► ► r RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 277 È da sperare che quando questi metodi, adottali in altri paesi, si saranno dimostrali, un impiego sicuro ed efficace dei risparmii, anche gli amministratori delle Casse di risparmio inglesi, giustamente pi-udenti, ma ingiusla1nente sospettosi, imiteranno l'esempio delle altre nazioni. (Economie Reoicto). Sir H. H. Jolw.;ton: Problemi dell'Impero. - Tulli i !'ischi t.:agionali dall'insuccesso, totale o parziale, nel sottorneÙere i Boeri, tutta la spesa di denal'O du1·amente fai la e tre <JUarti delle perdi te di vite umane, son toc• cati al Regno Unito. L'Impero nel suo in,ieme ha partecipato, ma 11essuna parte di esso, eccello le due isole, lughilterra ed Irlanda, ha seriamente contribuito alla spesa. Come è avvenuto nell'Africa me1·idionale, avverrebbe in India, se questa si ribellasse, o fosse attaccata da un'altra potenza. Nelle presenti circostanzi:!, quindi, vi è veramente una scusa per un Partito della Piccola Inghilterra, I soli rischi di guerra che corre l'Inghilterra al presente, hanno origine nelle altre parti dell'Impero. Dissociata dalle sue colonie autonome, non più costretta a mantrnere un solo soldato nel Sud Africa, la Gran Brettagna avrebbe sempre la stessa ma1·ina che ha ora, ed il fatto che tulle le colonie sarebbero divenute repubbliche indipendenti, ma amiche, non nuocerebbe, a lungo andare, al commercio inglese. Tale conclusione non è desiderabile, ma per gli abitanti dell'lngh ilter1·a e dell'll'landa sarebbe forse preferibile ad uno sviluppo delle imposte che dovrà diventare intollerabile, e al rischio costante di qualche incidente nel Pacifico I) nell'Atlantico Occidentale, che potrebbe lanciarci in una lotta mondiale, e condurre alla invasione dell'Inghilterra da parte di qualche nazione nemica. È quindi tempo di chiedere alle colonie autonome se non sia giusto che esse sopportino la loro parte del peso dell'Impero. La Federazione significa l'eguale distribuzione delle imposte jn tutto l'lmpero. Oggi quindici milioni di contribuenti del Regno Unilo sopportano sulle loro spalle tutto il carico deìl'Impero. Ogni co:1tribuente nelle divisioni autonome dell'Impero Britannico dovrebbe pagare una lieve imposta imperiale, la quale, 11ssieme al profitto derivante ò.a una tari!Ta preferenziale, dovrebbe costituire un Fondo Imperiale, dal quale sarebbero mantenuti l'esercito e la marina imperiali, ed i servizi diplomatici e consolari. Compenso di questa imposizione, deve essere la rappresentanza nel Consiglio Imperiale. Occorre instaurare quesr,a partecipazione alla responsabilità, come alla tassazione, se l'Impero deve continuare ad esistere. Un Consiglio Impe1·iale cosi costituito regolerebbe la politica estera, l'esercito, l'armata, le tariffe imperiali, e il diritto di successione al trono. Sarebbe un gran sollievo p(;l Gabinetlo inglese il poter sottoporre l'intera questione irlandese al Consiglio dell'Impero. Come risultato di questa federazione, la parola « colonia » cesserebbe di esistere. L'India sarebbe rappresentata nel Consiglio Imperiale dal Segretario di Stato per l'India, o da qualche ex viceré o principe indigeno dell'India, scelto dal re. Col prendere la federa.zione dell'Impero forma definita, potrebbero svilupparsi allo stesso tempo degli Stati semi-indipendenti, disposti ad entrare in un rapporto di quasi ti-ibutarii. La Federazione ne potrebbe volentieri accogliere nella sua lega di pace e libero e giusto scambio (Free Trade and Faù· trade), quelle 11azioni che volessero entrarvi, sulla base del rispetto reciproco. È passato il tempo, nel quale si poteva contare sulla forza, e specialmente la forza propria delle due isole britanniche, per mantenere il vasto Impero. Il governo per mutuo consenso e l'unione basata sull'affetto devono sempre più sostituirsi al governo per mezzo della forza. Gli inglesi dovrebbero abituarsi al pensiero di dover qualche giorno trattare uomini di alt1·a razza e di altro colore come eguali, e sempre con maggior tatto e simpatia che non siano impiegati al presente. I C•Jlori nazionali dovrebbero essere il bianco, il giallo ed il ne1·0, con un piccolo segno del rosso inglese. Abbiamo poco da apprendere quanto alla giustizia, all'onestà ed alla libertà, ma moltissimo quanto alle buone maniere. Il Consiglio Imperiale sarebbe al principio niente altro che uno sviluppo ed un ingrandimento del Gabinetto inglese. li re potrebbe nominare parecchie persoue distinte al posto di Consiglieri dell'Impero. Sarebbe uo Bundesrath Britannico. Il Consiglio Imperi11le dovrebbe in primo luogo, aprire i servizi consolari e diplomatici ai candidali provenienti dalle Colonie, ed introdurre una tariffa differenziale per i pro•iotti dell'Impero. Questo dovrebbe avere tar·iffe di!Terenziali in favore delle industrie e dei prodotti imperiali, e contro il resto del mondo. Alle nazioni amiche, disposte a concedere la reciprocità, si potrebbe certo accordare le stesse, o quasi le stesse tariffe che sono va levo li pt;ir l'Impero. (-'Vineteenth Ccntui'J/ - Maggio). Mark Ewain: L'umanità ama un signore? - Un detto insensato può avere una fortuna tale, da recar meraviglia. Scove,·to dall'uno e ripetuto dall'altro, diviene una verità ·comunemente accellata, e passa tra i proverbi. Due esempi di ciò sono le frasi comuni, che l'americano adora il dollaro onnipotente, e che le fanciulle americane comprano volentieri un titolo, con la loro ricchezza. Non gli americani soltanto, ma tutti gli uomini adorano il denaro, fin dai tempi primitivi. E non soltanto le fanciulle americane comprano un marito con la loro dote, ma anche quelle del vecchio mondo. E se la dote non è sufficiente per comperare il titolo, si compra il marito soltanto, e si fa a meno del titolo. L'istituzione della dote non è una eccezione che in America. L'istessa sorte che ad altre frasi, è toccata a quella: « L'inglese ama un signore». Espressio:1e più giusta sarebbe: l'umanità invidia grandemente il signore. Cioè, essa invidia la posizione del signore. Perché~ Per due ragioni. l?er il potere che essa dà all'individuo, e per la evidenza in cui lo met.te. Quando l'evidenza è accompagnata da un potere che si conosce e si misura esattamente, l'invidia degli americani per un lord non è minore di quella di ogni altra nazione. Di tutte le persone che si affollavano a veder passare il principe Enrico, la grandissima m11ggioranza era atti1·ata dalla curiosità di vedel'e una persona molto nota: gli americani non comprendono bene quale sia il potere .che ha la regalità, a cagione della loro educazione e del1 'ambiente in cui vivono. Quando questo potere si apprezza, alla curiosilà si unisce l'invidia. Questi sarebbero i sentimenti di un americano al quale si indicasse il signor Rockfeller. Quando conosciamo l'importanza di una posizione elevata, ci piace avvicinarci alle persone ch<.i la occupano, ricordiilmo le piccole attenzioni che ne riceviamo e ne parliamo volentieri, agli amici o, in mancanza di amici, agli estranei. Ma che cosa è la posizione elevata, e che cosa la no-
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