Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 14 - 31 luglio 1902

RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITlCA. LETTERE E SCIENZE SOC/ALJ 373 zione, non si fa che lentamente. Se essa farà perdere molti figli alla patria di odgine, servirà a rafforzare e a rendere più compatta la comunità italiana, a farla meglio conscia dei suoi veri interessi, ad avviarla verso un lavoro più ordinato e più sicuro, col quale si potranno far fruttare le risorse di questo ricco paese. » Ma l'emigrazirme è un bene o un male ? Ape non esita a considerarla come male, ed accettando i calcoli di Engel, di Guyot e di altri sulle spese di allevamento dell'uomo, ritiene che l'Italia perda circa 300 milioni all'anno coll'emigrazione. Non intendiamo di trattare incidentalmente questa grave quistione che ha fatto versare tanto inchiostro agli economisti; ci limitiamo a dare il nostro avviso senza pretendere che venga accettato dagli altri rer vangelo. Noi riteniamo che l'emigrazione sia indizio di grave malessere economico; ma, pur non nutrendo l'idea di vedere sorgere una più grande Italia al di là dell'Oceano. è evidente che l'emigrazione attenua quel malessere - è rimedio palliativo al male che l'ha generata. modo nemmeno da chi, come me, rifugge dal pessimismo del Rossi, e tanto ottimismo viene contradd0tto anche dalla citata relazione del Cav. Monaco. E meno male che lo stesso De Bellis sentendo di essere stato turlupinato dai .fazendeiros, che gli mostrarono coloni bene ammaestrati, aggiunse che da informazioni assunte intorno alla colonizzazione brasiliana non esita a dichiarare, che tutto non va per lo meglio nel migliore dei mondi possibili! Vediamo se c'è qualche cosa di nuovo e di buono nella parte con,;a'crata alla sua missione specifica: alle relazioni commerciali. li De Bellis opina che l'esportazione del vino nostro nel Brasile aumenterebbe se il vino che passa per italiano fosse meno caro di quello portoghese, e fo~se fabbricato ... coll'uva. In quanto al prezzo, siamo alle solite. Spagnuoli e portoghesi ci battono su molti mercati perchè essendo di noi più poveri sono costretti a vendere a qualunque prezzo. Per far loro concorrenza vittoriosa dovremmo produrre in perdita o riducendo straordinariamente gli utili della coltivazione della vite che sono già molto esigui. E che sugo e' è a Perchè cessi il bisogno dì scorgere nell'emigrazione una valvola di sicurezza è necessario che gli uomini crescano in una misura minore, o almeno uguale a quella del capitale che procura i mezzi per l' esistenza - per aumentarne il benessere o almeno per mantenere immutato l'attuale tenore di vita, In standard oj life - ch'è già molto basso. La statua di Federico il gra.nde e gli Stati Uniti. produrre, ad esportare per perde-re o per condurre innanzi una magra e tribolata esistenza? La sofisticazione -- e non del solo vino - è un malanno vero e se ne dolgono i commercianti italiani onesti e seri, che invocano provvedimeuti dal governo italiano e brasiliano. Si connette alla quistione del prezzo. E che colpa ci ha l'on. Colajanni se gl'italiani, contro i suoi consigli da maltusiano, si moltiplicano più rapidamente dei capitali; e se il governo italiano, pure contro i suoi voti e la sua modesta azione politica, sperpera improdu ttivamente i capitali ? ·n fratello Jonathan (gli Stati Uniti) acconsente ad accettare la statua di Federico il Grande, purché il bastone (che il Re tiene in mano) resti in Germania. Poco o nulla può fare il governo italiano ; molto potrebbe quello brasiliano con una legge severa contro le sofisticazioni. Si ricordi poi per valutare l'efficacia del rimedio,' che i viticultori italiani, francesi, ungheresi si lamentano in casa propria della (Amsterdammer di Amsterdam) E che sarebbe della condizione dei lavoratori italiani, se tra loro, per mezzo dell'emigrazione in un quarto di secolo, non se ne fossero allontanati almeno tre milioni dal mercato tragico delle braccia umane? 2° Veniamo all'on. De Bellis. Amici della verità sopratutto, dobbiamo confessare che la sua Relazione ci ha fatto giudicare inutile la missione a lui affidata di visitare il Brasile. La sua relazione è di un ottimismo veramente ~ sorprendente; tale da fargli dire che <e il popolo bra- , « sìliano di origine portoghese, quindi di razza la- « tina, ha saputo con forza e volontà, con studio e « costanza abbandonare in parte i difetti di origine « per serbare i lati buoni del gentil sangue latino ...; « che esso è oltremodo ospitale ed ama di vero « amore due sole sorelle in latinità: la Francia e « l'Italia; ... che gl'i tali ani lavoranti nelle fazendas « dell'interno dello Stato di S. Paolo gli hanno di- « chiarato in coro che si trovano bene ... » (p. 6 o 19). Tanto ottimismo non si può accettare in verun concorrenza sleale che loro fanno gl'ingegnosi concittadini che fabbricano vino ... senza uva ! L'obbietto della missione De Bellis pare che si sia ridotto a sentire il suo avviso sulla convenienza di ridurre o di abolire il dazio di entrata in Italia sul caffè. Su questo il rappresentante per Gioia del Colle si mostra del tutto brasiliano. Propone per ora la. riduzione da L. 130 a 105, ed accorda le sue preferenze ali' ,1bolizione totale. Alla perdita del fisco - di 4 o di 20 milioni, secondo che si riduce o sì abolisce il dazio - il De Bellis crede che si troverebbe compenso diretto nell'aumento del consumo dello zucchero, e indiretto nelle maggiori esportazioni nostre, che verrebbero favorite dalle riduzioni forti dei dazi brasiliani sui nostri prodotti, e perciò andrebbero a benefizio dell'economia nazionale. Il benefizio indiretto sarebbe davvero notevole, e varrebbe la perdita del Fisco; ma ad una condizione: alla condizione che il Brasile concedesse ad alcuni prodotti la clausola di favore simile a quella che ci dette l'Austria pel vino. Senza di essa. in grazia

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