RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE B SCIENZE SOCIALI saremmo in condizione di governare con sicurezza - Noi dovremmo temere delle ribellioni da parte degli indigeni. Ebbene: quando si avesse non dico la certezza, ma il più leggiero sospett,o di tutto ciò, non si dovrebbe pensare in alcun modo ad accostare un piede in quel paese. Il giorno in cui l'Italia, per potersi dire sicuramente stabilita nella Tripolitania, avesse bisogno di tenervi un corpo di occupazione, essa avrebbe ivi delle popolazioni conquistate, non assoeiate. Ora colla conquista - a parte che essa è sempre un ignominioso e detestabile delitto - lo scopo del nostro stabilimento sarebbe completamente fallito. Lo scopo, invero, di tutte le nostre aspirazioni sulla Tripolitania non è, e non può essere altro, che quello di rendere ivi possibile l'espansione di tutta la parte esuberante delle nostre popolazioni e dei nostri varì prodotti commerciali, per assicurare il nostro benessere economico e finanziario. Intanto se v'è mezzo che sia stato creato apposta per rendere assolutamente impossibile tale espansione e il sorgere di un vero e stabile benessere, esso è appunto il delitto della conquista. - Là dove si posseggono conquiste ,si hanno tombe infinite di preziosi giovani cittadini e fonti inesauribili di spese e di rovine economiche, ma mai vera e feconda espansione. Nella maledetta Colonia Eritrea noi abbiamo le spaventevoli tombe che si chiamano Dogali, Amba Alagi, ed Abba Garima; abbiamo il sacrilego sperpero di oltre settecento milioni; ma ivi io non veggo, non scorgo la parte esuberante delle nostrd popolazioni e dei nostri prodotti commerciali. Le no3tre POiJOlazionied i nostri commerci, io, invece, li veggo abbon,lare e fiorire, senza che costino una stilla di sangue o un centesimo alla Madre-patria, negli Stati-Uniti di America, nel1'Argentina, nel BrasilP-, n'-'l Chilì ed in tanti dltri paesi, nei quali noi non abbiamo, nè ambiamo di a vere, delittuose e rovinose conquiste. So benissimo che, anche in tali paesi, non mancano fatti dolorosi contro la vita e il benessere dei nostri fratelli - l\fa essi non saranno mai le immani e lagrimate tragedie di Dogali, di AmbaAlagi e di Abba Garima. Del resto, anche quei fatti si sarebbero potuti evitare colla massima facilità, se il nostro Governo, invece di esaurirsi in concezioni ed esecuzioni di barbare e calamitose imprese di conquista, si fosse menomamente consacrato a stipulare trattati di leale ed efficace amicizia con tutti quegli Stati - presso i quali i nostri fratelli maggiormente emigrano - al santo e davvero patriottico fine di ottenere una sicura e benefica protezione delle loro vite e delle loro sostanze. Se vuolsi, dunque, che lo scopo del nostro stabilimento nel Mediterraneo non fallisca miserevolmente, tale stabilimento non deve essere la ripetizione dei fatali errori commessi nel Mar Rosso. Nel Mediterraneo noi dobbiamo inaugurare una politica di espansione a base liberate, non imperiale, a base di associazione, non di conquista. Se per rendere sicuro il posto. che ivi intendiamo occupare, fosse proprio necessaria la conquista, sarebbe mille volle preferibile e più vantaggioso che a tale aspirazione rinunziassimo completamente e per sempre. Spendendo nel territorio nazionale i molti milioni che inevitabilmente occorrerebbe buttare per intraprendere e mantenere militarmente tale con_ qui.sta, si sanerebbero piaghe che colla conquista si renderebbero più gravi eù incurabili. Quanti. lutti non si sarebbero risparmiati e quanta prosperità non si sarebbe goduta, se i circa settecento ndlioni dispersi nel Mar Rosso si fossero sapientemente spe'ii nella nostra Patria? . .. Ma io ho il vivo convincimento che, aspirando, nella Tripolitania, ad una politica di espansione a base liberale e non imperiale, di associazione e non di conquista, quelle popolazioni non debbano opporci resistenza. - Per evitarla basterebbe che noi chiaramente e sopratutto lealmente le assicurassimo fin da ora intorno alle nostre vere aspirazioni. Quelle popolazioni devono saper pur troppo che, rinunziando noi alle pretese su di loro, cadrebbero subito sotto il dominio non liberale, ma imperiale, non di associazione ma di conquista di altri Sta ti. Per ragioni di opportnnità, se non per sincera volontà, debbono, dunque, aiutarci, anzichè ostacolarci, nello svolgimento della nostra azione. Dipenderà, poi, dalla nostra saggia ed onesta politica il renderle a noi affezionate per sincera volontà, più che per ragioni di o.pportunità. A rendere a noi associate le popolazioni della Tripolitania, non credo, poi, che sia un grande ostacolo la profonda diversità di religione e di razza che le separa da noi. Ogni riunione di uomini di razze diverse presenta senza dubbio alcune difficoltà, ma essa non è più impossibile della formazione di uno Stato solido e regolare, composto di classi diverse provenienti dalla medesima razza di uomini. Un'aggregazione di nobili e di plebei, di marinai, d'agri.coltori, di uomini della pianura e di uomini della montagna, di uomini del nord e di uomini del mezzodì, di ricchi e di poveri, di cattolici, di protestanti e di ebrei, presenta più complicazioni ancora e più pericoli che non ne presenterebbe una Società ove si trovassero riuniti degli Europei, degli Etiopi e dei Cinesi. V'è un mezzo per rendere regolari e facili queste associazioni : questo mezzo è la giustizia. Essa è il cemento che può legare tra loro questi elementi diversi e farli tutti convergere verso il medesimo scopo. I pericoli che si possono segnalare no~ provengono dalla diversità di razza,
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