338 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LEITERE E SCIENZE SOCIALI ze, o coi repubblicani o coi radicali. La tattica dei socialisti suggeri, o meglio impose, quella dei repubblicani e dei radicali, che, dovunque poterono, specialmente i primi, lottarono da soli sdegnando o respingendo qualunque alleanza. Prima e dopo le elezioni si é giocato a scaricab:irile tra i diversi partiti sulla responsabilità dei risultati. Dove i socialisti erano pochi deplorarono la intransigenza degli altri; e viceversa dove erano i repubblicani a cercare l'alleanza, perché si sentivano in minoranza. Di notevole c'era questo: l'intransigenza, o la separazione degli affini non venne elevata a dogma che dai soli sociali:;ti. Ed inni veri alla intransigenza vennero innalzati dai socialisti a Genova e altrove; perciò quando essi si lamentarono umilmente o sdegnosamente della non avvenuta unione la loro figura fu miserevole e contraddittoria. Intanto c'erano da denunziare responsabilità gravi, poiché la ma11cata unione dei partiti popolari poteva assicura1·e ed assicurò la vittoria o dei clericali nemici di ogni progresso o di accozzaglie monarchiche disoneste e dilapidatrici. Alle popolazioni, quindi, poteva venire e venne dalla disunione grave danno economico e morale. Ed ora alla cronaca. L'Unione fu mantenuta a Brescia, a Catania, ad Imola, a Bologna, a So11drio ed in parecchi altri centri minori e fu seguila da vittorie rimarchevoli cont1·O il clericalismo o contro l'affarismo. Condusse alla sconfitta a Messina, a Roma ecc. per le condizioni specialissime della lotta. La separazione condusse alla villoria clamorosa dei repubblicani a Ravenna, a Cesena ed in parte anche a Pisa ed altrove. I social-isti contro Lutti vinsero a Sampierdarena, a San Remo e in vari 11ltri paesi di secondaria importanza. Jr.vece la mancata Unione assicurò il trionfo della reazione ad Alessandria, a Fi1·enze, a Novara, a Siena, a apoli ecc. ecc. Non ricordiamo Torino perchè vi radicali e repubblicani se fossero stati alleati ai socialisti, di ben poco avrebbero potuto modificare il risultato della lotta. l più malconci della lotta si può dire che escono i radicali; i repubblicani dove lolla1·ono separati o mantennero la posizione o fecero dei guadagni, come a Ra venna ed a Pisa, a spese dei socialisti. Questi ultimi, però, in generale ful'ono i veri t1·ionfatori perché quasi dappertutto dove lottarono da soli guadagnal'ono essi i posti della minoranza, e talvolta con delle voLazioni splendide come a Genova, a Firenze, ad.Alessandria ecc. ecc. Riassumendo si può affermare che le ultime elezioni 11mminislrative dimostrarono tutt'altro che morto il partilo repubblicano; confermarono che il partito radicale é ancora una nebulosa; misero in evidenza una fioritura tropicale, meravigliosa del partito socialista. Sicché i socialisti come uomini di parte possono andare orgogliosi dei risultali; come cilladini onesti devono sentire il rammarico di avere p1·ocurato il t1-ionfo colla loro tattica ai nemici della libertà, e più spesso agli elementi più COl'rotti e più perniciosi che infestano l'Italia. Pel' ora constatiamo, coll'ordinaria lealtà, il fenomeno; diremo altra volta i commenti. Cose di .Napoli. - Tra Saredo e Ca,,asola in Senato. - Nalla inchiesta su Napoli del senatore Saredo ricorre spesso il nome del senatore Cavasola, ex prefetto della provincia di Napoli, e vi é fatto segno a critiche abbastanza vivaci - anzi a vere accuse. L'accusato ha conservato per molto tempo un religioso silenzio, che isorprendeva coloro che lo conoscono e che addolorava i non pochi suoi amici ed estimatori. Il silenzio del Cavasola fu male interpretalo, ed egli lo ha rotto appena gli si presentò l'occasione opportuna: nell'ultima discussione dei provvedimenti per Napoli. Si é detto che l'ex Prefetto ha pronunziato una requisitoria contro il Sa1·edo; e non é esatto. Egli si é limitato a difendere l'opera sua malamente giudicata dal gra:ide inquisitore su Napoli; e si deve riconoscere che il diritto alla difesa é legittimo, é sacro. Si aggiunga che tale difesa, in quanto !'iguarda la bontà dei più importanti servizi pubblici - acqua, tramvie, illuminazione - ed alcuni atti finanziari - prestiti pubblici - sui quali poté spiegare la sua azione non tutrice, ma inspiratrice, il Cavasola, é riuscita trionfale. Tale apparve specialmente in Senato per la grande fiacchezza della risposta del Saredo, che se,nbrò tramutalo in accusato da accusatore. Requisitorie aspre, partigisne, vengono invece pubblicate a Napoli contro Saredo e contro Cavasola. Gli uni glorificano il primo e trattano da.complice della camorra il secondo; gli altri, invece, tuonano conlt·o le iniquità sistematica del President,e del Consiglio che considerano come un dentgratore sistematico della grande citlà del Mezzogiorno,e credono nell'ex prefetto il rivendicatore del suo buon nome; e a carico del Saredo pubblicano anche atti ed episodi del suo Regio Commissariato che egli ha flagellato a sangue negli altri. La verità, in queslo ca.so, davve1·0 sta nel mezzo. I due senalol'i sono due uomini con tutti i difetti dei mortali. Che la passione o l'interesse accechino i detrattori e gli apologisti di entrambi si scorge chiaro da questa circostanza: alcuni giornalisti a loro riguardo chiamano bianco ciò che in altri tempi dissero nero. Cosi il Cavasola oggi viene glorificato da alcuni che durante la sua Prefettura ne dicevano corna dalla mattina alla sera. Ma se coloro che dife~ero sempre gl' interessi della camorra non dettero mai tregua al Cavasola Prefetto, come può egli essere considerato complice di camorristi, solo perché egli og;;i nel fare la propria e legittima e doverosa difesa giova indirettamente ai suoi irreconciliabili nemici di una volta? Ecco la domanda che abbiRmo voluto rivolgere ai nostri amici del 1'799 e della Propaganda, per quell'amore della verità al quale non vogliamo mai venir meno anche quando essa ci renda antipatici ad amici ed a nemici. • Il popolo inglese e la monarchia - Flelcher, uno dei più simpatici redattori del giomale repubblicano inglese Reynold's Neu,spaper studia in uno degli ultimi numeri le ragioni per cui la monarchia sembra incontrare così pochi avversari in Inghilterra. E' il caso di riassumere qui l'importante articolo che in p1·oposito scrive Jean Longuet nella Petite Republique del 6 luglio. « Trent'anni or sono - egli scrive - un movimento repubblicano si designava in Inghilterra. La caduta del secondo impero in f.i'rancia, l'espulsione della regina Isabella dalla Spagna, la fine del potere temporale del PapH avevano dato un vero slancio a questo movimento, e nel 1872 si contavano in Inghilterra un ceutinaio di clubs repubblicani· Degli uomini co!TleCharles Bradlaugh, Auberon Herbert e sir Chai-les Dilke erano stati eletti alla Camera dei Comuni cor!!e dei repubblicani dichiarati. Lo stesso Chamberlain, nell'ardore del suo radicalismo aveva partecipalo alla conferenza repubblicana di Birmingham .. « Disgraziatamente le lendenze repubblicane della borghesia radicale inglese erano in fondo assai superficiali, e allorquando il· partito liberale fu schiacciato nel 1874, e Disd1·aeli chiamato al potere, non se ne parlò più. Con lui dovea cominciare il vento dell'imperialismo, e fu in-
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