Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 13 - 15 luglio 1902

344 RiVISTA POPOLARE DI POllt'lCA. LEITERB B SCIENZE SOC!At.1 gl'interessi così opportunemente riannodati tra la Francia e l'Italia. La nostra preoccupazione, che era naturale, non fu, m'affretto a dirvelo, di lunga durata, il Governo del Re avendo preso esso stesso cura di chia1·irci e precisarci la situazione. « E le dichiarazioni che esso ci fece permisero a noi di acquistare la certezza che la politica dell'Italia, in seguito alle sue alleanze, non é volta né diretlamenle né indirettamente contro la Francia, e che tale politica non ~otrebbe in alcun caso implicare minaccia per noi, sia in forma diplom11tica, sia in protocolli o stipulazioni militari internazionali, e:che in nessun caso e sotto nessuna forma l'Italia può divenire né istrumento né ausiliaria di una aggressione contro il nostro paese. Queste dichiarazioni non possono lasciar nessun dubbio nel nostro animo sul carattere risolutame:1Le pacifico ed amichevole della politica italiana a nostro riguardo, né sul sentimento di sicurezza, a cui debbono ispirarsi oramai le relazioni fra le due nazioni. Esse ci danno infine la ferma fiducia, di cui la Camera sarà senza dubbio felice di ricevere le espressioni, che nu Ila si oppone più allo sviluppo di un'amicizia che già ebbe feconde conseguenze. Il linguaggio del Ministro della repubblica non poteva essere più elevato, più dignitoso, più chia• ro e preciso. Si può essere sicuri che eserciterà una grande influenza nel restringere i legami di amicizia, che non avrebbero dovuto essere mai rallentati, tra la Francia e l'Italia. •· L'accenno al Mediterraneo fu sopratutto notevole e noi, che siamo avversi alla politica coloniale a base di conquista, siamo disposti a guardare con simpatia a Tripoli - pur non desiderandone il possesso - che diviene pegno di pacificazione tra i due paesi, come Tunisi era stato pomo di discordia. L'accenno al Mediterraneo ha tanta importanza che a Londra provocò il più vivo malumore, che non potè dileguarsi colle dichiarazioni di Crawborne. In quanto alla meraviglia e a! disgusto manife, stati da qualche autorevole giornale inglese - la Wesbninste1· Gazette, se non erriamo - per la volubilità e instabilità del!' Italia nel passare da un amore all'altro, si può rispondere che certe prediche venendo da tali pulpiti fanno ridere. Non i soli nostri alleati hanno fatto ìl comodo proprio in fatto di alleanze; ma è proprio l'Inghilterra la grande maestra dell'egoismo illimitato nella direzione della politica estera. Perchè soltanto l' Italia dovrebbe imporsi dei limiti, che gli altri stati non conoscono e non rispettano? Il malumore inglese d'altronde si comprende. In Inghilterra si sente che l'attuale equilibrio del Mediterraneo tutto a suo benefizio, potrebbe modificarsi a suo danno, se una buona volta s'intendessero le tre nazioni latine, che hanno maggior diritto degli altri a dominare in questo mare, che dal taglio dell'Istmo di Suez fu restituito all'antica importanza nei commerci e nella espansione della civiltà. E non ci dispiace che il ministro inglese abbia adoperato un linguaggio molto sibillino, che si può anche considerare ostile, riguardo alla quistione di Tripoli. Ciò mentre ci può allontanal'e da qualche follia, serve nello stesso tempo ad avvicinarci maggiormente alla Francia. Si deve aggiungere a questo che alcune altre circostanze notevoli hanno contribuito a tor.rJiere l'antic0 carattere alla rinnovazione ùella Triplice alleanza. L'annunzio del viaggio di Vittorio Emanuele a Pietroburgo non può che riuscire gradito alla Francia. Riesce indifferente all'Italia democratica, ma questa si conforta apprendendo che il capo d~llo Stat? alme~o non è costretto a passare per Vienna; ciò che {a dire ali' Extrablatt di Vienna che la visita più degna di rilievo è quella che Re Vittorio .... non fa. . Il dispetto della stampa austriaca· in generale e di quella militare e reazionaria in particolare indica che la Triplice non ha più l'antico siO'~ificato. Il Reichswehr - organo dei discende1~ti di Radetzky e di Hainau ~ arriva a trattare da ineducato il Re d Italia perchè non va a salutara l'Imperatore d'Austria, che non senti il dovere di restituire in Roma la visita, che stoltamente fu fatta fare ad Umberto 1c a Vienna. Il ser·:ilismo dell'Italia verso gl' imperiali alleati tante volte denunziato dalla nostra democrazia, J;a fatto perdere la ragione ai servitori degli Absburgo ! Però noi crediamo che sia dovere della medesima democrazia il non incoraggiare i sentimenti anti-austriaci della nostra Corte. Essi possono piacere agli irredentisti del vecchio stampo; ma non devono addormentare i democratici veri ed accorti che nell~ simpatie ed antipatie dinastiche devono scorgere un pericolo perenne di sgradite sorprese bellicose; pericolo, che sarebbe prossimo, se sono esatte le informazioni della Neue Freie Presse sulle domande avanzate dall'Italia ai suoi alleati per una loro cooperazione ali' azione, che vorrebbe spiegare nel Mediterraneo e nei Balkani. D'altra parte la Francia per la sua alleanza colla Russia ha acquistato la coscienza della propria forza; ciò che· le ispira un senso di giustizia velat.o pel passato dalla coscienza della propria debolezza. L' Italia, alla sua volta, nel miglioramento della economia nazionale e del bilancio dello Stato, nella impossibilità di ritrovare in Franc.ia il maggiore mercato ai propri prodotti agricoli, scorge le condizioni precipue per essere creduta del tutto disinteressata nel ritorno alle simpatie sue verso la vicina repubblica; e di questo disinteresse devono essere ben convinti in Francia, dove, più che pel passato, sbollito il vecchio chauvinisine, si comincia·:o a studiare seriamente le condizioni reali dei popoli vicini. Quest'ultima circostanza in pari tempo attutisce l'avversione dell' elemento democratico italiano verso i due imperi centrali, dove abbiamo trovato un mercato che in parte ci compensò dalla perdita del mercato francese, che non potremo mai più riacquistare, almeno pel vino, ch'è il prodotto di cui ci preoccupiamo maggiormente nel momento attuale. Sta in potere degli agrari tedeschi ed austro-ungarici il somministrare alla democrazia italiana gli argomenti economici per ravvivare le

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