► RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 367 salule e dello slato morale dei giovani apprendisli nelle fabbriche di cotone e delle alt1·e· manifallu1·e, » e fu seguilo da inchieste industriali che fecer0 conoscere al mondo le spaventevoli miserie che l'indust1ialismo aveva generato, e delle quali Marx ed E11gels deltero una descrizione cosi complel11. Dal 1802 al HM4, nove leggi di prolezione operaia furono votale dal Parla men lo sollo la p1·essione della classe operaia, ma lo slalo slesso della classe operaia, la debolena delle sue lrades-unions allora appena nalc-, l'msufficenza dell'ispezione del lavoro, e soprattutlo la COll1!Jlicilàdella magistratura, fecero s·1 che le leggi votale restas~ero cosa morta. In seguilo ad un'ardente campagna alla quale consac1·arono lulte le l01·0 forze uomini come John Ward, Richard Oasller, Michael, ThorT'as, Sadley, lord Ashley e Rol,erlo Owcn, il fondalore della cooperazione, il Parlamenlo nominò unn Commissione d'inchje,la che presentò la sun relazione il 30 gennnio i843. La relazione della Commissione confermò lullo quel che di più grave era slato dello sugli orrori dell'induslrialismo: l'eta nella qualti i fanciulli erano ammessi nelle officine, le lunghe giornale di lavoro loro imposle, le condizioni malsane e immorali che dovevano subire. Questo doloroso calvario nell'infanzia ispirava ad Elisabelta Browning il suo ammirabile poema, li grido dei fanciulli, a Thomas Hood il suo Canto della camicia, a Carlo Dickens il suo romanzo ;\1.ichaelA rmstrong f."inalmenle 11cl1847 la <'lasse operaia ollenne l'approvazione della legge delle dieci ore che Marx ha chiamalo una delle più grandi vittorie che il prolelariato abbia mai ripo1 lato. Erano occorsi qua1·antacinque anni di lolle e di sofferenze! Da allora ben 60 leggi sono slale votale dal Parlamento inglese concernenti la protezione dei lavoraLori. Qualunque sieno le lacune di quesle leggi - dice Jear. Longuel nella Petite Republique - esse rappresenlano quel che di più completo vi sia atlualmente in Europa; ma esse non valgono che perché dielro i lesti legislalivi si lrova un prolela1·iaLo potentemente o··ganizzalo, in condizione di fa1·si rispellare, e che tullo quello che ha ottenulo lo deve ai suoi sforzi conlinui, alle sue lolle generose, ai marliri e agli (rOi usciti dal suo seno in difesa della sua causa. Il caso Panlaleoni. - Vogliamo dirne una parola perché il linguaggio adoperato dulia slampa democralica verso di lui, in seguito ai discorsi pronunziali alla Camera e a Mace1·ata (I) sulla quistione dei f-,1·1·ovieri,ci ha prodollo una dolorosa sorpresa. I democratici accusano l'illustre economisla ed amico nostro, di essère quasi divenulo un reazionario perché ha biasimalo aspramente e francamenle la soluzione dala dal governo al problema dei ferrovieri; si é anche scritto che egli si é messo ai servizi dei eapilalisli. Nulla di più assurdo e di più ingiuslo. Maffeo Pantaleoni in nome delle sue anliche e profonde convinzioni ultra liberiste - quasi anarchiche - ha parlalo oggi sulla quisLione dei ferrovieri, come parlò ieri nella quislione del dazio sul grano. I due discorsi sono la esplicazione logica dello stesso modo di concepire i r&pporLi lra l'individuo e lo Stato. Sono semplicemente illogici ed ingiusti i socialisli, che lo applaudirono calorosamenle quando la sua pafola riusciva loro g1·adita, e che lo biasimano ora che ne conlraddice gl'inLeressi polilici. (I) Vedi alla Rioista delle Rioislc il riassunto che abbiamo !allo <li queslO discorso dal Giornale degli Hconomisli. Maffeo Pan la leoni, - con V. PareLo, con De Viti de Marco - fu ed é un individualista outrée che si troverà pe1·ciò in confl;Lto per~nne colle lendenze inlervenzioniste ;illuali della democrazia; e non é colpa sua se egli fu erroneamente giudi<'alo dai partiti po!]olari - clte del reslo dowebbero sempre rispetlarlo per la dol· trina e pel car 1tlere, e rier quello sua rude franchezza, di cui si 11vverle la defìcienza in ILalia, e ch'è lanto necessaria per la nostra l,uona educazione politica. ... l.'1101110 (;iuseppe l\'la:r.zini. - Primo Levi nell'ultimo nume1·0 della ~ Rivisla Moderna », pubblica in pro• pria difesa questo breve lll'ticolo che noi ci r.rediamo in dovl!re di riprodu1-re integralmente. « Lo sludio di Lorc11zoG,rnlino: L'nomo Giusf'ppe Mai- ::ini, da noi pubblicato nel fascicolo del 1° giugno, ha fallo scnndalo. E ha fallo scandalo anche l'ospilalità cl1e noi gli abbiamo accordato. Napoleone Colajanni !o ha vivamente atlaccato nella sua Rioista Po11olw·e, ed ha in ;ieme espressa la sua meraviglia per quella ospilalilà, con p11role lusinghiere pe1· noi, ma non meno dolenli per la cosa in sè stessa. E dielro lui sono venuti altri. « Ma per ciò che ne riguarda, non abbiamo Lisogno di giust.ifìcarci; noi non solo abbiamo fallo le più ampie riserve sui giudiz'i del Gualino, ma li abbiamo eonlradelli nell'alto stesso che consenlivamo loro di vedere la luce in omaggio all'indole di questa Rivista, la quale « è un campo aperto allo so •lgimento di tutte le idee interessanti, espresse con decoro di forma ». « Tutta la noslra vita polilica e letteraria è, del resto, per quanlo modesla, lroppo nola, perché ci occorra qui ricordare, a noslra difesa, ed il cullo da noi volalo ai grandi pat1-iotl:, e la stima con cui hanno volulo corrisponderci, a cominciare da Nicola Fabrizi e da Agostino Berlani. Che, d'altronde, sia facile, quando si esce dall'obbiettività, lasciarsi vincere dalle proprie simpatie sino all'ingiustizia, lo stesso onorevole Colajanni dimostra coll'atlacco fuor di ragione che, p<:'r glorifìcare Mazzini, proprio là doYe Mazzini non é stato Profeta, ci muove a quello slesso Crispi, del quale pure ad un cerlo istanle, senll oneslamente di dover p1·P,ndere le difese, contro l'eccesso dell'ingiustizia e della malignità di a vversari meno in buona fede. « Mazzini esce grande quale fu, dalle odierne criti,~he più o meno scienlifìche, come uac\ già dalle diatribe politiche; ma appunto chi ne é p'ù convinto non deve temere di vederlo discusso: quello di noi uomini moderni verso i noslri Grandi deve essere un ossequio ragionevole ed illuminalo e liberale, altrimenti cadremmo nelle stesse colpe de'.la Santa Inquisizione e dei Giaco - bini francesi. Ora, noi siamo appunto liberali, e, condannando gli errori nuovi non meno dei vecchi, non ci senliamo per questo di dover divenire sellari. « È cos·1 che, in altro rampo e meno importante, ammira lori sinceri e caldi di quella Francesca, del D'Annunzio, di cui abbiamo primi preso altrove le difese, quando appena apparve e ancora non aveva avulo plauso nè di pubblici, né di crilici, pubblichiamo qui tulLavia uno sludio in cui la si co11sidera con molta sevcrilit, senza credere per questo di venir meno alla 110st,·aam · mirazione pel poeta, come meno non siamo venuti, che èhc se ne dka, al noslro cullo per l'Aposl-ilo. » * A. Halfour, primo minisll'o d'fn.ghiltl'l'l'a. - A succedere a lord Salysbury é stalo chiamato il suo nipolc Balfour, leadf'r della parle ministei-iale alla Camera dei Comuni. *
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==