248 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI cioè: 1° Gt'incligeni (Arabi, kabyli, nomadi), di cui il temperamento è diverso secondo la 1'azza da cui <lcriva110; 2° i cotoni .francesi, tra cui numerosi gli alsaziani e lorenesi, trapiantati dopo il 1870; 3" gli eleme,iti latini (spagnoli, italiani) che formano il contingente dei naturalizzati, e a poco a poco si alleano al contingente met1·0politano; 4° gli ebrei altil'ati dal kaltameulo <li favo1 e di cui godono, e dalla facilità ch'essi hanno pe: compiere le loro operazioni usuali. La questione etnografica indigena è complessa. Nel Sahel e nel Teli si trova la raz,,..a a1·aba seden La1·ia degli antichi conquistatori che possedeltero il suolo senza attaccarvisi, e facendolo lavora1·e dai Berberi e dai Kabyli. Essi se ne stanno oziosi e si compiacciano della loro immobilità fanatica di padroni decaduti: la razza, la tradizione, i costumi, la religione, contribuiscono a fare di loro degli spettato1·i malevoli alle n(,strc occupazioni e pei nostri progressi, spettato1·i che non possono essere nocivi, rna che non potranno esse!'e mai utili. L'indigeno ag1·icolo, Kabylo o Berbero, malg1·ado i vizi inerenti ai popoli lungamente curvati da una dominazione vittoriosa, può diventare e diventa ogni ginrno più un aiuto importante per la nostra colonizzazione. Quanto ai nomadi del sud e dell'ovest, v'è a sperare per al::uni resultati già ottenuti di poterli ridul're a vita ~edentaria; ma riguardo alla francesizzazione dell'arab0 non c'è nemmeno da pensar::i. Niente di nostro può toccarlo, perché uno dei caratteri del suo Lempel'amento gl'interdice di studiare ciò che non è roba sua. Si, citano alcuni caids che parlano, e che, anche, rensano in francese, ma sono dei casi isolati, tccezionali, e dei fJuali la massa non seguirà mai l'esempio. Coi coloni di razza latina, che la legge del 1889 ainmise alla nazionalità francese, la questione sociale diventa una questione di diritLi politici e civili. Dal momento che i francesi non possono bastare a popolare l'Algeria, è nostro interesse francesizzare, il più presto e coi migliori modi possibili, gl'immigranti bianchi che vengono a noi: compilo che ci sa1·à facilitato dalla comunanza del sangue Ialino. 1 benefici che essi ne rise11• tiranno saranno pagati dal servizio mililai·e d0i loro figli, e sopratu'.to dalla loro residenza definitiva sul suolo algerino. E veniamo alla ,1uestione antisemita che non si può lacere, quando si parla della quistione algerinà. L'ardore antisemita fu in Algeria eccessivo perché i cittadini toccavano ogni giorno con la mano le pruove della preponderanza ebrea e ne soffrivano. L'Algeria dopo il 18ì0 fu una terra di Canaan per gli Ebrei che da tutti i punti del mondo mediterraneo vi si rifugiarono. Il decreto di naturalizzazione degli « Ebrei aborigeni » dette tosto la nazionalità francese e tutti i suoi diritti a tutti questi Ebrei. Questa nazionalizzazione in massa non poteva inculcare, e non inculcò, agli eb1·ei il sentimento nazionale, ma fu una breccia pe1· cui questa categoria di stranieri - la più irriducibile di tulle - invase un pezzo del patrimonio francese. Grazie alla qualità della loro razza, gli ebrei p1·esto la fecero da padroni e asservirono il paese. I malcontenti abbandonati da tutti - dalle leggi e dai loro rappresentanti, dalla giustizia, dall"oro e dai suoi vantaggi - dinanzi a questa potenza non videro la loro salvezza che nella ribellione, e si ribellarono violentemente, e oggi l'antisemitismo é doventato uno dei fattori prin~ipali della mentalità algerina. Le sue violenze hanno per causa prima le perversità anterio1·i contro cui si levano cu11 tanta maggio1· foga quan Lo quelle pervr,rsità furono più nu1nel'ose, più durevoli, pilÌ 11ocive. Non si dov1·0bbe mai dimenli<'are, nemmeno nel campo politico, il principio cli logica che un ingiustizia non si ripara che con un ingiustizia eguale ed in un senso co11tl'ario, osse1·vando che la violenza dell'antisemitismo alge1·ino 11011è che un contraccolpo del favol'e accordato colla nazionalizzazione nel 1870 agli elH'ci istallati neila colo11ia. (NouceUe Revue - 1 maggio). Primo maggio - Dagli inizi della fe::<ta, quando essa aveva a11cora i foschi colo1·i d'una minaccia selvaggia e imminente, rno!lo cammino ha fallo il proletariato e la sua causa. Ed è sempre venuto crescendo - e i11 questi ultimi anni più rapidamente - il concorso visibile dato dalla Chiesa e dai cattolici alla causa del proletariato: conco1·so schiello, cordiale, disinteressalo che non solo ha messo a servigio dei lavoratori parte di quella immensa forza morale di cui la Chiesa cattolica è depositaria, ma ha ('Oncorso a rinvigorii-e e risolleva1·e nella società quei principi ideali di fratellanza, di dovere e di amore dai quali solo i lavoratori possono attendere la loro liberazione. Se l'azione sociale cristiana si trova di fronte al sncialismo e lo combatte con tutte le sue forze, la lolla 11011nuoce al proletal'iato, perchè essa si afferma e si s\·olge sul tel'l'eno religio50 e filosoHco più spccialmenle, e sulle attinenze multiformi dell'economi11 e del dritto coi principi supremi di quelle scienze. Contrasto risoluto e duello mo1 tale 11el campo della cultura, essa lolla è invece g8ra animosa a clii faccia più e meglio sul campo delle iniziative. li pensie1·0 cattolico, dopo aver fatto poderosamente la Cl'ilica dell'economia liberale d'accordo in ciò sovente con i socialisti nelle conclusioni, dopo aver respinto le esagerazioni del collettivismo ma1·xista e della lolla di classe, favorito in ciò dal coi·so medesimo degli eventi, ha ristaliililo - a vantaggio delle stesse c1assi lavorat1·ici - le busi ideali della convivenza civile, ha fissato i termini insuperabili del dritto individuale e di famiglia, ha sollevato piu alto che ogni altra scuola il vessillo dell'associazione prof'cssionale, ha dato un impulso polente alla ricerca di fo1·me più elevate e più ricche di attività e di giustizia sociale: e si affatica oggi a d1ffundere i fecondi principi e gli innurne1·evoli aspeLLi pl'atici della cooperazione. Quelli che ci hanno seguito, rruelli che,' pure militando nelle file del collettivismo socialista, sono pur tuttavia nostri - perché la loro coscieuza è ancora cristiana e ripugnerebbe all'opera dì scristianizzazione che si vuol compiere in essi con vani pretesti - riceveranno con affetto il nostro saluto, pieno di simpatia e di auguri cordiali: il saluto di uomini che alla causa del proletariato dedicarono un amore sincero e caldis imo, sostenuto da un amo1·e più alto e più profondo nel lfUale abbracciano l'umanilà tutta quanta, compiangendone gli errnri, desiderandone e procurandone la redenzione dal male, nella mite legge ài G. Cristo e dei la sua Chiesa. (Cultura Sociale - 'l maggio). <@o Dr. Fitcheth t Il trionfo del lavoro. - Dei tre partiti che fanno pal'te della Cumera dei Ra ppresenlanti Australiana, il Labuw· Party lia maggior ragione di congratula ..si dell'opel'a della p1·ima sessione del Parl~mento dell'AusLralia U1,ita. Esso ha mantenuto l'cquihbi·io fra il 1ni11islero e l'opposizione. Se avesse votata la mozione di fiducia del sig. Rid, il minislel'O sal'ebbe slato l.ialtuto.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==