Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 14 - 31 luglio 1902

... RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI 387 stenza nel focolare domestko, si è fissai.o il suo salario di lavo1·aL1·iceprofessionale in una misura infe:·iore, come fosse un sussidio. In lai modo u11a donna, maritala o no, che ha famiglia, è obbligata di soddisfat'e alle esigenze di due pl'Ofessio,1i, quella di donna di casa e quella di lavoratrice professionale. Così essa lavora troppo, ma l']Uando essa è mat·ilata giunge almeno a vivere; nubile, ridotta alle sue sole risorse, cosLrelLa pe1· proprio conto ai lavori indispensabili della casa, lavora troppo come l'altra, ma senza arrivare a vivere: vegeta. E si continua a chiamare sesso debole quelle che lottano contro tanti oslar:oli'! DUE TRAlv.lONTI ~ Ciarlando e celiando ci eravamo spinti fino a San Michele per un viottolo angusto e ripidissimo; e quando stanchi, con la fronte bagnala di sudore e i capelli mezzi aderenti alle tempie, ci lrova1nmo là sù, separati dalla vita e dagli uomini - solo testimonio il sole morente - ci guardammo negli occhi ansiosi pieni di desiderio e ci chiedemmo tacili, senza osare di dir la parola: « Se restassimo sempre così, lontani dalla vita e dagli uomini~» E il sole si attardava su' colli dolorosi: pareva un gigante che partisse per un viaggio lungo lungo, atteso in un mondo lontano pet· compiervi un'impresa titanica, una grand'opera di redenzione e che s'indugiasse anche un poco a gettare uno sguardo supremo alla sua creatura orfana senza di lui. No, non moriva il sole in quella mesta ora crepuscolare, come non muoiono i giganti, e nella sua luce estrema era come un11 immensa pielà per quei colli dolorosi e lremola"va la promessa d'un ritorno prossimo. Poi e1·a scomparso dietro i colli brulli, sonanti delle stanche voci dei contadini e dd lrisle tintinnio dei buoi 1·ilornanli alla stalla. Un altra volta ci guardammo negli occhi ansiosi, pieni non più di desiderio ma d'una pena vaga e come tormentali da un dolore indefinito. Ella ebbe quasi paura di questo momento 1·eligioso, si strinse forte al mio braccio e posò la sua fronte timorosa sulla mia spalla sicura. Da una finestra dell'Ospedale un malato aveva voluto salutare il sole, forse narrargli le sue pene e le sue sofferenze; e, quando il sole fu scomparso, egli rimase anco1·a alla finestra con lo sguardo fisso a quei colli dietro ai quali se n'era andato il suo sole; pareva mormorasse ancora la sua preghie1·a, come fa il mendicante, il quale continua a benedire lo sconosciuto benefattore che si allontana. Una raffica agilò i rami degli alberi nudi, che gemettero dolorosamenle; Giuliana ebbe un brivido e si strinse più forte al mio braccio, menl1·e i suoi capelli in disordine vennero ad accarezzarmi gli occhi e le labbra, il malato si tirò la berretta bianca fin sulle orecchie e, richiuse in fretta le imposte, si po3e dietro i velri] cou occhio invidioso. Scendemmo. . • • Scendemmo l'uno a fianco dell'altra a passi rapidi e brevi senza una parola; Giuliana tenevasi con una mAno il vestito e l'alli'a appoggiava lievemente al mio braccio slac0andola volta a volta per ravviare i capelli in disordine. Ma non una parola. Dov'era andato l'allegro e birichi110cinguellio dell'ascensione? Quanle cose m'aveva dette! Ora, nè pure una parola! Ah I quel tramonto aveva destalo in noi una pena vaga, il tormento d'un dolore indefinito. Sui ncstri occhi era ancora lo sguardo triste del malato, che seguiva il sole nella sua dipartita come per 1·ammenlargli ancora le sue pene, e il suo volto disfatto dalla sofferenza e rimasto senza spe1·anza dopo il tramoulo noi lo vedevamo ancora. Quanta tristezza in quel crepuscolo di principio di Novembre! I soldati di guardia alla Polveriera accostavano pigramente i panni fracidi e molli ad un piccolo fuoco; allri trovato nelle tasche un po' di tabacco in polvere, lo riponevano nella pipa colle 'mani gelate e, appressandosi vivacemente al fuoco, tentavano risvegliare l'allegria della piccola brigala con una m[lllacchiona romanza di caserma. Ma la sentinella stanca sollo il peso del grosso fucile passeggiando gravemente sul breve piazzale della polveriera, colla faccia malata e sofferente fece una mezza smorfia, come per ricordare ai suoi compagni che l'allegria non convenivasi alla 101·0tristissima condizione. - Poveri figlioli! - feci io. - Se li vedessero le loro mamme in quello stato I - susurrò pietosamente Giuliana. Tornammo muli un'altra volta; dalla città arrivavauo lenti ammonitori i rintocchi del campano11e ,!ella cattedrale severi come, rimprocci; ad essi rispondeva con ritmo triste e doloroso la campanella · del cimitero come emettesse un lamento o strozzasse un singhiozzo: la tramontana soffiava gelida gelida. - Mio Dio! - sospirò Giuliana con terrore - un morto; Signore, date pace alla povEra anima. L'ampia via era deserta e quella solitudine fredda e quei suoni di morte ac~rescevano il vago dolore che ci tormentava; Giuliana si stri·nse ancora più al mio b1·accio paurosa, ond'io sentii che ella aveva freddo e che soffriva. Due frati, che tornavano dalla ciUà, gravi nel viso ma con passi leggeri si avanzavano verso di noi parlando sommessi, e quando ci pas,1arono da presso ci diedero con voce umile la « buona sera » allontanandosi rapidamente. . . . Più in là ricominciava la vita: davanti la ManifaUura de' Tabacchi si radunava molla genle, do1111equasi tulle. Fra mezlO a quella folla di donne d'og11i elà e d'ogni colore si scorgevano qua e colà giovanotti di venti anni o poco di più, avvolti in ampi mantelli, g1·igi per la massima parte, co' baveri rialzali fin sopra la nuca e uua punta girala a torno al collo; ognun d'essi guardava co11 ansia alla porta dalla quale continuava110 ad uscire donne, e, quando scorgeva la persona aspettata, le andava incontro sorridendo ed aprendosi dolcemente la via tra mezzo a quella !'olla fittissima. E l'attesa scorgendo il giovanotto, dopo. aver vagalo collo sguardo sopra quella selva di teste, lo salutava con un bel sorriso, il sorriso della giovinezza cui il lavoro non stanca, e gli stendeva la mano e lo ringraziava di esser venuto; poi infila va il suo braccio in quello di lui ed, amorosamente stretli l'u!lo contro l'altra, cammin'avano verso la città. Quelle che non erano aspettale da nessuno si riunivano in gruppetti di lre o di quallro, si riaccomodavano il vestito disordinato per la recente rivista e si avviava110 anch'esse, scambiandosi delle piccole confide11ze o delle grosse malignità sul conto delle fortunate.

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