Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 14 - 31 luglio 1902

.7 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 377 aver spaoentato le famose consorterie, perciò che con · esso, che daoa gl'introiti lordi per intero allo Stato, si sarebbe dovuto fare l'esercizio alla luce del sole, e non all'ombra del segreto privato; epperò tanto fecero che ridussero il governo a dover accettare i consigli, o le proposte dell'I Commissione d'Inchiesta, presieduta dal loro autorevolissimo portavoce, la quale ha partorito il mostro delle Convenzioni Genala; le quali, nel rapporto del costo dei trasporti presso le altre nazioni d'Europa, a conti finiti, verranno a costare alla nazione la bagatella di Ire miliardi I Ed il bello si è che a sentire gli organi magni delle nostre prcfate consorterie, esse sono tutta sollecitudine per salvare il contribuente italiano dalla debacle di un probabile esercizio di Stato, il quale, seeondo loro, sarebbe l'ultimo rovina del nostro contribuente. Che si possa fare assegnamento sul!' ignoranza della nazione in materia d'esercizio di ferrovie sta bene, ma si dovrebbe però t•mer conto che l'eserci;io dell'aritmetica non è prioato. E se qualcuno desidera sapere il segreto di sprecare una somma cosi colossale in barba a tutti i poteri dello Stato e degli stessi azionisti, non ha che a procurarsi un res0conlo in cui Consigli d'Amministrazione delle nostre Società esercenti, i quali, sono press'appoco così concepiti: « Signori Azionisti ! « Vi facciamo sapere che quest'anno abbiamo incassalo 150 milioni. Ne abbiamo spesi 45 nella trazione, 34 nel traffico, 15 nella manutenzione, 11 in spese generali; il resto l'abbiamo dato al governo. Abbiamo una rimanenza corr;spondenle al 4 per cenlo per gli azionisti. » Se qualche azionista protesta perché non ne capisce un acca, il presidente gli risponde: che i deltagli costerebbero troppo. La maggioranza è li pronta, maga1·i riunita in una persona sola, a dargli ragione, e chi ne ha avuto ne ha avuto. Come vengono spesi, dove vanno sprecati 1 Mistero. Buio completo. li segreto dell'azienda privata esige che tanto gli azionisti, come il governo non ne sappiano nulla, perché potrebbero guastare la speculazione. Sarebbe necessario, perciò, vedere quale specie di partita doppia $ia quella che regola la contabilità delle Società ferroviarie. Ma si sa che se il governo, una voi la tanto, osa chiedere raggua:ili, od istituire indagini, i collegi arbitrali, e le Corti del Regno, sono là per dirgli che esso non ne ha il diritto! In simi'e stato di cose s'impone una inchiesta minuta, severa, esauriente. E mi sia permesso di opinare, a conclusione del mio sc1'il.to, che il governo potrebbe, intanto, se è vero che le Società si dichiararono disposte a ricedergli fin d'ora l'esercizio, assumerlo deliberatamente, se non altro in via di serio esperimento che servisse di guida pei futuri contratti, 11ualora in seguilo si credesse riparlare di esercizio privato; ciò che sembrami difficile, troncando cosi il pubblico scandalo che i cinesi dell'Europa paghino il doppio per i loro trasporti ferroviari, nel confronto delle altre molto più ricche popolazioni europee. p AOLO MORBELLI O"' Gli abbonati in regola coi pagamenti che invieranno Lire Una e cent. 20 riceveranno il libro di G. Rensi: Gli " Anciens Regimes ,, 0 ta Democrazia Diretta, L'ASCETA ("') In questo volume di poesie che ha destato così poco interesse nel campo letterario, Mario Rapisardi chiude gran parte della sua vita intima, in cui le ultime illusioni si alternano con gli ultimi dolori. Il Poeta che aveva saputo trasfondere tanta luce nelle sue creature da ravvivare le speranze della gioventù italiana, erompe ora in canti tristamente cupi, che dovrebbero figurare i sogni dell'avvenire. Non più l'ode annunziatrice delle redente verità della scienza, non il vigile carme della nuova fede morale, non l'inno della riscossa. Quell' ondata sublime di poesia, densa d'immagini e d'affetto, varia, calda, armonica, luminosa, ove il senso della vita avea riflessi di porpora; quel potente soffio d'umanità, animatore degli oppressi, ineffabilmente dolce nella pietà, spietato nella ribellione; quella fede inestinguibile nella virtù, nell'amore e nella giustizia, onde avean vibrato tutte le corde della grande anima; tutto, infine, quel magnetico fascio d'energie che riscaldava e rischiara va la lirica di Mario Rapisardi, nell' incalzare degli anni, ha perduto, o quasi, l' antica attratti va. Eppure il contenuto morale di questi poemetti è sempre il medesimo, cioè l'amore degli uomini e della giustizia. Sia che figuri nell'Asceta e nell'Impenitente l'incorruttibilità della fede, e in Don losè e nel Vinto la i:;opravvivenza dell'ideale sulla caducità delle forme, o invochi 1a rivendicazione prossima della giustizia nella Cometa, nel Sogno e in Polifenio, pur mutando i diversi aspetti della lirica, il pensiero dominante permane sempre lo stesso. Se talvolta il Poeta tenta di allontanarsi da tal mondo ideale, come nella Metamorfosi, senza avvedersene ci si accosta di più, e dal mistero dell'olt1·etomba echeggiano in forma pietosa vaticini di giustizia. E se vuol riprodurre nei canti le atroci torture in cui si dibatte il suo spirito ed il suo corpo malato, immaginando L'avvoltoio e Nel tristo asilo, il concetto della redenzione sociale emerge da tutte le pagine. Perchè dunque dovrebbe apparire diverso il contenuto ideale e poetico di questi carmi, se l' idea è la stessa e la forma immutata 1 Gli è che al lume della. giovinezza non si colorano più le fantasie del Poeta e sulle ali dei sogni non si librano le soavi illusioni. Al fragore irruento delle battaglie con cui egli investiva i mostruosi dommi del passato non era succeduta la serenità della pace; e mentre i vagheggiati trionfi s'allontanavano ancora dalla realtà, la sua debole fibra a poco a poco s' era andata esaurendo. L'ideale persiste nella coscienza; ma l'equilibrio (•) L' A8ceta ed altri poemetti, di llforio Rapisardi - Ed, Cav. N. Giannotta, Catania, 1902

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