RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE C.OLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce In Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALI A : anno lire 6; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8; semestre lire 4,50. Un nuJnero separato Cent. 30 ~- Amministrazione : Via Campo Marzio N. 43. ROMA <-<> AnnoVIII. - N. IO AbbonaJnento postale Roma,30 Maggio1902 SO:1'<:1:~ARIO: Noi: Gli avvenimentie gli uomini: (G. llovio: Ciòche avrebbedetto.... - La seconda inchiesta Saredo sulla Provincia di Napoli e l'inc/Jiesta ferroviaria. - La sistematica denigraz.ùme del Parlamento italiano. - L'agonia dei repubblicani italiani. - In difesa dell'onore del!' Inghilterra. - La repubblica cubana. - Il generale Ottolenghi). - La Ueclazione: La salute del nostro Direttore. - I,a Rivista: Emigrazione e politica coloniale ( Alla Tribuna). - G. Soi•cl: I risultati delle elezioni francesi. - Ai•turo Labriola: I nuovi orizzonti della critica socialista. - I. Mormino tl' Asaro: Politi~a municipale (Le ragioni della 111unicipaliz.z.azione). - Prof. l\fario Pilo: Stelloncini letterari. - Sperimentalismsoociale: (Luigi Negro: Il movimento del salario nelle principali nazioni moderne). - Rivistadelle Riviste: La neutralità delle cooperative (Mouvement Socialiste). - Il commercio del Giappone nel 1901 (Revue scienlifiq11e). - La cooperazione come fattore del problema delle abitazioni (Economie Review). - Problemi dell'Impero (Niuelecutb Ceutury). - L'umanità ama un signore? (.Vort/J ..A111ericanReview). - Recensioni. - Illustrazioni nel testo. · GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI Ciò che avrebbe detto .... (1 ) L'ultima volta che il Capitano del popolo venne a Napoli, andai a visitarlo con gli amici Imbriani e Mirabelli. Vidi uno ·spirito veggente in un co1·po disfatto. Gli lessi un mio scritto ecl' egli lo firmò. J,'ul· tima firma. Se oggi vivesse, 1lirebbe: Non rinnovate la triplice: l'.\.ustria non sarà mai amica dell'Italia. Preparate una lega latina, come primo avviamento ad una Europa federale. Espandetevi, non invadete, perchè l'espansione è di ogni organismo, l'invasione è de' predoni. Questa non si addice a nessuni:l. nazione, assai meno all'Italia. Non guardate con indifferenza i popoli che insorgono col medesimo diritto onde noi insorgemmo. Sappiate contrapporre ia formazione di una coscienza civile alla lunga educazione clericale. Non separate le riforme politiche da' problemi sociali, perchè i popoli reclamano libertà e pane. Disfarete l'Italia se dimenticate le· ragioni per le qual i fu fatta. (1) Il 2 giugno gl'italiaoi andranno in pellegrinaggio a Caprera in occasione del ventesimo anniversario della morte cli Giuseppe · Garibaldi. Tutto fa sperare che il concorso risponderà alla solennità della commemorazione. Giovanni Bovio doveva essere alla testa di questo pellegrinaggio, ma la fortuna avversa, che da anni lo perseguita, glielo impedì. Intanto sono lietissimo di far conoscere ci6 che l'illustre filosofo avrebbe detto sullo scoglio cli Caprera. All'amico carissimo i i-ingraziamenti miei e dei lettori della RilJista e gli augurii più fervidi di pronta e completa guarigione. NAPOLEONE COT.AJANNI. Gran fede nell'avvenire, perchè le ossa de' martiri e. de' volontarii, più che le armi, proteggono l'Italia. A Caprera, se fossi potuto andare, avrei letto lo scritto da lui firmato. Con animo presago del bene, accompagno il pellegrinaggio nazionale verso lo scoglio sacro alla patria. Ivi, certo, sarà ricordato che il momento più doloroso della sua vita non fu in Aspromonte o a Mentana, ma nel Trentino, onde dovè recedere vittorioso, perchè altri tentò devertere il fatale andare della nazione, che per quella via cercava non l'Etiopia o la Tripolitania, ma sè stessa. GrovANNIBovro. La seconda inchiesta Sare,lo sulla Provincia di Napoli e l'Inchiesta ferroviai•ia. - La stampa italiana si é occupata largamente pel secondo atto pubblicatosi sulla vii a politica e amministrativa di Napoli. La impressione che i fatti rivelati dal senatore Saredo nell'inchiest11 sulla provincia suscitarono, é stata più profonda che non quella sul Comune;. o dò fuori di Napoli. In questa città l'impressione é slata minore perché i fatti adesso denunziati al gran pubblico italiano vi erano mollo noti. La stessa diversità di impressioni, e per lo stesso motivo, si avrà quando verrà pubblicata l'inchiesta sulle Opere Pie. Fioccano le rettifiche, più o meno vivaci e più o meno ragionevoli. dei colpiti, e non mancano le critiche dei disinteressati. Qualcuno per semplici ragioni senlimentali, ad esempio, lo biasima per avere messo alla gogna due morti; e qualche altro anche insinua che il coraggio del grande inqui·silore. si sia spiegato ma?giormente contro i morti. Noi non siamo di questo avviso, perché siamo convinti che il giudizio sui morti valga spesso a
254 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI gellare luce sui vivi e a dare loro ammaestramento; non possiamo, però, lodare l'illustre senatore Saredo di aver voluto ficcare tra i condannali, in questa occasione, il nome di Giovanni Nicotera. La morte non ci rende affatto sacro l'eroe di Sapri, contro il quale, vivo e sano, altra volta ttbbiamo emesso giudizi severi. Ma nella corruzionl' e nella pessima amministrazione provinciale di Napoli, si poteva passar sopra la sua raccomandazione in favore di un misero impiegato, ricordando per lo appunto che il Barone Nicolera, in Consiglio Provinciale, si era levalo fierissimo contro le corruzioni e le dilapidazioni, apostrofando anche il suo amico Billi, ed uscendosene dalll'aula di Santa Maria la Nuova senza volervi mai più rimettere piede. Non ripeteremo, perché arriveremmo in ritardo, le osservazioni che sono state fatle dappertutto sulla complicità del Govérno centrale e dei suoi Prefetti, nella mala amministrazione della Provincia di Napoli, (1) nè ripetiamo, con un brillante pubblicista napoletano, che porcherie grosse e piccine del genere di quelld venule alla luce testé, se ne troverebbero in tulle le amministrazioni se venissero sottoposte alle indagini spietate del senatore Saredo. Preferiamo venire rapidamenie alla giustificazione del titolo che abbiamo apposto a questo stelloncino. Sii il Mezzogiorno, nelle sue amministrazioni di apoli, di Palermo, ccc. ecc., è stato messo alla berlina ; cd è stato giustizia. Ma giustizia distributiva vorrebbe che le indagini non si arrestassero ad una sola manifestazione della vita nazionale. Rico1·diamo, all'uopo, un precedente. • Quando scoppiò la homba della Banca Romana, a1 Comitato dei Sette chi poteva dare le opportune informazioni, additò certi libri amministrativi della Banca Nazionale come testimoni di 0orruzionc e di vituperi, maggiori e più numerosi che non fossero quelli venuti fuori dalla Banca patriarcale del sor Tanlongo. Ma, per la ostinazione del Governo del tempo e pel cieco servili$mO della Camera di allora, non si volle e non si ebbe una inchiesta parlamentare; si ebbe quella semplicemente Reale, che non av.::va facoltà di costringere il comm. Grillo, direttore della Banca Nazionale, a dare visione dei libri e dei conti che nascondevano le brutture. E così avvenne che i meridionali e gli uomini del Lazio e della Marche che avevano disoneste relazioni colla Banca Romana, furono svergognati; i Settentrionali, invece, che avevano la sede dei loro loschissimi affari nella Banca Nazionale, rimasero al cove1·to da ogni biasimo, ridendosela allegramente sotto i baffi. La storia si ripete, ed oggi, come ieri, noi assistiamo alla denunzia dei minuscoli ladruncoli di Napoli, di Palermo e di Campobasso, mentre i grandi ladroni, in grandissima preyalenza SeLLentrionali, che si annidano nelle costruzioni, se non nell'esercizio ferroviavio, ri- (i) Gustavo Chiesi, lo scrittore che si pu6 considerare come la incarnazione della relliludine e del buon senso, in un ottimo articolo del Giornale del Popolo di Genova, dopo avere constatale le gravi responsabilità politiche o giurliziarie negli scandali napoletani, a porre un termine al dilagare della corruzione, propone gravi provvedimenti cl' indole generale che dovrebbero prendere il punto cli partenza dalla seguente mozione che dovrebbe essere presentata e votata da Ila Camera. « La Camera, viste le risultanze della Inchiesta Saredo sulle • a1nministruzioni comunali e provinciali di Napoli, invita il Goè verno !id accertare lJ responsabilità politiche e morali di quei "' ministri e fn11zionari dello Stato, che non ignorando l'esistenza 11, dello stato di cose annunzialo dall'Inchiesta, non provvidero a « troncarlo, e lo 1:i.sciar@o a!!'gravarsi impunito fino alle condi- • :!ioni presen,ti », marranno completamente impuniti; e rimarrano impuni li perché abbiamo buon molivo di credere che l'Inchiesta ferroviaria, proposta dai nostri amici Pantano e Colajanni, o verrà respinl'I per volontà del Governo e della maggioranza della Camera, cui è venuto anche in ausilio il socialista onorevole Nofri, o, se passerà alla Camera, verrà seppellita in Senato ove si annidano, com'è notorio, molti dei gros bnnnets delle Convenzioni ferroviarie. In compenso la Commissione Reale, che non ha poteri per inquisire e mettere a nudo il putridume, chiede una nuova proroga pel compimento dei suoi studi che naturalmente le verrà accordato. Povera Italia! J,a siste1natica dcnig1•azione del Parlamento italiano. - L'assenteismo che si verifica da un pezzo in qua nella Camera dei Deputati, dà luogo alle sciocche malignazioni che incoscientemente e per imperdonabilo leggerezza dagli uni, o per malvagi e coscienli proponimenti dagli allri, vengono scagliale contro la medes:ima. Non è ia prima volta che ci leviamo a difendere il ramo elettivo del nostro Parlamento. Esso non è certamente quale dovrebbe e potrebbe essere, ma è superiore a molli a!Lri e migliore della propria fama. Buono o cattivo, del resto, esso rispecchia il paese, per non dire che nella sua media è di molto superiore alla media degli elellori. Una difesa della Camera dei Deputali, concepita nei sensi da noi- più volte adoperali, abbiamo letto con piacere in un giornale conservatore (La Stampa di Torino 11. 132) e da parte di un deputalo che gode anche la fama di reazionario: !'on. Guido Fusinato. A chi si scandalizza per lo scarso numero dei deputati che assistono alte sedute della Camera, il Fusinato ricorda che in lnghiltena, nella Camera dei Comuni, composto attualmente di 670 membri, basta il numero di 40 a costituire il Quor"um, cioè il numero legale. Rammenta altresi « che l'Inghilterra, che è il paese dove « l'istituzione funziona ancora meno male, ha avuto dei « periodi ben peggiori del nostro. Basta ricordare l' e- « poca di \Valpolc, il quale conosceva il prezzo cli eia- « scun deputato. A questo noi non siamo mai stati, non « sia1no, e non giungeremo mai. > A noi sembra soverchio l'ottimismo dell'on. Fusinato, poiché siamo fermamente convinti che vi sieno stati, e forse ci sono ancora dei Ministri, i quali conoscano il pre:uo di qualche deputatr1; e lo ha conosciuto certamente qualche Banca di emissione. Chi non ricorda gli scandali della Banca Romana~ Ma questi pochi casi non possono servire a discreditare la nostra Camera dei Deputati. Di fronte a ciò che è avvenuto ed avviene negli Stati Uniti, in Francia, in Prussia e nella stessa lnghillerra, la corruzione parlamentare italiana é davvero una quantitè ncgligeable. E per l' Inghiltera precisamente, risalendo un po' più in là di vValfole, si deve ricordare essere stato possibile ad un !'e di Francia il potersi vantare di aver distribuito sapientemente i sussidi tra i deputali ministeriali e quelli di opposizione, per vedere secondata la propria politica. Abbiamo dello che pur difendendolo il Parlamento italiano non è quale dovrebbe o potrebbe csseré, e il Fusi nato, pararrasando senza saperlo ciò che altra Yolta noi abbiamo affermato, osserva che esso è quale lo vediamo, pel modo come Camera e ministero funzionano e pei loro morl.wsi rapporti. « Non sono più le Camere che « gettano giù i Ministeri, egli dice, son, i Ministeri che « geLLano ~iù le Camere nelle quali essi non hann.o più . .
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 255 « fiducia. E, dopo averle disfaLle, le rifanno. E' così il « giro si chiude: il Ministero disfà le Camere per mezzo a della Corona, e le rifà per mezzo dei PrefeLli. E alla << Camera, se Rncora vuole essere qualche cosa, non ri- « mane che affrellarsi a buttar gili i Ministeri appena « costituiti. Dopo, sarebbe troppo tardi. E il parlamen- « Lnrismo si riduce ad un circolo e ad una canzonatura « reciproca fra il Ministero e la Camera, in cui vince « il pili furbo. Il sistema non ha che un attenuante, la quale, « per allro, lo rende inutile; e, cioè che abitualmente le « noslre Camere non bullano gili nes5un Ministero. Sono ,« i Ministeri che si ammazzano da sé. E così che il no- « slro Governo padamenlare poteva venire seherzosa- « mente definito come un dispositismo temperato dal « suicidio. » Il Fusinato non si limita alla difesa del Parlamento ma propone rimedi per elevarlo. Su questi rimedi noi non possiamo essere di accordo con lui. Egli vorrebbe « ridotto il numero dei deputati; radunate le due Camere « normalmente in due sessioni annuali per volare i bi- <• lanci ed ogni legge di finanza e per giudicare la po- " litica del Gabinetto, che ha bisogno di potersi svolgere « con una certa durata e Se avessimo tempo e spazio di;:ponibili, ci diverliremm~ a contare il numero delle volte in cui dal 1860 in poi venne proclamala solennemente l'agonia o la morte, ultima e definitioa, del Partilo repubblicano italiano Allra volta si disse che il Partilo nostro era composto da 20.000 filosofi. Fu una sciocca lrase e, forse perché sciocca, ebbe una certa fortuna. O,·a, invece, si vorrà sostenere che esso è rappresentalo da un pugno di pazzarelli che riuscirono a mandare circa 30 deputali alla Camera per la grottesca gene,.osità dei socialisti. Purtroppo Lullo induce a pensare che nel'e future elezioni politiche verrà meno la così della unione dei pa,•- titi popolari. Allora si vedrà realmente quanti sono i i•epubblicani nelle falangi elellorali. Vogliamo concedere ai nostri avversari che i risultati mostreranno che essi sieno davvero ridotti molto al disotto dei su nominati ventimila filosofi di un tempo, e che la propaganda socialista sia riuscita ad otleneie un risultalo non potuto conseguire dalle manelle, dalle galere e ·dalle fucilazioni monarchiche. Non invidieremo la sod « continuità per essere con- « venienlemenle apprezza- « to; infine, amerebbe ve- « dere la funzione legisla- « tiva, tecnica propriamen- « ta della, pili utilmente « affidata al Ministero col- (< l'assistenza di Comitati di « legislazio11e composti da o: poche persone. >J ~- .A~ 1 r·Prngh;~mo, n:::='"~~u~alo-··1 li disfazione che proveranno i socialisti ilaliani quando sapranno ridotto al lumicino il partilo repubblicano italiano; ma ai socialisti ad ai monarchici, allora noi potremo rammen lare che le forze e l'avvenire di un roso che per noi si possa, tutti gli abbonati del la Rivista in arretrato coi pagamenti a volersi mettere su.- bito in reg·ola coli' Auunini- partito politico male si mistrazione, perchè altrimenti saremo surano dal numero degli E quest'ultima proposta sopratutto che noi non possiamo accettare, mentre siamo convinti fermarnenle che una riforma profonda benefica del regime parlamentare, si potrebbe otteIl costretti, a nostl'O malincuore, di man- aderenti di un dato modare ai ritardatari la ricevuta per l'in- mento. Chi non sa che in j . : casso gravata di tutte le spese,:~:.J;t,. ~~~:~~:• s:,~t~oi 1 ~I n~ 1 ~ 1 ~ondde~ \\,\~ ... . ·---·-------- socialismo cesareo, che for• ~ ~ se non dispiace a qualche nere soltanto coll'adozion 1 del sistema federale. Solamente con questo sistema da un lato si potrebbe ridurre il numero dei rappresentanti al Parlamento Nazionale, e ridurre la funzione di quest' ultimo ai supremi interessi generali, rinviando alle assemblee regionali tutto ciò che si riferisce agli interessi locali. E solamente in forza di questa organizzazione politica che gli Stati Unili hanno potuto superare le pili grandi crisi morali ed uscire incolumi dalla spaventevole attuale corruzione. (1) L'agonia dei repubblicani italiani. - 1 giornali monarchici in bella armonia con alcuni giornali socialisti, prendendo occasione dalle ultime elezioni nel IV e V collegio di Milano, in cui cadde miseramente la candidatura protesta di Pietro Calcagno, si sono sbizzarriti ad annunziare l'agonia dei repubblicani italiani. (1) L'on. Pinchia, occupandosi nella Critica Sociale di questa medesima questione, vede giusto nell'accentramento la causa principale dell'attuali deficenze del nostro regime rappresentativo, ma non sa correre al rimedio radicale, pur rasentando la indicazione più giusta; e la rasenta ricordando,a propoposito dello sciopero parlamentare, che i Consigli Comunali e Provinciali non vanno quasi mai deserti, Non dovrà fare che un passo ispirandosi agli esempi della Svizzera e degli Stati Uniti per venire alla indicazione del regime federale, socialista italiano, i repubblicani francesi erano rappresentali nel Corpo legislativo dai. soli tre Jules - Jules Simon, Jules Favre e Jules Grévy? - Socialisti e monarchici fanno male ad obliare queste due cose: 1° che la forza politica di un partito che mira alla radicale trasformazione delle istituzioni di uno Stato, si misura soltanto dall'idea centrale che lo vivifica e dalla sua ragione storica di essere; 2° che le riv"luzioni politiche non avvennero mai, o quasi mai, per la virtli dei rivoluzionari, ma per le colpe e per gli errori dei governanti. Intanto prendiamo nota di questa strana circostanza : mentre dappertutto i socialisti si sforzano di conservare o di ottenere la Repubblica per procurarsi le migliori condizioni politiche onde conseguire le vagheggiate trasformazioni economiche, in Italia, invece, quelli che socialisti si dicono, consacrano buona parte delle loro forze nel dileggiare la Repubblica e nel combattere i repubblicani. E così viene riconfermato ciò che da anni abbiamo sostenuto: essere, cioè, i socialisti italiani i migliori puntelli della dinastia sabauda. In difesa dell'ono1•e dell'Inghilterra. - Il mondo civile attende con ansia il risultato dal referendum boero di Vereenigung e delle trattative di Pretoria. Qualunque esso sia, nessuno si illude sull'esito finale della titanica lotta sostenuta da un pugno di borghesi eroici contro gli abielli mercenari della Gran Bretagna.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTEUE E SCIENZE SOCIALI Si comprende clic i Boeri potranno essere slerminati fìno all'ultimo, ma non potranno conserval'e la propria indipendenza politica. rse i boeri rimarranno soccombenti, gl'Inglesi non potranno esultare della vittoria. Enormi sono state le loro perdite materiuli, tra le quali non contiamo gli uomi:1i, perché essi li hanno comprati per farsi scannare; ma il popolo che vive al di là della ManicH, serberà memoria dolorosissima dei quattro miliardi almeno, che in ultimo gli verrà a costare la grande e scellerata guerra ; e non solamente delle perdite materiali vorrà tener conto, ma anche di quelle morali che, per quanto una Nazione sia spregiante di certi senlimenti e di certe forze, valgono qualche cosa, e in certi momenti pesano moltissimo nella bilancia degli avvenimenti mondiali. Di ciò pare che sieno convinti gli stessi Inglesi, i quali tentano una campagna in difesa del proprio buon nome con mezzi meno discreditati che non siano gli articoli dei giornali jingoisti o degli aristocratici imperialisti. Questa campagna è stala iniziata con una pubblicazione di un genere editoriale del tutto nuovo. Si tralla del libro di Conan Doyie : La Guerra det Sud-Africa - Le sue cause e le sue vicende. Il libro è stato tradotto nelle principali lingue europee, per conto dell'autore che ha anche pubblicalo un altro libro sulla Gran Guerra.Boera. In llalia la pubblicazione venne affidata ai fratelli Treves che l'hanno messa in vendita al prezzo di Cent. 65. La vera novità sla in quest,o: vi è esplicitamente annunziato nella copertina che i diritti di auto1·e non sono riservati. C'è di più: il libro è stato distribuito gratis alle principali Riviste, ai giornali del mondo intero e ai deputati dei principali Parlamenti d'Europa. Il Conan Doyle nella Prefazione avverte t.:he si accettano le oblazioni o i .pagamenti da coloro che vorranno mandarli a quest'opera di difesa dell'onore dell'Inghilterra. A noi non importa indagare se sia il Governo inglese che paga le spese di questa pubblicazione che deve costare parecchio; abbiamo il dovere, però, di esaminarne il contenuto. Si comprende che la riabilitazione o la difesa del nome di una grande Nazione, non potevu essere assunta o non poteva essere affidata al primo venuto. All'autore occorreva la grande conoscenza della quistione e la grandissima abilità nell'imbrogliare le carte, come in qualsiasi valorosissimo avvocato, cui in Corte d'Assise viene affidata la difesa di un grande delinquente. li Conan Doyle possiede tali requisiti; egli, perciò, riesce meravigliosamente a mettere in evidenza tutto il lato cattivo dei Boeri, e cioè: la loro corruzione politica e la loro prepotenza ed ostinazione nel non. volere riconoscere i diritti e le .ragioni degli ouittanders, dai quali ricava vasi la massima parte delle entrate della Repubblica del Transwaal. D'altra parte riconosce tutte le virtù dei burghers delle Repubbliche Sud-africane ed alcuni dei torti della stessa Inghilterra, sia verso i Boeri , sia verso la Francia e le altre Nazioni di Europa che durante la guerra scellera_ta hanno preso parle contro la Gran Brettagna. Insomma, a parer nostro, il Conan Doyle si mostra spesso onesto ed imparziale nell'esporre gli avvenimenti e nel riconoscere certe verità per esser meglio creduto quando mentisce o interpreta maliziosamente i fatti. Quali che sieno stati i torti dei Boeri verso gli ouitlanders, certamente essi sono infinitamente minori di quelli dell'Inghilterra verso gl'Irlandesi: ora, per questi torti, non si troverà alcun Inglese il quale vorrà riconoscere in un altro Stato il diritto d'intervenire per fare rendere giustizia alla sventurata Isola verde. Gli Inglesi, adunque, non avevano alcun altro di,·itto d'intervenire nell'Africa_ estrema in difesa degli ouittandel's, se non quello che viene da Ila fo1·za brutale. Il nostro scrittore, con una s,•ellezza dl'gna della causa, ammette due morali: una per uso e consumo dei propri concittadini, l'altra per giudic~re i Boeri; ed in virtù di queste due morAli, chiama pred'lni i transwaaliani i quali si allargan3 a spese degli indigeni, e considera come dei galantuomini i mercenari di Ceci! Rhodes che agiscono nella slessa guisa e costituiscono la Rhodesia. Conan Do~•le con una certa sincerità riconosce che la pace nel Sud-Africa non sarebbe stata tu,·bata, se l'Inghillerra nel 18i7 non avesse rolla la convenzione di Sand River, dalla quale roltura, egli d'ice, si cominciò a scrivere un nuovo doloroso capitolo nella storia dell'Africa. Noi non possiamo narrar le vicende che seguirono a quella rottura sino alla disfalla degl'Inglesi in Mayuba Hill e alle successive convenzioni, ed arriYiamo di un tratlo all'ultimo episodio che provocò lo scoppio della guerra. Quali fossero le intenzioni degl'Inglesi verso il Transwaal e l'Orange 1·isulla a luce meridiana dal raid Jameson, ossia da quel tentativo brigantesco organizzato da Ceci! Rhodes per impadronirsi di Johannesburg e per distruggere la potenza del T,·answaal. Il Governo inglese, e per suo mezzo Chamberlain, fu complice di Rhodes in quel tentato brigantaggio i11ternazionale del 1896? La risposta a questa domanda ha somma importanza politica e morale, ed è perciò che il difensor·e del nome inglese si sforza di dimostrare che tale complicità non esiste. Però egli, in mancanza di buone ragioni, ricorre in ultimo alle altezzose denegazioni; ma queste non valgono menomarnente a distruggel'e o ad attenuare la luminosa dimostra'zione che di tale complicità ha fatto vVilliarn Stead. Si noti, in proposi lo, questa circostanza: il Conan Doyle, che cita, per combatterlo con grande lusso di testimonianze, un opuscolo dello stesso Stead sulla crudeltà dei soldati inglesi, tace religiosamente dell'altro scritto del Direttore della Rewiew of Reiviews in cui a luce meridiana si dimostra 111 solidarietà tra Chamberlain e Ceci! Rhodes. Dopo il raid Jameson era naturale che i Boeri si attendessero da un momento all'altro l' aggressione violenta dello Stato Inglese, una vo!ta fallito il tentativo di conquista dei suoi filibustieri. Kruger si sarebbe most,·ato un imbecille se non avesse provveduto nella misura del possibile alla _difesa della Repubblica; tale non el'a e provvide con celerità, persistenza ed accorg~mento all'armamento del Transvaal. In Inghillerra, da un' altro lato, nelle fìle popolari si rendeva palese l'ardente desiderio di vendicare Mayuba-Hill,:e nelle sfere governative si rendeva non meno evidente l'intenzione di creare un plausibile preleslo per aggredire le due repubbliche del Sud-Africa. E il pretesto venne offerto dai reclami e dalle petizioni· degli ouitlanders. Il William Stead ha provato l' insigne malafede di Chamberlain e di Lord Milner nelle trattative che seguirono tra il Transvaal e l'Inghi.te1'ra perché venisse concesso il diritto elettorale agli ultimi; il Conan Doyle, poi, ingenuamente, narra in poche linee come la scintilla che accese la guerra sia partita precisamente dalla parte dei suoi difesi. Egli narra, infatti, che durante tali trattative la guarnigione inglese del Nata[ era stata mand11la alla frontiera, e che alle spiegazioni chieste per questo fatto Sir Alfredo Milner aveva risposto che quei soldati vegliavano agl'interessi britannici e si pl'eparavano alte eventualita.
JUVJSTA POPOLARE DI POL111CA, LETTERE È SCIENZE SOCIAll 257 Non era chiaro che l'Inghilterra intendeva gittare nella bilancia 1-Jelle trattative la spada di Brenno? I Boeri lo compresero, ed assaltarono gl'lnglesi, prima che l'Impero Britannico avesse potuto riunire nella Co'.onia del Capo tali forze preponderanti da schiacciarli in un colpo. Passiamo sopra alla difesa infelice che il Conan Doyle fa dei soldati e degli ufficiali inglesi. Egli con Lord Roberls li considera come tanti gentiluomini .... Tommy Atkins sarebbe stato atrocemente calu1iniato dagli Europei, e sarebbero stati gentiluomini anche quegli ufficiali australiani che Lord Kit..:hener fu costretto a far fucilare come volgari assassini ! E i mercenari inglesi non si sarebbero comporLati da gentiluomini soltanto nel Sud-Africa, ma da per lutto - anche 11el Sudan, dove agh ordini di Lord Kitchener, non polendo più incrudelire l:ont1·0 i vivi, staccarono le teste dal busto dei morti per darle in paslo ai coccodrilli del Nilo. Oh con quanta maggio1· rugione '"'illiam Slead ha messo alla gogna questi gentiluomini colle parole del pof;la impe1·ialista Rudyard Kipling ! I Il Conan Doyle tenla ancora di spiegare l'incendio sistematico delle fatto1·ie boere, e assicura che sono adLa, situazione nel Belgio. r La Forza opprime il Diritlo. (J\mstcrdammer di Amsterdam). dirittura culunnie quelle che si spargono sui campi di concentrazione: gli Spagnuoli difese1·0 cogli stessi argomenti, messi in ridicolo dagl'inglesi ·e dai Nord-Americani, i campi analoghi nei quali essi avevano concentrali gl'infelici insorti cubani .... E s1 vuole ancora un saggio delle spiegazioni che lo storico difensore dà delle brutture degli Inglesi t Eccolo quà: gl'lnglesi po1·tarono i famosi proiettili dum-dum sui ca1npi di ballagl,a, per !!doperarli in esercizio di Liro (sportin_q) ! Infine, egli spiega le gravi accuse che si sono sparse nel mondo civile contro la barbarie inglese coll'odio di razza, coll'invidia internazionale. E dire che le accuse più gravi sono state formulate nelle più autorevoli riviste inglesi e da Inglesi puro sangue come Melhuen, Miss Hobliouse e vVilliam Stead., .. Conan Doyle infine, ~•assa ogni misura quando si prende giuoco dei lettori europei con affermazioni di questo genere: il GoDerno inglese ebbe te storiche deficienze e te storiche Dirtà del sistema britannico. Fu mite, sincero, onesto, senza abilità e senza coerenza .... Il Governo inglese cerca conquistw·e colonie senza .considerarle come sorgenti di rendite dirette per la madre patria ..... . Si perderebbe di serietà se si volesse rispondere alle sciocchezze contenute in questi ultimi periodi. Dove pa~- lano cen lo storici della stessa razza Anglo-Sassone, è facile imporre il silenzio a chi vuole sfaccialamente ingannare la pubblica opinione. ~ La repubblicacubana. Nella Perla delle Antille il più gran passo è fatto: oggi Cuba é repubblica. Bianchi e neri, gialli e creoli, quanti formano i!' popolo valoroso che ha dato alla storia recentissima di questa epoca utilitaria, una reale costellazione di pensatori, di martiri, di eroi, - nella quale brillano come astri di prima grandezza,Pietro Figueredo, .Jose Martì, Antonio Maceo, Evangelina Cespadas, - quanti sopravvivono vedono finalmente realizzato l'ideale di lotte epiche le quali per la tenacia collettiva e l'e1·oismo individuale si possono soltanto pa1·agonare a quelle che i Boeri combaLtono nel Transvaal. Gli americani che pareva av·essero delle tendenze 11d annettersi !"isola, non come un territorio degli Stati-Uniti, e cioè senza rappresentanza e sotto la !orci sovranità, ma nel senso come lo si intende dagli imperialisti europei, dinanzi alla resistenza che hanno trovalo nel Krnger e i generali inglesi. ":icu,.,. &?11,;,. ... ~r ·l ~j,( ,, -~~ ,"':., -, ~ i,...,, ì ~' _, ,ti~:r I - °'..-1-" l ,,, j't,).,1,1,lJ ~- {;,/:)i!: /Jt,J"&-··•'§·\. .:.~--··7.._ ./.~~:~_; =· -...... . .. ,· ; ·- . .._ Il \'Cct•hio 1.tt,cchino : A chi lrccherà ora! (Si alt:,:,deai genera/i inglesi che, a imo per ool/a, perdono la loro g/o• rin al '/"ranswcuil.) (Worlll di New Yorck). fortissimo popolo hanno cacciato dalla mente ogni idea del genere, e si sono limitati ad assumersi il carico della possibile difesa militare dell'isola verso il correspettivo dell'incasso dei maggior-i diritti doganali. In conclusione Cuba non fa che avere al suo servizio, e pagandolo, l'esercito americano. Non é l'indipendenza completa come meritava un popolo che ha mostrato di possedere tutte le qualità e l'intelligenza per governarsi da sé; ma se non è la completa indipendenza è un gran passo avanti verso la medesima, perché dà a Cuba la sir.urezza delle porle di casa dal brigantaggio collettivo delle nazioni, agognanti sempre nuovi mercali militarizzati, e le dà la possibilità di compiere nella libera costituzione repubblicana lutti i possibili progressi. La repubblica cubana fu inaugurata solenneme11te il 20 maggio in Avana. La cerimonia del trasferimento dei poteri fu semplicissima, ed eLbe luogù nell'antica sala del gove1·natore ancora• decorata dalle armi della casa 1•eale di Spagna. Dopo le formalità usuali, il gener·ale americano Wood lesse il proclama dell'alta sovranità americana, e lesse pure il messaggio di Roosevelt che augura al nuovo Stato stabilità e prosperità. Il generale cubano Palmas *
258 RIVISTA POPOLA!l,E JJI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ rispose che gli Slali Uniti hanno mantenulo l'impegno preso e firmò i documenti relalivi. Quindi ·wood sah sul tetto del palazzo ed abbassò, con le proprie mani, la bandiera americana, al posto della quale Palrnas issò tra generali applausi la bandiera cubana, precisamente quella dala al vento da Cespedes prima della ribellione del 1868. Compiuta la cerimonia il generale Wood con le ultime .truppe americane, tranne 8 batterie di artiglieria a difesa dei forti, s'imbarcò sul Brooklyn, dopo scambia ti i soliti saluti. L'isola di Cuba ha una superficie di ll8.833 Kmq. e lo sviluppo delle sue coste raggiunge i :1500 Km. Secondo i geologi l'isola era congiunta all'America seltentrionale, come ne fanno fede i fossili comuni che si sono trovati tanto nelle rocce neoceniche degli Stati Unili che in quelle di Cuba. Superba é la vegetazione dell'isola; furono conslalate più di 3.359 specie di sole pi_ante fanerogame, e 30 varietà di palme. La principale cullura é la canna di zucchero, e dà un quart0 del raccolto di tullo il mondo. La qualità dd tabacco che l'isola pr·oduce é superiore a quella di t.ulli i tabacchi esteri. Anche la fauna è ricchissima; nella razza canina va dai piccoli avanesi la cui pelle viene adoprata per manicotti, ai formidabili molossi che vennero impiegali con grandi risultati dagli insorti cubani nelle loro guerriglie conlro gli spagnuoli. L'isola é spopolata, e con un governo ciyile sarà un ottimo centro di emigrazione,- come lo furono e lo sono gli Stati Unili e l'Argentina. Nel principio del secolo scorso v'erano, secondo Humboldt, 9.\0.000 abitanti, di cui 3-i0.000 hianrhi, 400.000 neri e 200.000 meticci; e nel 189ie la popolazione non aveva raggiunto che t milione e 600 mila abitanti, presso a poco l'alluale. La popolazione potrebbe rag~iungere la densilà assoluta di 15 milioni. Ed é con piacere che abbia1no appreso dal nostro amico !'on. Panla110, che il Comrnissal'ialn dell'emigrazione studia già il modo di poter avviare proficamente verso Cuba una parte della nostra emigrazione, ora clre l'investimento di for'.i capitali americani in quelle terre vi apre nuovi orizzonti di fecondo_ lavoro. Il generale Ottolenghi nominato Ministro della Guerra il 14 maggio, per sostituire il generale Pon·za di S. Martino, é 11ato a Sabbionetla il 26 decembre 1838. Uscito, nel "1859, sottotenente di fanteria dalla scuola d'Ivrea, fece le campagne del 1860-61 e del 1866, e nel 1895 venne nominato generale. Oltre a lulle le solite onorificenze ha avuto una medaglia d'argento sollo le mura di Gaeta, e un'altra nel 1865 per uno scontro coi briganti in Basilicata nel quale fu ferito. Il nuovo ministro della guerra é persona colta: ha insegnato storia e arte militare nella Scuola Militare di Modena ed ha pubblicato in importanti riviste degli studi militari giudicati eccellenti dai tecnici. Si dice che abbia dello spirito di modernità che la routine militare non. é riuscita a spengere del tutto. Aspettiamo di vederlo all'opera; s'egli avesse veramente delle qualità superiori il momento sarebbe opportuno per dimostrarlo; ma noi siamo sicuri ch'egli non farà che mantenersi nell'immobilità chinese dei suoi predecessori che sinora sono stati comandati al palazzo di Via Venti Settembre. Il generale Ottolenghi é israelita. La sua nomina a capo dell'esercito ha fallo grande impressione nel campo clericale, che non ha soltanto in Vaticano i suoi più intransigenti seguaci. Nor. Il terzo dolMosissirno taglio non è b:istato, e il nostro amatissimo Direttore ha dovuto assoggettarsi a vedersi amputare il dito m,ignolo e il quinto metacarpo della mano destra : un vero martirio fisico e morate! Noi risentiaino ancora tutta la profonda impressione provata alla notizia che ci vervenne dopo tre lunghissimi gim•ni di silenzio da Napoli, preceduti da notizie niolto sconfortanti. Ma oggi quelle che riceviamo di un niigtioramento continuo ci permettano di annunziare ai nostri amici e tettori che, tolta la sede del male, ormai la guarigione può clirsi assiciwata. LA REDAZIONE. $$~$$~$$$~~$$$$$$$$~~$$$ ~ Gli abbonati in regola coi pagamenti che i11vieranno Lire Una e cent. 20 riceveranno il libro di G. Rensi: Gli '' Anciens Regimes ,, e la Democrazia Diretta. (Vedi avviso nell'ultima pagina). @@~@@@@@@~@@@@@@@~~@@@@@ EMIGRAZIONE EPOLITICOALONIALE (Alla Tr·ibuna) L'Estrema Sinist1·a in riuni.one plenaria, votò ultimamente alla unanimità - meno il voto dell'on. De Marinis - il seguente ordine del giorno: « L'ESTREMA S1NIS'rRA, in accordo tra i suoi tre gruppi, clinan~i alla quislione cli Tripoli, riaffernia la sua decisa opposizione ad ogni espansione coloniale con mezzi militari. » Chi conosce le tradizioni e gli umori dei vari rappresentanti dei Partiti Popolari, non si può sorprendere dell'ordine del giorno votato dal!' Estrema. Esso rispecchia le idee predominanti ne1la democrazia italian_a. Erra, però, chi suppone che nel paese anche tra i partiti più avanzati, ci sia la stessa unanimità che si ebbe nell'adunanza plenaria dell' Estrenia. I disciplinati che vorrebbero una politica coloniaie ane,lle a base di conquista, non sono pochi, specialmente nel Mezzogiorno; e di essi si è fatto interprete l'on. De Marinis. Il quale oggi milita tra i radicali, ma fuori di Montecitorio trova chi consente con lui in questa particolare quistione tra i suoi più implacabili avversari socialisti, tra i quali ci piace ricordare e il Prof. Antonio LabrioJa ed Arturo Labriola. E sono notevoli gli articoli del secondo per la vigoria dialettica essenzialmente utilitaria e perchè hanno visto la luce nell'organo ufficiale del partito socialista. Lodiamo la logica del secondo che non rifugge dal dichiarare apertamente di dovere e potere ricorrere alla forza materiale per conseguire l'intento; con ciò egli mostra di saper proporzionare i mezzi al fine, ispirandosi in questo caso alle idee
RIVISTA. POPOLA.RE DI POL/TlCA., LETTERE E SCIENZE SOCIALI 259 del Bernstein. Non sappiamo comprendere, invece, le incertezze e le contraddizio1)i anche dell'on. De i\farinis, il quale ha trovato il coraggio di dissentire dai suoi colleghi"della Estrema sulla finalità, ma non quello di dichiarare apertamente che non rif'ugge dall'uso delle a1·mi. A parer nostro, poi, ci sembra che abbia piena ragione lo Scarfoglio, quando mette in ridicolo la discussione del Parlamento sulla f'utura probabile occupazione della Tripolitania, dimostrando la impossibilità di una colonizzazione pacifica e la ignoranza delle condizioni interne della Turchia in coloro che vaneggiano nel sostenerla e nel consigliarla. C'è ignoranza, poichè si dimentica che la Turchia se YOlesse favorire la nostra pacifica colonizzazione, sa,- A Torino. Monumento al_principe Amede0. (Uomo cli pietra di Milano). rebbe impotente a saper fare rispettare dai turbolenti elementi indigeni, la proprietà rurale degli Italiani. Non è il caso di esaminare adesso il significato politico della occupazione della 'l'ripolitania, perchè trc•ppo ci dilungheremmo dall'argomento, ma di volo ci permettiamo di osservare t:he tale avvevenimento non può preconizzarsi seriamente come un compenso ali'avanzarsi cieli'Austria nell'Adriatico e nello Egeo. Il compenso, in sè stesso sareb - be troppo inadeguato se l'occupazione fosse cosa vantaggiosa; ma noi, che tale non la riteniamo, nel fatto più che un compenso scorgeremmo un danno ed un indebolimento pel nostro paese. Una volta per cercare le clliavi del Mediterraneo siamo andati a romperci le ossa nell'Eritrea. Adesso si vorrebbe ripetere il giuoco in nome di un retorico equilibrio del Mediterraneo che dovrebbe essere completamente sfatato. • •• È chiaro che le voci democratiche in favore di una politica coloniale che si esplichi anche col la violenza, giovano moltissimo alla causa cli coloro che propugnano l'occupazione di Tripoli. Non si può, intanto, non ammirare la tattica accorta di alcuni espansionisti, i quali si giovano di alcuni fenomeni transitori per imprec;sionare vivamente le masse che non sono al corrente delle cause e della porta,ta cli certi avvenimenti. Con l1ueste parole vogliamo alludere alla Tribuna, la quale mentre nell'articolo di fondo ripete e comIl disastro di Martinica e la Pace. Il disastro della i\Iartinica invita le altre Nazioni alla pace, insegnando loro che anche senza la guerra, agli uomini non man'. cano occasioni di morire. (Fischietto di Torino). menta la sua antica avversione alla politica di avventure, nelle Informazioni e)n altre parti del giornale ficca notizie opportunamente commentate, che servono mirabilmente a dimostrare la necessità, o almeno la convenienza della occupazione di 'l'ripoli. Le notizie in discorso sono quelle che riguartlono il ritorno a migliaia degl'Italiani dalla Repubblica Argentina, e servono precisamente di risposta ai democratici, i quali additano nei vasti e fertili campi attraversati del Plata le contrade dove si può riversare pacificamente ed utilmente l'eccedenza della popolazione italiana. Diremo ciò che pensiamo della Tripolitania dal punto di vista strettamente utilitario; per ora crediamo opportuno di correggere l'erroneo apprezzamento che si fa del ritorno dall'Argentina dei
260 RIVISTA POPOU.RE bl POUTICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI nostri emig1·anti. Non è la prima volta, e non sarà l'ultima, che dalle rive del Plata ritornano in Italia coloro che erano andati colà a cercare lavoro e benessere. Egli è che nella Repubblica Argentina, come in altri Stati dell'America meridionale, la vita· politica si svolge morbosamente e si ripercuote sulla vita economica producendo delle crisi più o meno :acute. Durante queste crisi gl'Ital iani non hanno trovato al di là del1'Atlantico, ciò che avevano sperato o sognato; donde il loro ritorno in patria. Ma è bene avvP-rtire che la grande maggioranza degl' Italiani che ritornano dall'Argentina, appartenne sempre, non ai nuovi arrivati, ma a coloro che vi avevano fatto più o meno lunga permanenza, e che erano riusciti a crearsi una posizione economica discreta. La paura di metterla in pericolo acuì in loro il desiderio, che del resto si manteneva sempre vivo nei loro animi, di ritornare in patria. L'Argentina attualmente attraversa una <li tali crisi, determinata dagli armamenti eccessivi fatti in previsione della guerra col Chili. Questa crisi passerà come ne sono passate tante altre, e l'emigrazione ritornerà alle primitive condizioni. Che si tratti di un fenomeno presentatosi ripetute volte e che è terminato nel mollo su accennato, la Tribuna può apprenderlo agevolmente dalle oscillazioni della nostra emigrazione da venticinque anni in quà, messe in rapporto colle crisi della Repubblica del Plata. Il fatto rilevato dalla Tribuna con tanta compiacenza, potrebbe giovare alla sua tesi qualora fosse dimostrato che sulle rive del Plata è venuta meno la terra per la colonizzazit1ne. Questa dimostl'azione per gl'ftaliani che conoscono la Repubblica Argentina, don-ebbe essere superflua; ma affìnchè sieno dileguati gli equivoci che si vogliono fa1'e sorgere, ricorderemo che tale Repubblica ha una superficie che rappresenta la terza parte (2.885,620 Kmq.) di quelle dell'Europa (8.665.630 di Kmq.). Ora nell'Argentina la popolazione alla fine del 1900 non era che di 4.794.141) abitanti, mentre nel nostro vecchio continente ci avviciniamo ai 400 milioni. La enormità. di questa specie d'insinuazione geografica e demografica, risulterà meglio quando conosceremo l'es'.ensione di alcune provincie della Repubblica: Buenos Ayres con una superficie che è molto superiore a quella dell'Italia (305.121 Kmq.) ha una popolazione che non arriva ad i.200,000 abitanti; Cordoba con 161.036 Kmq., non ha che 419.072 abitanti. La importanza di que5ta estensione si rileverà meglio dalla conoscenza della terra coltivabile. È noto che in Italia la terra coltivata a grano non arriva a 5 milioni di ettari; nell'Argentina, secondo il Fliess, ci sarebbero 96 milioni di ettari coltivabili a grano senza· ricorrere ad irrigazioni artificiali. Il Dottor Kaerger, attaché tedesco a Buenos Ayres, ha voluto verificare le asserzioni del primo ed ha ridotto la superficie granifera a 64 milioni di ettari. Accettando questa seconda cifra è evidente che c'è terra ancora in quantità veramente enorme da poter essere colonizzata dagl'italiani. E con quale rapidità e facilità possa praticarvisi tale colonizzazione, possiamo di mostrarlo coll'esempio della Provincia di Cordoba, dove nel 1887 c'e1·ano 31 colonie con 55G0 abitanti e ce ne erano 176 con 56.388 ab. nel 1898 (1). E queste notizie danno ragione del giudizio di Julius Wolf che pei tedeschi ritiene assai preferibile la colonizzazione pacifica dell'America del Sud alla conquista militare dell'Africa (2). Il giudizio è tanto più· ragionevole in quanto che nell'Argentina tutte le culture nelle varie latitudini ed altitudini sono vossibili e proficue, etl il clima è perfettamente adatto :-1.gl'Italiani e<l agli Europei in genere. Le crisi periodiche che sinora ha attrayersato l'Argentina po~sono mai rap[)resentare un osta::olo alla colonizzai:ione italiana superiol'e a quelli cui si andrebbe incontro nella 'l'ripolita.nia? E che cosa ra.ppr,isentano la Tripolitania e la Cirenaica <li fronte non a tutta l'America meridionale, ma di fronte alla estensione coltivabile di detta Repubblica? Le due zone designate alla nostra conquista presenterebbero una vasta superficie di oltre un milione di Kmq; però lo spazio utilizzabile e coltivabile si riduce a proporzioni assai più discrete. Quale sia tale spazio ci ha detto onestamente il Prof. Riccllieri che ha fatto tesoro, nello scrivere della Tripolitania e della Cirenaica rlei lavori di H.éclus, Hairnann, Biasutti, Cam[Jerio, Bencetti, Minutilli, ecc.; ed a lui si può credere in quanto che in un recente studio ha Yoluto quasi, col suo relativo ottimismo, farsi perdonare il pessimismo anticoloniale manifestato in una conferenza all'epoca della tentata impresa italiana cli Sa-Mun. Egli sull'argomentv scrive che la superficie su cui è sparsa tutta la popolazione della Tripolitania approssimatirnmente è di 200 a 300 mila kmq.; però la parte di essa coltivata e intensamente produttiva è molto minore. Dalla carta dello Habenicht, comprendendo savane, palmeti, oasi, ecc. ecc. « con un calcolo planimetrico approssimativissimo - data la piccolezza e l'estremo frazionamento delle aree da misurare - ma con tendenza assai più ad esagérare a diminuire la superficie, questa mi risulta un totale di 25 o 30 mila kmq., vale a dire su per giù quanto la Sicilia, che appunto ha una area di 25.800 kmq. Siccome è indubitabile che è su questa parte del suolo coltivata e produttrice che la porzione massima del milione di abitanti della Tripolitania si raccoglie, parmi giustificato affermare che la cifra approssimativa della sua popolazione relativa attuale, più rispondente alle (1) Sul significato che può avere la colonizzazione dell'Argentina, dal punto di vista della produzione del grano e della :relativa concorrenza in Europa, si riscontri: N. Colajanni: Per l'Economia Na:;ionate e pel Da.-io stil grano, Roma 1901, presso La Rioista Popolare, L. 3. (2) L'Allemagne e le marché dii Mond, Parigi 1902, Giard e Briére. j I ~ . ◄
RIVISTA POPOLARE DI POLITICJ., LETTERE E 'ìCIENZE SOCIALI condizioni reali e non semplicemente matematiche e fantastiche del paese, si deve calcolare dividendo cotesto milione di ab. per 25 o 30 mila kmq. Ciò porta ad una cifra da 30 o 49 ab. per kmq. » « Evidentemente, anche con una tale popolazione relativa, sopra tuLto considerata la fertilità del terreno, si IJ'UÒ concepire, anzi ammettere, la pos1::1 sibilità di una corrente fortissima di immigrazione. Nella Sicilia vivono infatti ben 3 milioni e mezzo, non i mili.one solo di ab. 1\fa se qui non è neppure il caso di parlare di capitali che abbisognino, perchè la terra dà già per sè stessa, con pochissimo lavoro, così abbondanti frutti, sorge però altro fantasma all'ori,,zonte. In quali condiÙSJ)italitàrnssa. Feste prepa,·ate dallo C:zar per solennizzare la visita del presidente della Repubblica francese. ( Uo,no di pietrci di )lilauo). zioni giuridiche andrebbero colà i nostri emigranti i Forse che il suolo, in quelle ristrettissime regioni verdi e coltivate è del primo occut)ante? » I dubbi giuridici del Ricchieri hanno scarso valore di fronte a considera,,ioni di un'importanza assai maggiore. Abbiamo visto che l'estensione della futura nostra colonia a colpo d'oechio risulta molto inferiore a quella dell'Argentina per la potenzialità di assorbimento della nostra popolazione. Si deve aggiungere che non potremmo mai lusingarci di dare alla 'l'ripolitania la densità della Sicilia, che è di già soverchia. i\'Ia c'è dell'altro da osservare, anche ammettendo la tesi assolutamente antiscientifica di uno sviluppo della popolazione in Africa identico a quello della perla del Mediterraneo. Sì può, però, sperare che l'Italia esporti a getto continuo la sua emigrazione attuale nella Tripolitania e nella Cirenaica? Questa ipotesi è semplicemente assurda. L'assurdità della medesima risulta evidentemente dai dati storico-statistici in controversia, che possediamo. Bisogna ricordare che nelle colonie devono passare centinaia di anni prima che si sviluppino quelle condizioni, le quali permettono una densità di popolazione che si avvicini a quella delle vecchie contrade di Europa ed anche dell'Asia. In Australia, con circa 8 milioni di Kmq. di suCecil Rhoclesall'altro mondo. San Pietro : Attendete, signor Rhocles e lasciate passar tutte que\l,, persone che m'avete mandato (le oittime clella g1,erra del T,·ansirnal). (Ulk di Berlino). perficie, non ci sono che 4.357.350 abitanti; negli Stati Uniti, con oltre O milioni di Kmq., al principio del secolo scorso la popolazione n9n era superiore a quella attuale dell'Australia; quale sia stato lo sviluµpo della popolazione dell'Argentina in tre secoli, lo sappiamo. Tutto questo insegna che i progressi della popolazione nelle nuove colonie è di una straordinaria lentezza. Guardando a ciò che avviene nell'Africa settentrionale, nelle colonie possedute dalla Francia, possiamo benissimo immaginare quello che avverrebbe nella 'l'ripolitania dc:t.plunto di vista demografico. In Algeria con 797.000Kmq. non ci sono ancora 5 milioni di abitanti, e in settant'anni, comprendendovi le guarnigioni, non vi si sono riuniti che mezzo milione
262 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI di Europei. Nella fertile Tunisia con 99.600 Kmq. non si arriva ancora ai 2 milioni di abitanti. Ivi c'è un centro d'attrazione importante, qual'è Tunisi coi suoi 170.000 abitanti; ivi si son fatti i lavori del porto di Biserta e parecchi altri d'indole militare che hanno richiamato dalla vicina Sicilia una considerevole massa di operai; e pure gl' Italiani che nel 1881 erano 15 mila, nel 1901 non arrivano a 65.000. Senza considerare le nascitEt, quindi, si può ammettere che in 20 anni dall'Italia in Tunisia si riversarono 2500 abitanti per ogni anno. Non si esagera, dunque, affermando che in uno spazio uguale a quello della Sicilia, qual'è quella abitabile e coltivabile della Tripolitania e della Cirenaica, dovrebbero passare al meno duecento anni prima che vi si stabilissero comodamente i tre milioni e mezzo di abitanti della Sicilia stessa. Si è generosi, quindi, calcolando che l'Italia possa vedere collocati nella sua futura colonia 3.000 dei suoi emigranti per ogni anno; e siccome in media, da oltre un decennio dall'ftalia emigrano stabilmente da 120 a 150 mila persone all'anno, rimane dimostrato all'evidenza che coll'occupazione della Tripolitania e della Cirenaica rimarrebbe compfetamente insoluto il ponderoso problema della nostra emigrazione. • * * Ed ora all'altro aspetto della quistione. La colonizzazione abbastanza rapida della Tripolitania e· della C'irenaica, a parte le spese di una possibile guerra contro la Turchia e contro gl'indigeni, ha bisogno d'ingenti capitali ; su questo credo che non vi siano contestazioni. Le condizioni economiche dell'Italia, sono tali da permetterle non il lusso della politi.ca coloniale, ma l'impiego, anche molto proficuo cli una massa considerevole di capitali? A questa domanda noi non risponderemo con tutti i dati statistici che potremmo raccogliere nelle pubblicazioni ufficiali, ma daremo risposta sfogliando la collezione di quella stessa Tribuna che con molta malizia vuole preparare la pubblica opinione in favore della discussa impresa coloniale. È nella Tribuna che si possono leggere le corrispondenze improntate al più schietto verismo del Sestini sulle condizioni economiche delle Puglie - : quelle delle Calabrie e del resto del Mezzogiorno non sono diverse. È in uno degli ultimi numeri della Tribuna, (14 mag-- gio 1902) che si può leggere una lettera del Barone Sebastiano Apostolico dalla r1uale sentiamo il dovere di togliere i seguenti brani : « Come fu notato in una petizione, la proprie Là fondiaria nell'Italia meridionale é dimi11uita di valore; onde gli oneri che poteva sopportare quindici anni addietro sono addivenuti Lroppo gravosi o insopportabili nei tempi odierni. In· provincia di Lecce, a mo' d'esempio, il .debito ipotecario s:imma ad oltre 40 milioni: le deduzioni che si possono fare su questa cifra, a causa di iscriiioni ripetute, vanno malauguratamente compensate dal debito cartolare !10n iscritto. Ora ltOO e più milioni assorbono quatlro quinti del valore della proprietà fondiaria. Gli interessi, che i 400 milioni di dtbito richiedono, esauriscono tutta la potenzialità terriera, se pure <lessa é sufficiente a sopportarne l'onere. Senza tema di errare, si può affe1·mare che Lulla la provincia di Lecce è in Liquidazione dal 1888 in poi. Pochi, ben pochi, si son potuti sinom salvare dal generale naufragio. Ecco la vera ragione per cui ogni piccola brinala, ogni attacco di peroMspora, ogni colpo di brusca produce qui un disastro, ogni soffio di vento genera una tempesta. La vita economica qui é Lenula su a furia di artificiosi, precari espedienti. Quali le conseguenze economico-sociali per queste infelici popolazioni? Per lunghi mesi rimangono gli operai privi di lavoro. Oramai costituisce un fallo eccezionale trovare qui lavoro. La popol~zione rurale qualche volla si agita per ollenel'lle, ma si accl)ntenla di 65 centésimi di mucedc - centesimi 65 che l'operaio conquista, minacciando e scagliaudo sassi alle case ed alle persone - 65 centesimi di mercede che l'operaio consegue con la violenza, saltuariamente e precariamente, e quando il tempo é bello e se il calendario non segna festa, devono bastare a sostentare sé e la famiglia, per ordinario numerosa. Ed il proprietario; intanto, più disgraziato del proletario, non può concedere maggiore mercede, anzi va riducendo sempre più il lavoro nelle sue terre, perché non vi ricava che ben scarso reddito, perché a causa dei motivi indicali egli chiude il suo bilancio privato con disavanzo sempre crescente, perché l'usciere gli é alle costole, perché l'espropriazione dei suoi beni é in corso · o f!!inacciata. Questo stato doloro50 di cose viene acuito specialmente dal debito, sproporzionato oramai al valore ed al reddito della proprietà. Fra i debiti ipotecari i più pericolosi, i più nocivi, riescono quelli contratLi con gli Istituti di credito fondiario, essendo più rigida la legge che ne disciplina la gestione e delineala in aspri confini l'azione delle direzioni rispettive. Onde può dimandarsi se é pratico, se è opportuno ap• plicare oggi, in queste regioni, nella sua austera concezione, la detta legge f Tranne una piccola percentuale sono tutti i mutuatari e, sotto le paterne cure dell'Usciere o minacciati dallo stesso. Già una gran parte di poderi sono passali all11 Banca d'Ha lia ed al Banco di Napoli per liquidazioni precedenti. I detti Istituti ne hanno venduti in gran copia e per somme irrisori~, rispetto alla entità ipotecaria, cosa di grave danno per gli lsLituti stessi e per il mercato infiacchito da simili svalutazioni. E la Banca d'llalia amministra oggi beni aggiudicatisi di recente per circa 14 milioni; e ciò, ben inteso, nella sola provincia di Lecce escluso il circondario di Taranto. È logico che ogni mutuatario che cade, porli un perturbamento ad una larga schiera di congiunti, di dipendenti; molti lavoratori vengono messi sul lastrico, e più estensiva ancora addiviene la coltura dei poderi, passati nelle amministrazioni degli Istituti di Credito Fondiario, rinnovando ed accrescendo, come fu già avvertito, una nuova forma di manomorta. Quanto pili si rende tesa la situazione economica di queste regioni, tanto più si isteriliscono le risorse dei debitori e la potenzialità della garenzia si indebolisce del pari. 1 I 41 .
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