Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 12 - 30 giugno 1902

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 3 ~ 1 'azione del famoso Comitato monarchico i.)er ...,lista riunita, poi, presieduto certamente da eccellenti persone, come il principe di Piedimonte ad esempio, non poteva produl'l'e resultati di sorta. Piuttosto confessiamo che i sentimenti, le sensazioni prodotti dalla prima inchiesta erano an cora vivi, e che sotto quella impressione una popolazione addormentata come si voglia, ma viva, doveva fare quel che fece. Il tempo però allontana la impressione, illanguidisce la sensazione. È venuta la inchiesta della Provincia, ma... l'effetto di una seconda sensazione non può esser uguale a qnello della prima. Cosi, se si ammettesse la iscrizione di ufficio nelle liste elettor~li, come chiede llualcuno, il problema non sal'ebbe t-isoluto, giacchè l'essere iscritto, non significa occuparsi delle pubbliche cose. non significa, soprappiù, andare a votare. Dunque, occorre ben altro: organizzazione spontanea. la quale può nascere solo in uno strato che non sia ignoraute e superstizioso, e che 11011sia indifferente. E, perdonate ad un buon borghese, ft me pare che dalla borghesia più faci}mente possa dipendere la salrnzza di Napoli. Occorre che codesta classe si svegli, e riconquisti la sensibilità perduta, prima delte 'altre. Quì certo, il disagio economico più che altrove ha la sua parte. Esaminate, vi prego, i fallimenti napoletani, il bollettino dei protesti: fate una statistica degli incendi dolosi e di cento altri tipici reati ... borghesi. Ma, questo è certo, la indifferenza politica di questa classe dipende innanzi tutto, dalla sfiducia ch'essa nutre verso lo Stato. Lo stato italiano ha la sfiducia di tutti, è vero; ma ha un nemico pericoloso: la borghesia Lo esame delle cause che hanno condotto a questa sfiducia è troppo lungo per tentarlo in queste sparse note. . .. È anche vero elle nell'oceano della vita gli abi~si debbano restar fermi e che l'lolo la superficie debba muoversi, magari a tempesta. Cosicchè, non meravigli la mia affermazione, che per il buono reggimento di una società, oltre agli strati organizzati, è necessaria la funzione di una aristocrazia. La quale, per la sua stessa essenza, non sarà nè popolare, nè borghese, nè nobiliare, ma conterrà uomini che, naturalmente, per la loro stessa eccellenza, 'Tengano a riunirsi ed a for- . mare lluel corpo più facile a sentire, più facile ad intuire, e più pronto a muovere, ad indirizzare. A Napoli non mancano, anzi abbondano le persone che potrebbero costituire questa aristocrazia. Ma sparsi, solital'i, non osano riunirsi ·nemmeno in gruppo. Moltissimi si allontanano ver la paura di sciuparsi, La parola è tipica, ma vien spesso ripetuta: ed in essa, nellà paura che essa vorrebbe esprimere, voi trovate la vera fisonomia psicologica della città. Quando voi pensate. per esempio, a F. S. r itti, che ha sviscerato, primo, il problema di Napoli, che ha lavorato e studiato per Napoli, come nessun altro ha fatto, vien pronta la dornand <Il: e perclt egli nel momento della lotta è restato lontano 'i Non aveva partito, non aveva seguaci? Che importa il partit0, che importano i seguaci ad un uomo, come il giovane professore dell'Università napoletana? Io potrei ripetere la domanda per molti altri. Così, io son venuto a cìò che è la mia convinzione: a Napoli non mancano persone insospettabili e capaci, e da essi dipende in parte l'avvenire della citU. Essi debbono non più isolati guardare e profetizzare, essi (1) debbono piuttosto formare la vera aristocrazia di Napoli, e debbono scendere in Campo, senza associazioni più o meno oziose, ma singolarmente, a viso aperto e sicuri. ì\'on mancheranno certo le sconfitte: ma la stessa sconfitta sarà sempre benefica nel resultato. Allora potrà seguire l'organizzazione della borghesia, cui non si negheranno, frattanto, quegli altri rimedi preventivi e necessari, e del popolo. Intendiamoci però: tutto questo movimento non farà che rendere prima più diOicile e poi impossibile il dominio di pochi e fatali disonesti. Perchè, questo è il problema di ::\'apoli, e non altro. La influenza di certe ipocrisie in fine, è molto più perniciosa di quella che noi crediamo, e molti elettori dell'on. Aliberti, vituperati da buoni cittadini, da eccellenti pubblicisti, si chiedono con ,;tupore angoscioso perchè sia lecito a mille persone assistere alla conferenza della Signora Serao, perchè sia lecito a cinquemila persone leggere ed i ncornggiare la Rivista della Signora Serao, perchè sia lecito ad un Giornale, il quale, come il Pungolo (2), combatte ogni immoralità, fare il soffietto alla Signora Set·ao, perchè sia lecito a G-iulio Fioretti, anima senza dubbio onesta, ed ingeg110robusto, tesser le lodi. della Signora Serao, imputata <li un reato comune, elle ha rapporto con i mali amministrativi di Napoli. . . . Il problema di Napoli sarù risoluto col tem(Jo: i rimedi (fino ad oggi non si è fatto che reprimere) sono economici e politici, ma sopratutto morali, intellettuali. Nessun rimedio però sarù, efficace senza co,·riggio e ve,·ttd .... A VV, GIUSEPPE PARATORF:. (1) l\on intendo parlare del famoso Comitato rli senatori e deputati, il quale era lutl'altro ... aristocratico! (2) Ho visto pu1·e queslo giornale, e con vero dolore, patrocinare la candidatura deU-011. ,le RernArdis. il quale non esce intatto dall"ultima inchiesta.

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