Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 14 - 31 luglio 1902

388 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Quando pa,;sammo noi, si levava da quello sciame di donne un ,·umore altissimo di voci d'ogni gradazione. U!ia zitellona, che mostrava il viso un po' andato forse per averne fatta qualcuna, diceva a una sua compagna, una ragazzetta bruttina, magra magra dal naso soverchiamente arcuato: - Non sai, Adalgisa, la gran novità f l'Irma si maritai - Davvero? L'ho sempre detto io che quel rnaslodon• I.e di ragazza è nata con la buona stella; quaudo si dice la fortuna, eh~ - Chi sa r degli amici ne ha sempre avuti a dozzine, ma fino ad ora non le é riescito di cavarne un marito. Ti ricordi di quello studente dalla chioma abhondanle "? - Il poetino'? - Quello; anche lui pareva che dovesse sposarla da un momento all'altro; un bel giorno la piantò e addio cara .... - E voi - diceva un donnone sui qui.ranta d'un altro gruppetto a una biondina aggraziata dalla vita esile esile e una superba glo1·ia di capelli d'oro - voi, Margherita, come mai siete sola 'sta sera f Dove avele messo il vostro barbiere .... di Siviglia'? - Al diavolo tutti i barbieri - rispose la bella Margherita con una crollata di spalle piena di grazia e un gran scoppio di risa fresco e birichino - era un imposto1·e I Ma se lo trovo .... • •• Il cicaleccio, che ora semplicemente allegro ora tri- ~tamente maligno non sarebbe finilo più, si arrestò ad un tratto, Eravamo luugo la ciuta del cimitero e la campanella gemeva sempre èon ritmo melanconico, come fosse consapevole del suo ufficio doloroso. Compari una selva di fiaccole agitantisi, che si avvicinarono lentamente alla gran po1·la del cimitero e confusamente vi peneli'arono; in mezzo ad esse entrò un triste car1·0 di terza classe: due enormi cavalli magrissimi se lo tiravano dietro a fatica abbassando penosarnento la Lesta coperta di tela incerata, mentre il vetturino, infagottato in un lugubre sacco nero levava la frusta sul dorso delle povere bestie affannale come una minaccia. - li morto1·io d'un povero - disse il donnone di quarant'anni, ment1·e segnavasi con indolenza. - D'un povero come noi - aggiunse tristameute la bella Margherita, componendo il volto a uua gentile mc• stizia che la rendeva ancora più bella. lo aveva veduto: da una magnifica ghirlanda di garofani ardenti, il bel fiore del popolo, penzolava un gran nastro nero, sul quale avevo lelto: « ..A VJrenzo Milani i compagni » Lo1·enw Milani non era per me un uomo novo: giovane cli poco più che trent'anni con una bella fdccia aperta e gagliarda io l'avevo sentito una volta pieno di fuoco - tra uua folla di muratori - tuonal'C conll'o gli appaltatori rapaci e contro tutti i mezzani, affamatori dèi figli del popolo. Nella sua eloquenza rude era tanto calore e tanta sincerità, la sua maniera di l'agionare aveva un fil di logica cos·1 chiaro e cos·1inconfutabile che - almeno in quel momento - n\)ssuno avrebbe potuto in modo alcuno conlraddfre all'operaio-oratore. Quel giorno stesso furono gettate le basi della Cooperati va-Muratori ed egli stesso ne fu acclamalo presidente. lo era rimasto cosi preso dalla faccia e dai modi di quel giovane pieno di fede ardente, che volli conoscerlo da vicino; egli mi accolse senza diffidenza ma f'rancamente e c9rdialmente c9me §i accoglie un vecchi9 amico, sebbene fluo a quel momento non fossi stato per lui che uno sconosciuto. Poi diventammo amici: eglijveniva a trovarmi nei gior11i di festa ., mi parlava, sempre collo stesso fuoco e colla logica medesima che mi avevano conquistato la prima volta, dei progressi della sua cooperativa e delle vittorie oneste riportate sulla camorra congiurata. • • • Ora lo ritrovavo cadavere fra il pianto degli amici che egli aveva aiutati ed amati I Mi appl'essai ad un giovanej che avevo spesso veduto al lato di Lorenzo, per sapere qualche cosa sulla morte dell'amico. Cogli occhi gonfi dal pianto e la voce grossa che tradiva la vivissima commozione intima e un dolore sincero, mi raccontò che la mattina lavol'ava insieme con Lorenzo a dare l'ultima mano alla facciata del Mulino Novo. - Eravamc al quarto piano - mi disse tra' singhiozzi - e si lavora va alacremente tutti, anche i fabbri e i falegnami e i verniciatori perchè domani avrebbe dovuto aver luogo l'inaugurazione del Mulino. In lutti era un eolo fine, una sola ambizione: che l'opera noslra corrispondesse alla diligenza e ail'amore con cui vi avevam? lavorato e che la Cooperativa ne uscisse con onore. « E il primo grande lavoro che la Cooperativa intraprende, aveva detto Lorenzo, e bisogna far vedere che non siamo buoni solo ad urlare ma che sappiamo anche fare qualcosa d'altro ». Cosl egli ci aveva dello, gettando la prima pietra del Muli110 Novo. Oggi, poi, che la grande opera era quasi eompiuta, e-'li non finiva di dare l'ultima occhiata di dai· l'ultimo o ., . tocco; e, con febbrile agilità, correva su e g1u per 1 ponti e aveva per tutti una parola, una correzione uu ammonimento, e tutto guardava correggendo tal volta, tal altra lodando. Lei non l'ha inteso parlare? Quel fuoco medesimo che l'animava parlando lo riscaldava anche al lavoro; ed é successo quello ch'è successo ! Incontrandosi su un ponte strettissimo co'l ragazzo di un falegname che porta va a spalla il telaio d'una finest1·a, tentò di cansarlo; ma parendogli che i suoi piedi s'impigliasse1·0 con quelli del falegname, si ti1·ò ancora da pal'Le finché si trovò senza rimedio lancialo nel volo! . Il suo corpo andò giù con velocità:spavenlevole, Ul'lo col braccio destro cont1·0 il davanzale d'una finestl'a del secondo piano e vi rimase attaccalo un istante nel quale a noi parve salvo; ma l'urto era stato troppo v10Iento e la mano non ebbe forza di allaccarsi solidamente, onde abbandonando fJUell'estrema speranza di salvezza, i I co;,.po con velocità più spaventevole rip1·ese la sua fatale caduta. Quando siamo arrivati a raccoglierlo - la voce del "'iovane addoloralo era divenuta più grossa - il povero Lorenzo aveva il cranio spezzalo, e queste dita - e si loc~ava la desll'a con un gesto pieno di orrore - non c'erano più ! >) Volevo vedere il mio povei·o amico ma Giuliana mi si attaccò al braccio fortemente e disperatamente, ond'io uscii con lei dalla t,·iste casa dei morti. Due preti panciuti tornavano comodamente dalla cousueLa passeggiatina che aiuta la digestione e prepara mirabilmente lo stomaco alla cena copiosa. - È rnorto com'è vissuto - diceva il pili grnsso soffia11dosi rurnorosame,,te il uaso paouazzo pel sovc1·chio vino -; è viss4to da e1·cLico ~4 ,è mo1·Losc.1z11,Dio!

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