Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 10 - 30 maggio 1902

254 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI gellare luce sui vivi e a dare loro ammaestramento; non possiamo, però, lodare l'illustre senatore Saredo di aver voluto ficcare tra i condannali, in questa occasione, il nome di Giovanni Nicotera. La morte non ci rende affatto sacro l'eroe di Sapri, contro il quale, vivo e sano, altra volta ttbbiamo emesso giudizi severi. Ma nella corruzionl' e nella pessima amministrazione provinciale di Napoli, si poteva passar sopra la sua raccomandazione in favore di un misero impiegato, ricordando per lo appunto che il Barone Nicolera, in Consiglio Provinciale, si era levalo fierissimo contro le corruzioni e le dilapidazioni, apostrofando anche il suo amico Billi, ed uscendosene dalll'aula di Santa Maria la Nuova senza volervi mai più rimettere piede. Non ripeteremo, perché arriveremmo in ritardo, le osservazioni che sono state fatle dappertutto sulla complicità del Govérno centrale e dei suoi Prefetti, nella mala amministrazione della Provincia di Napoli, (1) nè ripetiamo, con un brillante pubblicista napoletano, che porcherie grosse e piccine del genere di quelld venule alla luce testé, se ne troverebbero in tulle le amministrazioni se venissero sottoposte alle indagini spietate del senatore Saredo. Preferiamo venire rapidamenie alla giustificazione del titolo che abbiamo apposto a questo stelloncino. Sii il Mezzogiorno, nelle sue amministrazioni di apoli, di Palermo, ccc. ecc., è stato messo alla berlina ; cd è stato giustizia. Ma giustizia distributiva vorrebbe che le indagini non si arrestassero ad una sola manifestazione della vita nazionale. Rico1·diamo, all'uopo, un precedente. • Quando scoppiò la homba della Banca Romana, a1 Comitato dei Sette chi poteva dare le opportune informazioni, additò certi libri amministrativi della Banca Nazionale come testimoni di 0orruzionc e di vituperi, maggiori e più numerosi che non fossero quelli venuti fuori dalla Banca patriarcale del sor Tanlongo. Ma, per la ostinazione del Governo del tempo e pel cieco servili$mO della Camera di allora, non si volle e non si ebbe una inchiesta parlamentare; si ebbe quella semplicemente Reale, che non av.::va facoltà di costringere il comm. Grillo, direttore della Banca Nazionale, a dare visione dei libri e dei conti che nascondevano le brutture. E così avvenne che i meridionali e gli uomini del Lazio e della Marche che avevano disoneste relazioni colla Banca Romana, furono svergognati; i Settentrionali, invece, che avevano la sede dei loro loschissimi affari nella Banca Nazionale, rimasero al cove1·to da ogni biasimo, ridendosela allegramente sotto i baffi. La storia si ripete, ed oggi, come ieri, noi assistiamo alla denunzia dei minuscoli ladruncoli di Napoli, di Palermo e di Campobasso, mentre i grandi ladroni, in grandissima preyalenza SeLLentrionali, che si annidano nelle costruzioni, se non nell'esercizio ferroviavio, ri- (i) Gustavo Chiesi, lo scrittore che si pu6 considerare come la incarnazione della relliludine e del buon senso, in un ottimo articolo del Giornale del Popolo di Genova, dopo avere constatale le gravi responsabilità politiche o giurliziarie negli scandali napoletani, a porre un termine al dilagare della corruzione, propone gravi provvedimenti cl' indole generale che dovrebbero prendere il punto cli partenza dalla seguente mozione che dovrebbe essere presentata e votata da Ila Camera. « La Camera, viste le risultanze della Inchiesta Saredo sulle • a1nministruzioni comunali e provinciali di Napoli, invita il Goè verno !id accertare lJ responsabilità politiche e morali di quei "' ministri e fn11zionari dello Stato, che non ignorando l'esistenza 11, dello stato di cose annunzialo dall'Inchiesta, non provvidero a « troncarlo, e lo 1:i.sciar@o a!!'gravarsi impunito fino alle condi- • :!ioni presen,ti », marranno completamente impuniti; e rimarrano impuni li perché abbiamo buon molivo di credere che l'Inchiesta ferroviaria, proposta dai nostri amici Pantano e Colajanni, o verrà respinl'I per volontà del Governo e della maggioranza della Camera, cui è venuto anche in ausilio il socialista onorevole Nofri, o, se passerà alla Camera, verrà seppellita in Senato ove si annidano, com'è notorio, molti dei gros bnnnets delle Convenzioni ferroviarie. In compenso la Commissione Reale, che non ha poteri per inquisire e mettere a nudo il putridume, chiede una nuova proroga pel compimento dei suoi studi che naturalmente le verrà accordato. Povera Italia! J,a siste1natica dcnig1•azione del Parlamento italiano. - L'assenteismo che si verifica da un pezzo in qua nella Camera dei Deputati, dà luogo alle sciocche malignazioni che incoscientemente e per imperdonabilo leggerezza dagli uni, o per malvagi e coscienli proponimenti dagli allri, vengono scagliale contro la medes:ima. Non è ia prima volta che ci leviamo a difendere il ramo elettivo del nostro Parlamento. Esso non è certamente quale dovrebbe e potrebbe essere, ma è superiore a molli a!Lri e migliore della propria fama. Buono o cattivo, del resto, esso rispecchia il paese, per non dire che nella sua media è di molto superiore alla media degli elellori. Una difesa della Camera dei Deputali, concepita nei sensi da noi- più volte adoperali, abbiamo letto con piacere in un giornale conservatore (La Stampa di Torino 11. 132) e da parte di un deputalo che gode anche la fama di reazionario: !'on. Guido Fusinato. A chi si scandalizza per lo scarso numero dei deputati che assistono alte sedute della Camera, il Fusinato ricorda che in lnghiltena, nella Camera dei Comuni, composto attualmente di 670 membri, basta il numero di 40 a costituire il Quor"um, cioè il numero legale. Rammenta altresi « che l'Inghilterra, che è il paese dove « l'istituzione funziona ancora meno male, ha avuto dei « periodi ben peggiori del nostro. Basta ricordare l' e- « poca di \Valpolc, il quale conosceva il prezzo cli eia- « scun deputato. A questo noi non siamo mai stati, non « sia1no, e non giungeremo mai. > A noi sembra soverchio l'ottimismo dell'on. Fusinato, poiché siamo fermamente convinti che vi sieno stati, e forse ci sono ancora dei Ministri, i quali conoscano il pre:uo di qualche deputatr1; e lo ha conosciuto certamente qualche Banca di emissione. Chi non ricorda gli scandali della Banca Romana~ Ma questi pochi casi non possono servire a discreditare la nostra Camera dei Deputati. Di fronte a ciò che è avvenuto ed avviene negli Stati Uniti, in Francia, in Prussia e nella stessa lnghillerra, la corruzione parlamentare italiana é davvero una quantitè ncgligeable. E per l' Inghiltera precisamente, risalendo un po' più in là di vValfole, si deve ricordare essere stato possibile ad un !'e di Francia il potersi vantare di aver distribuito sapientemente i sussidi tra i deputali ministeriali e quelli di opposizione, per vedere secondata la propria politica. Abbiamo dello che pur difendendolo il Parlamento italiano non è quale dovrebbe o potrebbe csseré, e il Fusi nato, pararrasando senza saperlo ciò che altra Yolta noi abbiamo affermato, osserva che esso è quale lo vediamo, pel modo come Camera e ministero funzionano e pei loro morl.wsi rapporti. « Non sono più le Camere che « gettano giù i Ministeri, egli dice, son, i Ministeri che « geLLano ~iù le Camere nelle quali essi non hann.o più . .

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==