318 RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA, LETTERE B SCIENZE SOCIALI mento il Banco di. Napoli, che allora venne affidato alla mano ferrea e alla coscienza intemerata di Nicola Mi.raglia. Allora, dato che tutte le attività dell'Istituto fossero state realizzate (cosa impossibile), vi era ancora un deficit di 20 milioni. Le immobilizzazioni in cifra tonda erano 170 milioni, compreso il Credito fondiario rappresentato da 45 milioni. Senza di esso le vere immobilizzazioni erano 123 milioni. Ora si sono ridotte a 70; nonostante gravissime difficoltà, adunque, si sono smobilizzati 53 milioni. E Nicola Miraglia ha fatto miracoli per ottenere tale risultato. Se fossero noti certi episodi, l'ammirazione per l'attuale Direttore del Banco sarebbe assai grande. I miracoli di attività, di perseveranza, di accorgimento, però, non ba-. starono ad impedire che la liquidazione delle passate gestioni si chiudesse colla perdita di 50 niilioni - quanto sono state valutate dal Ministero e dalle Ispezioni triennali! La gravità di tale situazione non impone la massima prudenza come un dovere inesorabile·, Ed inspirandosi a siffatto dovere il Miraglia è riuscito a ridurre al minimum le perdite annue del Banco ed a ridargli tanto credito presso le popolazioni da veder salire in breve tempo da 32 a 62 mii ioni i depositi presso la sua Cassa di Risparmio. 'l'utto ciò sa, riconosce e loda l'on. Luz.zatti, che dell'opera del ::-.Iiragliapuò vantarsi in parte come di merito proprio, essendo stato lui stesso a presceglierlo a Direttore del Banco nel 1896, ed a vincerne le riluttanze per indurlo ad accettare quel posto ed a fargli rinunziare alla carriera politica. Ma il Luzzatti ciò nondimeno incalza il Miraglia per indurlo a largheggiare, e la propria insistenza giustifica osservando: 1 ° che non c'è da pentirsi del credito accordato ai piccoli ed agli agricoltori- ag• giungendo, che la rovina del Banco pel passato fu prodotta dal credito fondiario, cioè, dai grandi proprietari; 2° che le garanzie del Credito agrario crescono accordandolo per 0pera degli istituti intermedi. Ora questi apparenti savi consigli si riducono a ben poca cosa di fronte ai seguenti dati di fatto: 1° mancano in generale i buoni istituti intermedi; Z' molta parte dei 50 milioni perduti dal Banco sono dovuti agli Istituti intermedi di una volta: alle Banche popolari. E le Banche più piccole - Venosa, Canosa, Rionero, Rodi, Lavello ecc. - furono le più insidiose! Sulla solidità degli individui e degli Istituti di intermedi, che ora bussano alle porte del Banco di Napoli, e sul buon uso del Credito agrario che verrebbe loro accordato, non c'è che un solo competente a giudicare: il Direttore dell'Istituto di emissione, che ha la responsabilità piena e diretta del suo andamento, e che vivendo nel Mezzogiorno è in condizioni migliori dell'on. Luzzatti di conoscere chi e in quale misura è meritevole di avere accordato il credito. Si è sempre vivamente e giustamente deplorato che gli uomini pubblici del Mezzogiorno si siano mostrati deboli, facili alle concessioni - specialmente quando queste potevano procurare una qualsiasi popolarità. Ed ora che abbiamo trovato un uomo eccezionale, che si vota all'impopolarità e che tutto sacrifica a quello che crede ed è il dovere, vogliamo farlo deviare dalla retta via 1 Sanno molti in Napoli che il Miraglia per fare il proprio dovere nell'interesse del Banco, resistet• te vittoriosamente a certe altissime intercessioni in favore di un grande latifondista; e a tali altissime intercessioni, per quanto io mi sappia, sinora in Italia nessuno ha resistito I Ciò (a ritenere come cosa sicura che egli adesso saprà resi• stere alla pressione morale, imprudente e sconveniente, per quanto suggerita da buone intenzioni, che su di lui vorrebbti esercitare il Luzzatti. Ma questi chiude il suo articolo con queste caratteristiche e minacciose parole: << Il Miraglia mi « conosce a prova, e sa che non risparmio agli « altri gli affanni che procuro a me medesimo, e « che il credito agrario nel 111.ezzodi si farà co- • me io dissi alla Camera, o egli non avrà più •pace.». Ebbene chi conosce il Mirnglia può predire, che egli di t"ronte al dilemma: cedere o perdere la pace potrà appigliarsi ad un terzo termine: andarsene! E se lasciasse la direzione del Banco si può del pari essern sicuri che il primo a perdere la pace -;arebbe l'on. Luzzatti, ch'è un galantuomo, e che non saprebbe perdonare a sè stesso il danno arrecato ad un Istituto tla lui prediletto.(!) .. Ed ora alle illusioni in tema di credito agrario. Le illusioni sono quelle del carissimo amico personale Maggiorino Ferraris che furono da me più volte qui stesso rilevate. Torno ad insistervi perchè due suoi notevoli articoli comparsi negli ultimi due numeri della Nuova Antologia, mi danno l'agio di ribadire colle sue stesse parole le obiezioni che altra volta mossi alla sua brillante proposta della riforma agraria. La prima volta che mi occupai delle sue notevoli proposte, alle quali auguro il miglior successo, si fu in occasione della polemica che egli ebbe con l' onorevole Salandra. Avvertii allora che ritenevo indispensabile l'intervento dello Stato, e che mi sembravano destinati a fallire miseramente tutti i progetti che non ne avevano l' appoggio finanziario serio. Più tardi, occupandomi sempre del Credito Agra- (I) I giornali polilici hanno annunziato testé che il Ministro di Agricoltura e Commercio, accogliendo pressocchè tutte le proposte del Banco di Sicilia ed aderendo ai voti delle deputazione siciliana, na proposto un disegno di legge col quale si affida il credito agrario alla Cassa di risparmio Vittorio Emanuele nella provincia di Palermo e al Banco di Sicilia nel resto dell' isola. Quando avrò il testo dt!l disegno di legge me ne occuperò; intanto osservo che i due istituti siciliani sono in ottime condizioni per esercitare il credito agrario, che renderà grandi servizi nell'isola. In questa occasione sento il dovere di ricordare che l'Av. Filippo Lovetere, Direttore del Consorzio agrario siciliano, neir O,.a di Palermo ha pubblicato una serie di notevoli articoli sul credito agrario.
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