RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI Senza idea, senza partito, legittimista dinastica, poliziesca un tempo, ha di tratto in tratto qualche miserabile lamento pel passato, e si stringe all'altare, quando nel trono non trova il privilegio. ~fentre altrove, come ia Inghilterra, ha una funzione, a ì-ìapoli, pur contando nel suo seno molti membri della Camera vitalizia, i quali raramente frequentano le sale di Palazzo Madama, non esercita la minima influenza sulla cosa pubblica. Inetta, ignorante, povera, conserva ancora però prestigio per la miseria della borghesia, che vuole un modello, per la miseria del popolo, che non dimentica lo sple11dore antico dei siç11iori. La borghesia napoletana non è borghesia industriale, cioè la classe moderna veramente colt:i ed illuminata. Borghesia industriale esiste, ma in una cerchia molto limitata, e composta per la massima parte ùi forestieri, lontani dalla vita pubblica. La napoletana invece è for·mata di professionisti, cti piccoli commercianti, di impiegati, di pensionati la cui caratteristica economica è una spaventevole instabilità, la caratter·istica morale-intel lettuale è una profonda indifferr>nza. Resta il popolo vero, snl quale molto si è scritto e moltif.simo si dice. Le sue condizioni economiche non sono certamente prospere, nè po,:;sono raffigurarsi a quelle di altri popoli in paesi più evoluti, ma non sono poi miserrime. li lavoeo non è abbondantissimo, ma il numero dei disoccupati non è gran cosa. Io vorrei elle certi !'acili declamatori del disagio economico ricordassero le ·raventevolicondizioni della città cli Berlino, in questo inverno, per la crisi industriale ! Ma il popolo napoletano ha poi un'anima pagana, e.... dalla tavola della corruzione cade sempre qualche cosa! Poco colto, superstizioso, ancora non può esser disciplinato. Da qui la incapacità della organizzazione. Ci sono due organizzazioni: quella clrn viene dall'alto, la coercitiva, la militare - e quella che viene, diciamo così, dal basso, la spontanea, la cooperati va. Il regno dei Borboni, come la monarchia di Federico il Grande, sono esempi tipici cli organizzazioni d,dl'alto, le quali portano, come conseguenza, una atrofia completa della sensibilità, e della spontaneità. Forse, solo in questo senso, possono rievocarsi i ricordi storici nella questione di Napoli. Giacchè,se uno almeno di questi strati fosse organizzato - interessi ed idee non mancano - molti dei mali lamentati non sussisterebbero. Forse nel momento presente la classe operaia sembra avviarsi verso uno stadio di coscienza bene augurante, ammenocchè - siccome dubito - anche ora non si tratti di organizzazione nè spontanea nè perfettamente cooperativa. Ad ogni modo se i sintomi 'Ono rassicuranti, è certo che la educazione sola può e deve curare il male, ed è anclrn certo che la guarigione di. una sola classe non può condurre a quel resultato, cui ·i tutti tendiamo. ~on si tratta, in fondo, di rige1 rare assolutamente quei cittadini, i quali nella amministrazione solevano trovare il loro tornaconto: si tratta piuttosto cli rendere impossibili questi tentativi, i quali esisteranno sempre, come sono esistiti ecl esistono dappertutto. Leggete certe cronache mediovali non solo cli [talia, ma della Francia, della Germania, e troverete ben più gravi lamenti contro più disonesti amministratori. (ScJlrn,)ller, Buckclt ecc.) Legg,~te tutto ciò che succedeva in Inghi !terra prima delle rifor-me municipali, leggete quello che succede tuttora a Londra (vedi Escott: l' Angleterre - Colajanni: Le istituzioni ecc.) Anche sulla questione cli Napoli quella tendenza elle hanno tutti i popoli a rovesciare la colpa di ogni arflizione su uno, su alcuni individui, si è manifestata chiarissima salvo pochi casi (sch iavitù), invece, è sempre per la ignoranza, per la inrlolenza, per i vizi degli spoliati che gli spoliatori possono agire. Ogni fenomeno sociale è la rnsultante di tutte le forze che agiscono sulla so• cietà, di tutti i difetti, di tutte le virtù dei cittadini. E ciò dimostra sempre quanto siano sbagliati i metodi di tutti gli inrtuisitori napoletani.. Oea, dunque, si tratterebbe cli contrapporre ai pochi disonesti una maggi.oranza di onesti e capaci, che non mancano mai nel paese pi.ù co1·- rotto dell' uni verso. E ciò non può accadere senza mia organizzazione dei di versi strati, ciel popolo e della borghesia. E con l'organizzazione ha da sorgere il partito. A Napoli, oggi, mancano i partiti : un partito solo più che esistere, ha la ragione r\i tent.ar la sua costituzione: il socialista. Ma anche esso non ha raccolto 4uei frutti, che faceva sperare, per la fretta e pèr la inconsideratezza e per la leggernzza con cui ha creduto giungere, per il difetto cli uomini (in un momento come il nostro la fiducia riposa sulle persone, e non su i programmi) per la poca solidari.età degli stessi aderenti. Le diverse associazioni, che vorrebbero essel'e gli organi dei. partiti borghesi, sonnecchiano tranquillamente, e sono ridotte ad emanazi.one di pochi politicanti. E non manca il tentativo per·sonatissimo di un gruppo radicale, composto di giovani avvocati. ... a spasso. Svegliare questi addormentati non è cosa l'acile. Ma, si dice, nelle elezioni Comunali il resultato fu lodevolissimo. Senza dubbio, ma quali. furono le ragioni? Hanno scritto: « r elle elezioni Comunali la interacitU ha votato. « Nelle elezi.oni Comunali c'è stata proprio la ini- « ziativa della parte sana della città. » Il fatto che la votazione sia stata più o meno larga non ha una grande influenza, giacché se tutti gli elettori di Casale Aliberti ecc. avessero votato compatti...
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