Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 11 - 15 giugno 1902

-288 RIVISTA POPOI.,A~E DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI guere il partilo radicale <;lalla Sinistra, ta,li punti del suo programma. Quasi tutti ~ono. stati accettati e propugnati dai più temperati uomini di sinistra, prima e dopo il lk76; .nel programma recente, in ·fine, e' è molto meno che nel programma delJa Riforma del 1867, nel 4uale era anche comprnsa la riforma del Senato. Una novità, forse, la si f>Otrebbe veder~ nel refe1·ér.1raum, 'ma non c'è sincero progressista che lo, respinga.. In quant9 alla municipalizzazione dei pubblici servizi è tanto poca caratteristica del p_artito radicale che l' on. Giolitti ha presentato un analogo disegno di legge f er realizzarla. E però sµ tale basi il Partito radicale non potrebbe considerarsi che come la Sinistra prima rii arrivare al potere; come una Sinistra non costretta ancora a rimangiarsi una parte del programma sotto la pressione delle così dette es,igenze di governo. Tra 11 partito radicale e gli altri pàrtiti monarchici non 'Vi può essere altra distinzione caratteristica se non quella che potrebbe derivarsi dalla teoria costituzionale fondata sul diritto plebiscitario che consente a repubblicani e socialisti di cooperare accanto ai monarchici più avanzati, senzà rinunziare alla loro idealità; ed è quella teoria che illustrò genialmente Alberto Mario che sperava nei placidi tramonti e nel famoso vagone di prima classe diretto a Chiasso. Tale teoria appresi dal Cavaliere della democrazia e seguitai a svolgere modestamente prima nell'Is'ola di]Palermo e dopo in questa Rtvista popolare. DOTT. NAPOLEONE CoL,\JANNr •. Deputato al Parlamento. ,~~~•i"f: S§~ ... ~liJ M-· +'il? @~a, MUSOLINEOLASCIENZA Quanti studì, quante discussioni intoruo ad un infelice segatore di S. Stefano! I prof. Morselli, D'e Santis, Patrizi; Cristiani, ognuno per conto proprio, stanno compilando quattro volumi sullo strano fenomeno criminale. [ psof. Lombroso e Bianchi hanno anclte emessa la loro opinione, e fra breve si occuperanno di Musolino tutti i psichiatri del mondo. Si tratterebbe di un fatto teratologico clf nuovo genere, e lo studio accurato di esso non potrà non arrecare un apprezzabile contributo di progresso alla scienza. · Aspettiamo dunque. Per ora diciamo qualche cosa sulla polemica Rastignac-Sighete, costituendo essa un ottimo argomento di attualità. Da quale lato sta la ragione 1 Ecco: In ciascuno dei due contendenti vi è parte della verità, e questa non può essere integrata, se non in seguito ad una nuoya veduta della questione, la quale dev'essere specializzata- e· considerata molto più da vicino. Sighele ha ragione da vendere quando afferma l'influenza dell'ambiente sul delitto. Oramai questo è un assioma scientifico, che non è più discutil;>ile. Negare l'influenza <;lel fattore ,fisico e_del fattore sociale St\lla delinquenza, è chiudere addirittura gli occhi alla luce, è ritornare al tramontato antropocentrismo, conseguenza inevitabile dell'errore geocentrico. L'uomo non è un'entità a sè, indipendente dalla natura, e quindi dal clima, dal la posizione e.leiluogo e dalle tendenze special i del gruppo umano in cui vive. Ma il poi una esagerazione il ritenere che l'am - biente sia tutto, negligendo addirittura. il fattore antropolqgico del delitto, ch:'è la base su cui si eleva tutto l'edifizio della delinquenza. Se è innegabile che noi Calabresi siamo impulsivi, perché nati in terre vulcaniche e in un clima, ove le brusche variazioni di temperatura sono davvero fenomenali; se è anche vero che ci troviamo molto indietro del settentrione nelle imprese industriali e commerciali per l'abbandono in cui furono lasciate queste regioni, e per le tristi conseguenzp. che sono clerivate dallo sgoverno spagnuolo e bor-- bonico, e dal funesto e antiscientifico· imperio del monal'hismo; se è fuori dubbio che la nostra statistica criminale si mantiene ancora elevata di fronte alle altre provincie settentrionali, comunque sensibilmente diminuita dal 1879 ad oggi, è anche incontrovertibilt:i che tu'tte queste cause di arresto di sviluppo etico-econ_omico non influiscono sempre ed inevitabilmente su qualsiasi specie cl i delinquenza. Ammettiamo che Musolino ha trovato un ambiente favorevole, che ha <lato la spinta allo svilup(>O delittuoso della sua epilessia traumatica; riconosciamo che in un'altra regione d'Italia non avrebbe potuto riempire il sacco di tanta neyuizia, ma non possiamo convenire che la leggenda, che si è costituita attorno a lui. e per la qua1e si è appassionata tanto la Calabria, e poi il resto della Italia, sia anch'essa il prodotto esclusivo dell'ambiente calabrese, come se l'apologia del delitto fosse privativa unica delle nostre contrade. Qual'è stata la causa che ha fatto acqui'stare a Musolino tanta popolal'ità e tante simpatie? Non possiamo rintracciarla certamente nel suo coraggio, nè nel numero degli omiciclì, nè nei suoi atti di gene1:osità e cli onestà, perchè altri briganti ha avuto la Calabria as~ai più coraggiosi, più delinquenti, più generosi e più onesti cli-Jui, e nessuno di essi ha potuto ma.i crearsi la· sua medesima leggenda, la sua medesima corrente di simpatia. Dal Ber-ardi a ~1isclea non troviamo un tipo cli grande delinquente, che abbia avuto la stessa popolarità di i'Vlusolino. Possiamo ·trovare il terrore, ma non la simpatia; il favoreggiamento per paura, non una corrente di ammirazione, che giunge quasi fino al delirio, da far ritenere come un eroe un malfattore volgare. Questo pervertimento morale e gittriclico, che non ha nulla di comune con l'ambiente generale calabrese (altrimenti non si potrebbero spiegare i fenomeni rappresentati dall'abate Gioacchino, cli spit•ito prof etico dotato, da l!,rancesco di Paola, da1Bernardino Telesio, da Tommaso CampaneUa)

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