Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 11 - 15 giugno 1902

286 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTJ:.'RE E SCil!:NZE SOCIALI cale. Nell'altro gruppo, che più fedele si mantiene alla tradizione politicamente agnostica di Felice Cavallotti, non mancano uomini notevoli per patriottismo, µer elevatezza di mente e per cultura; ma se ne stanno inerti e non sanno vigorosamente affermar_,i nel campo politico. Essendo assai scarsi di numero i deputati che seguono l'on. Ettore Sacchi, non si compren1lerebbe perchè la stampa segua con vivo interesse le manifestazioni del microscopico gruppo radi-- cale, se n,m si accettasse per vero il bisogno constatato dalla Tribuna rii nuovi aggruppamenti e di uomini nuovi, tanto .nei quadri del!' amministrazione, che in quelli della politica parlamentare. Più volte mi. sono occupato del Partito radicale e ripetutamente, pur riconoséendo l'utile funzione che esso potrebbe esercitare, e che forse eserciterà nella vita pubblica italiana, non gli risparmiai critiche che talvolta parvero o ingiuste o tropppo vivaci a coloro cui furono dirette. Non nascosi mai che avrei sempre preferito che· i radicali si fossero mantenuti sul terreno dello agnosticismo politico che fu quello battuto dall'antica Estrema Sinistra ; e come deplorai che il Sacchi se M fosse distaccato, così del pari oggi constato con ptacere che !'on. Deputato per Gremona, nell'ultimo suo discorso, sia venuto a dichiarazioni ~equivalenti nella sostanza alle i.dee che da circa 20 anni ho sostenuto e che in fondo a quell'agnosticismo riescono sul terreno parlamentare. Dirò in appresso la ragione di questo mio giudi1.io che potrà sembrare errato allo stesso amico Sacchi; prima, però, voglio esporre le mie riserve e le mie critiche su talune sue affermazioni. E ciò non per vaghezza di biasimare altrui, md. per impedire, nella misura consentita dalle mie forze, che trovino _credito errori di fatto di non lieve importanza. Premetto che non divido tutto l'ottimismo dell'oratore nel prendere come oro di coppella tutte le affermazioni platoniche dei maggiori uomini politici. italiani ~di Destra è Sinistra sulla essenza rigidamente rappresentativa e sulla po- ' . tenza effettiva d,el nostro Parlamento. Molte di quelle 1;1,ffermazioni,infatti, venivano smentite dopo poco tempo colle opere da coloro che le avevano enunziate; e tali opere dimostravano a luce meridiana che c'era qualche forza preponderante che s'imponeva sempre alle Camere. Si prenda ad esempio ciò che disse l'on. Di Rudinì nel 1891, e che il Sacchi accetta, sulla prerogativa della Corona consacrata nell'art. V dello Statuto, sul diritto del re di dichiarare la guerra e di conchiudere la pace, e che secondo l'ex Presidente del Consiglio è piuttosto formale che sostanziale. L'on. Sacchi, prima di gabellare per vera l'affermazione dell' on. Di Rudinì, avrebbe dovuto rammentarsi della triste guerra d'Africa, terminata colla disfatta di Abb·a Carima. Che cosa ne seppe il Parlamento nella sua preparazione provocatrice e nelle sue rasi? Il grande lavorio ministeriale per impedire che si pubblicl1ino le carte di Crispi nulla gl'insegna? E sulla guerra del 186!5, non lo Ila illuminato abbastanza la luce venuta dalle pubblicazioni di Alberto Mario, del generale Lamarmora e del generale Ghiaia ? Come e quanto po sano prepotere sul Parlamento" forze estranee al medesimo si apprende agevolmente da (tuel malaugurato periodo di vita politir,a che si svolse principalmente nel 1894-95, dal decreto ù i proroga del Parlamento alle elezioni del maggio 1895. Chi impose Crispi alla Camera? Chi impunemente cooperò a sopprimere lo Statuto come lo stesso Sacchi riconosce ? Ed ora ad osservazioni a mio avviso di minore importanza, ma sempre rimarchevoli. Crede il Sacchi che in Italia la riforma elettorale del 1882 abbia proclamato il suffragio universale che ci viene anche invidiato dal Belgio? Nulla di 11iù•inesatto in fatto e in diritto. Se le restrizioni. contenute nella stessa legge del 1882, neutralizzate in parte del famoso art. 100, non bastassero a documentare tale inesattezza, ci sarebbe la epurazione delle liste, compiutasi nel 1895, per dimostrare come e quanto e 6 li s'inganni. E non si potrà mai parlare di suffragio universa1e in un paese in cui la media degli elettori isr,ritti di poco sorpassa il 7 °t0 del totale della popolazione, molto· al· disotto della media degli Italiani maggiorenni che sanno leggere e scl'ivere. Infine non posso consentire con lui nella sconfinata sua ammirazione verso l'attuale ministero cui attribuisce il merito di a vere adottata, prendendola dal partito radicale, la teoria della libertà senza limiti. Ammetto anch'io che su quel terreno della libertà, questo ministero abbia delle benemerenze, tanto che sinora sono rimasto ministeriale ; ma sono troppo numerose le eccezioni al rispetto della libertà senza limiti, perchè io possa condividere l'ammirazione dell'on. Sacchi pel gabinetto Zanardelli-Giolitti. Ed ora con piacere adempio al dovere di rilevare alcuni punti sui quali è completo l'accordo mio col capo del gruppo radicale numero uno. Sì, ò _vero che il fine economico non si può disgiungere dal fine politico ; ma questa elementare verità a-;Tebbe dovuto renderlo assai più severo verso i socialisti che l'uno dall'altro disgiungono, e che, pur furono da lui sempre più che lodati, adulati. .Dove il mio accordo è maggiore e incondizionato poi, è quando egli si occupa della costituzionalità dei partiti politici: e qui riproduco integralmente le sue parole perchè su di esse d~vo ulteriormente insistere : • A mio avvi~o, egli dice, sono tutti costituzio-. • nali i partiti, i quali nella lotta si avvalgono « dei mezzi forniti dalla costituzione: libertà di « propaganda e suffragio. È un errore, un lascito • di civiltà politiche ormai superate quello di « consider·~re la legalità nel fine anzichè nel mezzo. • Il fine appartiene allo illimitato libero pensiero,

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