RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LEITERE E SCIENZE SOCIALI '289 ha la sua ragione di essere in un fat.to naturale, istintivo, passionale, che fa velo alla ragione eticogi:uridfoa, nel fatto, cioè, della ritenuta innocenrn di Musolino e della grave ed ingiusta condanna subita, mediante la falsità di alcuni testimoni. Spogliate la figura dell'epilettico di S. Stefano di questi presupposti, di queste considerazioni, e vi resterà il bandito comune con la sua ombra di terrore, e con la continua minaccia all'ordine sociale. La ripugnanza per l'innocenza perseguitata e punita non è una privativa della Calabria, ma è una merce di produzione comune, appartenente anche ai popoli più civili del vecchio e· del nuovo continente; e la vendetta per l'ingiusta onta patita, ancorchè con mezzi extralegali, se non giustifica il pervertimento etico-giuridico, Fatt~nua senza ,lubbio, tanto vero che la stessa giustizia socinle riconosce in quel sentimento una certa ragione giuriJica, che chiama provocazione, e giunge fino al punto di diminuire sensibilmente la pena, secondo i varì casi di ·maggiore o minore intensità. La vendetta d1lle offese, dice 1-Ienle, è nn bisoRomeo, l'epopea,omerica del 148 non sarebbe stata. neppure concepita. Non nel discorso inaugurale del Ruiz, ma nella critLa podèrosa di Vincenzo lulia, avrebbe dovuto Ce~are Lombroso studiare l'ambiente autentico calabrese. È vero che la contraddizione è la nota predominante del calabro ambiente, cioè: il soave tremolar delle ma1·ine e le spaventose eruzioni vulcaniche; il celeste pro fumo degli aranceti e il terremoto distruttore; il tepido e ricostitu~nte alito primaverile e la terribile esplosione dell'uragano, unita al più brusco mutamento di temperatura; la schifosa baldracca e Domenica di Tropea; il brigante della Sila e Francesco di Paola; l'abate Gi Jacchino e Bernardino Telesio; il fanatico e fedele borbonico e i fratelli Bandiera; ma dov'è, rliciamo noi, quel popolo così avventuroso con cui degnassimo cangiare la nostra infelice contraddizione 1 Concludendo, pare abbastanza dimostrato, che l'apologia di Musolino, in Calabria, non è l'apologia ciel brigantaggio, ma l'apologia dell'innocenza L' alleanza franco-russa. Il cittadino Loubet dimentica per un istante che il popolo russo geme sotto la più terribile delle tirannidi. ... e corre ad abbracciare l'autocrate .... e a ~lringere la mano che poco prima ha firmato decreti ,li m,,rte.... <li deporta,ione in Siberia.... di barbare repressioni ! Che importa ciò'/ I diritti dcll'ttorno stanno bene.... ma pr:ma di tutto ... ha diritto r interesse! (Fischietto di Toriuo). gno di tutta l'umanitù; e le :::tessereligioni hanno sanzionato in un'epoca la vendetta privata, in una altra l'appello al giudice, oppure !tanno invocato dal Cielo una pioggia di ruoco sul capo dell'ofensore. i Questo bi.sogno di tutta l'umanità, dato lo speciale ambiente fisico calabrese. può essere esagerato, come avvenne per Mnsolino, ma una tale esagerazione, a cui ha contribuito moltissimo lo stesso servizio di pubblica sicurezza, non deve essere classificata come caratteristica di una razza inferiore, giusta l'opinione di Lombroso, il quale, come ben dice Colajanni, pare che provi la voluttà della denigrazione della Calabria, ma invece come una tendenza di una razza impulsiva, ch'è diametralmente opposta alla tendenza inibiti va della razza tedesca. Questa impulsività. talvolta è un bene, talvolta è un male; ma è fuori dubbio che senza questa tendenza impulsi va della Calabria, forse, a quest'ora, l'Italia non avrebbe acquistato la sua unità e la sua indipendenza, e senza il sangue versato nel vallone di Rovito e l'impulsività di Stefano l)erseguitata e ingiustamente punita,eventualmente personificata nell'epilettico di S. Stefano. Se nòn fosse così, non si sarebbe estesa altrove, e fino al punto cli commuovere anche parecchie signore francesi cli passaggio per Lur,ca. L'apologia del brigantaggio non è più l'ambiente attuale calabrese, e la prova evidente dell'asserto può riscontrarsi nel sentimento di disgusto e di ripugnanza, che si è avuto semprA in Calabria pei compagni di Musol ino, Iati e Di Lorenzo, volgari malfattori anch'e<;si al pari ciel loro capo. Ecco i termini precisi in cui dev'essere posta la questione dell'epilettico di s. Stefano. Spogliate costui dell'aureola d'innocenza che è riuscito a guadagnarsi, e lo vedrete coperto del medesimo disprezzo dei suoi compagni. Prof. F. PIETROPAOLO. ~ Gli abbonati ·che invieranno all' Amministrazio!ie della Rivista ~opolare l'importo dell'abbonamento scaduto e ltre una e cinquanta, riceveranno, franco di porto, il volnme Per l'economia 11azionalee pel dazio sul grano, dell'on. Dott. Napoleone Colajanni.
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