sfido chicchessia a negarlo. Questo primato assoluto lo affermai pel solo omicidio, di cui tace pi-udentemenle L'Ora, che cerca far intendere che io lo abbia invece esteso al Totale dei reati. Questa può essere abilità polemica; ma coufcsso che non é di mio gusto. 5. Non mi s01·prendono e 111ierano note le tiuolc dei reati, i cui auto1·i 1·imango110 ignoti in Sicilia e nel ... SeLLenlrione; mi fa me1·aviglia, invece, come a sosteg110 I della lesi sostenuta dall'Ora, non si sia rico1·dato che la 1·ecicliva in lutto il Mezzogiorno é minore che uel Settentrione. Questi daLi veri, però, bisogna saperli interpreta re. Per interprelrarli rettamente ci dobbiamo riferire alla distinzione Lra delinquenza barbara e delinquenza civile o evoluta; nella prima, i me1,zi con cui sono pe1·- pelrati i reati e la loro gravilù rendono più difficile l'occultamento; viceversa l'astuzia e la frode che può adope1·arsi da persone più colle ranno aumcnLBl'e il nume1·0 dei delinquenti scaltri e fortunati, illustrali brillantemente da Ferriani (2). Cosi del pari sembra evidente la tendenza - si badi : pal'lo di trmden::;a - os-· servala tra i popoli civili a vedere ci1·coscrivere la delinquenza, quasi a fame un carattere professionale, Lra (]) Questa cleliuqueuza complessiva della Sicilia è superiore anche a quella del mezzogioruo d'Italia. lnlatti mentre su sette provincie deUa Sicilia solo due rimangono al disotto della media del regno, nelle categorie: tofole dei 1'w/i, oiole n::;c e oli raygi, ,l'alsiiù ccc, ed una nei .fiwti. negli o,nfridii e nelle Lesioni; invece tra 16 provincie del conlinente rneri<liouale ri111angono al disotto della media: 3 uei furti, O nelle falsità, lI uell.~ t1•1t.J)è, frocli, ,14 nell~ rctpine. X. della R. (2) Dal primo articolo i lellori avrauuo visto che uella deliuquenza eoo{ittci (t,•uJfe ,f,·odi, ecc.) l'Alta Italia dà uu numero di proviucie che superauo la media più elevata che nelle altre categorie. Anche in Inghilterra, mentre la diminu,ionc degli altri reati è notevole, c'è uu sensibile aumento nelle froùi ecc. dal 1885 al 18W; vi duninuisce iuversarnente il numero delle persone processate per tali reati <lai 54,6 010 al 38,6 010 tra i quinquenni l 885-80 e i895-W; c;oè vi aumenta il numero dei delinquenti .sectli,·i e /ol'{un,citi ! N. della R. ◄
RIVISTA POPOLA RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 429 alcune categorie di persone: sicchè pa1·1·ebbe che la dclinque1TZa guadagnasse 111intcnsiLà ciò che perderebbe in estensione. All'Ora, però, è sfuggila uua obbiezione clic c'era da fare iu favore della Sicilia e del Mezzogiorno, clic io ho fallo nella Pi·olusione al Corso di SLaLisLica e nella Ricista Popolare. Eccola : le cifre assegnano a 11oi un prima! o nei delitti contro il buon co,tnmc cc~. ecc.; ma la realtà non corrisponde all'appa1·enza sLaLisLica, e non esito ad affermare che se nel SeLLenLrione i costumi sessuali e il modo d'inlcndel'C la famiglia fossero uguali a quelli del Mezzogio1·no, vi si decuplicherebbero le denunzie dei relativi reali - di ordine privalo! - Si decuplicherebbero almeno, ed il primato passerebbe al SeLtenl rione, come gli spella indispuLaLo nei grandi 1·caa ì\li1Ti ccc. ccc. Lra i SeLLenll'iouali; da Damiani a Villa1·i, a Vaccaro, a Mosca, a D~ Felice, ad Alongi, a cento, a·mille allri Siciliani o Mcridionali(1). Non è strano, non è doloroso, che Lalc concordia debba essere rolla solamente adesso t Non vi sembra, eg1·egio Riccio, che sarebbe necessario pel bene del noslro paese ricono• sce1·ne la esistenza, per combaLLeda vigorosamc1{te.e in• defèssamenle n'elle sue cause - provando e riprovando che quesle non vanno rice1·cate nel clima o nella ra::$a, d1e sarebbero faLLori ineliminabili o pochissimo modifkabili - ma nell'organizza;i;ionc economico-sociale e nell'azione del governo italiano che dal 1860 in poi è slalo il Re eletta M(tji(i? E Lcrmino con una uola nella tJUale, spero, volTcle consen Lire. Li contro la proprietà che .si commettono nel campo bancario, delle Società per a- :i.ioni,degli appalti occ. nel quale brillano i grandi ladroni. Lo affermai risolulamcnle alla Camera il giorno 11 dicembre 1001 e non ebbi serie contraddizioni, perché tale !1011 può rilene1·si quella calunniosa del Ferri. Disgra- ;i;ialamenle i grandi ladroni - pochi, ma ... b1nni ! - s fuggono dalle maglie del Codice penale e le loro ge- ,:;Lanon figur·ano Lra le cifre Comesi ricevono i marchesi di Posa in Russia. Un socialista siciliano, a proposito dell'agitazione pro Paliz.::oio, ha voluto dire la sua e negando l'unità regionale in genere e quella della Sicilia i11ispecie, riproducendo - cerio sem.a saperlo, perchè sapendolo si sarebbe aslcnulo dal farlo suo, per non riconosce1·e clie c'è del buono nel bagaglio dei l'epubblicani - il conceLLo di ì\hzzini che in un organismo politico riconoscel'a due Lermiui, lo StaLo e il Comune, ha Lénlalo scpa1·are la responsabilità del reslo della Sicilia da quella di Palermo. : ) della slatislica. li Lenla tivo é ingeneroso; me quel ch'è peggio 11011 lrova !ti sue basi nei falli; e che non ve le trovi basterebbe a p1·ovarlo il concorso che all'agitazione han p1•e. slalo 1.111 sociali,La ed un grande avvocalo di Messina. E vedi circostanza curiosa : viene da Messina, eh' é meno tormentala dalla 6. E vengo in ultimo all'esisLc1r1.adella majia,o meglio dello .spirito eletta mafia. Che possa negarla chi vive da p0co tempo in Sicilia, si capisce; ma che la neghino O.'JfJÌ parecchi che sono Siciliani, é cosa da sbalordire. Solloliueo la parola oggi, perché credo che soltanto in quesla dolorosa occasione sia venuto in mente ad alcuni corregionali miei di 11egarla. E quesLà negazione è Lanlo assurda quanlo sareb- 'be assurdo il negare quell'allra cosa imponderabile e innegabile che costituisce h•,111 h·anotlsch: E cos'i lo dicesti chiaro Czar il luo pensiero? 0 t.oncloallo Mafia, un allo di solidarietà con 11uelle classi che iu Palermo si agitano contro il verdello di Bologna; ,;i parLe invece dalla provincia di Co11shu1tl11 Co11sta111i110,,·itch: Vaglielo 1111 pti te a dirglielo in quelle condizioni/! (1,/u-dilera,tatsch di llerlino). la camorra a Napoli e nel Mezzogiorno, la wppa e il barnbbismo a Milano e a Torino, l' holiganismo a Londra. Questo spirilo della majia pur troppo ha valicalo l'oceano ed ha procuralo fama sinistra ai Siciliani negli Slati Uniti! Si avverta, però, che il conlribulo - parlo di conLribulo, perché non è il solo faLLore che agisce sulla determinazione del fenomeno •- che dà lo spirito della 111cijia, nel reato.suo caralterislico, l'omicidio quantitcdivamentc è assai diverso da quello che dànno la teppa, il burabbismo, l'lwtiyanismo a Milano, a Torino, a Londra; come sono diverse le proporzioni di 35 e più omicidi per 100,00Ò abilanLi che si hanno nelle province occidentali della Sicilia, dei 4, 5 o 1 omicidi che si hanno a Milano, a To1·ino o a Lond1·a. Da oltre 30 anni la concordia sulla esistenza della mafia in Sicilia tra i pubblicisti, i politici, i magistrali é stata completa, 1ueravigliosa. La riconobbero lutti - da Tommaso Crudeli a Bonfadini, a Franchetti, a Corsi, Trapani, una delle pl'ovincic maggiormenle Lormeulalc dallo spirito della .\1~fia, la pioLesLa contro gli agitatori di Pale1·mo, che, a mio avviso, non rappreseuLano che uua minor·anza della 11obile ciLLà. Credetemi C"stroyiooanni, IG-, - 902. Voslro dcv.mo Dott. ~- Coh1janni, (Dal Giornale: l,'Or,,). (1) La .\foJilt ebbe la sua illustrazione artistica nei .\.lajìw,i, dramma io dialetto siciliano, che col Rizzotto fece la sua trionfale apparizione nei teah·i popolari della penisola. E Caoallel'ia ,·usfi<'rtWt di \"erga non é un episodio della .\Ic~fici? N. della R. ~ Gli abbonati in ,·egola coi pagamenti che invieranno Lire Una e cent. 20 riceveranno il libro di G. Rensi: Gli " Anciens Regimes ,, e la Democrazia Diretta.
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