Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 8 - 30 aprile 1902

RJVJSTA POPULARE ]JJ JJOL1'11CA, LH'I'l'ERE E SCIENL-li SUCIA.L1 219 solo, per tutte le sublimi utopie che noi lavoriamo ancora, accanitamente, ma ormai fiduciosi della vittoria, a tradurre in atto; e ne analizza la tecnica meravigliosa, che seppe l'anima delle parole, che fece del verso un essere vivo, clie possedette !"incanto arcano dello stile, che largì al suono stupendo della sua frase il privilegio divino cli dilatare il cuore e i polmoni, d'espandere insieme i sensi e le anime, in una gioia non meno fi ica che spirituale. * Un'altra delle arniche nostre (amiche per aflinità d'ideali o per scambio cordiale di relazioni, anche militando sotto bandiere diverse)è la« Rassegna Internazionale:» dove trovo (1,° febbraio) sfatala da EnricoCorradini, serenamente ed argutamente, L'agitazione ecclesiastiea contro il divorzio: strana, invero, da parte di gente che no11piglia moglie, che del matrimonio non conosce direttamente ..... se non qualcuna deJle gìeie; e non facile a com battersi da noi, che con essi non abbiamo comune la base della discussione, cioè la coscienz'l cattolica, la fede in compensi ultraterreni ai guai di quaggiù, la convinzione di poter fare del più labile dei sentimenti la più salda delle catene; debole tuttavia ul terreno dei fatti, veri in gran pa1·te, che vengono opposti alla tesi dei divorzisti, ma che noi in terpretiarno ben altrimenti degli avversari. Il divorzio, dicono essi, non diminuisce gli adulteri; ma li ripara, rispondiamo noi; ché, quanto al prevenirli, soltanto la piena libertà, anzi l'anarchia, dell'amore, sarebbe capace cli tanto. Il divorzio, aggiungono, disgrega l'istituto sa- ··cro della famiglia; bubbole: regola, invece, semplicemente, le condizioni giuridiche e m_orali delle famiglie gi~ spontaneamente e irrimecliabilmenle disciolte. Urta (l'obbiezione è nientemeno che di Sua Eminenza il cardinale Capecelatro) u1·ta contro la stessa natura che dà al matrimonio il crisma e la sanzione dei figli, unificanti nel corpo e nell'anima i temperamenti e i caràtleri dei due genitori, in un solo organismo, in uno spirito solo ....: già, ma uno dei genitori, può esser benissimo cosi il dl'lldo della mamma come la concubina del papà; e la natura sancisce e cresima tutto questo, con la stessa mirabile unificazione delle due elettricità essuali; ed allora? Infine, il suicidio, il libertinaggio, la pazzia, la delinquenza, almeno in certi paesi, sono assai più frequenti fra i divorziati che tra i coniugati pacificamente; e si capisce: la più freque1,te e legittima causa del divorzio, sta appunto nell'essere uno dei coniugi uno squilibrato, un degenerato, un rompicollo, un vizioso, un cattivo soggetto; ed è qui, anzi, tutta l'utilità, tutta la necessità, tutta la santità del divorzio: nel liberare il coniuge innocente e normale da così pessima compagnia. Est-ce elair.? *Nella« Vita Internazionale» del 5 febbraio, Amedeo Morandotti, sotto il titolo neologico rii Uebe!'bl'ettl, scrive da Berlino di questa bizzarra varietà d'ane, nata da poco nella capitale tedesca, per opera dei giovani poeti secessionisti della « Jugencl », a imitazione dei tipici cabarets di Montmartre a Parigi: siccome, però, Berlino non è Parigi, l'Uebe!'brettl ha subito assunto, nel nuovo ambiente, una fìsonomia sua propria: qui, per esempio, la decorazione ha un carattere spiccatamente nouoeau-sièele, floreale, stilizzato, mosso, a onde, a nastri, a svolazzi, mentre a Parigi è ancora rococò, o direttorio, o senza stile affatto; e, mentre a Parigi il poeta dice, egli stesso, senz'enfasi, con le mani in tasca, accompagnato da un pianoforte che sottolinea semplicemente il verso ed accE-ntua il ritorneJlo, le proprie canzoni satiriche, sovversive, irriverenti e derisorie di tutto ciò che sa di conYenzionale e d'autoritario; a Berlino è invece una specie di Lied, ditil·ambo o ballata, sentimentale e sensuale, g,wclioso e patetico insieme, intramezzato di ritomelli e d'intercalari onomatopeid e privi di senso preciso, quello che non il poeta, ma altri per lui, canticchia, non recita, sopra motivi già classici, o musicati anche appositamente; e solo in via d'eccezione ha colore di satira politica d'attualità, o di parodia letteral'ia caustica e demolitrice. *** Libri e libercoli, opuscoli ed estratti, ottimi e buoni, mediocri e cattivi, ne ho in queslo mese e mezzo studiati e letti, sfogliati e buttati via parecchi: dal solo editore Straglio (non sempre cosi felice nella scelta dei su.oi autori come lo fu rivelando ad un tratto Giovanni Cena con quel capolavoro che è « Madl'e ») ho ricevuto: Marosi, versi cli RinaMariaPierazzi; Al vento!, rime cli F. AugustoDe Benedetti. Pula via del dolore, sensazioni e figure, in prosa, del medesimo autore; L'invincibile ideale, terzo romanzo del ciclo « 11 culto dell'avvenire », di Ciro Alvi; Quello che più non torna, versi cli AlfredoMancini; Come p!'esi moglie, autobiografia di un ex-ghiottone, seguita da quattro minori novelle, bizzarre e vivaci, cli CarloDadone,che, almeno, escono un po' dal comune e fanno passare qualche mezz'ora, a chi ha tempo da perdere, meno noiosa .... di tante altre. Noto pure, per compiei· l'elenco di questo periodo, Canti di libertà, di Francesco Gaeta, editi dal Pierro, a Napoli; una discussione utile e feconda, se fo~·se ascoltata da clii potrebbe trarne profitto pratico, Sull'insegnamento del greco e del latino, tra i professori Soni e eterici {Parma, editore B'lltei); ed un curioso e penetrante studio storico-critico di Charles Dejobsu Le tvpe du projesseur dans la littuatur-e Jrançaise (Sain t-Cloud, irnprimerie Bélin frères), che va. dal cocciuto e pedante aristotelico be1·sagliato dai burloni del Rinascimento, fino allo scettico e fine studioso d'oggi, fotografato, anzi cinematografato con tanta evidenza, dal Dumas e dallo Cherbulie:r., da Anatole France e da Edouard Pailleron. Chieti. MARIO PILO. ....... _, .,,.,...___,._...,..__,,..,,.. __ ,..,.__.,,...,...,..___,..,..,.__...,..,.,.___,.,,,.,____,,.., RIVISTADELLERIVISTE Prof. Arcan9el 11 Ghislen:, Tripolie il Prof. AntonioLabriola. - li prof. Antonio Labriola ha confidato a un redattore del Giornale d'Italia le sue vedule intorno ad una evenluale occupazione della Tripolitana. I gio1·nali monarchici si sono affi·etlati a riprodurre le sue elocubrazioni e afTe1·mazionichiamandolo « uno dei maestri più autorevoli del socialismo internazionale.» Infatti il Prof. Labriol&' ha pubblicato diversi commentari sul Materialismo storico, ma si è mostrato - sostanzialmenle - un dialettico, e nulla più che un dialettico. Il contenuto della sua erudizione filosofica accusa la profanità evidente agli studi economici concreli e di statistica e di geografia comparata, nonché un inguaribile abito meta-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==