Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 12 - 30 giugno 1902

310 RIVISTA POPOLARE DI POLITICJ, LErI'ERE E 'ìCJENZE SOCIA.LI squisita sincerità che metteva in ogni cosa sua. Dov'era Antonio Fratti, ivi era la gentilezza fatta persona, fosse nelle polemiche vivacissime sostenute nel Dovere contro .Alberto Mario che fuiminava i repubblicani astensionisti dalla Lega, fosse nei comizi, fosse nell'ordinaria conversaziune dove talora, nella foga della passione che tutti ci investe, la parola va al di là del pensiero. ì\lente aperta ad ogni progresso, convinto come noi che « ogni intelletto stretto in lacci dogmatici • è spento •, che l'esercito dei credenti della repubblica ·avvenire dovrebbe accogliere nel suo seno anche coloro tra i qua.li « vi. fosse non lieve • varietà di mezzi e di metodi», Antonio Fratti, negli ultimi anni, e specialmente nella Rivista Popolare, non si stancò mai di incitare quel la pie.; cola parte della Democrazia re]_Jubblicanache ancor oggi, pur troppo, s'immobilizza nell'adorazione buddistica soltanto delle forme, • a camminare coi. « tempi•, a inanellare alle antiche tradizioni tutti i concetti possibili del moderno progresso, » a marciare alt' avanguardia. » «Stia• - scrive Antonio Fratti in uno dei suoi ultimi articoli - « alla coda chi vuole, noi vor- " remmo essere come i nostri padri furono, alfieri « e arai rii nella gran prova continua della vita « oggi, dell'azione quando la ventura vorrà.• In queste parole, sigillate col martirio, v'è tutto l'uomo, dinanzi al quale riverenti e' inchiniamo. LA RIVISTA. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI Gli scioperi. - Gli anni 1901 e 1902 cet·tamente saranno segnalati come quelli che hanno visto il maggior numero di scioperi sia nell'agricoltura sia nell'industria che nel commercio. I conservatol'i non esiLano ad attt-ihuire la responsabilità della frequenza di quesLe incruente loLLe economiche al Ministero GioliLLi-Zanardelli e soprattutlo alle famose dichiarazioni del secondo in diverse occasioni, e specialmente al discorso del Giugno 1901. Non si può negare che la libertà concessa abbia conlTibuilo ad acuire luLte le aspirazi.oni ed i desideri di miglioramento che erano laLenti 11elle clasRi lavoratrici, e che aspetlavano l'occasione propizia pet· potere esplodere. Le condizioni abbastanza tristi, ed in taluni punti del Lutto pessime, degli operai lasciano inleudere come tali scioperi doYessero avvenire non appena venisse meno la brutale compressione materiale. Noi non abbiamo mancalo di deplorare ripelulamente che ne sieno avvenuti taluni ingiustificati, ed abbiamo anche rilevato che molti di essi, pure essendo giusti in gran parte, avrebbero dovuto evitarsi per ragione di opporlunità politica nello stesso interesse degli operai; non nascondiamo altres't che spesso fummo agitati dal timore di vederli terminare malamente ed in guisa da dare occasione ai partiti reazionari di soffocarli 11el sangue prendendosi una brutta rivincita, E' perciò che noi non esitammo a biasimare quei socialisti che soffiavano nel fuoco, specialmente in talune regioni, come le meridionali, nelle quali la materia incendiaria abbonda. Che i nostri timori non fossero infondati no1t lo desumeremo dal consenso che ci venne dai pa1•titi costituzionali - e ci piace ricorda1·e che ci riusci graditissimo quello manifestalo sulle colonne della Nuova A.ntologia -; né ricorderemo che tra i socialisti Filippo Turati ci segui incondizionatamente nel biasimare taluni scioperi e nell'adopera1·si a tutt'uomo nello sconsigliarli - non ci teniamo a questa concordia di intendimenti col deputato di Milano, perché egli da molti di gi~ viene additato come un reprobo -; ma non possiamo non rilevare un giudizio perfettamente consono col nostro che fu emesso di recente dal deputato Varazzani sull'organo ufficiale del parlito socialista. l pericoli maggiori da noi erano visti negli scioperi agl'ari. e specialmente in quel!i del Mezzogiorno, ed i motivi di questo nostro maggiore timore sono in gran parte spiegati dalle condizioni intellettuali e morali sia dei lavoralo1·i, sia dei proprieta1·i del Mezzogiorno. Oggi constatiam,i con piacere che la campagna degli scioperi agrari per l'anno agricolo 1901-1902 si può dire terminata senza che sieno accaduti incidenti gravi e tali da giustificare i Limori precedentemente manifestaLi. Se le cose ,;ono terminale abbastanza bene, se ne deve in massima parLe il meriLo alle autorità politiche che hanno mostrato in generale tatto e prudenza; ai proprietari che hanno spesso ceduto di fronte a tulle le domande ragionevoli; a non pochi cittadini che godono popolarità .e che l'hanno spesa lutta quanta nel porsi da intermediari nel fa1·e opera di pace. Una parola speciale di lode va daLa a Nicola Barbato che nelle Puglie 11011 posò un istante nel cooperare affinché gli operai non trasmodassero e non 5omministrassero pretesto a repressioni sanguinose. A questa prudenza che c.itladini ed autorità largamente spiega·rono non corrispose sempre una condotta corretta da parte dei lavoratori della terra. A giustificare il nostro severo giudizio basterebbero le accoglienze ostili ricevute dal Barbato in Andria ed in qualche altro luogo delle Puglie. Di ciò noi non ci sorprendiamo menomamenle e non ne facciamo una colpa ai lavoratori della letTa, poiché la loro educazione politica non autorizzava a sperare che essi adoperassero bene la libertà. Sono le classi di1·igenti infatti le vere responsabili della loro mancanza assoluta di educazione. Riferiamo infine una notizia che mentre scriviamo non abbiamo avuto modo di controllare. Ci si afferma che in molti paesi delle Puglie il lavoro si offra a con· dizioni di molto inferiori a •1uelle conv.,nute tra le Leghe e i proprietari; e che la contravvenzione avvenga per espresso desiderio dei co11tadini che non trovano lavoro. Se cos't fosse la loro vittoria si risolverebbe in una disfatta. E disfatta vera f'u quella dei lramvieri di Napoli, che, contro l'avviso dell'on. Ciccotti, vollero fare uno sciopero; fanno molto male, quiudi, colot·o che la presentano ai lavoratori come una vittoria: li educauo ad ingannarsi. Ed ora che tutto fa sperare che scioperi turbolenti e minacciosi non avremo per alcuni mesi, sarà bene fare la statistica di quesLe lolle del lavoro. Saremo brevissimi e non sce1~deremo a deLLagli, ma ci limiteremo a dare poche notizie sommarie degli scioperi avvenuti dal primo gennaio 11!01 al 31 marzo 1902, servendoci di un Allegato che segue all'ottima relazione Mazza sullo stato

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