Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 14 - 31 luglio 1902

J RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIA.LJ 391 I diren~o.-i dell'evacuazione del Mediterraneo dicono ,ehe il mantenimento della flotta nel Mediterraneo é un anacronismo: ciò era necessario quando l'Inghilterra era una potenza europea, non lo é oggi che é un impero che si stende in tutto il globo, e che é posto fuori delle alleanze c,rntinentali. In che - essi dicono - la nostra occupa1.ione del Mediterraneo interessa le nostre possessioni dell'Australia, del Canadà e del Capo? Noi non abbiamo più negli Scali di Levante gli stessi interessi di alt1·i tempi. Disdraeli sogna va una specie di protettorato non ufficiale sulla Turchia, ma, buono o cattivo, questo sogno é cessato. L'abbandono dell'Egitto é dubbio se ci concilierebbe la Francia; l'abbandono di Cipro forse piacerebbe al Sultano; ma la rinunzia a Malta sarebbe la rinunzia a 1 simbolo della potenza marittima, tanto più che le polen- .ze non ci lascierebbe le porte di Gibilterra e di Suez. Ricaµitolando: l'evacuazione del Mediterraneo non faTebbc che stimolare di più l'anglofobia ,.onlinenlale; dopo aver speralo per venti anni nella prnmessa dell'aiuto inglese, il popolo italiano si solleverebbe con collera dinanzi a un11 politica di viltà; noi perdcr·ernmo il nostro ,credilo; la Francia s'imp11dronireLbe immediatamente dell'Egitto, la Russia vo1·rebbe dei cornpensi, e la gioia di ricuperare Cipro farebbe dimenticare al Sultano il sar- •-casmo diretto cont1··0 di lui dal primo ministro d'Inghilterra. La principale obiezione da opporre all'evacua- :zione del Mediterraneo risiede nel fallo che la politica ereditaria e storica imposta all'Inghilterra dalla forza -delle cose é di combattere per la supremazia marittima -quando e dove questa le sia disputata. Agire altrimenti -è sacrificare l'impero a Ila flotta, perché la nostra ma- ·rina é stata fatta per l'impero e uon l'impero per la ma- •rlna. ,È certo che se scoppierà prossimamente una guerra •navale, la dichiarazione_ non ver1·à dall'Inghilterra, né 11'ora né il luogo saranno scelte pi:ir il comodo dell'In- ,ghilterra, e il teatro della guerra sarà il Mediterraneo -ove Francesi e Russi sono forti e l'Inghilterra é debole. La vera politica da 5eguire è evidentemente, non di -contare sui rinforzi, ma di mantenere la squadra inglese <nel Mediterraneo nelle condizioni di forze tali che possa, ,appena dichiarata la guerra, prendere p3r obiettivo To- .ione. Vi è un altro punto su cui bisogna illuminare il pub• blico. E' l'immenso vantaggio dei Francesi di operare lranquillanienle la lor-o mobilizzazione, all'insaputa del- ·l'Inghilterra, mentre noi inglesi non possiamo rinforzare la nostra flotta del Mediterraneo senza che la minima manovra di una nave non sia telegrafata a tutte le can- -cellerie. Torniamo a Malta. Ho detto che essa é il simbolo della nostra potenza marittima. L'isola ha cambiato trenta volte di p11drone. I suoi più antichi occupanti sono, -stati i Fenici, poi comparvero i Gl'eci che sloggiarono i Fenici, quindi i Cartaginesi che la tennero 5no a che Amilcare la dette a Titus Sempronius. Col tempo Malta -doven tò un vescovado, e nella guerra contl'o i mussulmani, i Saraceni se ne impadronirouo e la mantennero iìno a che i Normanni assicurarono il successo delle loro armi nel Mediterraneo. Per 250 anni la casa di Spagna sollo 14 re regnò a Malta, e Ca l'Io V donò Malta in feudo ai Cavalieri tli S. Giovanni di Gerusalemme. el 1798 Napoleone, audando in Egitto, prese Malta, emanando senza tanti complimenti questo decreto: « Domani alle 2 non si parlerà più che H francese a Malta». Il trattato di Amiens rese nel 1802 Malta all'ordine di S. Giovan1ni in Gerusalemme. I maltesi protestar;ino mandando una commissione a Londra, e scoppiata di nuoTo la guerra l'isola re-tò agli inglesi, il cui posse~so venne confermato dall'art. 7 del trattalo di Parigi. Malta dal 1802 ha acquistata un'importanza enorme per la potenza che ha la preponderanza del mare. L'Inghilterra deve occupare il Mcditerr1rneo perché é la chi.ve di volta del nostro Impero. I denari gettali e i sacrifici d'uomini che noi abbiamo fatto nella valle del Nilo, nonché le nostre obbligadoni verso l'Egitto, ci interdirono ogni velleità d abbandonare il cari,:o d'interessi che nel Mediterraneo inrombe sul nostro Imper·o. Il Mediterraneo è la grande via dell'OriPntc, ed è ad esso che l'Inghilterra deve il suo carattere imperiale. li mantenimento della nostra supremazia nel Mediter·raneo è una que.;;tione di vita . Evacuare il Mediterraneo non può voler dire che accettare la disfatta della nostra diplomazia. (Reoue des Reoues - 15 luglio). .. La c. s.: Dopole elezioniamministrative. (Una proposta). - Fra po hi giorni le agitazioni elettorali saranno finite in tutta Italia. Se si guarda al numero ed alla importanza assoluta dui successi essi, sono stati poca cosa per noi democ,·atici cri,,Liani; ma chi non si fermi alla superficie, vedra che questa prima affermazione di attività pubblica non fu invano. La nostra propaganda, ha crnato dappertutto una situazione nuova, e r.i ha permesso di presentarci per la prima volta, in nome proprio, con forze proprie, staccati virtualmente o anche di fallo dai conservatori, dei quali eravamo stati in;;ino ad oggi una comoda appendice. Dovunque infatti P.sisteva e pùtevli agire un certo numero dei nostri. la democrazia cristiana ha espressamente figurato nella lotta. Se anche comples~ivamente l'entusiasmo messo dai nostri nella campagna non fu quale si sarebbe potuto desiderare. le CA use di ciò sono note e recenti: ed anzi, dopo ciò che avvenne, il mollo che si é ottenuto prova anche meglio la vitalità e la giovinezza dell'idea e le magnifiche opportunità che essa ci offre per un lavoro nuovo nella vita pubblica. Infine in alcuni luoghi, come a Roma, se le concessioni fatte ai nostri nc>n furono quali si erano giustamente domandate, anche le antiche organiznzioni ca~ toliche elettorali non poterono non riconoscero col fatto che la situazione erasi, in tre anni, enormemente mutata: e la segretn preoccupazione le condusse a seguire una via di mezze misure che mostrava la loro malavoglia, senza impedire il cammino delle idee e lo spostamento di molti interessi e di molte tendenze già prevalenti. Questi primi risultati sono dunque t111i da ispirarci buone speranze ed msieme buoni propositi. Se l'attenzione dei pa,·tili giovani si converge oggi - anche un poco per l'apatia e pel disgusto che ispirano le co,;e di Montecitorio - verso la vita municjpale, noi cattolici abbiamo assai ffiAl?fZioremotivo degli altri di rivolgere verso di essa tutti i nostri sforzi e farne un terreno di esperimento, di preparazione e di svolgimento concreto delle nostre idee. È certo innanzi lutto che una notevole affinità lega il nostro programma ai più recenti indirizzi scientifici e pratici di attività municipale. La provvidenza sociale, la solidarietà delle classi, la cooperazione collettiva, la restituzione dell'o,·ganismo politico sulle sue basi corporative, l'impresa industriale subordinata a norme etiche ed a finalità sociali, sono tendenze e propositi che hanno nei municipi nuovi un magnifico campo di sviluppo:

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==