Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 10 - 30 maggio 1902

RIVI5 TA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI ,:hiedono, infine;<o si avvantaggiano dell'unità d'impianto ·e d'esercizio (1). L'uniforme ed armouico ordinamento di queste indu- ·strie sotto nn'unica direzione - necessario perchè sia provveduto ai pubblici bisogni anche là dove l'impresa ·cessa di essere rimunerativa, ed affinché il servizio sia ·coordinato ed esteso ai fini dell'interesse generale - non consente 9he si abbandonino questi servizi alla concorrenza (la quale spingerebbe i privati speculatori ad impadronirsi di quelle intraprese che offrono un lucro certo e considerevole, trascurando le altre, in cui minore o nullo ·'sia• il guadagno), necessita l'intervento regolatore dell'autorità cittadina, e determina, o per lo meno concorre notevolmente alla creazione del monopolio. li quale apparirà poi inevitabile ove si conside1·i che la concorrenza - già grandemente limitata dalla quantità considerevole dei capitali occorrenti e dall'utilità generale dei prodotti forniti, circostanze queile che rendono oltremodo difficile il sorgere dì imprese rivali - é resa materialmente impossibile dalla connessione che le dette industrie hanno col suolo pubhlìco, la cui limitazione, congiunta con le regole che si devono osservare nell'interesse della sicurezza, della polizia e dell'igiene pubblica, non permette la coesistenza di più impianti concorrenti. Ma oltre che impossibile per ragioni materiali, la concorrenza in queste industrie sarebbe socialmente ed economica mente dannosa, come quella che riuscirebbe svantaggiosa tanto aì capitalisti, quanto ai consumatori: ai capitalisti, pe1•chè la ripartizione di qu'ei servizi, che potrebbero esser for11iti da un solo impianto, fra più impianti e su un capitale tante volte maggiore, cagionerebbe una insufficiente utilizzazione dei capitali medesimi, la quale si risolverebbe in un 1·eddito insufficiente ; ai consuma lori, perché l'impiego enorrrie di capitali, che l'applicazione di questo sistema richiederebbe, eleverebbe notevolmente il costo di produzione e quindi i prezzi (2). Ciò è tanto vero che, dappertutto, ogni qualvolta si abbandonarono questi servizi alla concorrenza, affidandone la produzione ad imprese rivali, il monopolio, che si voleva evitare, finì sempre col costituirsi per via d'accordo o di fusione e in qualche caso in seguito a riconoscimento legale (3). Poche sono le eccezioni; e dove queste si riscontrano vi ha di solito una compagnia, la quale gode di una tale preponderanza sulle altre, che la si può considerare come investita di un vero monopolio ( 4). La sola concorrenza praticamente possibile ed utile, nel campo dei pubblici servizi comunali, si ha nei tra- (1) Cfr. Industrio,l Monopolies nel « QuarterlyReview » Voi. 131, p. 460 e segg.(October 1871) -CAMMEO, Man. com.in• Arch. Giur. ", Vol. 54, pag. 304 - RICCASAqmNO, Colletti t:Jismo _ mun. in « Nuova Antologia », 16 Nov. 1897. p. 303 - SuPINO, La concor,·enza e le sue più recenti manifestazioni, in « Arch. Giur. », Voi. 51, p. 33-34. (2) Vedasi la dimostrazioneche il SAXdà, limitatamenteai trasporti, di questa non.convenienzaeconomicadella concorrenza: Dei trasporti e delle conwnicazior.i, nel Man. dello Schonberg « Bibl. dell'Econ." § III., Voi. XI, p. 614-615, (3) Gli esempi sono numerosissimi,Cfr, CA~iMEO, l. c., p. 308309, e L'illumina::::ione a gas e a foce elettrica, Milano, 1897, p, 5. - GRA Y, Die Stellung de,·prit:Jaten Beteuchtungsgesellschafien ;;u Stadt und Staat, Jena, 1893, p. 73,134. - WEnn, · The London Progr., p. 45. - BEMIS, Mun. ,non. New York, 1899 p. 594-595. - CLIFFORD, A History of prit:Jatc Lcgislation, London, 1887, II, p. 448 e segg. - RICCASALERNO, Finanze locali, nel « Trattato di Dir. Amm. » di ORLANDO, IX, p. 760, - DE Rousrnns, Les sert:Jicespublics et la question des monopoles aux Etats Unis, « Revue politiqueet parlamentaire », Octobre 1898, p. 86, 87, 89-93. - ROGER, Le domaine inclustriel des municipalités Paris, p. 1901, 20-22. (4) ROGER,ivi, p. 19. sporti e nell'illuminazione, fra mezzi diversi, quali gii, omnibus ed i lramways, il gas e la luce elettrica (1). In lutti gli alt1·ì casi la concorrenza, come abbiamo• brevemente dimostralo, é impossibile e dannosa, Si deplora quindi in queste industrie la mancanza della benefica efficacia che la concorrenza esercitar suole sullao qualità della produzione e sui prezzi, e si hanno gli in-• convenienti e i danni ordinariamente derivanti dal monopolio privalo: i guadagni enormi delle imprese, che suppongono prezzi elevat.issimi, i qusli poi cagionano una limitazione nociva nel consumo e nel servizio medesimo;. la qualità scadente, e spe~so anche la quantità insufficiente della merce servizio; e la mancanza di stimolo ai mig_lioramenti. l11convenie11ti e danni cha gravemente pregiudicano gl' intercs~i dei consumatori e del Comune,. il quale si ti·ova costretto ad intervenire per infrenare il monopolio; cd interviene, cercando di eliminarne i danni,. o direttamente coli' ese1·cizio pubblico, o iudirellamente per mezzo di concessioni regolatrici, che stabiliscono le condizioni del.'è~ercizio privato e limitano i prezzi ed i guadagni, Ma, oltre che per le dette ragioni, l'intervento del Comune è necessario sempre, perché queste industrie sono d' ordinarìo connesse con qualcuno dei pubblici servizi che l'amministrazione é obbligala a fornire, e ri- ~hiedono, nella maggior parte dei casi, l' uso del suolo pubblico e spesso l'espropriazione di quello privato - uso ed espropriazione che devono essere autorizzali e regolati dall'autorità citta4ina. • * • Dei due modi d'intervento il secondo é stato generalmente seguito sino a p 'l'O tempo addietro, quando ancora i municipi non erano p,·eparaÙ, dìsposli o legalmente auto1'ÌZzati all'esercizio di quei servizi. Si tenti> quindi di assoggettare le private imprese a condizioni tali che assicurassero il conveniente soddisfacimento dei bisogni ,dei consumatod ed impedissero alle compagnie di esigerne esagerali corrispettivi; e si cercò di raggiun-· gere quest'intento in due guise: o determinando le tariffe e stabilendo il massimo dei dividendi, oltre il quale i guadagni devono essere impiegati in una ulteriore riduzione dei prezzi; o combinando la limitazione dei prezzi con una partecipazione del Comune agli utili. Ma questi provvedimenti non eliminarono i danni deplorati; di soli lo, anzi, ebbero per effetto di diminuire indirettamente l'interesse delle compagnie al miglioramento del servizio ed all'economia della spesa, Infatti, fissate le tariffo e stabililo il maximum di profitto, leprivate imprese cercano di rifarsi sul servizio del danno che quella limitazione loro cagiona, e non hanno più interesse di estendere la produzioJ1e tanto da eccedere quel massimo di guadagno. E poiché ogni riduzione del costo, determinando una riduzione dei prezzi, si rivo!-· gerebbe ad esçlusi~o vantaggio dei consumatori, è logico che le compagnie concessionarie non sì curino di rendere più economica la produzione; é logico anzi che esse faccian spesso di tutto per renderla artificiosamente quanto più é possibile costosa: così, quando i dividendi si avvicinano al maximum dalle concessioni fissate, le compagnie, piuttosto che ridurre i prezzi, preferiscono aumentare il capitale, impiegandolo in miglioramenti fittizi o non necessari, sicure come sono di ricavarne ingenti guadagni (2). (i) CAMMEO, Mon. com., I. c., p. 306 - R. MORELLI, La municipciti;;z. clei servizi pubblici, Torino, 1901, p. 29 e segg. comoatte quest'opinione; ma pare a me ch'egli non riesca a dimostrarne l'erroneità. (2) CAMMEO, Mon. com., in « Arch. Giur. "• voi. 55, pag. 100.

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