Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 10 - 30 maggio 1902

262 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI di Europei. Nella fertile Tunisia con 99.600 Kmq. non si arriva ancora ai 2 milioni di abitanti. Ivi c'è un centro d'attrazione importante, qual'è Tunisi coi suoi 170.000 abitanti; ivi si son fatti i lavori del porto di Biserta e parecchi altri d'indole militare che hanno richiamato dalla vicina Sicilia una considerevole massa di operai; e pure gl' Italiani che nel 1881 erano 15 mila, nel 1901 non arrivano a 65.000. Senza considerare le nascitEt, quindi, si può ammettere che in 20 anni dall'Italia in Tunisia si riversarono 2500 abitanti per ogni anno. Non si esagera, dunque, affermando che in uno spazio uguale a quello della Sicilia, qual'è quella abitabile e coltivabile della Tripolitania e della Cirenaica, dovrebbero passare al meno duecento anni prima che vi si stabilissero comodamente i tre milioni e mezzo di abitanti della Sicilia stessa. Si è generosi, quindi, calcolando che l'Italia possa vedere collocati nella sua futura colonia 3.000 dei suoi emigranti per ogni anno; e siccome in media, da oltre un decennio dall'ftalia emigrano stabilmente da 120 a 150 mila persone all'anno, rimane dimostrato all'evidenza che coll'occupazione della Tripolitania e della Cirenaica rimarrebbe compfetamente insoluto il ponderoso problema della nostra emigrazione. • * * Ed ora all'altro aspetto della quistione. La colonizzazione abbastanza rapida della Tripolitania e· della C'irenaica, a parte le spese di una possibile guerra contro la Turchia e contro gl'indigeni, ha bisogno d'ingenti capitali ; su questo credo che non vi siano contestazioni. Le condizioni economiche dell'Italia, sono tali da permetterle non il lusso della politi.ca coloniale, ma l'impiego, anche molto proficuo cli una massa considerevole di capitali? A questa domanda noi non risponderemo con tutti i dati statistici che potremmo raccogliere nelle pubblicazioni ufficiali, ma daremo risposta sfogliando la collezione di quella stessa Tribuna che con molta malizia vuole preparare la pubblica opinione in favore della discussa impresa coloniale. È nella Tribuna che si possono leggere le corrispondenze improntate al più schietto verismo del Sestini sulle condizioni economiche delle Puglie - : quelle delle Calabrie e del resto del Mezzogiorno non sono diverse. È in uno degli ultimi numeri della Tribuna, (14 mag-- gio 1902) che si può leggere una lettera del Barone Sebastiano Apostolico dalla r1uale sentiamo il dovere di togliere i seguenti brani : « Come fu notato in una petizione, la proprie Là fondiaria nell'Italia meridionale é dimi11uita di valore; onde gli oneri che poteva sopportare quindici anni addietro sono addivenuti Lroppo gravosi o insopportabili nei tempi odierni. In· provincia di Lecce, a mo' d'esempio, il .debito ipotecario s:imma ad oltre 40 milioni: le deduzioni che si possono fare su questa cifra, a causa di iscriiioni ripetute, vanno malauguratamente compensate dal debito cartolare !10n iscritto. Ora ltOO e più milioni assorbono quatlro quinti del valore della proprietà fondiaria. Gli interessi, che i 400 milioni di dtbito richiedono, esauriscono tutta la potenzialità terriera, se pure <lessa é sufficiente a sopportarne l'onere. Senza tema di errare, si può affe1·mare che Lulla la provincia di Lecce è in Liquidazione dal 1888 in poi. Pochi, ben pochi, si son potuti sinom salvare dal generale naufragio. Ecco la vera ragione per cui ogni piccola brinala, ogni attacco di peroMspora, ogni colpo di brusca produce qui un disastro, ogni soffio di vento genera una tempesta. La vita economica qui é Lenula su a furia di artificiosi, precari espedienti. Quali le conseguenze economico-sociali per queste infelici popolazioni? Per lunghi mesi rimangono gli operai privi di lavoro. Oramai costituisce un fallo eccezionale trovare qui lavoro. La popol~zione rurale qualche volla si agita per ollenel'lle, ma si accl)ntenla di 65 centésimi di mucedc - centesimi 65 che l'operaio conquista, minacciando e scagliaudo sassi alle case ed alle persone - 65 centesimi di mercede che l'operaio consegue con la violenza, saltuariamente e precariamente, e quando il tempo é bello e se il calendario non segna festa, devono bastare a sostentare sé e la famiglia, per ordinario numerosa. Ed il proprietario; intanto, più disgraziato del proletario, non può concedere maggiore mercede, anzi va riducendo sempre più il lavoro nelle sue terre, perché non vi ricava che ben scarso reddito, perché a causa dei motivi indicali egli chiude il suo bilancio privato con disavanzo sempre crescente, perché l'usciere gli é alle costole, perché l'espropriazione dei suoi beni é in corso · o f!!inacciata. Questo stato doloro50 di cose viene acuito specialmente dal debito, sproporzionato oramai al valore ed al reddito della proprietà. Fra i debiti ipotecari i più pericolosi, i più nocivi, riescono quelli contratLi con gli Istituti di credito fondiario, essendo più rigida la legge che ne disciplina la gestione e delineala in aspri confini l'azione delle direzioni rispettive. Onde può dimandarsi se é pratico, se è opportuno ap• plicare oggi, in queste regioni, nella sua austera concezione, la detta legge f Tranne una piccola percentuale sono tutti i mutuatari e, sotto le paterne cure dell'Usciere o minacciati dallo stesso. Già una gran parte di poderi sono passali all11 Banca d'Ha lia ed al Banco di Napoli per liquidazioni precedenti. I detti Istituti ne hanno venduti in gran copia e per somme irrisori~, rispetto alla entità ipotecaria, cosa di grave danno per gli lsLituti stessi e per il mercato infiacchito da simili svalutazioni. E la Banca d'llalia amministra oggi beni aggiudicatisi di recente per circa 14 milioni; e ciò, ben inteso, nella sola provincia di Lecce escluso il circondario di Taranto. È logico che ogni mutuatario che cade, porli un perturbamento ad una larga schiera di congiunti, di dipendenti; molti lavoratori vengono messi sul lastrico, e più estensiva ancora addiviene la coltura dei poderi, passati nelle amministrazioni degli Istituti di Credito Fondiario, rinnovando ed accrescendo, come fu già avvertito, una nuova forma di manomorta. Quanto pili si rende tesa la situazione economica di queste regioni, tanto più si isteriliscono le risorse dei debitori e la potenzialità della garenzia si indebolisce del pari. 1 I 41 .

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