Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 10 - 30 maggio 1902

270 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI rità, che compendia tutte le virtu dell'artista, più la 11ovità, che le rende interessanti. Voi potete infatti leggere o contemplare un'opera perfetta, cioé senza il piu piccolo neo di forma, senza la più perdonabile stonatura morale, senza il più breve errore scientifico, eppure non esserne scossi in nessuna fibra del vostri sensi, in nessun principio dell'anima vostra; e voi potete, in ogni figura del quadro, in ogni pagina del romanzo, trovare un peccalo di disegno od una contravvenzione grammaticale, e tuttavia lasciare a malincuore la tela, chiudere con rimpianto il volume, e sentirvi poi, per un pezzo, ossessionali da quelle linee, eia quei colori, da quei personaggi, da quelle idee: insomma eia quello stile, insomma da quell'autore. Ed è allora, che, non sazi, voi vorreste conoscere lui, per udirlo ancora, per interrogarlo, per discutere. Tutto ciò accade abbastanza di rado, anche a chi, o per gusto, o per dovere professionale, debba visitare assiduamente musei e gallerie, esposizioni ·e studì cl'artisti, e sfogliare nelle biblioteche, in casa, nei circoli di lettura, ogni giorno, libri e riviste cli ogni soggetto, d'ogni paese e d'ogni scuola: ma quando accade, compensa ad usura di tutte le banalità, che anche firmate da nomi illustri gli appesantiscono inutilmente la testa, e gli sprecano il tempo e gli consumano il fosforo cerebrale, nella sua quotidiana e pe1· nove decimi sterile f~tica. Il preambolo è forse lunghetto: ma non è vano, perché riassume, in certo qual modo, t1ìtlo ciò che io potrei dire dell'ultimo libro di GiuseppeMezzanotte, Colonne di prosa (Casalbordino, De Arcangelis), in cui l'antico giornalista napoletano, ridottosi malinconicamente a far l'insegnante al suo paese nativo, riassume quasi la propria vi la intellettuale, dandone un segno ed un documento sintetico in tanti scritti diversi, d'arte e di letteratura, di storia e di scienza, di critica e di filosofia, di politica e di morale, non da altro legati se non dalla intensa e vibrante individualita dello stile, che di ognuna di queste pagine fa un linea.mento caratteristico della fisonom ia dell'autore e in ognuna imprime il ricordo d'un giorno tipico della sua vita spirituale. *•i( Qualcosa di simile io dovrei dire anche del romanzo La lvfèta diGinevraSperaz, mia buona amica e compagna, da vari anni, di lavoro, di vita, cli pensiero. È un romanzo autobiografico, infatti, in un certo senso: non perchè l'autrice narri in esso i casi della sua vita, ma perchè vi disegna le linee maestre dell'anima propria. Io l'ho letto e riletto, naturalmente,parecchie volte, questo r-omanzo: manoscritto ed in bozze, in appendice a un giornale e poi ad un altro, infine, ora, in volume; (Milano, editrice La Poligrajìea):e ciascuna volta (sia pure ingenua la di chiarazione) mi è piaciuto di più. Lo dico, perché son certo che ciò non accadde per sole ragioni personali e di sentimento; ma anche, e all'infuori di esse, per puri e oggettivi fattori estetici, nel più completo e complesso significato di questa parola. li pensiero mi correva, sfogliando ieri il candido libro, al naturale confronto dell'opera nuova e breve della figliuola, con l'ormai vasta e notoria che la madre, sotto il nome virile di Bruno Sperani, ha ~~ta alla letteratura del secolo decimonono e promette di dare ancora (ad muttos annos !) a quella del ventesimo. E sentivo che la differenza più tipica fra l'una e l'altra era proprio in questo profumo squisito di femminità che emana dal dolce romanzo di Ginevra, e che manca, anzi è sostituito da una tutta mascolina energia di pensiero e quadratura di stile, nella prosa di Beatrice. li mondo descritto nella Mèta è il mondo no5tro, quello in cui tutti noi viviamo, amiamo, pensiamo; il mondo del ceto medio, economicamente e spiritualmente, di una grande città, in contatto diretto ~ con la miseria da un lato e col lusso dall'altro,con la folla oscura al disotto e coi protagonisti della scienza e dell'arte al disopra. Ma questo mondo ci appare nuovo, a noi uomini, osservato da questo nuovo punto di vista, cosi istintivamente e schiettamente muliebre: la mèt:i, infatti, è una donna, che la cerca, a tentoni, nella complicata e agitata vita moderna: nella città rumorosa, enigmatica ancora per lei; nella scienza, che le si rivela ad un tratto nelle sue illazioni profonde, frequentando da dilettante un corso unive1·si tario; nel primo con tatto diretto con le tristezze umane più desolate; nell'arte, nel passato, nei monumenti, nella bellezza e nella letizia' perenne che ne emana consolatrice; nell'amicizia, nella società, nella conversazione elevata ed intellettuale; infine, nella visione chiara, sfolgorante, della verità capi tale, del segreto supremo della felicità umana, che è nei due estremi, il minimo e il massimo, dell'aggregazione sociale: il meno est~S•) ma il più intenso amore sessuale, completo, profondo, fiden"te, fusione assoluta di due esseri complementari, senza la quale ciascuno sarebbe sterile e monco nel corpo e nell'anima; e il sentimento meno organico ma più sublime della fratellanza universale, più ampio, espansivo, infaticato, sicuro d'un avvenire sempre migliore, sempre più giusto per tutti: « Ariche Paolo spinse, per la prima volta in quel giorno, lo sguardo fuori dei balconcini, seguendo la direzione di quello di Lau1·a: le guglie del Duomo si perdevano, circonfuse d'oro, pervase cli sole, fatte quasi diafane e immateriali in quello sbarbaglio, nel cielo tenero e chiaro; e simboleggiavano forse una fede nuova, più alta e più pura, al di sopra delle navate oscure del tempio, della sua mole massiccia, delle sue basi terrene )). *** Ed ecco, in questa piccola citazione, un esempio del bello ideale, pe1· quell'anonimo " Lettore della Rivista» nostra, che da Termini Imeresc mi scriveva domandandomi degli schiarimenti tecnici e storici intorno al mio articolo del 28 febbraio su Victor Hugo: « Clie cosa precisamente significa ,,, egli diceva nella cortese, ed anche forse un tantino ironica sua cartolina, « che cosa significa classico, romantico, nàturalista, idealista? La "Rivista Popolare,, che è fatta appunto per il popolo, e non per i letterati cl i p1·ofessione, dovrebbe sempre farsi comprendere da tutti; qui, pe1· esempio, occorrerebbe addurre nomi di scrittori e di opere tipiche per ciascuna cli queste scuole, e citare anzi altre loro manifestazioni altrettanto caratteristiche e notorie, nella pittura, nella scultura, nell'architettura, nella . musica» .... L'ignoto conispondente ha ragione: noi studiosi non sempre ci rammentiamo abbastanza, scrivendo, che non tutti hanno avuto tempo e maniera, tra-

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