340 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI rori scientifici; ma ci piacque sopratutto, che questa onesta e non smaccata apologia del Bovio 'l'enisse in questo quarto d'ora da un socialista meridionale. Spieghiamo la ragione dello speciale compiacimento. Sp'3sso dai socialisti abbiamo sentito giudicare Giovanni Bovio in modo o villano o disonesto. Ne provammo difigusto quando non fummo sospinti all'indignazione. Talaltra le parole petulanti o ingiuste furono accompagnale o sostituite da atti altrettanto riprovevoli. Si videro, ad esempio, i socialisti di Trani - patria di Giovanni Bovio I... - accordare i loro voti ad un monarchico, - al Senatore Vischi ! - anziché al loro illustre concittadino nella nomina di un consigliere provinciale. .... E Bovio sarebbe riuscito; Vischi cadde miseramente! Nel Profilo di Giovanni B'lvio, però, l'autore ha voluto versare un pò di salsa socialista scrivendo : "' egli « rimane repubblicano, quale fu e sarà, ma a differenza « dei suoi compagni di fede, rimasti fermi al verbo in- « transigente di Mazzini o al dogma della proprietà in- <c dividuale, egli allarga l'ala del suo pensiero fino a « comprendervi il succo vitale della quistione sociale e <e inneggia alle rivendicazioni del proletariato ... » Qui l'inesattezza e !'equivocità del linguaggio raggiunge tali proporzioni da rasentare la malafede. Vogliamo escluderla perché non ne crediamo capace il Lombardi; ma t'imane innegabile la profonda ignoranza sua della dottrina sociale di Mazzini, di Bovio e dei repubblicani italiani. E valga il vero : · 1° Si può rimanere fermi al verbo intransigente di Mazzini t: comprendere nella propria dottrina il succo vitale della questione sociale e le rivendicazioni del proletariato. Certe sciocchezze bisogna lasciarle dire ai ministri della monarchia, che sono costretti dalla loro posizione - vorremmo dire: dal loro mestiere - a svisare il pensiero del partito repubblicano per togliergli forza. St' riconosce anche da qualche socialista italiano - incredibile dictu - che Giuseppe Mazzini volse il suo pe!1siero alla que,tione sociale e alle rivendicazioni del proletariato sessant'anni or sono quando i rivendicatori socialisti non erano nati, quan lo Marx non aveva formulato il nuovo vangelo. 2° Non é detto e provato da alcuno che quistione sociale e rivendicazioni del proletariato siano elementi costitutivi esclusivamente del collettivismo. Se i proletari dovessero attendere l'abolizione della proprietà indi~iduale per veder migliorata la propria condizione starebbero freschi I 3° Tenendo conto dei discorsi, degli articoli, dei libri òi Giovanni Bovio abbiamo ritenuto sinora ché egli so- .pralutto rimanessi! fermo al verbo di Giuseppe Ma:.:.ini, che chiamò bellamente fondatore di civiltà. Che Giovanni Bovlo si sia convertito in questi giorni al collettivismo? Noi non ce ne rammaricheremo affatto; ma non ,ci consta che la conversione sia avvenuta. 4° Sfidiamo il sig. Lombardi ad indicarci un repubblicano italiano che non comp1·e:ida neIJa propria dottrina le rivendicazioni del proletariato. Noi non conosciamo repubblicani verbalisti; ma conosciamo molti socialisti, che predicano la rivoluzione in un senso che la fa confonderd colla ciarlataneria. Questo abbiamo sentito il dovere di dire al sig. G. Lombardi, ch'è giovane di molto ingegno, che fa bene ad esaltare Giovanni Bovio; ma fa molto male a scrivere dei partiti, che non conosce. • Jaurès sci•ittore di storia. - Quattordici socialisti militanti francesi si son messi insieme per scrivere a storia « socialista » dal 1789 al 1900. Sono: Jaurés che dirige i lavori e scrive per conto suo la Costituente, la Legislativa, la guerra franco-germanica, e infine il bilancio sociale del secolo XIX; Gabriele Deville, che continua i primi volumi di Jaurés.sino al 18 brumaio; poi i Brousse dal 18 brumaio a !ena; Enrico Turot, da Jena alla Ristorazione; Viviani, la Ristorazione; Fourniére e Rouanet, il regno di Luigi Filippo; Millerand e Giorgio Renard la repubblica del 48; Ana dler e Herr, il secondo impero; Dubreuil, la Comune; Labusquiére e Gerault-Richard, la terza repubblica sino at 1900. Non tutti questi nomi, per queIJo che se ne conosce; inspirano un'uguale fiducia; tuttavia non si può sottrarsi a un senso di ammirazione innanzi al piano di quest'opera intrapresa dai militanti di un partito. Ecco primo J. JAURÈS Jaurés: eccolo uscire dall'assorbente lavoro della politica attiva a cui partecipa da un decennio con un'intensità senza pari - dalla direzione di un partito al giornalismo polemico, dai libri di discussione dottrinale e tattica a quella sua magnifica azione nel processo Dreyfus - eccolo, dico, uscire fresco da una tal bolgia con un volume, intanto, d'oltre settecento pagine: la Constituente. Ripensando tutto ciò. ancor pri111ad'aprire il volume, senza punto e;s we malati di rispetto verso la carta stampata, bisogna ammirare. Storico e politico sono in generale persone ben distin• te, e chi ha per professione di capire la storia, cioè la politica del passato, mostra di rado di possedere quel « senso storico » del presente senza di cui non si fa politica durevole. Pure, in Francia vi é una specie di tradizione di storici che son anche uomini politici; basti ricordare Thiers, Guizot, Louis Blanc; di politica non volle sapere quasi solo il Taine, che all'offerta della deputazione rispose di esser forse troppo tardo per quel mestiere, giacché vedeva la Camera sbrigarsi in mezz'ora di faccende che a lui parevano richiedere lo studio di mesi, almeno. Non dovete credere a una boutade; questo stesso criterio il Taine ha applicato alla rivoluzione francese. Infatti la sua maggior accusa é quella di impreparazione agli uomini che l'hanno fatta; uomini pieni solo d'idee
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